Utente:Minky00/Tecniche di Guerra

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Le tecniche di Guerra
Col variare del luogo e dell’epoca storica sono cambiate anche le tecniche di guerra. Nel mediterraneo del 1500-‘600 gran parte delle battaglie si svolgevano in mare, al contrario di quanto succedeva nella stessa area geografica all’epoca romana, popolo abituato a combattere via terra. Nei secoli passati è stato fondamentale l’uso di animali in battaglia, col fine di avere unità più veloci (cavalleria) o con un’enorme forza distruttiva (elefanti da guerra ai tempi di Annibale). Con l’avvento dell’aviazione e dei carri armati (prima guerra mondiale) queste necessità potevano venire soddisfatte senza l’ausilio degli animali. Ausilio che ora, per via dei problemi logistici che comporterebbe e l’aumento della sensibilità verso l’ambiente, sarebbe inconcepibile. Studiando i più importanti conflitti storici si possono trovare grandi differenze strategiche anche a distanza di pochi anni: durante la prima guerra mondiale è stato predominante l’uso della fanteria con la tecnica della guerra di trincea; mentre nella seconda guerra mondiale, meno di venti anni dopo, sono stati essenziali l’aviazione e i bombardamenti (purtroppo anche con obbiettivi civili). Anche l’elemento culturale condiziona la strategia bellica: fino a circa duecento anni fa i giapponesi non combattevano con armi da fuoco, non perchè non in grado di produrre fucili o perché limitati da particolari condizioni ambientali, ma perché consideravano questa tecnica di combattimento vile e disonorevole. Col progresso tecnologico è avvenuta un’evoluzione anche in ambito bellico. Gli armamenti del passato erano in grado di eliminare un minor numero di nemici rispetto a quelli attuali: un vantaggio per chi dispone delle armi più sofisticate, anche se una regressione dal punto di vista umano. Inoltre la balistica ha reso le armi odierne più sicure per chi le utilizza e più precise, in modo da provocare minori “danni collaterali” e maggiori garanzie di raggiungere gli obiettivi. Tra le strategie di guerra oggi messe al bando vi sono le mine antiuomo, che, anche col cessare delle ostilità, continuano a provocare vittime, specialmente tra i civili; infatti, in zone che in un passato recente sono state teatro di guerre, come l’Afghanistan, l’Iraq e, in minor misura, l’ex-Jugoslavia, si verificano numerose morti e ferimenti a causa di questi ordigni, come se la guerra non fosse mai terminata. La più terribile arma di distruzione di massa è la bomba atomica, utilizzata solo due volte alla fine della seconda guerra mondiale, quando gli Stati Uniti bombardarono le città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Quest’arma è così temuta non solo per la fortissima detonazione che produce, ma anche perché, una volta esplosa, contamina radioattivamente una vasta zona, provocando ulteriori morti anche distanza di molti anni. Le armi usate nella storia sono dunque state, con il trascorrere del tempo, il prodotto delle conoscenze, delle necessità e della visione del mondo e della vita che gli uomini coinvolti in un conflitto avevano di volta in volta. Mi chiedo allora quali potrebbero essere le strategie di guerra migliori per una civiltà che mettesse in primo piano il valore della vita. Forse quelle della diplomazia, del dialogo e del confronto pacifico.