Utente:Paskwiki/Sandbox7

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
S1Savoia S2Quartieri T.A. S3T.A. S4Biografie S5Sport S6Campania S7T.A. S8TMP S9Colori Savoia S10Rioni NA
S11Chiese T.A. S12T.A. S13Musica S14Geneal+Formule S15Trasporti S16V S17V CCollaborazioni SSottopagine




Chiese di TA[modifica | modifica wikitesto]

(creare come nuova voce come mero elenco)

Le chiese di Torre Annunziata sono poco più di una decina, suddivise tra l'Arcidiocesi di Napoli e la Diocesi di Nola. Il territorio è diviso tra le due diocesi in quanto, il primo nucleo cittadino della città oplontina, anticamente faceva parte esclusivamente di quella nolana, ma i decreti reali di Gioacchino Murat del 1810 annettevano a Torre i quartieri Terravecchia e Oncino dell'Universitas di Boscotrecase, i quali ricadevano nella diocesi napoletana. L'ipotetico confine si identifica lungo una direttrice sud-nord che taglia in due la città e precisamente con il corso Garibaldi, che si snoda verso nord fino al sito archeologico di Oplonti, nel punto in cui si arriva in via Sepolcri la quale si estende fino al cimitero comunale. La zona ad ovest di questa direttrice appartiene all'Arcidiocesi di Napoli, quella ad est alla Diocesi di Nola.

Chiese cattoliche nella Diocesi di Nola[modifica | modifica wikitesto]

La Basilica A.G.P. custodisce la patrona di Torre Annunziata, la Madonna della Neve

Le chiese ricadenti nell'8º decanato della Diocesi di Nola sono:

Basilica Pontificia Ave Gratia Plena[modifica | modifica wikitesto]

Eretta nel 1319 come Chiesa dell'Annunziata, intorno ad essa si è sviluppato il primo nucleo cittadino. Al suo interno è custodita l'immagine della patrona, la Madonna della Neve, un'icona religiosa di colore scuro, ritrovata in mare il 5 agosto 1539, nei pressi dell'isolotto di Rovigliano, da alcuni pescatori torresi. In più di un'occasione il popolo ha implorato l'intervento della Madonna, durante le invasioni piratesche del XVI secolo, durante le carestie e siccità del XVIII secolo, le epidemie di colera del 1817 e del 1836 e durante le violente eruzioni del Vesuvio dei secoli scorsi. Nel 1946 l'edificio fu pesantemente danneggiato da una violenta deflagrazione avvenuta nel porto ivi poco distante.

Chiesa di San Francesco di Paola[modifica | modifica wikitesto]

Eretta nel quartiere Grazie nel 1765, quando fu ampliata un'antica cappella gentilizia risalente al 1448 dedicata a Santa Maria delle Grazie[1], distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 1631 e subito ricostruita[2].

Chiesa di Santa Maria del Carmine[modifica | modifica wikitesto]

Conosciuta come Chiesa di Maria SS. del Carmelo, è in via Cavour nel quartiere Carminiello[3], costruita nel 1912 su commissione del Monsignore Agnello Prisco, inglobando un piccolo tempietto risalente al 1782. Fu ricostruita nel secondo dopoguerra[4].

Chiesa di Sant'Alfonso Maria de' Liguori[modifica | modifica wikitesto]

Ubicata nel quartiere di Torre Centrale in piazza Monsignor Orlando, la prima pietra fu posata nell'agosto 1914. L'ingrandimento del 1952 fu sovvenzionato con fondi statali, stanziati per la chiesa di S. Luigi che andò distrutta nel 1946, ma le istituzioni decisero di non ricostruirla[5].

Chiesa di San Michele

Chiesa di San Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

In località Croce di Pasella ai confini con Pompei, i lavori iniziati nel 1901 e conclusi nel 1907, trasformarono in cappella gentilizia, una precedente edicola votiva di una nota famiglia della zona risalente alla fine del XIX secolo. Finita dal Servo di Dio Eustachio Montemurro e dal beato Bartolo Longo, fu eretta a parrocchia nel 1967 e restaurata totalmente nel 2006[6].

Chiesa di San Michele Arcangelo[modifica | modifica wikitesto]

Nell'estrema periferia orientale, nel quartiere di Rovigliano, costruita su progetto dell'ingegner Cattori, su una precedente chiesetta risalente al XIII secolo, fu aperta al culto nel 1914[7].

Chiese cattoliche nell'Arcidiocesi di Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Le chiese ricadenti nel 13º decanato dell'Arcidiocesi di Napoli sono:

Santuario dello Spirito Santo[modifica | modifica wikitesto]

Nel quartiere di Terravecchia, è la chiesa più imponente di Torre Annunziata, anche conosciuta come Chiesa del Carmine, eretta dal comune nel 1787. Nella chiesa sono conservate le spoglie di San Felicio e del Servo di Dio Giuseppe Ottone[8].

Chiesa dell'Immacolata Concezione[modifica | modifica wikitesto]

Eretta nel 1635[9].

Chiesa di Santa Teresa di Gesù[modifica | modifica wikitesto]

Eretta nel 1637 nel quartiere Terravecchia, è conosciuta anche come Chiesa di San Pasquale ed è intitolata anche a Santa Maria di Costantinopoli[10].

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù[modifica | modifica wikitesto]

Con il grande aumento demografico ricadente nella giurisdizione del Santuario dello Spirito Santo, all'inizio del 1957 fu proposto all'Arcivescovo di Napoli Marcello Mimmi, la costruzione di una nuova chiesa, filiana dello Spirito Santo. Avuto il consenso del vescovo, la programmazione e la realizzazione fu affidata al sacerdote don Attilio Torrone, il quale si adoperò al fine di ricercare un sito idoneo allo scopo[11]. La nuova ubicazione a cui fu dato il nome di Sacro Cuore di Gesù, fu trovata in una zona nei pressi della Pretura, degli uffici del Registro e del Dazio, all'incrocio tra via Vittorio Veneto e via 4 novembre. Il 1 marzo 1957 fu aperta al culto. Gli arredi religiosi furono forniti dalla comunità religiosa, mentre la campana fu donata dall'Arciconfraternita del Santissimo Rosario. Dopo appena un anno la sede fu trasferita in via Luigi Iacono[12], ed il 26 luglio 1958 fu elevata a parrocchia dal Cardinale Alfonso Castaldo. Nello stesso anno furono annessi dei locali dell'IACP in cui fu costituito l'asilo parrocchiale. Nei giardini tra via Vittorio Veneto e via 24 maggio, fu eretto un tempietto consacrato alla Madonna di Fatima. La sistemazione definitiva della chiesa fu trovata in via XXIV maggio, su di un terreno donato dall'IACP che elargì anche la somma di sei milioni di lire, la posa della prima pietra avvenne nel 1961. Con la costruzione del campanile in ferro ed il completamento degli arredi sacri ad opera dei fedeli, ci fu la benedizione del tempio in data 22 maggio 1971[13].

Chiesa della Santissima Trinità[modifica | modifica wikitesto]

Eretta come cappella nel 1829, la stessa fu eretta a parrocchia nel 1928 ed abbattuta nel 1940 in seguito all'esigenza di dover collegare il centro cittadino con il litorale. Sistemata in una sede provvisoria, fu distrutta da un bombardamento aereo nel 1943. Nuovamente ricostruita alla fine della seconda guerra mondiale, fu riaperta nel 1951[14].

Chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio e S. Antonio[modifica | modifica wikitesto]

È una piccola chiesa eretta nel 1972 con decreto del Cardinale Corrado Ursi, a cui fu dato il titolo provvisorio di Parrocchia della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo[15]. Filiana della Chiesa della Santissima Trinità, ebbe la prima sede in corso Umberto I, per poi essere definitivamente sistemata in via Nicola Salvatore Dino, nei pressi dello Stadio Alfredo Giraud, benedetta e aperta al culto il 13 giugno 1983[16].

Chiesa di San Gennaro[modifica | modifica wikitesto]

È una chiesa sconsacrata eretta nel 1645, ubicata in Corso Garibaldi, strada che segna il confine tra le diocesi di Nola e di Napoli[17].

Chiese di altri culti[modifica | modifica wikitesto]

Arciconfraternite e Cappelle[modifica | modifica wikitesto]

Cimiteri[modifica | modifica wikitesto]

  • Cimitero Comunale, costruito nel 1830 e benedetto nel 1832
  • Cappella dell'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento (1856)
  • Ex Cappella de La Ville Sur Yllôns
  • Cappella dell'Arciconfraternita dei SS. Agostino e Monica (Carmine Vecchio e Nuovo) (1871)
  • Cappella del Rosario (1861)
  • Cappella della Congrega del Suffragio (1863)
  • Ipogeo della Cappella della Pietà
  • Ipogeo di Santa Maria delle Grazie
  • Ipogeo di Santa Maria Addolorata

Monasteri e Conventi[modifica | modifica wikitesto]

Edicole votive[modifica | modifica wikitesto]

In città esistevano un centinaio di edicole votive, talvolta veri tempietti, tra quelle affrescate, maiolicate, in cotto o in bronzo, contenenti statuine e dipinti, andate quasi tutte perdute per incuria o per l'incedere del tempo. Quella meglio conservata è il Crocefisso eretto dai fratelli Paolo ed Emilio Ricciardi nel 1919 in piazza Cesare Battisti.

Siti demoliti[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Luigi[modifica | modifica wikitesto]

Piccola chiesa del quartiere Annunziata, aperta al culto nel 1840, fu distrutta dall'esplosione del 1946. Si preferì demolirla nonostante l'indennizzo dello Stato, con i cui proventi si preferì riammodernare la Chiesa di Sant'Alfonso de' Liguori[29].

Chiesa di San Sebastiano[modifica | modifica wikitesto]

Costruita prima del 1600 di fronte il corso Garibaldi, successivamente fu parzialmente demolita per una liti tra i proprietari. Fonti del 1625 riportano che la chiesa era in cattivo stato. Nel 1725 fu trasformata in farmacia[30].

Cappella Vitelli[modifica | modifica wikitesto]

All'angolo tra via Dante e via Parini c'era una cappella padronale intitolata a Sant'Aniello, andata distrutta nel 1941 in seguito ad un bombardamento aereo[31].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Di Martino, Russo, p. 94
  2. ^ Di Martino, Malandrino, p. 199
  3. ^ Malandrino, p. 73
  4. ^ Di Martino, Malandrino, p. 201
  5. ^ Meo, Russo, p. 187
  6. ^ Meo, Russo, p. 199
  7. ^ Meo, Russo, p. 191
  8. ^ Meo, Russo, p. 179
  9. ^ Meo, Russo, p. 181
  10. ^ Meo, Russo, p. 197
  11. ^ Meo, Russo, p. 194
  12. ^ Meo, Russo, p. 195
  13. ^ Meo, Russo, p. 196
  14. ^ Meo, Russo, p. 183
  15. ^ Meo, Russo, p. 200
  16. ^ Meo, Russo, p. 201
  17. ^ Di Martino, Malandrino, p. 185
  18. ^ Le comunità luterane in Italia, su chiesaluterana.it. URL consultato il 3 gennaio 2022 (archiviato il 3 gennaio 2022).
  19. ^ CAI-Comunità di Torre Annunziata, su chiesapostolica.it. URL consultato il 3 gennaio 2022 (archiviato il 3 gennaio 2022).
  20. ^ Comune di Torre Annunziata, Comunicato stampa n. 153 del 3 ottobre 2018
  21. ^ Chiesa Battista di Torre Annunziata, su ucebi.it. URL consultato il 5 gennaio 2022 (archiviato il 5 gennaio 2022).
  22. ^ Di Martino, Malandrino, p. 154
  23. ^ Di Martino, Malandrino, pp. 163-164
  24. ^ a b Di Martino, Malandrino, p. 170
  25. ^ Di Martino, Malandrino, p. 202
  26. ^ Di Martino, Malandrino, p. 203
  27. ^ Di Martino, Malandrino, p. 152
  28. ^ Di Martino, Malandrino, p. 186
  29. ^ Di Martino, Malandrino, p. 196
  30. ^ Di Martino, Malandrino, p. 158
  31. ^ Di Martino, Malandrino, p. 190

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Malandrino, Torre Annunziata tra storia e leggenda, Napoli, Ed. Loffredo, 1970.
  • Giovanni Di Martino, Carlo Malandrino, Torre Annunziata tra vicoli e piazze: storia di territorio e urbanesimo, Fuorni (SA), D'Amelio Editore, 1986.
  • Fioravante Meo, Salvatore Russo, Torre Annunziata Oplonti (dalle origini ai giorni nostri), Torre Annunziata, Ed. Libreria Rosati, 1995.

Palazzi di TA[modifica | modifica wikitesto]

(creare nuova voce come mero elenco)

Palazzi, Ville, Masserie[modifica | modifica wikitesto]

Quartiere Annunziata

  • Palazzo della Taverna Grande alla Marina
  • Palazzo Fienga

Quartiere Grazie

  • Palazzo del Principe di Genzano - de Marino (già Taverna di Basso, detto "Palazzo della Caccia al Bufalo")
  • Masseria Grande della Baronal Corte, detta del Gioco
  • Villa Fiorenza
Palazzo Criscuolo

Quartiere Terravecchia

Quartiere Fuori Porta

  • Palazzo delle Regie Scuderie, già "Regia Posta in Porta Napoli", denominato anche "Lo Stallone"
  • Palazzo e Villa Storta - Rota, complesso formato da tre edifici, "Villa monte Parnaso" (XVI secolo) e "Palazzo e Villa Avallone" (XVIII secolo), edificate nei pressi della "Villa di Caio Siculi" (I secolo d.C.)
  • Palazzo Coccoli
  • Palazzo delle Terme Manzo, edificio termale riadattato a pastificio
  • Palazzo Pagano e Cirillo, edificio termale riadattato a pastificio
  • Villa Vitelli

Quartiere Boscomonaco

  • Villa Cardola
  • Palazzo Ferrara
  • Palazzo Castellano

Quartiere Oncino

  • Villa Carlotta Rossi Filangieri
  • Villa, Teatro e Cappella, Carlo Rossi Filangieri
  • Villa Luisa Faraone Mennella
  • Villa Pagano
  • Villa Lettieri
  • Villa Jovino
  • Villa Colavolpe
  • Villa Imperato
  • Masseria Imperato
  • Villa Lauritano (1845), in località Scogli di Prota

Teatri[modifica | modifica wikitesto]

  • Palazzina dei Concerti Rossi Filangieri (poi Villa Tiberiade)
  • Teatro Metropolitan (già Terzo Ordine del Molini del Conte)
  • Teatro Moderno
  • Teatro Politeama
  • Opera dei Pupi-Teatro Corelli

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Torri, Castelli[modifica | modifica wikitesto]

Quartiere Annunziata

Contrada La Torretta

  • Torretta de' Sena (XV secolo)

Quartiere Grazie

Quartiere Oncino

Quartiere Rovigliano

Opifici militari[modifica | modifica wikitesto]

Real Polveriera (1652)[modifica | modifica wikitesto]
Real Polverificio di Torre Annunziata
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàTorre Annunziata
Informazioni generali
Costruzione1652-1654
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Nel 1652, dopo la rivolta di Masaniello a Napoli del 1647, fu fondata a Torre dell'Annunciata la Real fabbrica di polvere, in un sito non lontano da quello nel quale sorgeva il primo dei mulini del Conte Muzio Tuttavilla. Appena due anni dopo, nel 1654, ebbe inizio su larga scala la produzione del salnitro e della polvere da sparo. È bene mettere in evidenza che, per portare l'acqua al costruendo opificio, necessaria sia per il processo di lavorazione, sia per lo spegnimento di eventuali incendi, si pensò di eseguire apposite ramificazioni del canale del Sarno. L’opera a suo tempo fu voluta da Alfonso d'Aragona, re di Napoli dal 1442 al 1458, e di quei lavori a tutt'oggi restano notevoli tracce sul limite meridionale della cosiddetta villa di Poppea, lungo la via Sepolcri. Dette tracce giungono fino all'attuale stabilimento militare di spolette. La polveriera poi, a causa delle numerose esplosioni, l'ultima nel 1854, via via verificatesi e delle continue e vibrate proteste della popolazione del quartiere, l'amminidtrazione comunale ne chiese lo spostamento in altra sede, che avvenne nel 1857 quando fu trasferita a Scafati. Al comune di Torre fu addebitata una spesa di 70mila ducati pagabili in 10 anni, di conseguenza fu aumentato il dazio di due ducati su ogni botte di vino. Il rimanente debito di 45mila ducati, fu cancellato con l'annessione al Regno d'Italia.

Luoghi d'interesse dell'archeologia industriale[modifica | modifica wikitesto]

Strade e piazze principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Strade:

Corso Umberto I, Via Gino Alfani, Via Vittorio Veneto, Via Carlo Poerio, Via Vincenzo Gambardella, Via Pasquale Fusco, Via Caravelli, Via Prota, Corso Vittorio Emanuele III, Via Roma, Corso Giuseppe Garibaldi, Via dei Mille, Via C. E. Maresca, Traversa Maresca, Via Vesuvio, Via Epitaffio, Via Sepolcri, Via Alfredo Simonetti, Via Giuseppe Tagliamonte, Viale Guglielmo Marconi, Viale Cristoforo Colombo, Via Porto, Via Riviera Caracciolo, Via d'Angiò, Via Dogana, Via Diodato Bertone, Via Castello, Via Roma, Viale Manfredi, via Plinio, Via Terragneta e Rampe Vito Nunziante.

  • Piazze:

Piazza Ernesto Cesàro, Piazza Giovanni Nicotera, Piazza Giacomo Matteotti, Piazza Cesare Battisti, Piazza Enrico De Nicola, Piazzale Gargiulo già Kennedy, Piazza Matteo Renato Imbriani, Piazza Risorgimento, Piazza Giovanni XXIII della Pace, Largo Fabbrica d'Armi, Largo Ferriera Vecchia, Piazza Paolo Morrone, Largo Genzano.

Monumenti e altri beni culturali[modifica | modifica wikitesto]

Monumenti

Il Monumento ai Caduti
  • Monumento ai Caduti della Grande Guerra, opera in bronzo dell'architetto Francesco Jerace, risalente al 1929 realizzato nelle fonderie Chiaruzzi e inaugurato il 19 gennaio 1930 in piazza Ernesto Cesàro, cura gestita dall'A.N.M.I.L.[1]
  • Monumento ai Caduti di tutte le guerre

Monumenti funebri

  • Sepolcro di Nicola I d'Alagno, padre di Ugo d'Alagno conte di Borrello e di Lucrezia, opera in marmo di Jacopo della Pila, risalente alla seconda metà del XV secolo.

Lapidi

  • Bando di Re Ferdinando IV di Borbone, lapidi in marmo affisse sulla via promiscua tra due feudi, risalenti al 28 aprile 1785
  • Lapide commemorativa eruzione 1906

Statue

Busti

  • Busto di Michelangelo Cattori
  • Busto di Ernesto Cesàro
  • Busto di Gino Alfani
  • Busto dell'avvocato Manfredi
  • Busto del Capitano Amedeo Iovane
  • Busto di Afredo Simonetti
  • Busto di Carlo Nunziante Cesàro

Aree verdi cittadine

  • Villa Comunale, realizzata tra il 1928 - 1933, caratterizzata da altissime palme d'epoca coloniale, e dall'autoctona palma nana
  • Ex Villa Comunale Santa Lucia, zona portuale, passeggiata rialberata. Si sono perse le tracce della "Cassa Armonica"
  • Giardini pubblici in piazza Ernesto Cesàro, piazzale Gargiulo, piazzetta Enrico De Nicola, piazza Giacomo Matteotti, piazza Cesare Battisti, via Caravelli
  • Parco delle "Villa monte Parnaso" (ex "Cristo Re"), giardino all'italiana rustico (frutteto, agrumeto, e uliveto) e giardino all'inglese
  • Parco di Villa Guarracino, bosco mediterraneo, polmone verde della città.
  • Parco della Palazzina dei Concerti, pineta
  • Lido Azzurro, palmeto tropicale e giardino esotico

Setaro[modifica | modifica wikitesto]

Pastificio Fratelli Setaro s.r.l.
Logo
Logo
StatoBandiera dell'Italia Italia
Fondata daNunziato Setaro
Sede principaleTorre Annunziata
ProdottiPasta di semola di grano duro
Dipendenti20
Slogan«Setaro crea la pasta»
Sito webwww.setaro.it

Il Pastificio Fratelli Setaro s.r.l. è un'azienda italiana del settore alimentare, produttrice di pasta di semola di grano duro, con sede in Torre Annunziata (NA).

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

Fondata nel 1939 da Nunziato Setaro, rappresenta l'unica azienda superstite dell'antica tradizione dell'arte bianca della cittadina vesuviana[2][3]. Prima della fondazione dell'azienda di famiglia, Nunziato Setaro lavorava come trasportatore di farina e di tutte le materie prime occorrenti nei pastifici[4]. Nel 2011

Il pastificio[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso che ospita il pastificio è situato nel centro storico di Torre Annunziata. I locali dove il prodotto è messo ad essiccare, sono costruiti con spesse pareti di pietra lavica vesuviana, che fanno in modo di migliorare e rallentare l'asciugatura delle paste[5]. Le lavorazioni vengono tuttora eseguite con due macchinari del 1930[5].

Prodotti[modifica | modifica wikitesto]

La produzione giornaliera dei circa 90 tipi di formati di pasta, si aggira sui 36 quintali, ottenuti rigorosamente tramite trafilatura in bronzo. L'azienda esporta i suoi prodotti anche all'estero[6], principalmente in Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Svizzera, Stati Uniti[5], Giappone[5] e Australia[5].

Nel 1994 l'azienda riceve il Premio "Dino Villani" dall'Accademia della Cucina Italiana e nel 1998 l'Attestato della Federazione Italiana Sommeliers.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito ufficiale dell'"Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi sul Lavoro (ANMIL)".
  2. ^ Meo, Russo, pag. 114
  3. ^ Pastificio Fratelli Setaro, su ilgolosario.it. URL consultato il 24 ottobre 2014.
  4. ^ La storia del pastificio Setaro, su setaro.it. URL consultato il 24 ottobre 2014.
  5. ^ a b c d e Ilaria Barbati, La pasta come arte, il marchio Setaro di Torre Annunziata diventa da oscar, 23 novembre 2011. URL consultato il 24 ottobre 2014.
  6. ^ Setaro nel mondo, su setaro.it. URL consultato il 24 ottobre 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fioravante Meo, Salvatore Russo, Torre Annunziata Oplonti (Dalle origini ai giorni nostri), Torre Annunziata, Libreria Rosati, 1995.
  • Assessorato alla cultura Regione Campania, La Campania delle Agrieccellenze, Napoli, Denaro libri, novembre 2009. ISBN non esistente

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

L'azienda esporta in 45 paesi dei 5 continenti il 25% del proprio fatturato. La capacità produttiva raggiunge le 140.000 tonnellate nei due stabilimenti.[1]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pastificio Rummo, su pastarummo.it. URL consultato il 16 giugno 2013.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore premioLegambiente
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore premioLeonardo

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Template:Pastifici italiani

Note[modifica | modifica wikitesto]