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https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_presidential_election

Una scheda elettorale delle elezioni presidenziali del 2016, con indicati i candidati presidente e vicepresidente

Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d'America sono una delle elezioni, con la quale vengono eletti il presidente e il vicepresidente della repubblica federale degli Stati Uniti d'America, per un mandato di quattro anni che inizia il 20 gennaio (detto pertanto Giorno dell'Inaugurazione) dell'anno successivo a quello in cui si sono tenute tali elezioni, procedura che coinvolge il Collegio elettorale degli Stati Uniti d'America.

Le elezioni presidenziali si svolgono nel cosiddetto Giorno dell'Elezione, che ricorre il martedì successivo al primo lunedì di novembre ogni quattro anni. Tale scelta è dovuta alla società agricola statunitense di fine '700: a novembre i raccolti erano infatti terminati. Nel 1845, il Congresso decise in modo definitivo in quale giorno si sarebbero svolte le elezioni: il lunedì non si poteva perché gli elettori avrebbero dovuto partire in calesse da casa di domenica, che è il giorno di riposo, all'epoca quasi considerato sacro. Anche di mercoledì non si poteva, perché giorno di mercato e gli agricoltori non avrebbero potuto votare, così venne deciso che si sarebbe votato di martedì.[1]

L'elezione viene effettuata con un'elezione indiretta: i cittadini iscritti al voto scelgono, con metodi stabiliti dai singoli Stati federali, i cosiddetti "grandi elettori" che formano il Collegio elettorale degli Stati Uniti.[N 1] I grandi elettori possono assegnare il proprio voto a chiunque, tuttavia, salvo rare eccezioni, votano i candidati in nome dei quali sono stati eletti ciascuno nel proprio Stato e le loro preferenze vengono confermate dal Congresso agli inizi di gennaio. Il candidato che riceve la maggioranza assoluta dei grandi elettori viene eletto presidente e lo stesso vale per il vicepresidente. Se nessun candidato riceve tale maggioranza, la Camera dei Rappresentanti elegge il presidente. Allo stesso modo se nessun candidato vicepresidente viene eletto dai grandi elettori, il Senato voterà per eleggerlo.

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, note anche come elezioni generali, differiscono da molte repubbliche nel mondo, operanti con un sistema presidenziale o semipresidenziali, le quali adottano elezioni dirette tramite voto popolare su tutto il territorio nazionale. Gli Stati Uniti invece usano un sistema di elezione indiretto attraverso il Collegio elettorale e un sistema fortemente decentralizzato.[2] Il funzionamento del Collegio elettorale è stabilito dall'Articolo II della Costituzione statunitense e dal 12º Emendamento, secondo cui ogni Stato ha a disposizione un numero di grandi elettori pari al totale dei propri rappresentanti eletti al Congresso, mentre il 23º Emendamento stabilisce che il Distretto di Columbia ha lo stesso numero di grandi elettori dello Stato che ne possiede di meno. Inoltre, non è lo Stato federale ha stabilire come i grandi elettori vengono scelti, bensì i singoli Stati. Molti di essi, in passato, eleggevano gli elettori in modo diretto, ma nel tempo tutti hanno adottarono una selezione in base al voto popolare. Al di là di quanto stabilito nella Costituzione, sono le leggi statali a regolare molti aspetti dell'elezione popolare, come l'eleggibilità e i requisiti che i cittadini devono possedere per potersi iscrivere al voto.[2][3]

Quasi tutti gli Stati consegnano al partito vincitore del voto popolare tutti i grandi elettori a disposizione. Diciotto Stati hanno norme specifiche che puniscono i grandi elettori che votano in contrasto con la volontà popolare, noti come elettori "senza fedeli" o "non impegnati".[4] In tempi recenti, questi elettori discordanti dalla volontà del popolo non hanno mai influenzato il risultato delle elezioni presidenziali, perciò esso può essere determinato, in generale, sul voto popolare. In aggiunta, nella maggior parte dei casi, il vincitore del voto popolare a livello nazionale ottiene anche il numero maggiore di grandi elettori. Ci sono state finora quattro eccezioni: negli anni 1876, 1888, 2000 e 2016 il candidato che ottenne più grandi elettori aveva però perso il voto popolare, a causa di effetti fuori scala di maggioranze ristrette in diversi dei cosiddetti swing state. Inoltre, l'elezione del 1824 fu l'unica avvenuta con il sistema elettivo corrente dove si dovette richiedere il voto del Congresso per scegliere il presidente, che infine fu un candidato che non aveva ottenuto la maggioranza del voto popolare, né dei grandi elettori.[5][6][7][8][9][10]



Presidential elections occur every four years on Election Day, which since 1845 has been the first Tuesday after November 1.[11][12][13] This date coincides with the general elections of various other federal, state, and local races; since local governments are responsible for managing elections, these races typically all appear on one ballot. The Electoral College electors then formally cast their electoral votes on the first Monday after December 12 at their state's capital. Congress then certifies the results in early January, and the presidential term begins on Inauguration Day, which since the passage of the Twentieth Amendment has been set at January 20.

The nomination process, consisting of the primary elections and caucuses and the nominating conventions, was not specified in the Constitution, but was developed over time by the states and political parties. These primary elections are generally held between January and June before the general election in November, while the nominating conventions are held in the summer. Though not codified by law, political parties also follow an indirect election process, where voters in the fifty states, Washington, D.C., and U.S. territories, cast ballots for a slate of delegates to a political party's nominating convention, who then elect their party's presidential nominee. Each party may then choose a vice presidential running mate to join the ticket, which is either determined by choice of the nominee or by a second round of voting. Because of changes to national campaign finance laws since the 1970s regarding the disclosure of contributions for federal campaigns, presidential candidates from the major political parties usually declare their intentions to run as early as the spring of the previous calendar year before the election (almost 21 months before Inauguration Day).[14]




La più recente elezione si è svolta il 3 novembre 2020 e il 7 novembre Joe Biden è stato annunciato presidente eletto.[15]

Svolgimento delle elezioni

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Le modalità di elezione del presidente sono fissate dalla Sezione I dell'Articolo 2 della Costituzione degli Stati Uniti, modificato secondo gli Emendamenti XII, XXII e XXIII. Presidente e vicepresidente appartengono alla medesima lista e vengono eletti dal Collegio Elettorale statunitense, i cui membri a loro volta sono eletti direttamente da ciascuno Stato dell'Unione. Il mandato del presidente e quello del vicepresidente durano quattro anni.

Come detto, le elezioni si svolgono ogni quattro anni, il martedì che segue il primo lunedì di novembre (anche se in molti Stati le elezioni si aprono con un anticipo di diverse settimane per permettere il voto anche agli assenti). Le procedure di voto sono gestite da consigli elettorali locali, col compito di garantire lo svolgimento equo ed imparziale della votazione ed impedire brogli e manomissioni dei risultati[senza fonte].

L'elezione avviene in due fasi: una prima, non prevista esplicitamente dalla Costituzione, in cui la popolazione partecipa attivamente alla designazione dei candidati dei due principali partiti e una seconda che invece è costituzionalmente regolata. La prima fase, o fase delle "elezioni primarie", consiste nella elezione dei candidati alle cariche di Presidente e di Vice Presidente e avviene nelle Convenzioni Nazionali dei due maggiori partiti, quello democratico e quello repubblicano. Può avvenire o attraverso elezioni primarie chiuse, o attraverso elezioni primarie aperte: in ogni caso sono così individuati i due maggiori candidati. La modalità di svolgimento delle elezioni primarie è diversa da partito a partito e ha anche alcune variazioni da Stato a Stato dell'Unione; il candidato alla presidenza può anche non passare attraverso le elezioni primarie (in genere viene ricandidato il presidente uscente se è al primo mandato, o il vicepresidente uscente). Il giorno in cui la maggior parte degli Stati dell'Unione è chiamata a votare per le primarie è anche detto "Supermartedì" (Super Tuesday). La seconda fase prevede innanzitutto l'elezione dei cosiddetti "Elettori Presidenziali" all'interno di ogni singolo Stato e in numero pari ai senatori e ai deputati attribuiti a quel medesimo Stato. Sono costoro coloro che voteranno a scrutinio segreto Vice Presidente e Presidente, e quest'ultimo, a seguito dello spoglio effettuato dal Presidente del Senato, verrà proclamato Presidente degli Stati Uniti d'America.

Tutti i cittadini con diritto di voto sono chiamati alle urne per scegliere il candidato che preferiscono. Il ballottaggio presidenziale di fatto è un voto per eleggere "gli elettori di un candidato", ovvero il cittadino votante non sceglie direttamente il candidato presidente, bensì il membro del Collegio Elettorale che a sua volta eleggerà il Presidente.

In numerose occasioni, il ballottaggio consente all'elettore o di votare globalmente la lista di un particolare partito politico, oppure di definire le sue preferenze per i singoli candidati. L'elenco dei candidati per le liste elettorali è stabilito attraverso un processo legale di selezione chiamato "accesso al ballottaggio". Solitamente, le liste per il ballottaggio presidenziale si costituiscono attraverso una procedura di pre-selezione su cui influiscono sia il peso numerico del partito politico dei singoli candidati, sia i risultati delle principali convenzioni per la loro nomina. In questo modo, la lista per le elezioni presidenziali non conterrà i nomi di tutti i concorrenti all'elezione, ma solamente quelli dei candidati che abbiano ottenuto una solida nomina da parte del loro partito durante le convenzioni elettorali o il cui partito sia numericamente abbastanza forte da garantirne per legge l'inserimento nella lista. La legge elettorale prevede la possibilità per altri candidati — al di fuori dei due partiti principali — di formare una propria lista raccogliendo un numero sufficiente di firme a loro sostegno. Tuttavia, nel corso dell'intera storia degli Stati Uniti, non si è mai dato il caso che un candidato presidenziale indipendente sia riuscito ad assicurarsi un posto sulla lista elettorale presidenziale secondo questa procedura.

Un ultimo sistema per potersi presentare alle elezioni presidenziali consiste nel fare iscrivere il proprio nome[16] nella lista al momento del voto elettorale. Questa opzione viene utilizzata dai votanti per esprimere il proprio dissenso verso i candidati ufficiali, scrivendo nomi ridicoli come Topolino o Dart Fener. In ogni caso, nessun candidato di tale fattispecie (indicato come write-in) ha mai vinto un'elezione presidenziale negli Stati Uniti.

Lo scenario 1824

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Il cosiddetto "scenario 1824", che prende il nome dalle elezioni presidenziali del 1824, si presenta qualora nessuno dei candidati ottenga un numero di voti elettorali (grandi elettori) sufficiente per vincere le elezioni[17], che dal 2017 è di almeno 270. Questo può accadere in due modi: o nel caso in cui più di due candidati ottengano voti elettorali e nessuno raggiunga il 50%, o nel caso in cui i due candidati principali conseguano ciascuno esattamente la metà del plenum dei voti elettorali, che è attualmente 538. Se i concorrenti ottengono 269 voti ciascuno, significa che nessuno dei due ha raggiunto il "numero magico"; pertanto occorre procedere in un altro modo. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza dei voti elettorali, presidente e vicepresidente vengono scelti in base ai dettami del XII emendamento. Il presidente è scelto dalla Camera dei Rappresentanti fra i tre candidati che hanno ricevuto più voti, ma in questa votazione si vota per Stati: i rappresentanti di uno stesso Stato dispongono, collettivamente, di un solo voto. Un secondo ballottaggio per la scelta del vicepresidente si tiene al Senato, con un voto per ogni senatore.

Nelle elezioni del 1824 ben quattro candidati ricevettero voti nel collegio elettorale: Andrew Jackson ricevette la maggioranza relativa dei voti elettorali espressi, ma non quella assoluta, e la Camera dei Rappresentanti scelse il suo sfidante John Quincy Adams in un ballottaggio a tre con anche William Harris Crawford. Il 1824 rappresenta l'unico esempio di applicazione del XII emendamento per le elezioni presidenziali. In tutte le altre elezioni presidenziali, vi è sempre stato un candidato che ha raggiunto la maggioranza assoluta dei voti elettorali espressi.

Tendenze elettorali

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Negli ultimi decenni, uno dei candidati presidenziali nominati dai partiti democratico e repubblicano è quasi sempre stato un presidente in carica oppure un precedente o attuale vicepresidente. Di fatto, le elezioni del 2008 sono state una competizione aperta: per la prima volta dal 1952 e per la seconda volta soltanto dal 1928, né un vicepresidente né il presidente in carica sono stati i candidati nominati da uno dei due partiti principali.

Votanti per fascia di età alle elezioni del 2000

Negli anni in cui i candidati nominati dai tre partiti principali non rientravano nelle file dei presidenti o vicepresidenti, la scelta è ricaduta su governatori o membri del Senato. Questo almeno fino al 2016, quando venne designato come candidato ufficiale del Repubblicano Donald Trump, che non aveva mai ricoperto alcun incarico politico in precedenza. Prima di lui, l'ultimo candidato dei partiti a non avere ricoperto tale incarico fu il generale Dwight D. Eisenhower, che vinse la nomina per il Repubblicano e divenne presidente nel 1953.

Il successo elettorale degli anni più recenti ha favorito i governatori degli stati federali. Tra gli ultimi otto presidenti (Jimmy Carter, Ronald Reagan, George H. W. Bush, Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden), soltanto Bush sr., Obama, Trump e Biden non erano mai stati governatori. Geograficamente, tutti questi presidenti provenivano o da uno Stato molto grande (California, Texas), o da uno Stato a sud della linea Mason-Dixon[18] e a est del Texas.

Prima della vittoria di Barack Obama nel 2008, l'ultimo senatore in carica a essere eletto presidente degli Stati Uniti era stato John Fitzgerald Kennedy, del Massachusetts, nel 1960. Oltre a Obama e Kennedy, l'unico altro senatore in carica in grado di vincere un'elezione presidenziale è stato Warren G. Harding nel 1920, mentre i candidati del partito di maggioranza, senatori Andrew Jackson (1824), Lewis Cass (1848), Stephen A. Douglas (1860), Barry Goldwater (1964), George McGovern (1972), Walter Mondale (1984) e Bob Dole (1996) persero tutti quanti la competizione elettorale.

  1. ^ A partire dal 1876, tutti gli Stati attribuiscono i grandi elettori in base ai risultati del voto popolare.
  1. ^ Perché in america si vota sempre di martedì e a novembre? è una vecchia tradizione legata alle..., su dagospia.com, 21 gennaio 2024. URL consultato il 21 gennaio 2024.
  2. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore NCSL
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore whitehouse
  4. ^ (EN) Robert G. Dixon Jr., Electoral College Procedure, in The Western Political Quarterly, vol. 3, n.º 2, 1950, pp. 214–224, DOI:10.2307/443484, JSTOR 443484.
  5. ^ (EN) George C. Edwards III, Why the Electoral College is Bad for America, 2ª ed., New Haven e Londra, Yale University Press, 2011, ISBN 978-0-300-16649-1.
  6. ^ (EN) Alvin Chang, Trump will be the 4th president to win the Electoral College after getting fewer votes than his opponent, in Vox, 9 novembre 2016. URL consultato l'11 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2016).
  7. ^ (EN) 2016 Presidential Election, su archives.gov, National Archives and Records Administration. URL consultato il 26 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2016).
  8. ^ (EN) Thomas E. Cronin, The Direct Vote and the Electoral College the Case for Meshing Things Up!, in Presidential Studies Quarterly, vol. 9, n.º 2, 1979, pp. 144–163, ISSN 0360-4918 (WC · ACNP), JSTOR 27547458. URL consultato il 13 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 14 giugno 2022).
  9. ^ (EN) What Is The Winner-Takes-All Rule In The Presidential Election? It's Steeped In Controversy, su bustle.com, 3 novembre 2016. URL consultato il 1º giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2021).
  10. ^ (EN) John A. Tures, The Electoral College system isn't 'one person, one vote', su theconversation.com, 9 dicembre 2020. URL consultato il 13 giugno 2022 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2021).
  11. ^ Template:UnitedStatesCode and Template:UnitedStatesCode
  12. ^ A Viewer's Guide to the Next Year in Presidential Politics, NBC News, November 4, 2015.
  13. ^ Template:Cite magazine
  14. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore WAPOST20150403
  15. ^ Joe Biden eletto presidente degli Stati Uniti, su adnkronos.com. URL consultato il 7 novembre 2020.
  16. ^ Si parla di candidato write-in, quando il suo nome non appare nella scheda elettorale, ma può essere ugualmente votato scrivendo il suo nominativo direttamente sulla scheda all'atto del voto. Alcuni Stati e giurisdizioni locali consentono agli elettori di incollare sulla scheda un adesivo con il nome del candidato invece di scriverlo a mano. I candidati write-in difficilmente vincono e spesso vengono inseriti nelle schede nomi fittizi o di persone non eleggibili. Numerose giurisdizioni richiedono ai candidati di farsi registrare come tali prima delle operazioni di voto per evitare casi di omonimia, frequenti nelle elezioni con un elevato numero di concorrenti.
  17. ^ Magic number, pari nel 1824 a 131 grandi elettori
  18. ^ La Linea Mason-Dixon è una linea di demarcazione tra quattro stati degli Stati Uniti. Rappresenta parte dei confini di Pennsylvania, Virginia Occidentale, Delaware e Maryland, il cui rilevamento topografico risale a quando questi territori erano ancora colonie inglesi. Quando la Pennsylvania iniziò ad abolire la schiavitù all'interno del Commonwealth, nel 1781, il versante ovest di questa linea e il fiume Ohio divennero il confine quasi completo tra gli stati abolizionisti e quelli schiavisti (il Delaware, tuttavia, sebbene a est della linea Mason-Dixon, rimase schiavista). Nel linguaggio popolare, soprattutto a partire dal Compromesso del Missouri nel 1820, la Linea Mason-Dixon è venuta a rappresentare simbolicamente lo spartiacque culturale tra gli Stati Uniti del nord e quelli del sud. I topografi che tracciarono il confine si chiamavano Charles Mason e Jeremiah Dixon.