Utente:Marchetto da Trieste/Sandbox

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Parrocchie[modifica | modifica wikitesto]

Archivio[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa del Santissimo Nome di Maria (Poggio Rusco)[modifica | modifica wikitesto]

Marchetto da Trieste/Sandbox
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lombardia
Località Poggio Rusco
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
Inizio costruzione1748

La chiesa del Santissimo Nome di Maria è la parrocchiale di Poggio Rusco, in provincia e diocesi di Mantova.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Da un documento datato 1676 s'apprende che la chiesa aveva come filiali gli oratori di Quattro Case, dello Stroppiaro, di San Ludovico e del Cantone.

Note[modifica | modifica wikitesto]


Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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[[Categoria:Chiese della provincia di Mantova]]

Chiesa di San Biagio (Torrile)[modifica | modifica wikitesto]

Marchetto da Trieste/Sandbox
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Emilia-Romagna
Località Torrile
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Biagio
Consacrazione1922
ArchitettoPietro Cugini
Stile architettoniconeoclassico
barocco
Completamento1839

La chiesa di San Biagio è la parrocchiale di Torrile, in provincia e diocesi di Parma.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di una chiesa dedicata a San Biagio a Torrile, probabilmente edificata in quel secolo, ed è da ricercarsi in una bolla del 1187 di Papa Gregorio VII, nella quale si dice che il pontefice confermò il giurispatronato del monastero delle benedettine di San Paolo a Parma. Da un documento del 1230 s'apprende che la chiesa di Torrile era filiale della pieve di Colorno, da uno del 1354 che dipendeva direttamente dal vescovo parmense e da uno del 1520 che era nuovamente pertinenza del monastero di San Paolo. Nel 1822[1] la chiesetta medievale fu demolita per permettere l'edificazione di quella nuova. La prima pietra dell'attuale parrocchiale, progettata dal colornese Pietro Cugini, venne posta il 4 agosto di quello stesso anno; i lavori terminarono nel 1839[2]. Nel 1877 fu decorato l'interno della chiesa e, nel 1903, venne realizzata la facciata, adornata da due statue in cemento raffiguranti i Santi Biagio e Domenico. La parrocchiale fu consacrata il 4 agosto 1922, esattamente cento anni dopo la posa della prima pietra. Infine, nel 1964 l'edificio venne completamente ristrutturato per volere dell'allora parroco don Adelmo Monica[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ nel 1820 secondo altre fonti
  2. ^ Nel 1830 secondo altre fonti
  3. ^ Chiesa di San Biagio <Torrile>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

[[Categoria:Chiese di Torrile]] [[Categoria:Chiese dedicate a san Biagio di Sebaste|Torrile]]

Chiesa della Natività di Beata Vergine Maria (Bagnolo di Po)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Veneto
LocalitàFile:Bagnolo di Po-Stemma.png Bagnolo di Po
ReligioneCattolica di rito romano
TitolareNatività della Beata Vergine Maria
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1763

La pieve della Natività della Beata Vergine Maria è la parrocchiale di Bagnolo di Po, in provincia di Rovigo e diocesi di Adria-Rovigo. Inoltre, fa parte del vicariato di Badia-Trecenta.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di un luogo di culto cattolico a Bagnolo di Po risale al XIII secolo; da un documento del Trecento s'apprende che questa cappella, compresa allora nella diocesi di Ferrara, era filiale della pieve di Trecenta. Alcune informazioni sulla chiesetta si conoscono grazie alle relazioni delle visite pastorali dei vescovi Giovanni Tavelli da Tossignano del 1434 e Francesco dal Legname del 1449. I terremoti del 1561 e del 1570 danneggiarono la chiesa, che subì un restauro nel 1574; fu compromessa irrimediabilmente dall'esondazione del Tartaro del 1585 e si dovette procedere, pertanto, alla sua completa riedificazione, iniziata nel 1591 e terminata nel 1599. L'edificio venne ampliato nella seconda metà del XVIII secolo. L'attuale parrocchiale fu costruita tra il 1763 ed il 1796. Nel 1818 la parrocchia passò dall'arcidiocesi di Ferrara alla diocesi di Adria. Infine, nella seconda metà del XX secolo la chiesa venne restaurata[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

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{{Interprogetto|commons=Category:Natività della Beata Vergine Maria (Bagnolo di Po)|preposizione=sulla}}

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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Chiesa dell'Annunciazione di Maria Santissima (Ceneselli)[modifica | modifica wikitesto]

Marchetto da Trieste/Sandbox
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Veneto
Località Ceneselli
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
Consacrazione1791
ArchitettoVincenzo Santini
Stile architettoniconeoclassico
Inizio costruzione1712

La chiesa dell'Annunciazione di Maria Santissima è la parrocchiale di Ceneselli, in provincia di Rovigo ed diocesi di Adria-Rovigo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Da un documento del 1144 s'apprende che la pieve di Ceneneselli era compresa nella diocesi di Ferrara, situazione confermata nel 1192. Informazioni su questa pieve ci sono giunte grazie alle relazioni delle visite pastorali del 1434 del vescovo Giovanni Tavelli e del 1449 del vescovo Francesco del Legname. Verso la fine del XVI secolo la chiesa venne riedificata a tre navate, come testimoniato nel 1491 dal vescovo Giovanni Fontana, che trovò la pieve provvista di tre altari, di fonte battesimale, di camposanto e di torre campanaria; quest'ultima, essendo pericolante, fu demolita nel 1621 e ricostruita nel 1660. Nel XVII secolo anche la chiesa venne riedificata. L'attuale parrocchiale fu costruita su progetto di Vincenzo Santini tra il 1712; i lavori precedettero non molto velocemente e l'edificio venne portato a termine nel 1746. La sua consacrazione fu impartita il 16 settembre 1792 dal vescovo Alessandro Mattei. Nel 1818 questa chiesa, assieme tutte le altre appartenenti all'arcidiocesi di Ferrara e poste a nord del Po, passò alla diocesi di Adria. Nel XX secolo fu rifatto il pavimento, all'inizio del XXI secolo, l'edificio venne ristrutturato[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa dell'Annunciazione di Maria Santissima, su chieseitaliane.chiesacattolica.it.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Chiesa di Sant'Andrea Apostolo (Torbole)[modifica | modifica wikitesto]

Marchetto da Trieste/Sandbox
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Trentino-Alto Adige
Località Nago-Torbole
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSant'Andrea Apostolo
Consacrazione1893
Completamento1922

La chiesa di Sant'Andrea Apostolo è la parrocchiale di Torbole, in provincia ed arcidiocesi di Trento; inoltre, fa parte della zona pastorale di Riva e Ledro.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La presenza di una chiesa a Torbole è attestata già nel XII secolo: la prima citazione risale circa alla metà del secolo, la seconda al 1175. Da un documento del 1183 s'apprende che il suddetto sacello era pertinenza dell'abbazia trentina di San Lorenzo Diacono e Martire. Nel 1425 la chiesa passò sotto l'influenza della cattedrale di Trento; nella seconda metà di quel secolo all'edificio fu ampliato e, nel 1512, venne dotato di un'altare laterale dedicato a Sant'Antonio. Nel 1666 la chiesa fu dotata di abside e di campanile, progettati da Antonio Caminada e tra il 1674 ed il 1675 subì altri lavori di ammodernamento. L'edificio venne danneggiato dalle truppe francesi nel 1703; ristrutturato nel 1707 e, il 27 aprile 1741, eretta a curaziale dipendente dalla pieve di Nago. Tra il 1758 ed il 1759 il campanile venne sopraelevato e, nel 1785, eretta l'attuale facciata. La chiesa subì un importante restauro nel 1890 e fu consacrata il 12 settembre 1893 dal vescovo di Trento Eugenio Carlo Valussi. Durante la Prima guerra mondiale l'edificio venne gravemente danneggiato e un primo restauro nel 1919 e un sostanziale rifacimento nel 1922; nel frattempo, il 12 maggio 1920, era stata dichiarata parrocchiale. Infine, la chiesa fu completamente restaurata tra il 1997 ed il 1998[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di Sant'Andrea Apostolo <Torbole, Nago-Torbole>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it.

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{{interprogetto|commons=Category:Sant'Andrea (Torbole, Nago-Torbole)|preposizione=sulla}}

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Chiesa di Sant'Antonio Abate (San Dorligo della Valle, Prebenico)[modifica | modifica wikitesto]

Marchetto da Trieste/Sandbox
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneFriuli-Venezia Giulia
LocalitàPrebenico
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSant'Antonio Abate
Consacrazione1672
Inizio costruzioneXVII secolo

La chiesa di Sant'Antonio Abate è un edificio di culto cattolico sito a Prebenico, frazione del comune di San Dorligo della Valle, in provincia e diocesi di Trieste; è filiale della parrocchiale di San Dorligo e fa parte del decanato di Opicina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Non si hanno notizie certe sulla costruzione della struttura[1], ma una chiesa a Prebenico è attestata per la prima volta in un documento datato 11 giugno 1444 nel quale è menzionata l'ecclesia S. Antonio de Prebenicho[2]. Probabilmente l'edificio venne innalzato nella seconda metà XVII secolo[1], dato che fu consacrato il 24 luglio 1672[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio ha una struttura semplice[1]; il campanile, con delle bifore all'altezza della cella e un tamburo esagonale che regge la cuspide, è addossato alla facciata[1].
L'interno è ad un'unica navata, che termina con il presbiterio chiuso dell'abside poligonale[1]. Opere di pregio qui conservate sono l'acquasantiera in pietra del 1695, la pala dei Sanri Filippo e Giacomo, ascrivibile ad un periodo compreso tra i secoli XVIII e XIX, le statue che rappresentano l'Angelo costode, Santa Norburga e San Giuseppe con il Bambino, l'altare maggiore in stile tardogotico e ornato da marmi policromi probabilmente seicentesco, un'ancona con una nicchia all'interno della quale si trova la statua raffigurante Sant'Antonio Abate e la pala che ha come soggetto l'Addolorata[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Giuseppe Cuscito, Le chiese di Trieste, Trieste, Edizioni Italo Svevo, 1992, p. 99-100.
  2. ^ a b Chiese Tergestine, su triestestoria.altervista.org.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Cuscito, Le chiese di Trieste, Trieste, Edizioni Italo Svevo, 1992.

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{{Interprogetto|commons=preposizione=sulla}}

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Chiesa di Sant'Antonio Abate (Aquileia, Belvedere)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Antonio Abate
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Friuli-Venezia Giulia
LocalitàBelvedere, fraz. di Aquileia
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
Titolaresant'Antonio abate
FondatoreFrancesco Savorgnan
Inizio costruzione1746

La chiesa di Sant'Antonio Abate è la parrocchiale di Belvedere, frazione di Aquileia, in provincia di Udine ed arcidiocesi di Gorizia; fa parte del decanato di Aquileia. È dedicata al patrono del paese[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile

Sin dai tempi antichi sorgeva a Belvedere una piccola chiesa a forma di capanna, una delle sei chiesette che fungevano da corona alla basilica di Sant'Eufemia a Grado[1].

Il retro della chiesa

La chiesa di Belvedere, con annesso un cimitero[2], venne ricostruita nel XVII secolo per interessamento dei signori Savorgnan[3], dei quali Belvedere era un feudo.
Nella prima metà del XVIII secolo questo edificio si rivelò insufficiente a soddisfare le esigenze dei fedeli e, così, fu edificata nel 1746 l'attuale parrocchiale, voluta anche da Francesco Savorgnan[4][3]. Essa fu consacrata nel 1749 dall'ultimo patriarca di Aquileia Daniele Dolfin. All'epoca Belvedere era un territorio facente parte della Repubblica di Venezia[2].
La struttura fu poi ampliata nel 1850 mediante la realizzazione delle cappelle laterali[3].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio religioso si trova sulla sommità di una duna, una delle poche rimaste e caratterizzante il litorale. La facciata principale è esposta ad ovest e la torre campanaria è addossata al prospetto laterale sud. Sul sagrato, presso la porta d'ingresso, si trova un mosaico raffigurante un pavone. Simbolo per i primi cristiani della risurrezione e della vita eterna, ricorda i mosaici aquileiesi[5].
La chiesa è ad aula unica. Le opere di pregio all'interno sono di artisti veneziani, tra cui le statue degli angeli dell'altar maggiore di Giovanni Maria Morlaiter e una copia della pala d'altare Madonna del Rosario con i santi Domenico, Giovanni Nepomuceno, Antonio abate, Sebastiano e Marco di Gianantonio Guardi. L'originale, asportato negli anni ottanta del Novecento[5], è oggi conservato nella Pinacoteca dei musei provinciali presso palazzo Attems-Petzenstein a Gorizia[4]. Il dipinto fu commissionato dal conte Francesco Savorgnan, realizzato dopo che l'artista ebbe visitato la località e collocato nella chiesa di Belvedere nella metà del 1700[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Eleonora Franzin, Nel vortice della storia, in iMagazine, 25 maggio 2018.
  2. ^ a b Christian Massaro, Gaudet Aquileia Mater, in Voce isontina, 26 settembre 2016.
  3. ^ a b c STORIA DELLA CHIESA, su docplayer.it.
  4. ^ a b Aquileia e Palmanova - Mappe turistiche e guide al territorio, Pordenone, Promo Turismo Friuli-Venezia Giulia.
  5. ^ a b Dario Stasi, E Attila disse: "Che bel vedere!", in Isonzo-Soča, pp. 44-48.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Bruni, Belvedere un paese, una storia, 2ª ed., Gorizia, ed. Voce Isontina, 2009.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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Chiesa di San Vigilio Martire[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Vigilio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàSamboseto, frazione di Busseto
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Vigilio
CompletamentoXVI secolo

La chiesa di San Vigilio è la parrocchiale di Samboseto, frazione di Busseto, in provincia di Parma e diocesi di Fidenza; fa parte del vicariato della Bassa Parmense.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima menzione di una chiesa a Samboseto è da ricercare nella Ratio decimarum del 1299 fatte stilare dal vescovo di Parma Giovanni da Castell'Arquato, in cui si legge che tale chiesa, la quale non possedeva il fonte battesimale e da questo punto era dipendente dal duomo di Borgo San Donnino[1], doveva pagare le decime e che era retta da un sacerdote chiamato Roglerius de Floribus[1].
Sembra che la chiesa sia stata riedificata nel XIV secolo, mentre il campanile fu eretto nel 1380, come attestato da una scritta incisa in un mattone[2].
L'attuale parrocchiale venne costruita nel XVI secolo e nel 1581 fu dotata del fonte battesimale[1]; nel 1601 passò dalla diocesi di Parma alla neo-costituita diocesi di Fidenza[1].
Il 29 novembre 1844 la parrocchia fu staccata dal vicariato suburbano a quello di Frescarolo, per poi entrare a far parte successivamente del vicariato di Busseto[1]. Il 16 luglio 1926 alcuni territori della parrocchia di Samboseto corrispondenti alle borgate Cascine, Fienile Cecchio e Sant'Alessandro, vennero aggregati a quella di Madonna dei Prati[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La facciata della chiesa, che è in stile neoclassico[2], è caratterizzata da quattro lesene poggianti su altrettanti basamenti e sopra le quali vi è il timpano triangolare[2].
L'interno è ad un'unica navata sulla quale si aprono tre cappelle laterali per parte[2]. Opere di pregio qui conservate sono il marmoreo fonte battesimale, risalente al 1581[3], la pala dell'altare maggiore raffigurante la Madonna col Bambino assieme ai santi Vigilio, Lucia e Teresa d'Avila, eseguita forse da Girolamo Donnini tra il 1741 e il 1743[3], la tela con l'Immacolata, realizzata da Clemente Ruta negli anni 1730[3] e quella con i Santi Vigilio e Donnino, dipinta da un ignoto artista di scuola parmense intorno alla metà del XVII secolo[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f CHIESA PARROCCHIALE di San Vigilio Vescovo e Martire, su webdiocesi.chiesacattolica.it. URL consultato il 3 giugno 2020.
  2. ^ a b c d Samboseto (JPG), su filatelicifidenza.it. URL consultato il 3 giugno 2020.
  3. ^ a b c d CHIESA DI S. VIGILIO, su bussetolive.com. URL consultato il 3 giugno 2020.

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Chiesa di San Rocco (Busseto)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Rocco
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàSan Rocco di Busseto
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Rocco
Inizio costruzione1717

La chiesa di San Rocco[1], nota anche come chiesa di San Rocco Confessore[2], è la parrocchiale di San Rocco, frazione di Busseto, in provincia di Parma e diocesi di Fidenza[2]; fa parte del vicariato della Bassa Parmense.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La primitiva chiesa di San Rocco fu eretta nel XIV secolo ad opera dei monaci cistercensi provenienti dall'abbazia di Chiaravalle della Colomba[3].
Nel XVI secolo i monaci furono allontanati e la chiesa, allora compresa nella diocesi di Cremona[3], divenne curazia indipendente[3]; come stabilito da un atto notarile del 24 settembre 1526, primo rettore fu nominato don Ghidino Ghidini[3].
I rettori della chiesa venivano scelti dal capitolo della parrocchiale di Busseto e poi la nomina doveva essere approvata dai fedeli di San Rocco[3].
La chiesa si affrancò definitivamente dalla collegiata di Busseto nel 1703 con l'erezione a priorato autonomo[3].
L'attuale parrocchiale fu costruita nel 1717[3][1] e divenne arcipretale nel 1732[3].
Nel 2009 crollò parte del cornicione esterno[4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La navata della chiesa è caratterizzata da delle lesene[1]; opere di pregio conservate all'interno sono la pila dell'Acqua Santa, risalente al XVIII secolo[1], la pala avente come soggetto l'Incoronazione della Vergine, posta sul settecentesco baldacchino dell'altare maggiore[1], gli stalli del coro e la cantoria, realizzati da Francesco Galli verso il 1795 per volere dell'arciorete don Vincenzo Campanini[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f CHIESA DI S. ROCCO, su bussetolive.com. URL consultato il 4 giugno 2020.
  2. ^ a b Chiesa di San Rocco Confessore, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 4 giugno 2020.
  3. ^ a b c d e f g h Parrocchia S. Rocco, su webdiocesi.chiesacattolica.it. URL consultato il 4 giugno 2020.
  4. ^ Paolo Panni, Crolla un cornicione della facciata della chiesa di San Rocco, su gazzettadiparma.it, 31 gennaio 2009. URL consultato il 4 giugno 2020.

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Chiesa di Santa Maria Assunta (Albareto)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Santa Maria Assunta
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàAlbareto
Religionecristiana cattolica di rito romano
Completamento1857

La chiesa di Santa Maria Assunta è la parrocchiale di Albareto, in provincia di Parma e diocesi di Massa Carrara-Pontremoli[1]; fa parte del vicariato di Pontremoli[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La torre campanaria

La prima citazione di una cappella ad Albareto è da ricercare in un documento datato 27 maggio 884, in cui si legge che il conte di Lucca e di Tuscia Alberto I donò la chiesa albarilotta al monastero di San Caprasio di Aulla[1].
Dagli Estimi della Diocesi di Luni stilati tra io 1470 e il 1471 s'apprende che la chiesa di Albareto era una cappella dipendente dalla pieve di Aulla[1], dalla quale si affrancò nel XVI secolo venendo eretta in parrocchia autonoma[1].
Questa chiesa fu demolita nel 1843 per far posto a quella attuale, portata a compimento nel 1857[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La facciata della chiesa, che è rivestita con dei blocchi di pietra di forma squadrata[1], è tripartita da quattro lesene sovrastate dal timpano la cui catena è interrotta in corrispondenza della porzione centrale, la quale è caratterizzata dal portale e da una finestra timpanati[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno, che è in stile neoclassico[1], è divisa in due campate con volte a crociera, mentre le cappelle laterali e il corto transetto presentano volte a botte[1]; l'aula termina con il presbiterio - anch'esso con volta a botte[1] - a sua volta chiuso dell'abside semicircolare[1]. L'opera di maggior pregio qui conservata è un ciborio ligneo risalente al Cinquecento caratterizzato da una raffigurazione di San Benedetto e da un tabernacolo aggiunto nel XVII secolo[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Chiesa di Santa Maria Assunta <Albareto>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 5 giugno 2020.
  2. ^ ALBARETO S. MARIA ASSUNTA, su massacarrara.chiesacattolica.it. URL consultato il 5 giugno 2020.

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Chiesa di San Pietro Apostolo (Parona)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Pietro Apostolo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàParona Lomellina
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Pietro Apostolo

La chiesa di San Pietro Apostolo è la parrocchiale di Parona, in provincia di Pavia e diocesi di Vigevano; fa parte del vicariato di Mortara e Cassolnovo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di una chiesa a Parona è da ricercare in un documento datato 1259 dal quale si apprende che la cura d'anime era retta da un sacerdote chiamato Jacubus[1]; tale chiesa è nuovamente citata nelle Rationes decimarum della diocesi di Pavia redatte tra il 1322 e il 1323[1][2].
Nel 1588 venne edificata grazie al contributo dei De Marchi-Tornielli una nuova chiesa di maggiori dimensioni, la cui consacrazione fu impartita nel 1598[1]. La struttura, che si componeva di una sola navata e il cui campanile era dotato di tre campane[1] venne in seguito dotata di una nuova facciata rivolta ad occidente[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e La chiesa parrocchiale: San Pietro Ap., su parona-lomellina.it. URL consultato l'8 giugno 2020.
  2. ^ Parrocchia di San Pietro apostolo, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato l'8 giugno 2020.

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Chiesa di San Martino Vescovo (San Martino Siccomario)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Martino Vescovo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàSan Martino Siccomario
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Martino Vescovo
CompletamentoXVIII secolo

La chiesa di San Martino Vescovo è la parrocchiale di San Martino Siccomario, in provincia di Pavia e diocesi di Vigevano; fa parte del vicariato di Casteggio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]


Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Chiesa di San Bartolomeo Apostolo (Alpago)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Bartolomeo Apostolo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàPuos d'Alpago
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Bartolomeo Apostolo
Inizio costruzione1825
Completamento1840

La chiesa arcipretale di San Bartolomeo Apostolo è la parrocchiale di Puos d'Alpago, frazione del comune sparso di Alpago, in provincia di Belluno e diocesi di Belluno-Feltre[1]; fa parte della convergenza foraniale 2.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Da alcuni documenti oggi conservati a Belluno si apprende che a Puos d'Alpago esisteva già nel XV secolo una chiesetta, che godeva di un beneficio, grazie al quale poteva disporre dei fondi necessari per migliorare le condizioni dell'edificio[2].

Nel 1609 la chiesetta fu ricostruita con dimensioni maggiori per poter soddisfare le esigenze della popolazione[2][3]; tale edificio era caratterizzato da soffitto a capriate e da pavimentazione in lastre di pietra[2].
Nella relazione della visita pastorale del 1701 si legge che tale chiesa aveva dimensioni ampie, che disponeva di tre altari, di due porte d'ingresso e della sagrestia caratterizzata da volta a botte[2].

Nel 1754 si pensò di riedificare la chiesa in un luogo più sicuro, dal momento che era sempre esposto al pericolo di esondazioni di corsi d'acqua[2]; a a causa della mancanza di fondi per portare sul piano pratico la proposta la vicenda si concluse con un nulla di fatto[2].
Il 18 settembre 1817 una peorompente inondazione rovinò la chiesa e allora si rese necessario il suo rifacimento[2]; l'attuale parrocchiale venne costruita tra il 1825 e il 1840[2][3].

La struttura fu danneggiata nel 1873 da una scossa di terremoto, mentre il campanile crollò[2]; el 1936 l'edificio subì da un nuovo sisma nel 1936 ulteriori danni, che furono sanati nel 1938[2].
Il 6 luglio del 1951 il vescovo Gioacchino Muccin emanò un decreto che conferì alla chiesa il titolo arcipretale[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono la pala ritraente la Beata Vergine Maria col Bambino assieme ai santi Bartolomeo Apostolo e Nicolò Vescovo, eseguita nel 1618 da Francesco Frigimelica il Vecchio[3][2], e le due tele raffiguranti la Beata Vergine ed il Bambino tra i santi Domenico e Francesco e Sant'Antonio di Padova, quest'ultima del 1890[3], entrambe dipinte dal bellunese Francesco Bettio[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 4 luglio 2020.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l Flavio Vizzutti, pp. 137-139
  3. ^ a b c d e CHIESA DI SAN BARTOLOMEO, su infodolomiti.it. URL consultato il 4 luglio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Flavio Vizzutti, Tesori d’arte nelle chiese del Bellunese. Alpago e Ponte nelle Alpi, Belluno, 2013, ISBN 88-88744-36-3.

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Chiesa dei Santi Andrea e Ponzio[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa dei Santi Andrea e Ponzio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàDronero
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSant'Andrea Apostolo e san Ponzio
Inizio costruzione1455
Completamento1461

La chiesa dei Santi Andrea e Ponzio è la parrocchiale di Dronero, in provincia di Cuneo e diocesi di Saluzzo[1]; fa parte della zona di Dronero e Val Maira.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La primitiva chiesa di Dronero sorse nel XII secolo[1][2].
L'attuale parrocchiale, dedicata sia a sant'Andrea che a san Ponzio in ricordo delle intitolazioni delle due antiche pievi della zona, fu iniziata nel 1455[1][2][3][4]; il nuovo edificio venne portato a compimento nel 1461[3][2] e consacrato il 13 ottobre di quello stesso anno[1].

Successivamente al 1631, anno della peste, la chiesa fu ridipinta, intonacate e ripulita per la disinfezione[1]; dalla relazione della visita pastorale del 1643 di monsignor Francesco Agostino Della Chiesa s'apprende che nella parrocchiale erano collocati circa quindici altri e ventotto tombe, che il pavimento era danneggiato in svariati punti e che la sacrestia non era adeguata; pertanto ne fu ordinata il rifacimento[1].
Nel 1722 venne costruita su progetto di Francesco Gallo la cupola, poi decorata da Carlo Innocenzo Pozzo[1].
Tra il 1782 e il 1784 fu edificata la nuova sacrestia e nel 1876 fu aggiunta la cappella laterale del Sacro Cuore di Gesù[1]; nel 1882 la facciata subì un rifacimento e tra il 1886 e il 1889 la chiesa venne restaurata[1].
Nel 1959 fu ristrutturato il campanile e tra il 2015 e il 2017 il tetto venne rifatto[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La facciata, che guarda a ponente e che è coronata da piccole guglie, è tripartita da quattro lesene e presenta tre rosoni e due bifore nelle parti laterali, mentre in quella centrale il portale, recante la scritta ANNO DOMINI MCCCCLXI DIE VERO XII MENSIS OCTOBRIS/INSUPER ADSCRIPTIS HOC TEMPLUM SACRA RECEPIT PONTIUS ET ANDREAS SUNT SIBI NOMINE DATI e sopra il quale vi è la ghimberga caratterizzata da un rosone polilobato[1].
L'interno è suddiviso in tre navate[1]; l'aula termina con il presbiterio, rialzato di un gradino e a sua volta chiuso dell'abside, caratterizzata dal deambulatorio[1].
Opere di pregio qui conservate sono l'organo, costruito nel 1854 e composto da 1602 canne[2][4], un'acquasantiera risalente al 1461[5], il crocifisso in legno scolpito nel XV secolo[3] e il monumento funebre di Giovanni Battista Caroli, realizzato intorno al 1584[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Chiesa dei Santi Andrea e Ponzio <Dronero>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 13 luglio 2020.
  2. ^ a b c d Le chiese del comune di Dronero, su comune.dronero.cn.it. URL consultato il 13 luglio 2020.
  3. ^ a b c d CHIESA DEI SANTI ANDREA E PONZIO ED IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI, su cittaecattedrali.it. URL consultato il 13 luglio 2020.
  4. ^ a b SS. Andrea e Ponzio - PARROCCHIALE, su visitvallemaira.it. URL consultato il 13 luglio 2020.
  5. ^ PARROCCHIALE DEI SS. ANDREA E PONZIO, su archeocarta.org. URL consultato il 13 luglio 2020.

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Chiesa di Santa Maria Annunziata (Sovizzo)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Santa Maria Annunziata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàSovizzo Colle, frazione di Sovizzo
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
Consacrazione1743
Inizio costruzioneXVI secolo
CompletamentoXIX secolo

La chiesa di Santa Maria Annunziata è la parrocchiale di Sovizzo Colle, frazione di Sovizzo, in provincia e diocesi di Vicenza[1]; fa parte del vicariato di Montecchio Maggiore.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di una chiesa a Sovizzo Colle risale al 1186[2]; tale chiesa fu probabilmente distrutta da Ezzelino III da Romano nel 1240[2][3] e sostituita da una nuova dedicata all'Assunta, situata a Sovizzo Basso[2].

Nel XIV secolo a Sovizzo Colle venne edificata una nuova chiesa, nella quale fu trasferita la parrocchialità[2].
La chiesa venne ricostruita tra i secoli XVI e XVII[3].
Tra il 1676 e il 1680 si ingrandì il coro, nel 1743 venne impartita la consacrazione e intorno al 1750 la navata fu allungata e la facciata riedificata[3].
Nel 1785 venne aggiunta la navata laterale destra, nel 1889 la sinistra[1][3]. Nel 1893 fu demolito il vecchio campanile[3] e quello attuale venne eretto nel 1903 e restaurato nel 2003[1]; nel 2004 anche la facciata subì un intervento di ristrutturazione[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La facciata, a salienti, presenta nella parte centrale quattro semicolonne di ordine ionico sorreggenti il timpano e nelle ali laterali dei semitimpani[1].

L'interno della chiesa è a tre navate[1]; opere di pregio conservate all'interno sono statua della Madonna dei Battuti, scolpita nel XVI secolo e restaurata nel 1998[3], l'altare maggiore, costruito dai fratelli Merlo[3] e ai lati del quale sono poste due statue ritraenti la Beata Vergine Maria e Vincenza Pasini[4], l'altare laterale di San Giuseppe, realizzato nel 1702 in marmo di Verona, il crocifisso, risalente al 1688[3], l'altare di sant'Antonio, un tempo dedicato alle sante Caterina e costruito nel 1704[3], il tabernacolo del 1720 e l'altare del Sacro Cuore, del 1706[3].

Vicino alla chiesa ma staccato da essa sorge il campanile, caratterizzato da copertura merlata[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Chiesa di Santa Maria Annunziata <Sovizzo>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 18 luglio 2020.
  2. ^ a b c d Parrocchia di San Maria Annunziata di Sovizzo, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 18 luglio 2020.
  3. ^ a b c d e f g h i j Chiese della Parrocchia SOVIZZO COLLE, su upsovizzo.it. URL consultato il 18 luglio 2020.
  4. ^ Territorio, storia e tradizioni, su comune.sovizzo.vi.it. URL consultato il 18 luglio 2020.

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Chiesa di Sant'Ambrogio (Porto Ceresio)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Ambrogio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàPorto Ceresio
ReligioneCristiana cattolica di rito ambrosiano

La chiesa di Sant'Ambrogio è la parrocchiale di Porto Ceresio, in provincia di Varese ed arcidiocesi di Milano[1]; fa parte del decanato della Valceresio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di Sant'Ambrogio <Porto Ceresio>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 9 agosto 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Chiesa di San Michele Arcangelo (Marzano)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Michele Arcangelo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàMarzano
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSan Michele Arcangelo
Inizio costruzioneXVI secolo
Completamento1796

La chiesa di San Michele Arcangelo è la parrocchiale di Marzano, in provincia e diocesi di Pavia[1]; fa parte del vicariato III.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di una chiesa a Marzano, dedicata all'origine non solo a San Michele Arcangelo ma anche a Santo Stefano Protomartire[1], si deve ricercare nei rogiti del cancelliere episcopale Albertolo Griffi redatti tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento[2][3].

La chiesa risulta parrocchiale già nel 1538, mentre i registri datano a partire dal 1540[1].
Nel 1552 fu realizzata la cappella di San Fermo[1].
Dagli atti relativi alla visita apostolica del 1576 di Angelo Peruzzi s'apprende che la chiesa era sede di un vicariato e che le anime da comunione ammontavano a 150[2].
Tra il 1631 e il 1654 vennero costruiti il nuovo coro e il campanile[1].

Nel 1779 i parrocchiani erano 440, saliti a 442 nel 1807[2] e 479 nel 1877[3]; nel frattempo, nel 1796 la chiesa era stata ampliata[1].

Nella relazione della visita pastorale del 1898 del vescovo Agostino Riboldi si legge che nella chiesa avevano sede la Pia Unione della Sacra Famiglia e delle Figlie di Marie, le confraternite del Santissimo Sacramento e del Santo Rosario, la compagnia di San Luigi Gonzaga e la congregazione del Terz'Ordine di San Francesco d'Assisi[2].

Nel 1915 la chiesa fu oggetto di una ristrutturazione[1]; nella seconda metà del XX secolo il vicariato di Marzano, che comprendeva le parrocchie di Calignano, Marzano, Roncaro, Spirago e Torre d'Arese[4], venne soppresso e la chiesa passò al vicariato di Lardirago[2].
Tra il 1985 e il 1987 la facciata venne restaurata[1] e il 25 ottobre 1989, come stabilito dal decreto del vescovo Giovanni Volta che dava una nuova suddivisione territoriale alla diocesi, fu aggregata al vicariato III[2].
La facciata venne nuovamente restaurata nel 2008[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata della chiesa, che guarda ad occidente, è suddivisa in due registri, l'ingeriore dei quali presenta l'unico portale d'ingresso, quattro lesene d'ordine dorico sorreggenti un cornicione caratterizzato da metope e da triglifi e due nicchie sovrastate da altrettanti timpani nelle quali sono ospitate delle statue ritraenti Sant'Antonio Abate e San Siro, quello superiore quattro lesene sopra le quali vi è il timpano triangolare caratterizzato da una dentellatura e due nicchie con, all'interno, le statue di Santo Stefano Protomartire e di San Michele Arcangelo[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è ad un'unica navata sulla quale s'affacciano sei cappelle laterali[1]; l'aula termina con il presbiterio di forma quadrata e sul quale si aprono la cappella invernale e la sacrestia, caratterizzata da La chiesa è orientata con abside rivolto ad est e facciata a ovest; è ad una sola navata con 6 cappelle laterali e volta ad ombrello[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Chiesa di San Michele Arcangelo <Marzano>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 13 agosto 2020.
  2. ^ a b c d e f Parrocchia di San Michele Arcangelo, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 22 agosto 2020.
  3. ^ a b Marzano - San Michele Arcangelo, su paviaedintorni.it. URL consultato il 22 agosto 2020.
  4. ^ Vicariato foraneo di Marzano, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 22 agosto 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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Chiesa di San Biagio (Trovo)[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Biagio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàTrovo
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
Titolaresan Biagio
Consacrazione1888

La chiesa di San Biagio è la parrocchiale di Trovo, in provincia e diocesi di Pavia[1]; fa parte del vicariato IV.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione di una cappella a Trovo è da ricercare nella relazione della visita pastorale del 1569 del cardinale Ippolito De Rossi[1]; tale chiesetta aveva l'altare illuminato da alcune finestre prive di vetrate ed era dotata di tre altari laterali, di un pavimento di terra battuta e die una torre campanaria che ospitava una sola campana[1].

Il campanile

Nel 1714 la chiesa divenne sede di una parrocchia intitolata ai Santi Biagio, Filippo e Giacomo[2] e nello stesso anno il cardinal Agostino Cubani annotò che essa era dipinta e che il campanile era dotato di due campane[1].

Nel 1769 risultava che la chiesa facesse parte del vicariato di Marcignago e che il clero a servizio della cura d'anime fosse costituito da due sacerdoti, mentre dal 1823 è attestato il solo parroco[2].

Tra il 1850 e il 1852 vennero edificati il presbiterio e il coro su terreno donato dalla nobildonna Barbara Melzi d'Eril[1]; la chiesa fu consacrata dal vescovo di Pavia Antonio Riboldi l'11 aprile del 1888[1].

Dalla relazione della visita pastorale del 1898 del suddetto vescovo Riboli s'apprende che nella chiesa avevano sede le confraternite del Santo Rosario, del Santissimo Sacramento, le Pie Unione delle Figlie di Maria e della Sacra Famiglia, la compagnia di San Luigi Gonzaga e la congregazione del Terz'Ordine di San Francesco d'Assisi[2].

Tra il 1929 e il 1930 venne demolito il vecchio campanile e ne fu eretto un altro in posizione diversa[1]; inoltre, si modificò la facciata e anche l'interno subì un riassetto[1].

Tra il 1946 e il 1950 la facciata fu oggetto di ulteriori modifiche, il presbiterio venne risistemato e l'interno fu abbellito da affreschi[1].

Dal XIX secolo compresa nel vicariato di Trivolzio, nel 1989 la chiesa passò al vicariato V, per poi venir aggregato al vicariato IV[2].

Nel 1990 furono restaurate le decorazioni dell'interno e nel 2005 la chiesa venne ristrutturata[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa e la piazza

La facciata della chiesa è divisa in tre porzioni scandite da lesene, una in corrispondenza della navata e due delle navate laterali[1]; nella parte centrale si apre il portale maggiore e, sopra di esso, vi sono due finestrelle e un affresco ritraente San Biagio mentre guarisce un ragazzo a cui s'era conficcata una lisca in gola, mentre in quelle laterali sono presenti due altri portali[1].
Nel timpano si trova un tondo realizzato nel 2005 in cui è raffigurata la mano benedicente del Papa con sullo sfondo il Vaticano[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è suddiviso in tre navate separate da balaustre, sulle quali s'affacciano tre cappelle per lato[1].
Nell'aula è presente il pavimento marmoreo in seminato in stile palladiano e in seminato alla veneziana, mentre nel presbiterio è in marmo rosso[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o Chiesa di San Biagio <Trovo>, su chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 24 agosto 2020.
  2. ^ a b c d Parrocchia dei Santi Biagio vescovo e martire e Giacomo e Filippo apostoli, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 23 agosto 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

[[Categoria:Chiese della provincia di Pavia|Biagio]] [[Categoria:Chiese dedicate a san Biagio di Sebaste|Trovo]] [[Categoria:Chiese della diocesi di Pavia|Biagio]] [[Categoria:Trovo]]

Chiesa di Santo Stefano Protomartire[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Santo Stefano Protomartire
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareSanto Stefano Protomartire
CompletamentoXX secolo

Link per voci future[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Giovanni Evangelista (Gavirate)
Chiesa di Santo Stefano Protomartire (Mariano Comense)
Chiesa dei Santi Michele Arcangelo e Nicola Vescovo
Chiesa di Santa Maria Assunta (Savignano sul Panaro)
Chiesa del Santi Nazario e Celso (Vignola)
Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Zocca)
Chiesa della Beata Vergine del Carmine (Lama Mocogno)
Chiesa dei Santi Senesio e Teopompo (Castelvetro di Modena)

Chiesa di San Paolo Apostolo <Stregna>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 16 febbraio 2022.