Utente:Ringhio Bau/sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il nome Appendix Vergiliana lo diede Giuseppe Scaligero nel 1573 ad un insieme di carmi attribuiti nell'antichità a Virgilio come opere giovanili poi messe da parte dal poeta. Il Catalepton (dal greco κατά λεπτόν "scelta spicciola", tipica espressione callimachea) è insieme al Culex e alla Ciris considerata un'opera di Virgilio sin dal I secolo d.C. e nella tradizione biografica di Svetonio, è una raccolta di quattordici epigrammi e tre priapei tra i quali alcuni vengono universalmente considerati autentici per la grande saldatura con la biografia del poeta[1].

Questa raccolta si concentra particolarmente su episodi della giovinezza del poeta e furono probabilmente ordinati da Vario e Tucca, autori forse del XV epilogo che spiegherebbe il passaggio dalla minore, ancora immatura poesia di Virgilio, a quella maggiore della triade (Bucoliche, Georgiche, Eneide). La raccolta dei Catalepton appartiene al periodo anteriore alle Bucoliche, fra il 55 e il 41 a.C, e fa parte del processo di maturazione poetica di Virgilio prima della grande opera pastorale. La maggior parte di questi gruppi fanno parte del periodo in cui frequentava le scuole dei grammatici e dei retori, essendo avviato alla partecipazione della vita pubblica[2].

Molti carmi si riferiscono a circostanze dell'età giovanile: circostanze talvolta oscurissime, in rapporto con persone e cose che non hanno lasciato nessun ulteriore ricordo o traccia di sé nella tradizione; altre volte circostanze ben identificabili in rapporto, per esempio, con la dimora del giovane a Mantova, a Cremona, a Milano, o con le scuole d'eloquenza da lui frequentate a Roma, o infine con il suo passaggio alla filosofia e alla scuola epicurea di Napoli. Il Catalepton, insieme alla Ciris e al Culex, sono di tutta l'Appendice Virgiliana gli scritti più influenzati dalla corrente neoterica per linguaggio, per stile, per timbro letterario e si mostrano quelli più aderenti al preziosismo ed ermetismo ellenistico.

Il I dei componimenti del Catalepton è indirizzato a Plozio Tucca, insieme a Lucio Vario il giovane poeta parla di una donna in modo malinconico poiché probabilmente la desiderava, sottolineando la lontananza con la mancanza del tatto.

Il II dei componimenti è rivolto - per testimonianza di Quintiliano - contro il retore T. Annio Cimbro, colui che accusò Cicerone di aver ucciso il fratello. E' un'invettiva in tono ironico e giambico che sottolinea la mania stilistica degli arcaismi e il veleno per il fratricidio.

Nel III componimento Virgilio esalta la figura di Pompeo Magno che, dopo tante vittorie, fu sconfitto a Fàrsalo nel 48 a.C. e venne ucciso in Egitto; è un esempio illustre della caducità dei grandi valori umani.

Il IV componimento è una breve elegia dedicata all'amico Ottavio Musa, un mantovano andato a Roma per gli studi come Virgilio, in cui elogia il dolce e abbondante sapere delle Muse (la poesia). Il poeta si augura che sia ricambiato questo amore verso la Musa e che, ovunque lo porterà, non avrà niente di più caro.

Il V componimento è un saluto ironico rivolto alle scuole di retorica dei vari Selio, Varrone, Tarquizio, Sesto Sabino, poiché ormai il poeta è prossimo agli studi filosofici presso la scuola di Sirone. Si conclude con un saluto malinconico alle Muse (chiamate con il termine utilizzato da Livio Andronico "Camene"), e un augurio che talvolta possano tornare da lui.

Il VI è aggressivo ed è rivolto contro personaggi ignoti: un Noctuinus (soprannome) aveva sposato la figlia. Il tono è aggressivo e rivolge a questo personaggio varie offese, il motivo a cui si allude nel testo è un oscuro scandalo familiare.

Il VII componimento Virgilio lo indirizza a Lucio Vario al quale confida una sua amorosa passione: prima utilizza il termine greco potos poi però scherzosamente lo sostituisce con il simile termine latino puer, per seguire le regole dei puristi di non usare grecismi.

L'VIII componimento parla di una villetta che ha acquistato o ereditato da Virgilio ed è collocata a Napoli. Dice di mettere dimora a tutti i suoi familiari qui, specialmente l'amato padre, dopo le confische triumvirali a Mantova e Cremona.

Il IX componimento è una lunga elegia indirizzata allo stesso Valerio Messalla Corvino cui è dedicata la Ciris. E' un grande elogio nei confronti di questa persona per i suoi meriti poetici ma anche quelli guerreschi (i brevi successi contro i triumviri, prima della sconfitta a Filippi). Presenta un lungo elenco di nomi di eroine della mitologia e della storia per onorare la fanciulla amata da Messalla che le aveva dedicato un'egloga: Atalanta, Elena, Cassiopea, Ippodamia (sposa di Pelope e figlia di Enomao), Semele (madre di Dioniso), Danae (madre di Perseo), Lucrezia (moglie di Collatino).

Il X componimento è una lunga parodia del carme catulliano rivolto contro l'ex mulattiere Sabino che, una volta arricchitosi e giunto ad una carica municipale importante, si era fatto ritrarre sul seggio curiale e aveva dedicato la propria immagine a Castore e Polluce, i Dioscuri.

Nell'XI componimento il poeta rappresenta ironicamente la morte dello stesso Ottavio Musa del IV componimento, scherzando sul vizio alcolico e presentando la morte come un evento storico per Roma.

Il XII componimento riprende l'attacco già fatto nel VI contro un Noctuinus (a noi ignoto), qui accusato di ubriachezza e di avere più di una relazione amorosa; c'è una certa rassegnazione rabbiosa nei suoi confronti per aver avuto la donna che desiderava.

Il XIII componimento - dice il Rostagni - è una delle invettive più violente e oscene della letteratura latina ma non ci è bene chiara; l'unica cosa di cui si è sicuri è che Virgilio per un breve periodo ha avuto un'esperienza militare e che Lucci era un ufficiale dell'esercito di Cesare.

Il XIV componimento è l'unico componimento del Catalepton che non si riferisce alla giovinezza di Virgilio, bensì al grande lavoro di composizione dell'Eneide, dunque è databile al periodo dopo le Georgiche; appare come un piccolo sfogo per la lenta composizione dell'Eneide.

Il XV componimento probabilmente non è di Virgilio ma dell'ordinatore della raccolta ovvero Vario; altri critici ritengono che l'autore sia un grammatico dei tardi tempi. È un elogio finale a Virgilio che viene definito più grande di Esiodo e non inferiore ad Omero, si conclude con una frase che chiude questa raccolta "dettata da una Musa ancora inesperta", alludendo all'immaturità poetica di Virgilio in quest'opera.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Testo della nota.
  2. ^ Testo della nota.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Virgilio, La ciris, poesie brevi, a cura di Caterina Vassalini, Firenze: Fussi - Sansoni, 1956.
  • Il nono Catalepton dell'Appendix vergiliana / Tenney Frank, Torino : Giovanni Chiantore, 1931
  • Osservazioni sui priapea ed I catalepton di Virgilio Torino : E. Loescher, 1911 (V. Bona)
  • Per l'esegesi dei "Catalepton" virgiliani / Cipriano Conti Napoli : Armanni, 1972
  • Il nono Catalepton dell'Appendix vergiliana / Tenney Frank.
  • Oreste Nazari, L'epigramma 1. dei Catalepton pseudo-vergiliani, Rivista di Filologia e di Istruzione Classica, 35/3 (1907), pp. 489-491.
  • Appendix Vergiliana : Priapea, Catalepton, Capa, Moretum / col commento di Gaetano Curcio Catania : Fratelli Battiato, 1905