Utente:Musso/sottopagina LV

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Stante la condizione di editwar ed in applicazione delle indicazioni di cui a Wikipedia:Risoluzione dei conflitti, espongo di seguito la tesi che intendo sostenere.

Riassumo, in sintesi, gli aspetti principali della questione:

  • L’oggetto del contendere riguarda il titolo della annessione all’Impero Austriaco (nel 1814-1815) delle province che passarono, poi, a far parte del Regno Lombardo-Veneto.
  • Pacatamente, ribadisco il contenuto della sezione INTERAMENTE CANCELLATA dall’utente Lochness, di seguito riportata.
  • Pacatamente, ribadisco che tale sezione consiste in una sintesi di tutte le fonti DOCUMENTALI a me disponibili. Che non sono sono poche e sono tutte citate. E per le quali non è a mia disposizione alcuna documentazione contraria.
  • Pacatamente, a conferma della accuratezza della analisi che desidero inserire alla voce Regno Lombardo-Veneto, mi permetto di richiamare le molte pagine delle quali sono autore (vedi elenco), molte delle quali riferite proprio AI PROTAGONISTI ED AL PERIODO OGGETTO DI ANALISI.

La annessione dei territori costituenti il regno passò per tre successive fasi:

  • La situazione del Veneto venne regolata con un Articolo Addizionale al Trattato di Parigi del 30 maggio 1814 (che sanciva la pace fra la Francia del restaurato Luigi XVIII e le potenze vincitrici della quinta coalizione), firmato quel giorno da Talleyrand, Metternich e Stadion. Con esso Austria e Francia stabilivano che Le alte parti contraenti ... sono d'accordo nell'annullare esplicitamente gli effetti dei trattati del 1805 e del 1809 , per quanto essi non risultino già annullati dal presente trattato[1]. Si trattava dei trattati di Pressburgo, che aveva dato Venezia alla Repubblica Cisalpina, e di Schönbrunn, che aveva dato alla Francia le Province Illiriche, al Regno italico il Trentino ed alla Baviera il resto del Tirolo. In pratica, cessati tali trattati, la situazione tornava al Trattato di Lunéville: una situazione che interessava assai a Vienna in quanto consentiva il suo dominio sul Veneto nonché la secolarizzazione ed annessione al Tirolo del Principato Vescovile di Trento e di quello di Bressanone. Un ulteriore testimonianza di tale situazione venne offerta direttamente dal grande Metternich, in un colloquio del 1832: per quanto riguarda l'interesse dell'impero austriaco, è notevole un'altra divisione: è la linea che separa il Veneto dalla Lombardia. Il Veneto ci appartiene assolutamente. Fa necessariamente parte dei nostri Stati ... i Veneti sono, più naturalmente dei Lombardi, sudditi austriaci[2].
  • Il Trattato di Parigi del 30 maggio 1814, nulla disponeva della Lombardia. Né, d’altra parte, Vienna poteva reclamare i suoi antichi diritti dinastici in quanto: (a) essa includeva Brescia, Bergamo e Crema, già parte della cessata Repubblica di Venezia, (b) tali diritti erano stati ceduti con trattati precedenti al 1805 (Campoformio e Lunéville) che Talleyrand e Metternich avevano concordato di mantenere in vigore. Si era, quindi, in presenza di un Regno italico legittimo e nemmeno sconfitto in guerra, con il quale Bellegarde sottoscrisse, il 16 aprile, la Convenzione di Schiarino-Rizzino, che riconosceva la indipendenza di fatto del Regno d'Italia: le truppe italiane agli ordini del viceré manterranno il territorio non ancora occupato dagli austriaci[3], ovvero l’intera Lombardia. Tale situazione venne interrotta unicamente dal citato moto di piazza del 20 aprile 1814, a Milano. Esso portò alla costituzione di una Reggenza Provvisoria: come primo atto vennero inviati delegati al Bellegarde perché mandasse truppe ad occupare la città, cosa che avvenne il 28. Nel frattempo, il 23, Eugenio aveva firmato una nuova convenzione armistiziale. Dopodiché Bellegarde, il 25 maggio sciolse la Reggenza Provvisoria ed assunse i poteri come Commissario plenipotenziario delle province austriache in Italia per il nuovo sovrano, l’Imperatore Francesco I. La situazione era, quindi, tale da permettere alla potenza occupante di procedere ad una unilaterale annessione. Essa venne proclamata in Milano all'alba del 12 giugno 1814, con bando del Bellegarde, che assumeva la carica di Governatore generale: esso annunciava ai Popoli della Lombardia, degli Stati di Mantova, Brescia, Bergamo e Crema … una sorte felice … un'epoca felice del pari che memorabile[4]. Nessun riferimento si faceva alla ‘legittimità dinastica’ od agli ‘antichi diritti’, correttamente, in quanto, come bene sintetizzò Francesco II, il precedente 7 maggio, agli ambasciatori milanesi del Comitato di reggenza: voi mi appartenete per diritto di cessione e per diritto di conquista. Un ulteriore testimonianza viene dalla richiamata conversazione del Metternich: nel 1814, quando si è trattato di prendere la Lombardia, Sua Maestà non aveva gran voglia di impadronirsene. Le transazioni politiche ci han dato la Lombardia[5].
  • Dette annessioni trovarono legittimità internazionale solo con il trattato di Vienna del 9 giugno 1815: l’articolo 93 stabiliva come in seguito alle rinunzie [della Francia] stipulate nei Trattato di Parigi del 30 maggio 1814, le potenze … riconoscono S. M. l' imperatore d'Austria e i suoi eredi e successori come sovrano legittimo delle province e territori che erano stati ceduti, in tutto o in parte, con i trattati di Campoformio, Lunéville … e nel possesso delle quali province e territori S. M. I. e R. è rientrata in seguito all'ultima guerra[6]. L'articolo 94 vi aggiungeva Valtellina e Repubblica di Ragusa. Tale sanzione internazionale della unilaterale annessione del 1814 che, in sostanza, permetteva la supremazia austriaca in Italia, venne offerta unicamente a fronte della rinuncia ai diritti dinastici degli Asburgo sui Paesi Bassi cattolici (l'attuale Belgio[7]), della sostanziale uscita dalla Polonia e di un condominio con la Prussia in Germania. Per comprendere l'utilità, per Vienna dello scambio, basti ricordare il classico argomento del Carlo Cattaneo, il quale sempre sostenne che dal 'Lombardo Veneto' Vienna traeva un terzo delle gravezze dell'impero, benché facessero solo un ottavo della popolazione[8].

L’istituzione del Regno[modifica | modifica wikitesto]

Il 7 aprile 1815 (con esplicito riferimento agli accordi di Vienna) veniva annunciata la costituzione degli Stati austriaci in Italia in un nuovo Regno del Lombardo-Veneto. Esso veniva costituito in base al Trattato di Vienna aggregando i territori dei soppressi Ducato di Milano, Ducato di Mantova, Dogado e Domini di Terraferma della Repubblica di Venezia, oltre alla Valtellina già parte della Repubblica delle Tre Leghe, e all'Oltrepò ferrarese già pontificio, mentre lo Stato da Màr, già sottoposto alla Serenissima, ne fu invece escluso incorporandolo direttamente ai territori dell'Impero.

--Musso 23:17, 3 ago 2007 (CEST)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Recueil des traités et conventions entre la France et les puissances alliées en 1814 et 1815 suivi de l'acte du Congres de Vienne, de l'Impemerie Royale à Paris, 1815.
  2. ^ Francesco Arese, La Lombardia e la politica dell'Austria, Archivio storico lombardo, LXXVIII
  3. ^ art. 6 della convenzione con la quale, più in generale, Eugenio accettava l’inevitabile, ovvero di rimpatriare i reparti francesi, ma conservava le fortezze ed il proprio esercito in armi e l’intera Lombardia. In sostanza, si trattava di una nuova Campoformio.
  4. ^ Giuseppe Martini, Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834: parte prima 1814-22, Capolago, Tipografia elvetica, poi Torino, Libreria patria, 1850-1852.
  5. ^ Francesco Arese, La Lombardia e la politica dell'Austria, Archivio storico lombardo, LXXVIII
  6. ^ Recueil des traités et conventions entre la France et les puissances alliées en 1814 et 1815 suivi de l'acte du Congres de Vienne, de l'Impemerie Royale à Paris, 1815.
  7. ^ i Paesi Bassi Cattolici erano alla famiglia Asburgo sin dal matrimonio di Massimiliano I con Maria di Borgogna nel 1477. L’attuale Belgio non era che il rimasuglio di quegli antichi possedimenti, restato agli Asburgo di Spagna sino al 1713 ed allora trasmessi al ramo superstite, che regnava a Vienna.
  8. ^ Carlo Cattaneo, dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra, Memorie, Lugano, Tipografia della Svizzera Italiana, febbraio 1849.

____________________________________________________

La ricostruzione dell'utente Musso appare artificiosa ed estranea alle fondamentali fonti storiche e soprattutto giuridiche dell'epoca. In particolare, manca totalmente la conoscenza del Trattato di Parigi del 1814, vera e propria pietra miliare della discussione.

Urge in primo luogo prendere atto dell'articolo 2 del trattato, che afferma "Le Royaume de France conserve l'intégrité de ses limites telles qu'elles existaient à l'époque du 1er janvier 1792": l'articolo analizzato comporta già di per sè la caduta di tutte le modificazioni territoriali, anche italiane, successive al 1792. E' in pratica l'affermazione della teoria politica del legittimismo.

Posto quello che fu uno dei due pilastri della Restaurazione, il trattato poi comincia ad erigere l'altro, quello dell'equilibrio. Per l'ambito di nostra competenza, comincia ad essere significativo l'articolo 6, che afferma "La Hollande, placéee sous la souveraineté de la Maison d'Orange, recevra un accroissement de territoire (....) L'Italie, hord des limites des pays qui revendriont à l'Autriche, sera composée d'Etats souverains": il trattato comincia ad introdurre quello che sarà l'obiettivo asburgico, cioè la cessione del Belgio in cambio del Veneto.

Ma ancora più espliciti, ed indiscutibili, appaiono gli articoli separati e segreti posti in coda al trattato (tanto segreti che l'utente Musso, affermando erroneamente "Il Trattato di Parigi del 30 maggio 1814, nulla disponeva della Lombardia", li ignora), tra cui l'articolo 2 chiaramente afferma la nuova sistemazione territoriale dell'Italia: "Les possessions de S.M.I.R.A. en Italie seront limitées par le Pò et le Tessin, et le lac Majeur". C'è da ricordare peraltro, che l'abdicazione di Napoleone al trono d'Italia era avvenuta già l'11 aprile precedente, con un accordo che aveva previsto tra l'altro anche la fuoriuscita del Vicerè Eugenio e l'attribuzione alla Sua Persona di una conveniente pensione, similare a quella elbese dell'imperatore francese.

In applicazione del trattato, E CON ESPLICITO RIFERIMENTO AD ESSO, Bellegarde procedette il 12 giugno all'emanazione del proclama di riannessione della Lombardia all'Austria. L'imperatore austriaco potè procedere subito ad ordinare tale atto, essendo Milano un territorio asburgico da tempi antichi quasi come quelli della sovranità della casata sul Belgio. Per l'incorporazione del Veneto, non essendo giustificata dal principio di legittimità ma bensì da quello dell'equilibrio, si preferì attendere la sanzione congressuale, onde ratificare lo rinuncia al Belgio e l'accrescimento dell'Olanda (peraltro già preparata, come abbiamo visto, dal trattato del 1814).

  • Si veda il Traité de paix conclu à Paris le 30 mai 1814 entre la France et le Puissances Alliées e il Proclama di Milano con cui S.E. il signor maresciallo conte di Bellegarde annuncia la pace segnata a Parigi il 30 maggio e la conseguente definitiva aggregazione di queste province all'impero d'Austria. Importante commento quello di Giuseppe Martini rinvenibile in Storia d'Italia continuata da quella del Botta dall'anno 1814 al 1834 : parte prima 1814-22.--Lochness 17:25, 17 ago 2007 (CEST)
  • postilla. Arbitario apare il riferimento, fatto dall'utente Musso, all'articolo addizionale al trattato di Parigi, il quale ha portata limitata in quanto riferito a quegli argomenti qu'ils ne sont dejà annulés de fait par le présent traité, e quindi non certo le questioni territoriali, ma bensì la cancellazione degli évènements malheureux qui ont pesé sur leurs peuples: l'articolo prosegue chiarendo trattarsi di questioni legate al rientro dei fuoriusciti (specialmente nobili) e all'amnistia dei reati politici. In Lombardia, a questo articolo si lega la Determinazione di Bellegarde datata 7 luglio 1814, denominata "Determinazione della R.C. reggenza che sopprime le procedure ed annulla le sentenze contro gl'individui di queste province al servizio o rimasti negli stati austriaci, russi o britannici, e ordina il rilascio de' loro beni".

Spero con ciò che la questione sia definitivamente chiarita. Buone vacanze. --Lochness 17:25, 17 ago 2007 (CEST)

____________________________________________________

Risposta all’intervento dell’utente Lochness, espresso in altra pagina di discussione [1] e qui sopra riportato.

Nel ribadire, punto per punto, quanto al mio intervento precedente, procedo ad analizzare gli argomenti dell’utente Lochness, come di seguito:

  • L'Art 2 del trattato del 30 maggio 1814 (Le Royaume de France conserve l'intégrité de ses limites telles qu'elles existaient à l'époque du 1er janvier 1792), si riferisce, appunto, al Regno di Francia. Il Regno italico, pur essendo retto dal medesimo sovrano (Napoleone) costituiva una separata entità statale, riconosciuta, anche dall'Impero Austriaco, nei trattati vigenti al 1813: è sufficiente l’interpretazione letterale.
  • In base al medesimo argomento, l’abdicazione di Napoleone dell'11 aprile 1814, nulla rileva in merito alla sopravvivenza, o meno degli stati dei quali egli era sovrano (considerazione tautologica: la Francia ha forse cessato la propria esistenza statuale, quell’11 aprile? Perché allora ciò avrebbe dovuto accadere all’altro stato di cui il Buonaparte era sovrano?).
  • Al proposito cito la Convenzione di Schiarno-Rizzino [2] [3] [4] [5]. Vediamone qualche dettaglio:
    • È firmata (16 aprile 1814) dal rappresentante militare austriaco, da quello francese E da quello italiano, nonché approvata (il 17 aprile 1814) da Bellegarde E dal principe Eugenio. Noto che siamo 5&6 giorni dopo l’abdicazione di Napoleone.
    • L'art.3 recita: Les troupes francaises faisant part de l'armée du Prince Vice-Roi, rentreront dans la frontiere de l'ancienne France au-delà des Alpes. Noto che si distingue nettamente fra Francia e Regno italico.
    • L’art.6 recita: Les troupes italiennes commandées par le prince Vice-Roi, continueront à occuper toute la partie du royaume d’Italie et les places qui s’y trouvent qui n’ont point été occupées par les troupes des puissances alliées. Noto che Eugenio resta viceré in carica (oltre che alla testa di un esercito in armi). Noto che si parla di royaume d’Italie, controparte riconosciuta della convenzione, senza alcuna riserva.


  • L’art. 6 comma 4 del trattato del 30 maggio 1814 recita L'Italie, hord des limites des pays qui revendriont à l'Autriche, sera composée d'Etats souverains. Non aggiunge altro. Non si specifica affatto quali siano detti confini.
  • Esso riprende gli Articles secrets du traité d’alliance conclu à Chaumont le 1er mars 1814 entre l’Autriche, la Russie, la Grande-Bretagne et la Prusse[6][7]. Lì dell’Italia si dice: L’Italie partagé en Etats indépendants, intermédiaires entre les possessions Autrichiennes en Italie et la France. Non aggiunge altro. Non si specifica affatto quali siano detti confini.
  • Nemmeno soccorre l’art. 6 comma 1 del 30 maggio 1814, che si limita a recitare La Hollande, placéee sous la souveraineté de la Maison d'Orange, recevra un accroissement de territoire. Le titre et l’exercice de la souveraineté n’y pourront, dans aucun cas, appartenir à aucun prince portant ou appellé à porter une couronne étrangere, senza alcuna qualificazione di detta estensione.


  • Degli articoli segreti al Trattato di Parigi del 30 maggio 1814 (rif.: [8]), mi limito a annotare quanto segue:
    • se erano segreti al 30 maggio 1814, come mai Bellegarde poteva proclamarne i contenuti già al 12 giugno 1814? Un po’ contraddittorio, mi pare …
    • sono sottoscritti unicamente da Austria e Francia, nelle persone dei medesimi Talleyrand, Metternich e Stadion: gli stessi che (contemporaneamente) sottoscrivevano l’Articolo Addizionale. Quindi per essi valgono esattamente le stesse osservazioni dell’Articolo Addizionale: esso non impegnavano altri che Francia ed Impero Austriaco: non le altre potenze vincitrici della quinta coalizione.
  • Ne segue:
    • con l'articolo addizionale del 30 maggio 1814 l'Impero Austriaco riannetté il Veneto con il consenso francese.
    • con il proclama del 12 giugno 1814 L'imperatore austriaco procedette ad una annessione UNILATERALE della Lombardia.
    • tale annessione del 1814 avvenne senza che alcun documento facesse ALCUN RIFERIMENTO ALLA LEGITTIMITÀ DINASTICA.
    • con il trattato di Vienna del 9 giugno 1815 dette annessioni ebbero il riconoscimento della altre potenze e, quindi, legittimità.
    • A malapena noto come anche nel 1815 tutto avvenga SENZA ALCUN RIFERIMENTO A QUESTIONI DI LEGITTIMITÀ DINASTICA.


  • Annoto, a rinforzo delle affermazioni del Metternich, che ho proposto di inserire con il testo di cui sopra:

«nel 1814, quando si è trattato di prendere la Lombardia, Sua Maestà non aveva gran voglia di impadronirsene. Le transazioni politiche ci han dato la Lombardia»

le affermazioni di Napoleone Buonaparte, riportate nel Memorial de Ste Hélène del Las Cases e riferite al Congresso di Praga, successivo alle battaglie di Lutzen e Wurchen, del 2 e 22 maggio 1813:

«Il conte Metternich domandò, da parte dell'Austria, la consegna delle Provincie Illiriche ed una metà del Regno italico (ovvero, Venezia, sino al Mincio) e la Polonia. Era, inoltre, richiesto che Napoleone rinunciasse al protettorato sulla Germania, ed ai dipartimenti della 32^ divisione militare»

=> I due principali protagonisti della vicenda italiana furono Napoleone e Metternich. Entrambe offrono concorde testimonianza. Che vogliamo di più?


Sempre in speranzosa attesa di fonti documentali contraddicenti ns. posizione (pacatamente ricordo come sinora si sia discusso solo di fonti documentali da me portate => rif.: vedi [9] per Trattato di Vienna, Proclama di Milano ed anche Giuseppe Martini che, pure, fonte documentale non è; vedi [10], per Trattato di Parigi), porgo cordiali saluti. --Musso 01:46, 19 ago 2007 (CEST)
____________________________________________________

La discussione assume caratteri grotteschi e quasi comici. Non solo per il fatto che l'Utente Musso si lancia addirittura a riferirsi a sè stesso usando il pluralia majestatis, ma per il modo raffazzonato con cui mette insieme le sue argomentazioni. E sottolineo SUE, dato che ancora non ha chiarito da quale autore storiografico riprenda le sue argomentazioni.
Notiamo come l'Utente Musso abbia dimostrato di non conoscere quello che, ripeto, è la fondamentale fonte giuridica in questa discussione, e cioè il Trattato di Parigi del 1814. Nelle prime versioni del suo intervento (esempio: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Utente%3AMusso%2Fsottopagina_LV&diff=10430820&oldid=10430447 ) l'Utente si lancia a chiedere Il fantomatico articolo segreto n. 2 al Trattato di Parigi del 30 maggio 1814 che reciterebbe come Les possessions de S.M.I.R.A. en Italie seront limitées par le Pò et le Tessin, et le lac Majeur, dove sta? Dove si trova? Dove lo si legge? dimostrando incredibilmente di avere fino a quel momento condotto questa discussione senza aver mai letto il testo del trattato. Dopo di ciò l'Utente si decide finalmente a dare un'occhiata al trattato, ma lo fa molto di sfuggita, infatti non legge che il trattato est conclu dans le meme jour, dans le meme lieu et au meme moment da tutte le potenze alleate: l'Austria, la Prussia, la Gran Bretagna, la Russia, a cui si aggiungono Svezia, Olanda, Spagna e Portogallo. E a questo punto l'Utente si contraddice, affermando al contempo come il trattato in questione, a suo dire, avrebbe autorizzato l'annessione del Veneto all'Austria, ma invece quando si parla di Lombardia l'Utente Musso sostiene come lo stesso trattato non vincolerebbe l'Italia ma solo la Francia..... Dulcis in fundo, sfodera la quinta coalizione sconfitta nel 1809.... boh!
Quanto alla convenzione Shiarno-Rizzino, l'Utente Musso confonde quelli che sono normali accordi militari con i trattati politici. Sarebbe come se l'armistizio militare fra la Siria e Israele avesse implicato il riconoscimento siriano dello stato ebraico, ma la cosa è notoriamente assurda. Quanto ai riferimenti al principe Eugène, rimembro come l'accordo sull'abdicazione di Napoleone comprendesse il mantenimento dei titoli nobiliari anche per il vicerè stesso. E quanto al mantenimento delle posizioni da parte dell'esercito italiano, ricordo come sia pratica comune da parte di un esercito che abbia appena firmato un armistizio (in caso contrario, si avrebbe una rotta). Anche l'esercito giapponese, al momento della resa nel 1945, mantenne le proprie posizioni nel Sudest asiatico in attesa dell'arrivo delle armate alleate.
L'Utente continua poi a far confusione, inserendo frasi di Napoleone risalenti al 1813, cioè ben un anno prima del periodo in oggetto, quando ancora non si poteva immaginare la totalità delò crollo dell'impero napoleonico, e in tale contesto si inseriscono le proposte mediatorie e di compromesso avanzate dall'Austria, proposte ovviamente travolte dal molto più favorevole evolversi della situazione nel 1814.
Quanto infine alla questione della dissoluzione del regno d'Italia, ricordo che la Francia sopravvisse all'abdicazione napoleonica per volontà delle potenze alleate (ad esempio nel 1945 invece la capitolazione tedesca portò alla dissoluzione dello Stato), volontà che evidentemente non vi fu in Italia (sempre nel 1945, non ci fu alcun trattato di resa della Croazia o della Slovacchia: il crollo del Reich, potenza creatrice degli Stati stessi, ne implicò ipso facto il debellamento).
Spero che Musso concordi ancora, come ha scritto qui http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Utente:Musso/sottopagina_LV&diff=prev&oldid=10430421, che l'Austria potè annettere subito Milano in quanto suo possesso dai tempi antichi. --Lochness 18:14, 27 ago 2007 (CEST)
ps. Non è neppure da sottolineare come non ci sia da meravigliarsi che Bellegarde conoscesse dopo due settimane i termini del Trattato di Parigi. Stiamo parlando di uno dei più alti ufficiali dell'esercito imperiale, non del fornaio di piazza Cordusio....

____________________________________________________

Risposta all’intervento dell’utente Lochness, espresso in altra pagina di discussione [11] e qui sopra riportato.

(A) Varia:

  • sesta coalizione, non quinta coalizione. Lapsus. Me ne scuso, ma nulla cambia.
  • nel 1945 non ci fu alcun trattato di resa con Croazia e Slovacchia poiché i due stati non erano stati riconosciuti dalle potenze alleate. Ben diverso il caso del Regno italico, riconosciuto dall’Impero Austriaco, per lo meno, nei due precedenti trattati del 1805 e del 1809 (Pressburgo e Schönbrunn). La Lombardia stessa era stata ceduta sin da prima del 1805 (Campoformio e Lunéville). Il paragone è, quindi, totalmente improprio.
  • perciò stesso a nulla vale l’esempio Siria - Israele: Schiarino-Rizzino è un armistizio militare fra due stati che reciprocamente (a quella data) si riconoscevano legittimi.
  • ancor meno vale l’esempio dell'esercito giapponese nel 1945: quella era una resa incondizionata, mentre, qui, siamo in presenza di un armistizio negoziato. Con una chiarissimo linea di demarcazione: sul Mincio, guarda caso.
  • divertente osservare come l’Utente preferisca commentare le bozze delle risposte, piuttosto che le risposte medesime: evidentemente in imbarazzo rispetto a queste ultime.


(B) Questione trattato di Parigi:

  • Lochness scrive che [Musso] si decide finalmente a dare un'occhiata al trattato: una affermazione soavemente inesatta, dal momento che (come già ricordavo) sono io ad aver portato il trattato alla discussione (vedi [12]),
  • Chi sia Bellegarde lo so bene, dal momento che la voce l’ho scritta io (sotto precedente nominativo) (per citare Lochness: “non è neppure da sottolineare” … ma non vorrei infierire).
  • La questione non è se Bellegarde conoscesse gli articoli segreti del Trattato di Parigi del 30 maggio 1814, ma se potesse proclamarne urbi et orbi il contenuto già al 12 giugno 1814. Ribadisco la contraddittorietà di una simile posizione. Ma, al solito, non trovo risposta.
  • Aggiungo quanto ricorda il Thiers, ovvero che il testo del trattato del 30 maggio venne pubblicato in Parigi il 4 giugno: come ovvio senza gli articoli segreti. Ciò nonostante, bastarono gli articoli ufficiali a produrre fra i francesi un diffuso sentimento di rabbia e delusione. Ciò che rende ancora più misteriosa la ragione per la quale, 8 giorni più tardi, Bellegarde avrebbe dovuto commettere la follia di aggravare questo stato di cose, proclamando gli articoli segreti.
  • La questione della firma (Austria e Francia) resta tale e quale.

(C) Fatto campo libero dalle osservazioni dell’Utente, invito a tornare sul punto della discussione, ovvero il titolo della annessione all’Impero Austriaco (nel 1814-1815) delle province che passarono, poi, a far parte del Regno Lombardo-Veneto.

  • Osservo come l’Utente affermi al 1813 … si inseriscono le proposte mediatorie e di compromesso avanzate dall'Austria, proposte ovviamente travolte dal molto più favorevole evolversi della situazione nel 1814. E concordo pienamente.
  • Infatti, gli alleati non condussero una guerra di legittimità, la quale non aveva gran peso nelle menti dei vincitori di Napoleone:
    • Alle già molte testimonianze riportate, aggiungo quanto sostenuto da Kissinger (A World Restored, 1957), il quale ricorda come ancora al febbraio 1814 Castlereagh sostenesse quanto segue: To attempt to overthrow Napoleon would be both unwise and in violation of existing engagements; it had never been the object of the invasion to transform the French government, but to conquer a peace which could not be found on the Rhine (inteso: lasciando alla Francia l’intera riva sinistra del Reno) e Metternich: Was there any other purpose of the war except to confine France within limits compatible with the European equilibrium and to restore Austria and Prussia to the scale of 1805? (E SOTTOLINEO TRENTA VOLTE 1805!!!).
    • Se il concetto ancora sfuggisse, vediamo cosa dice Kissinger del Congresso di Vienna: Thus grew up a myth about Talleyrand’s role at the Congress of Vienna, of the diabolic wit … invoking the magic word “legitimacy” … It is a legend spread by those who confuse results and causes and by professional diplomats wont to abscribe to mere negotiating skill what can be achieved anly through the exploitation of more deep-seated factors.


(D) La considerazione che la ricomposizione dell’Europa non fu una questione di LEGITTIMITÀ DINASTICA è tanto vera, che essa si applica PERFINO al caso più macroscopico di restaurazione: quella dei Borbone a Parigi. E se questo vale per il principale stato in gioco, tanto più per il Regno italico. Basti citare tre autori:

  • Kissinger ricorda come, verso gennaio 1814, lo zar suggeriva di agire through installing the Prince Royal of Sweden, Napoleon’s fomer Marschal Bernadotte, as King of France in case of Napoleon’s overthow.
  • Lo stesso Talleyrand ricordava nelle Mémoires: il trattato di Chaumont del 1 marzo 1814 stabiliva nella maniera più irrefutabile che a questa data le potenze alleate non desideravano per la Francia altro sovrano che Napoleone. Non era in questione il ritorno dei Borbone dal momento che si vedeva bene come essi fossero dimenticati od interamente sconosciuti alla nuova generazione. Circostanze confermate dallo Chateaubriand nel fondamentale De Buonaparte et des Bourbons, redatto proprio in quei convulsi mesi: le generazioni nate dopo la rivoluzione non conoscevano affatto i nostri antichi signori.


(E) Mi permetto, infine, di segnalare il tono delle dichiarazioni dell’Utente:

  • laddove egli afferma che “[Musso] non ha chiarito da quale autore storiografico riprenda le sue argomentazioni”, mi diverto a ribadire di aver portato tutti i testi a supporto della presente discussione (le affermazioni di Metternich e Napoleone Buonaparte, Memorie di Talleyrand, Thiers, pamphlet di Chateaubriand, testo di Kissinger, che si aggiungono a [13] per Trattato di Vienna, Proclama di Milano ed anche Giuseppe Martini che, pure, fonte documentale non è; [14], per Trattato di Parigi). E resto in paziente attesa di originali contributi dell’Utente.
  • noto come le mie posizioni vengano qualificate da Lochness, di volta in volta, come “estranea alle fondamentali fonti storiche e soprattutto giuridiche dell'epoca”, “notoriamente assurda” … “la discussione assume caratteri grotteschi e quasi comici”, “il modo raffazzonato con cui mette insieme le sue argomentazioni”, “l'Utente continua poi a far confusione”.


Ribadisco, quindi, la mia proposta. Ed attendo, sempre con curiosità, eventuali contributi dell’Utente Lochness. --Musso 22:39, 6 set 2007 (CEST)
____________________________________________________