Utente:Paskwiki/Sandbox3

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Stemma di TA[modifica | modifica wikitesto]

Paskwiki/Sandbox3

Lo stemma della città di Torre Annunziata è costituito da uno scudo sannitico, sul quale campeggia un castello con merlatura guelfa, affiancato da due torri. È evidente il riferimento al castello della Famiglia d'Alagno, alla Torre costiera ed alla Torretta de Siena.
Lo scudo è cinto da due rami di alloro e di quercia annodati, è timbrato da una corona turrita da città del tipo in uso prima del Regio decreto n. 652 del 7 giugno 1943[1].

Blasonatura[modifica | modifica wikitesto]

[[File:Torre Annunziata-Gonfalone.png|left|180px|Gonfalone della città di Torre Annunziata]]
Lo stemma, approvato con decreto del 28 gennaio 1938, ha la seguente blasonatura:

«D'azzurro al castello al naturale, aperto in nero, merlato alla guelfa e fiancheggiato da due torri finestrate in nero, parimenti merlate, terrazzato sulla pianura di verde e attraversato in palo dalla strada di accesso al naturale, il tutto sormontato da una stella d'argento a cinque punte.»

Nelle cerimonie e nelle pubbliche ricorrenze, lo stemma comunale viene esibito con il gonfalone, approvato con Regio decreto dell'11 gennaio 1940, la cui descrizione è la seguente:

«Drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricamo d'oro e caricato dello stemma civico con l'iscrizione centrale in oro "Città di Torre Annunziata".»


Le parti metalliche ed i cordoni sono dorati, l'asta verticale è ricoperta di velluto azzurro avvolta da una spirale di bullette dorate. Sulla freccia è inserito lo stemma della città il cui nome è inciso sul gambo. Le cravatte ed i nastri sono tricolori frangiati in oro[2].

Il Comune negli atti e nel sigillo, si identifica con il nome di Città di Torre Annunziata, titolo conferito con Regio Decreto del 10 settembre 1936[3] e registrato dalla Consulta araldica il 24 agosto 1938.

Ventennio fascista[modifica | modifica wikitesto]

[[File:Heraldric chief of the Lictor.svg|right|180px|Capo del Littorio]]
Capo del Littorio di rosso (porpora) al Fascio Littorio d'oro circondato da due rami di quercia e d'a1loro, annodati da un nastro dai colori nazionali. Ornamenti esteriori da Città.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Massimo Ghirardi, Introduzione all'araldica civica (PDF), su araldicacivica.it, p. 3. URL consultato il 17 gennaio 2022.
  2. ^ Dati, p. 89
  3. ^ Dati, p. 88

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Dati, Indagini storiche su Torre Annunziata, Napoli, Tipografia Laurenziana, 1962.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Template:Port


Museo delle Armi[modifica | modifica wikitesto]

Museo delle Armi
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàTorre Annunziata
Caratteristiche

[9]
Inserito all’interno della Real Fabbrica d’Armi o Spolettificio, la sua istituzione fu decretata da Carlo III di Borbone nel 1758, accanto all’antica polveriera voluta dal Conte Muzio Tuttavilla. Il museo sorge nella Sala Borbonica dell’edificio e, solitamente, è aperto al pubblico su richiesta o in occasioni particolari, come durante i festeggiamenti patronali. All’interno sono esposte numerose armi la cui produzione avveniva in loco e sono presenti diversi pannelli attraverso i quali è possibile vedere tutta la fase di elaborazione della spoletta, l’antica bomba a mano da cui l‘antico opificio prende il nome.

Museo dell'Identità[modifica | modifica wikitesto]

Museo dell'Identità
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàTorre Annunziata
Caratteristiche

identità

Archivio storico comunale di Torre Annunziata[modifica | modifica wikitesto]

Archivio storico comunale di
Torre Annunziata
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
CittàTorre Annunziata

fonte

Piazza Cesaro[modifica | modifica wikitesto]

Piazza Ernesto Cesaro
Altri nomiPiazza S. Teresa
Nomi precedentiBoscariello
Largo di casa Pisacane
Largo S. Teresa
Piazza dei Comizi
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Città  Torre Annunziata
QuartiereFuoriporta
Informazioni generali
Tipopiazza
PavimentazioneBasoli
Asfalto
IntitolazioneErnesto Cesaro
Collegamenti
Luoghi d'interesseChiesa di Santa Teresa di Gesù

Piazza Ernesto Cesaro, anche nota come piazza Santa Teresa è una piazza di Torre Annunziata.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

piazza Ernesto Cesaro fu largo Santa Teresa e poi piazza dei Comizi nel 1860 per ricordare il plebiscito per l'unità d'Italia. Ancora oggi è indicata comunemente dai torresi come piazza Santa Teresa per la presenza della chiesa omonima[1].

Il nome con cui storicamente è nota deriva dall'ubicazione, in questa piazza, della Chiesa di Santa Teresa di Gesù ivi eretta nel 1639 che la chiude nel lato nord.
Dedicata dal 1911 al matematico Ernesto Cesaro. Il toponimo originario era Piazza de comizi è di forma trapezoidale

Verso la fine del XIX secolo furono sistemati i giardini e la fontana che precedentemente installata nei giardini del porto e poi in piazza Annunziata. Nel 1929 fu rimossa per far posto al mon caduti.

L’attuale P.zza Cesaro nel 1600 era un largo scosceso delle pendici di Trecase, delimitato dal Vallone ad oriente e dalla Strada Regia a mezzogiorno, veniva chiamato Boscariello forse appunto per le macchie di ginestre e di pini che sorgevano tra rena e rocce… Questo è quanto si legge in un piccolissimo libricino di Luigi Ausiello, uno stimato studioso locale e attento ricercatore d’archivio, nonché socio del Centro Studi Storici Nicolò d’Alagno.

Il pamphlet editato in occasione del 50° anniversario di erezione della parrocchia di S. Teresa di Gesù con il titolo “ Parrocchia di S.Teresa di Gesù in Torre Annunziata, un cammino lungo di cinquant’anni” è stampato in proprio. Esso ci descrive, attraverso documenti e riferimenti di archivio inediti, la storia e lo sviluppo della chiesa in titolo, dando anche una precisa descrizione ambientale dei luoghi.

  • Palazzo Amodio in cui vi era la sede del Consolato russo.
  • Monumento ai Caduti della Grande Guerra, opera in bronzo dell'architetto Francesco Jerace, risalente al 1929 realizzato nelle fonderie Chiaruzzi e inaugurato il 19 gennaio 1930

Villa parnaso[modifica | modifica wikitesto]

Villa del Parnaso
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàTorre Annunziata
IndirizzoCorso Umberto I, 21
Caratteristiche
TipoParco urbano
Superficie1 ha
Inaugurazione2017
GestoreComune di Torre Annunziata
Apertura07:30-14:00 (tutti i giorni)
15:30-21:00 (lun-ven)
15:30-22:00 (sab-dom)[2][3]
Realizzazione
ProprietarioCittà metropolitana di Napoli
Sito web

La Villa del Parnaso o Villa Parnaso (ex Parco Cristo Re), è un parco urbano di Torre Annunziata, incastonato tra la città ed il mare, precisamente tra l'arteria principale di Corso Umberto I ed il Viale Guglielmo Marconi[4].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Villa marina di Caio Siculio, databile al I sec. a.C./I d. C. e distrutta dall’eruzione del 79 d.C., fu scoperta durante lo scavo borbonico (prima metà XIX secolo) per la costruzione del trincerone ferroviario (ferrovia Portici-Nocera): in parte distrutta e in parte ancora sepolta, di essa ci restano solo due reperti, l’affresco raffigurante il mito di Narciso ed Eco con lo sfondo del monte Parnaso, e l’anello sigillo bronzeo con le iniziali del proprietario, conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’amenità del luogo diede vita al toponimo Parnaso, che sopravvisse alla catastrofica eruzione del 79. Notizie non documentabili parlano della costruzione tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo di un imponente edificio sopra i sedimenti vulcanici delle numerose eruzioni vesuviane. Quella terribile del dicembre 1631 distrusse anche questo edificio; ma su di esso ben presto sorse una nuova villa, imponente e signorile, detta villa del Parnaso, che dalla Strada Regia giungeva fino al mare.

Opere di noti incisori, cartografi e studiosi del XVIII-XIX secolo rappresentano in questo luogo un imponente edificio, arricchitosi di ulteriori peculiarità architettoniche durante il periodo barocco-partenopeo

Nella prima metà dell’800, quando il suolo passò nelle proprietà dei De Gennaro, nacque una nuova signorile struttura che dalle propaggini della falesia vulcanica si riversava verso la marina andando così a colmare letteralmente di archi e finestre una parte dell’antico Parnaso. L’esproprio forzato del 1872 delle proprietà appartenenti alla Nobildonna Carolina De Gennaro, confluite in quelle degli Avallone per contratto matrimoniale, necessario per estrarre dal fondo blocchi di piperno, ed altro materiale da costruzione, per la costruzione del nuovo porto mercantile, determinò il frazionamento della proprietà e l’abbattimento di parte del fabbricato.

Prima di ospitare la Congregazione delle Piccole Ancelle di Cristo Re, i locali dell’attuale Liceo erano utilizzati come stenditoio delle paste del pastificio Orsini- Montefusco ubicato all’ingresso del viale d’accesso alla Villa del Parnaso (come da cartello del Rotary).

Sebbene la zona sia famosa per la presenza, nei tempi passati, di sorgenti termali, le attuali fontane sono alimentate dall’impianto idrico cittadino, con ricircolo dell’acqua. Il sottopasso presente al piano interrato fu creato quando fu costruito l’attuale Viale Marconi, per consentire l’accesso privato dalla villa al mare.

Storia recente[modifica | modifica wikitesto]

  • Risale al 700 Di proprietà della Curia di Pompei poi nel 2002 va alla provincia[5]
  • Indirizzo, suggestivo panorama, struttura, collegamento città mare[6]
  • cessione della provincia, estensione, interesse mibact, gestione comune[7][8]
  • cerimonia inaugurazione[9]
  • Panchina per la libertà di stampa in Villa Parnaso[10][11]

cleb[modifica | modifica wikitesto]

Non c’è dubbio che il nome che contrassegna l’intera proprietà, un tempo “Cristo Re”,faccia evidente riferimento all’amenità del climae alla bellezza di questi luoghi, scelti già dagli antichi Romani per l’insediamento di ville marittime a terrazze digradanti verso il mare.

La realizzazione della linea ferroviaria Portici-Castellammare-Nocera intorno tra il 1841 e il 1843 rivelò infatti la presenza di un edificio romano maestoso, in parte distrutto dai lavori di scavo, in parte ancora sepolto, la villa marina di Caio Siculio, ricco liberto, forse commerciante di vini, di cui si conservano due reperti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli: un affresco narrante il mito di Eco e Narciso sullo sfondo del monte Parnaso e un anello sigillo bronzeo con le iniziali del proprietario.

Dove sorgeva la villa romana un altro imponente edificio fu costruito tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo; distrutto dalla tragica eruzione del Vesuvio del 1631 fu poi nuovamente riedificato sul modello di quello precedente.

La villa, detta del Parnaso, si estendeva da via del Popolo, oggi corso Umberto I, alla linea di spiaggia, oggi litoranea Marconi. L’area verde in cui era immersa, oggi caratterizzata da alberi da frutta quali agrumi, nespoli, fichi e ulivi e da alberi ornamentali quali olmi, allori, querce e palme,era suddivisa da 5 viali longitudinali e 4 trasversali con slarghi circolari nei punti di intersezione. La ornavano pilastri in pietra di Sorrento e in piperno, sormontati da vasi di terracotta con fiori, sedili di pietra, fontane, voliere, una grotta artificiale e un fabbricato con copertura a volta contenente il corpo scala, oggi restaurato, usato per il collegamento alla spiaggia.

La scala, con gradini in pietra basaltica, era adornata da fontane poste sulle pareti e da una vasca con fontana, circondata da statue e sedili di pietra, di cui è stato ripristinato l’impianto idrico con sistema a ricircolo. Nel piano interrato, di fronte alla vasca, è visibile un tunnel posto al di sotto del piano stradale, realizzato quando fu costruito l’attuale viale Marconi per consentire l’accesso privato dalla villa al mare.

Il corpo scala, di forma trapezoidale, faceva parte del blocco più grande del fabbricato destinato a residenza. Questo era composto da 8 vani a livello del giardino e dai locali di servizio e dalla cucina , con copertura a volta, al piano sottostante.

Il fabbricato situato a sud verso il mare, ricco di elementi decorativi,presentava nel prospetto prospiciente l’area verde 3 nicchie in corrispondenza di 3 viali. Da una porta al centro delle nicchie si accedeva ad un belvedere coperto e da questo ad una seconda terrazza scoperta al piano superiore. Nell’attico del timpano della nicchia centrale si raccoglieva in una vasca l’acqua piovana, utilizzata per alimentare le fontane del corpo scala.

Nella prima metà dell’800,l’intero complesso, di proprietà della nobildonna Carolina De Gennaro e amministrato dal marito Angelo Avallone, fu interrotto nella sua continuità dalla costruzione della ferrovia, fu pertanto necessario collegare i giardini alla villa con ponti in muratura. Nel 1872 fu oggetto di un esproprio forzato per causa di pubblica utilità. Occorreva estrarre da una parte del fondo blocchi di pietra vulcanica per costruire il porto mercantile. La proprietà risultò frazionata e gran parte del fabbricato fu abbattuto.

Conosciamo le caratteristiche architettoniche dell’antica villa del Parnaso grazie al rinvenimento nell’archivio comunale della documentazione relativa a tale esproprio contenente la descrizione del sito ad opera dell’architetto Eduardo Giordano, una pianta a colori del giardino e un disegno delle opere architettoniche affacciate sul mare.

Accanto al corpo di scala oggetto del restauro è presente un blocco di fabbricato seminterrato, ancora da ristrutturare, che si sviluppa lungo il confine di valle, adiacente la strada, fino alla struttura che, realizzata in tempi più recenti sui resti di parte dell’antica costruzione, ospita da circa 20 anni il Liceo Pitagora-Croce . Precedentemente era stata sede del convento delle Piccole Ancelle di Cristo Re e prima ancora utilizzata per stendere al sole le paste del pastificio Orsini-Montefusco, ubicato all’ingresso del viale d’accesso alla villa del Parnaso.

Il fabbricato seminterrato presenta vani di forma regolare cui si accede da una porta in prossimità del corpo scala e da una scala posta sull’attuale piano di copertura; gli ambienti adiacenti la scala sono privi di solaio di copertura, gli altri hanno coperture a volta su cui è cresciuta una fitta vegetazione spontanea.

Dopo anni di abbandono e di degrado, grazie al restauro, per interessamento della Città Metropolitana di Napoli, di una parte del fabbricato, quello contenente il corpo scala, inaugurato il 12 maggio 2017, finalmente oggi il Parnaso,con i suoi spazi verdi e con la sua storia millenaria, ritorna alla città e ne facilita l’accesso al litorale

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Di Martino, Russo, p. 180
  2. ^ Delibera di G.M. n.248 del 5.10.2018 (Modifica orari di apertura di Villa Parnaso. Rettifica delibera di G.C. n. 238 del 28.09.2018) (PDF), su comune.torreannunziata.na.it, Comune di Torre Annunziata, 5 ottobre 2018. URL consultato il 26 maggio 2020.
  3. ^ Nei giorni festivi infrasettimanali, della Festa patronale e nelle festività previste dal calendario, verranno rispettati gli orari previsti per i giorni di “sabato e domenica”
  4. ^ [1]
  5. ^ [2]
  6. ^ [3]
  7. ^ [4]
  8. ^ [5]
  9. ^ [6]
  10. ^ [7]
  11. ^ [8]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

{{interprogetto}} {{Controllo di autorità}} {{portale|ecologia e ambiente|Campania}}


parna


Capo Oncino[modifica | modifica wikitesto]

Capo Oncino
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
ProvinciaCittà metropolitana di Napoli
ComuneTorre Annunziata
Massa d'acquaMar Tirreno
Altitudine20 m s.l.m.

Capo Oncino è un punto della costa del Golfo di Napoli che ricade nel comune di Torre Annunziata. Un'insenatura naturale che per tanti anni è stata meta di turisti affascinati dalle coste del golfo napoletano. Solo nell'ultimo anno grazie al progetto di disinquinamento del fiume Sarno e l'attivazione dei suoi depuratori,sembra riacquistare lentamente la balneabilità. Ma proprio in quest'ultimo anno l'incuria della sua costa a picco sul mare ha provocato un'inagibilità di tutta l'area. Il costone del Capo Oncino, non è nient'altro è che una sovrapposizione di piroclasti , un'accumulo di eruzioni vesuviane. Senza una doverosa manutenzione si sgretola, come si stanno sgretolando tutti i costoni di roccia di uguale conformazione della zona. Oggi l'unico accesso pubblico a quel capo è interdetto da un cancello.

Forte Oncino[modifica | modifica wikitesto]

Forte Oncino
StatoRegno di Napoli
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
CittàTorre Annunziata
Informazioni generali
Inizio costruzioneXVIII secolo
Visitabileno
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Il Forte Oncino o Fortino di Capo d'Oncino è una struttura militare della città di Torre Annunziata.

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

1613 . Il documento identifica in una grossolana generalizzazione le due città (Torre del Greco in alto e Torre Annunziata in basso), con le torri di avvistamento, sapendo bene che tra toponimi e sostanza dello stesso vie è una grande differenza. In tal senso e leggendo il documento con adeguata cautela e distanza, possiamo ipotizzare che Mario Cartaro, autore della carta, si era proposto (probabilmente per un volere del committente), un censimento dei “presidi militari”, posti a tutela della costa. Un piccolo dettaglio grafico distingue le due città indicate con un simbolo di castello, dalle torri, segnalate con un semplice disegno che idealizza una torre. Il luogo di nostro interesse è segnato e quindi identificato come “T. l’ancino”.

Nel 1615 una cartografia assai sintetica e priva di valore scientifico, vuole quasi esaltare la posizione delle torri costiere, disegnandole nel punto più prominente della costa, quasi a coronare l’area più avanzata di un promontorio. L’autore mi è sconosciuto. Il luogo di nostro interesse è indicato questa volta come “T. C. del Oncino”. Volendo con questa doppia denominazione identificare sia il fortilizio a forma di torre che il Capo.

Arriviamo lentamente ad una definizione più accurata delle immagini, con un grande della cartografia partenopea: Alessandro Baratta. Noto per aver confezionato per i re di Napoli dei capolavori cartografici, lo ritroviamo in questo dettaglio, tratto da Campaniae Felicis Typus, edito a Napoli nel 1616, con un bel disegno della Torre dell’Oncino. La didascalia, questa volta non fa riferimento alla torre, bensì al “Capo dell’oncino”. Ci stiamo avviando verso la fine del secolo XVII e ci avviciniamo ai nomi grandi della cartografia militare e più semplicemente descrittiva. Il dettaglio che ho inserito qui è tratto da un documento molto più grande e porta una firma prestigiosa che ricorre nei temi di storia vesuviana: Francesco Cassiano De Silva. In questo documento, l’autore intende illustrare a sua eccellenza Martio Pacceco Carafa, Duca di Maddaloni, le parti più "considerabili" della Provincia di Terra di Lavoro. La carta è del 1692. Il luogo di interesse, semplicemente indicato con “T. C. dell’ancino”.

Carlo Weber, nel 1754, nel suo “Cratero maritime o parte del golfo di Napoli” riporta un dettaglio della costa si ribadisce la distinzione topografica tra il Capo Oncino e l’omonima Torre. Redatta per documentare e censire parte dei grandi spazi terrieri attorno al Vesuvio e ricordare al lettore il corso delle lave del 1737 e del 1751, la carta nel piccolo golfo di Torre Annunziata ci segnala con adeguata precisione il sito della “T. d’Ancini”, localizzata tra il Capo ed il Monte Parnaso.

Del 1768 ritrovo, tra innumerevoli altri documenti grafici che sull’onda del secolo mi sembrano uno la copia dell’altro o più semplicemente delle infelici rivisitazioni di documenti di epoca precedente, un interessante contributo di Willem Fortuyn.

Qui ben rappresentato il piccolo golfo ad ovest delle antiche Terme Nunzianti con il “Capo d’Ancini” e la “T. d’Ancini”.

L’anno di questo dettaglio cartografico è il 1778 e l’autore ancora una volta è quel genio militare legato alle grandi scoperte archeologiche della terra vesuviana: Carlo Weber. Le didascalie che accompagnano il documento si ripetono e sono sovrapponibili al documento precedente dello stesso autore. Titolo della carta: Carte des Environs de la Ville et du Golfe de Naples. Réduite, d'après celle de Don Carlo Weber Capitaine. Et assujetie aux Observations Astronomiques. Par le Sieur Clermont, Ingr Géographe. Echelle, 7 Milles d'Italie de 60 au Degré. Resa alle stampe da Perrier. 1778. L’autore di questa carta occupa un posto d’onore nella storia della vulcanologia vesuviana e le sue opera, compresa la cartografia oggi sono punti importanti di riferimento. Si tratta di Antonio Bulifon, che nel 1779 nel trovarsi a mappare l’area del golfo di Napoli non omette il riferimento al promontorio dove sorgeva la torre che viene indicata, ad imitazione dei documenti precedenti come T. l’ancino.

Tra il 1700 ed il 1799 ritrovo un documento nel quale si fa menzione già dal titolo ai luoghi del litorale dove poter ormeggiare. La specificità della carta, con la quadrettatura connessa ad uno scalimetro assai approssimativo, non ci aggiungono dati nuovi sul tema che sto trattando, ma solo curiosità storiche. Titolo della carta: Golfe de Naples. Carte particulière du golfe des isles et du mouillage de Naples Nel 1785 il documento, redatto probabilmente per uso marittimo, ci propone una lettura del toponimo leggermente difforme da come finora siamo stati abituati a leggerlo. Il C. Dell’Ancina ed un F. S. Antonio e questa volta per la prima volta in questo contributo di anonimo, si può leggere una planimetria a forma quadrata della Torre. Quasi a completare l’ipotesi appena accennata nella carta precedente dove l’ipotetica forma circolare della Torre si è trasformata in una forma quadrangolare, ci viene proposto questo contributo del cartografo Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. Questi nel 1794, ma prima dell’eruzione vesuviana nel documento con la seguente dedica “Carta del Littorale di Napoli e de luoghi antichi più rimarchevoli di quei Contorni delineata per ordine del Re Napoli 1794”, ci vuole mostrare una coincidenza interessantissima di tre toponimi che gravitano e coincidono con un unico monumento. La forma quadrangolare del fortino viene identificato così come: F.e S. Ant., T.e P.ta Ancina. Che potrebbe stare a identificare il piccolo fortilizio con il Capo, con la Torre e con una chiesa dedicata a Sant’Antonio.

Nel 1794 all’alba della grande eruzione, la bellissima carta del Morghen, Ciofi vuole quasi ribadire il concetto appena espresso nel documento precedente. Il Fortino a forma di stella coinciderebbe con la chiesa. Si legge infatti: Fortino S. Ant. In quell’anno abbiamo però la certezza che la torre si è trasformata in un fortino.

Nel 1798 Scipione Breislak nel compilare e disegnare uno studio delle antiche (per antiche vuole intendere di epoca pre romana) del litorale, ci riporta il toponimo di nostro interesse: Ancino.

La Real Topografia del 1817, con tanto di coordinate geografiche e corretta scala di misurazione ci regala il primo vero disegno della pianta del Fortino. Viene disegnata la costa, la scarpata sulla quale venne edificato il presidio militare. Si intravede una stradina secondaria che si spicca dalla statale in alto. L’identificazione del monumento e la didascalia, sono a questo punto fin troppo chiarificatrici: Fort.no dell’Uncino.

Nel 1838 una carta, della quale non ho trovato autori, ci mostra una morfologia in pianta ancor più chiara. Una pianta pentagonale con ampia muratura perimetrale e due possibili torrette sul lato monte. La costruzione anche in questo documento, viene identificata come Fortino dell’Uncino. Il documento che ho trovato e del quale ho ritagliato il dettaglio che più mi interessa, ha un titolo lungo ma esplicativo. Leggiamolo: Chemin de fer de Naples à Mocera et Castellamare. Partie comprise entre Torre del Greco et Castellamare. Plan et nivellement indiquant la situation des travaux au 15 décembre 1841. A ridosso del promontorio tufaceo detto del Capo d’Oncino e nei pressi della ferrovia, sul lato che guarda al mare, ben chiara la sagoma del Fortino. La pianta è a questo punto inequivocabilmente pentagonale. Due torrette sul lato monte, e ben altre cinque per ogni angolo. E’ il 1841 e della sagoma della Torre non resta più nulla e tutto si è trasformato nel Fort de l’Uncino.

Molto più approssimativa la carta del Guarini del 1855.

In questa carta militare del 1880, viene ribadita la forma del presidio ed a questo punto anche il suo nome è del tutto attuale: Fortino Oncino. I documenti che seguono non aggiungono nulla in più alla conoscenza del sito.

Solo un contributo ulteriore alla ricostruzione storica di questo affascinante luogo della costa vesuviana. Carta topografica del Golfo di Napoli del 1887. Fortino Oncino a forma di stella.

Il “25 marzo 1793 venne promulgata una Reale Ordinanza per la Formazione di un corpo di artiglieri litoranei, milizia volontaria destinata ad armare le numerose fortificazioni, scaglionate lungo il perimetro foraneo e, in particolare, del golfo di Napoli. L’organico degli uomini destinati a Vigliena ammontava a 40, 32 al Granatello, 24 a Calastro, 8 alla torre di Bassano, 8 a quella di Scassata, 24 a quella di Ancino”. Sappiamo così grazie a questa nota di Flavio Russo da “Il Porto del Corallo”, testo di grande importanza nella ricostruzione storica della Terra pVesuviana, che appena un anno prima della grande eruzione, in quel fortino di Torre Annunziata operava una guarnigione armata, intenta a presidiare quella costa. E quel Fortino, posto quasi a confine di Torre del Greco e in vista della vicina Torre Scassata, ebbe vita fino al 1809. Questi dati ci vengono ancora dalla ricerca bibliografica dove in un Decreto a firma di Gioacchino Murat si parla ancora del Fortino dell’Oncino

Nel 1872 Teresa Rossi Filangieri di Candida, acquisendo il terreno con il Fortino, incluso nel prezzo, diedero inizio ad un momento storico, le cui influenze si avvertirono in tutta l’area. Grandi ricevimenti e feste di palazzo tra le antiche mura del fortilizio ebbero come attori e protagonisti uomini illustri della nobiltà non solo napoletana. L’inizio del primo conflitto mondiale coincise con un periodo di grigio decadimento della struttura e nei decenni successivi la costruzione abbandonata alle contese degli eredi cadde nell’oblio e venne accatastata come un rudere. Oggi di quel fortino ci restano molte tracce e molti resti si sono anche conservati della primitiva torre utilizzata per avvistare i predoni di quelle coste.

Fonte: Il Fortino di Capo d’Oncino – Di Aniello Langella – vesuvioweb 19 marzo 2015

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

[[Categoria:Torri costiere della Campania]]

Nicola d'Alagno[modifica | modifica wikitesto]

Nicola d'Alagno
Conte
NascitaAmalfi, 1360 o 1420
MorteTorre Annunziata, 1461
ConsorteCovella Toraldo
FigliMario d'Alagno Conte di Bucchianico

Lucrezia d'Alagno

Nicola d'Alagno (Amalfi, 1360Torre Annunziata, 1461) è stato un nobile italiano, primo feudatario di Torre Annunziata.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Signore di Roccarainola, Capitano di giustizia di Torre del Greco e Signore di Torre Annunziata[1]. A Roma fu senatore nel 1428, a Tunisi nel 1430 ebbe l'incarico di ambasciatore.

Di origini amalfitane, divenne primo feudatario del Borgo dell’Annunziata, dato alla sua famiglia in burgensatico nel 1415 dalla Regina Giovanna II d'Angiò, appartenente in precedenza ai Conti Orsini di Sarno.

Fece costruire un piccolo castello nei pressi della cappella dell'Annunziata, eretta tempo prima, e divenuta in seguito alla crescita del borgo, quella che oggi è la chiesa Ave Gratia Plena. Grazie alla sicurezza data dalla presenza del maniero, in questa zona, fino ad allora razziata dai pirati, fiorì il commercio da parte delle genti del posto.

Nel 1423 gli furono confiscati tutti i beni, compreso il borgo, nel 1444 Re Alfonso I di Aragona, lo confermò come amministratore del territorio.

Niccolò rimase a capo del feudo fino alla sua morte, lasciato in eredità al figlio Ugolone D’Alagno.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe Alagna di Mothia, Famiglia Alagna, su nobili-napoletani.it, nobilinapoletani.it. URL consultato il 3 gennaio,2019 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Alagno[modifica | modifica wikitesto]

Alagno
d'oro, alla croce di rosso, caricata di cinque gigli d'argento d'oro, alla croce di rosso, al leone del campo, lampassato del secondo, attraversante sul tutto
StatoItalia
TitoliMarchese

Conte
Barone di Mothia
Patrizio d'Amalfi

Ascritta al Sedile Nilo di Napoli[1]

Muzio Tuttavilla[modifica | modifica wikitesto]

Muzio Tuttavilla
Conte
In carica1569 –
1599
PredecessoreVincenzo I Tuttavilla
SuccessoreVincenzo II Tuttavilla
PadreVincenzo I Tuttavilla
MadreMaria Tuttavilla
ConsorteAndreana Tuttavilla
ConiugeGiulia Tuttavilla
FigliLucrezia Tuttavilla

Muzio Tuttavilla (... – 1604) è stato un nobile italiano, quinto ed ultimo Conte di Sarno e feudatario di Torre Annunziata.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

biografia

Figlio del 4º Conte di Sarno Vincenzo I Tuttavilla e di Maria Orsini, si sposò con Giulia Colonna da cui ebbe due figli, Vincenzo II Tuttavilla e Maria Lucrezia Tuttavilla.

Nel 1571 partecipò alla Battaglia di Lepanto.

Nel 1578, ereditata la Contea dal padre, acquistò, nel 1592, con il figlio Vincenzo, da Geronimo Bucca, la parte occidentale del feudo di Torre Annunziata.

Fu l'artefice della costruzione del Canale del Sarno per alimentare i tre ordini di mulini che possedeva a Torre, i cui lavori iniziarono nello stesso anno.
Ebbe così inizio l'arte molitoria e pastificatoria di Torre Annunziata, ancora in essere nel XXI secolo, anche se relegata ad un solo pastificio.
Il 28 maggio 1596 si risposò con Andreana de Lannoy, morendo nel 1597, senza eredi in quanto il figlio era deceduto nel 1594. Il feudo, il canale e i mulini passarono alla figlia Maria che nel 1608 sposò Pier Francesco Colonna.


Tuttavilla[modifica | modifica wikitesto]

Tuttavilla
Inquartato, nel primo e quarto fasciato d'argento e di rosso di otto pezzi, al leone di nero coronato d'oro attraversante; nel secondo e terzo d'argento a tre fasce di rosso, sul tutto d'azzurro a 3 gigli d'oro al bastone nodoso di rosso posto in banda. banda di rosso su 3 gigli di oro posti 2,1 su scudetto di azzurro su - leone rampante di nero su 3 fasce di argento su rosso - su 3 fasce di rosso su argento
StatoItalia
Casata di derivazioneEstouteville
Titoli
  • Principi di Conca di Mignano
  • Duchi di Calabritto
FondatoreGuillaume d'Estouteville
Ultimo sovranoVincenzo III Tuttavilla
Data di fondazione1403
Data di estinzione1805

Tuttavilla Stemma di famiglia

Famiglia di origine francese, del casato di Estouteville, dopo essere stata in Inghilterra, venne a Roma nella figura del cardinale Guillaume d'Estouteville, italianizzato in Guglielmo Tuttavilla. Passati nel Regno di Napoli sotto il re Alfonso I d'Aragona, ebbero il Seggio di Porto.

Titoli[modifica | modifica wikitesto]

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

  • Girolamo I Tuttavilla (1459-1495) 1º Conte di Sarno sposato con Ippolita Orsini
  • Ascanio Tuttavilla Signore di Genzano, Nemi e Frascati
  • Guglielmo Tuttavilla (1485-6 maggio 1515) 2º Conte di Sarno sposato con Costanza Palagano
  • Girolamo II Tuttavilla (1501-1535) 3º Conte di Sarno
  • Vincenzo I Tuttavilla (?-dopo il 1578) 4º Conte di Sarno
  • Muzio Tuttavilla (?-1599) 5º Conte di Sarno
  • Vincenzo II Tuttavilla
  • Maria Lucrezia Tuttavilla sposata con Pierfrancesco Colonna
  • Guglielmo Tuttavilla (?-1569)
  • Muzio Tuttavilla
  • Pompeo Tuttavilla (?-1591) sposato con Silvia Pappacoda
  • Silvia Tuttavilla (1590-?)
  • Feliciana Tuttavilla (1593-?)
  • Fulvia Tuttavilla (1594-?)
  • Caterina Tuttavilla (1603-?)
  • Girolama Tuttavilla (1605-?) sposata 1617 con Orazio I Tuttavilla (1591-?)
  • Agnese Tuttavilla (1609-?)


  • Orazio I Tuttavilla
  • Ottavio Tuttavilla (?-1619)
  • Orazio II Tuttavilla (1665-1694)
  • Vincenzo II Tuttavilla (1692-1731)
  • Francesco Tuttavilla (1726-1765)
  • Vincenzo III Tuttavilla (1752-1805)

albero tuttavilla[modifica | modifica wikitesto]

Fonte

  • o Girolamo Tuttavilla †1495/ &1483 Ippolita Orsini †
  • o Ascanio Tuttavilla †
  • o Guglielmo Tuttavilla †1515 & Costanza Palagano †
  • o Girolamo II Tuttavilla †1535 & Beatrice Colonna †
  • o Vincenzo I Tuttavilla † & Maria Orsini †
  • o Muzio Tuttavilla †1599 & Giulia Colonna †
  • o Vincenzo II Tuttavilla †/1614 & Vittoria Caracciolo †1625
  • o Maria Lucrezia Tuttavilla † &1608 Pierfrancesco Colonna †
  • o Muzio Tuttavilla †1599 & N. Spinelli †
  • o Muzio Tuttavilla †1599 &1596 Andreana de Lannoy †
  • o Guglielmo Tuttavilla †1569
  • o Muzio Tuttavilla †
  • o Pompeo Tuttavilla †1591 & Silvia Pappacoda †
  • o Prospero Tuttavilla †1620 &1589 Maria Pignatelli †
  • o Silvia Tuttavilla 1590-
  • o Feliciana Tuttavilla 1593-
  • o Fulvia Tuttavilla 1594-
  • o Caterina Tuttavilla 1603-
  • o Girolama Tuttavilla 1605- &1617 Orazio I Tuttavilla 1591-

...

  • o Agnese Tuttavilla 1609-
  • o Fabrizio Tuttavilla †1609
  • o Federico Tuttavilla 1562-
  • o Girolama Tuttavilla † & Francesco Carafa †
  • o Beatrice Tuttavilla † & Francesco de Cardenas †
  • o Marco Antonio Tuttavilla † & Porzia Colonna †
  • o Girolamo Tuttavilla † & Porzia Carafa †
  • o Isabella Tuttavilla 1578- &1601 Pompeo di Gennaro 1580-1602
  • o Isabella Tuttavilla 1578- &1611 Mario Loffredo †
  • o Diana Tuttavilla 1585-
  • o Orazio Tuttavilla † & Costanza Sanseverino †
  • o Maria Tuttavilla † &1588 Ottavio di Fabio Carafa †
  • o Ottavio Tuttavilla †1619 & Porzia del Tufo †
  • o Orazio I Tuttavilla 1591- &1617 Girolama Tuttavilla 1605-
  • o Anna Maria Porzia Tuttavilla 1618-
  • o Maria Agnese Tuttavilla 1619-
  • o Francesca Tuttavilla 1621-
  • o Agnese Tuttavilla 1622-
  • o Maria Teresa Tuttavilla 1623-
  • o Prospero Tuttavilla †1658
  • o Vincenzo Tuttavilla †
  • o Guglielmo Tuttavilla †
  • o Ottavio Tuttavilla †
  • o Girolamo Tuttavilla †
  • o Teresa Tuttavilla 1629-
  • o Lilla Tuttavilla 1633-
  • o Nicola Tuttavilla 1592-
  • o Margherita Costanza Tuttavilla 1593-
  • o Anna Maria Tuttavilla 1599-
  • o Giovanni Battista Tuttavilla 1601-
  • o Dorotea Tuttavilla 1606-1630
  • o Vincenzo I Tuttavilla 1608-1678 & Luigia Cavaniglia †1715
  • o Francesco Ottavio Tuttavilla 1664-1723 & Caterina de Dura †1723
  • o Orazio II Tuttavilla 1665-1695 &1683 Faustina Caracciolo †1737
  • o Luisa Tuttavilla 1687-
  • o Cristina Tuttavilla 1688-
  • o Cornelia Tuttavilla 1690-
  • o Vincenzo II Tuttavilla 1692-1731 &1716 Artemisia Colonna †
  • o Orazio III Tuttavilla †1732
  • o Maria Luisa Tuttavilla 1721-1725
  • o Gerardo Tuttavilla 1724-
  • o Francesco Tuttavilla 1726-1765 &1749 Petronilla de Ligneville 1733-1793
  • o Artemisia Tuttavilla 1750-1753
  • o Vincenzo III Tuttavilla 1752-1805 &1770 Giulia Carafa 1751-1807
  • o Maria Artemisia Tuttavilla 1774-1821 &1797 Lelio Castiglione Morelli †
  • o Francesco Tuttavilla 1775-1834 &1798 Maria Imara Caracciolo 1780-1832
  • o Vincenzo Tuttavilla 1799-
  • o Vincenzo Tuttavilla 1801-1827
  • o Maria Giulia Tuttavilla 1802-1888 &1837 Giuseppe Bucci †1865
  • o Ambrogio Tuttavilla 1806-1806
  • o Teresa Tuttavilla 1807-1807
  • o Maria Teresa Tuttavilla 1810-1883 &1839 Alessandro Nunziante 1815-1881
  • o Luigi Tuttavilla 1818-1886 &1842 Amalia Story †1905
  • o Francesco Tuttavilla 1843-1920/ &1872 Eleonore Murray †
  • o Carlo Enrico Tuttavilla 1845-1918 & x
  • o Massimiliano Luigi Tuttavilla 1874-1883
  • o Luigi Tuttavilla 1894-1895
  • o Luigi Tuttavilla 1897-
  • o Ippolita Tuttavilla 1777-1829
  • o Antonio Tuttavilla 1778-1851
  • o Domenico Tuttavilla 1781-1869 &1838 Maria Anna de Glymes †
  • o Francesca Tuttavilla †1795
  • o Ottavia Tuttavilla †1814 &1750 Troiano Spinelli †
  • o Prospero Tuttavilla 1729-1735
  • o Porzia Tuttavilla †1776 & Nicola Pappacoda †
  • o Ippolita Tuttavilla 1666-1673
  • o Silvia Tuttavilla 1667-
  • o Carlo Andrea Tuttavilla 1669-1671
  • o Nicola Tuttavilla †1700
  • o Francesco Tuttavilla †1679
  • o Girolamo Tuttavilla †
  • o Ascanio Tuttavilla †
  • o Ippolita Tuttavilla 1570-
  • o Maria Geronima Tuttavilla 1572-
  • o Fulvio Tuttavilla †
  • o Costanza Tuttavilla † & Giampaolo Gambacorta †
  • o Lucrezia Tuttavilla † & ? ?