Utente:LucAngelillo/Sandbox

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La tradizione delle fiabe popolari[modifica | modifica wikitesto]

Percorso fiabesco

Conoscere la realtà di un qualsiasi borgo, anche del più piccolo, comporta sì la conoscenza della sua posizione geografica, dei suoi panorami naturali e storici, delle informazioni sui suoi abitanti, sulla sua economia, ma comporta anche la conoscenza delle sue tradizioni culturali e le fiabe, al loro interno, occupano sicuramente un posto di rilievo. E' un dato di fatto che la fiaba rappresenta il mondo interiore dell'individuo, le sue angosce, le sue paure, le sue pulsazioni più recondite e i suoi desideri. La fiaba popolare soprattutto, con i suoi personaggi fantastici, allo stesso tempo sinistri e avvincenti, con la complessità della sua magia conduce il lettore ad immergersi in una realtà inquietante che intriga e spaventa. Secondo quanto scrive lo studioso lucano Giuseppe Nicola Molfese nel suo libro "Ceneri di civiltà contadina in Basilicata", nella Lucania e nell'Italia meridionale tutta, "la magia è una credenza che avvince ed incuriosisce e detiene un posto di notevole importanza nelle quotidiane manifestazioni della vita".[1]

"u Scorciaman"

Nel voler tramandare i racconti fiabeschi il comune di Rapone, aderendo al progetto PIOT (Progetti Integrati di Offerta Turistica) è stato denominato "Paese delle Fiabe" con l'obiettivo di far conoscere il proprio territorio accostandolo agli affascinanti racconti popolari; a tale scopo è stato istituito anche il museo multimediale e interattivo "C.E.R.A...una volta", immerso nel verde della Contrada Fontanelle e dedicato proprio al racconto virtuale della cultura contadina. Il Centro di Educazione Rurale Ambientale, attraverso proiezioni video, postazioni multisensoriali ed installazioni interattive, offre al visitatore l'opportunità di vivere momenti di vita contadina reale, di assistere alle sue quotidiane e scandite attività oltre che ascoltare le fiabe popolari, direttamente dalla voce di coloro che sfortunatamente hanno fatto l'esperienza di incontrare alcuni dei protagonisti di queste storie.

Rapone sembra proprio essere la cornice perfetta entro cui si inseriscono le oscure creature fiabesche: nella fitta vegetazione del suo bosco, tra i suoi stretti vicoli, si può immaginare di incontrare figure come "a Mana Longh", "u Scorciaman", "a Masciara", "u Lup Comunal", "u Scazzamauriedd". Conosciamole attraverso la descrizione dei loro aspetti più peculiari, così come ci sono stati tramandati di generazione in generazione, dal racconto diretto dei nostri avi alle testimonianze scritte e raccolte nei numerosi testi di antropologia culturale e tradizioni popolari sulla terra di Lucania.

I personaggi[modifica | modifica wikitesto]

A Mana Longh e u Scorciaman[modifica | modifica wikitesto]

"a Mana Longh"

Secondo la tradizione popolare, "Mana Longh" e "Scorciaman" sono raffigurate come serpenti malvagi: il primo con lunghe mani abita nei pozzi da dove può afferrare chiunque si affacci per guardare giù, il secondo con denti affilati e aguzzi popola case abbandonate e vecchi ruderi, pronto a mangiare la pelle delle mani di chi si avvicina. La loro storia veniva raccontata essenzialmente ai piccoli proprio allo scopo di evitare che si recassero in luoghi pericolosi, spinti dalla curiosità. La fiaba di "a Mana Longh" e "u Scorciaman" pertanto riflette la paura degli adulti nei confronti dei bambini, inconsapevoli della pericolosità di luoghi sconosciuti, il rappresentarli come delle serpi è un chiaro riferimento alla figura biblica del serpente tentatore nel paradiso terrestre: ed ecco qui l'intreccio del sacro e profano, tipico dell'animo popolare che crede in Dio, il bene, ma anche in esseri magici e misteriosi, il male.

A Masciara[modifica | modifica wikitesto]

"a Masciara"

Tra le signore del piccolo borgo di Rapone la Masciara passeggia liberamente, non destando alcun sospetto e chiedendo ai passanti un pezzo di formaggio o di pane o qualsiasi altra cosa, questi ultimi ignari che un loro rifiuto può essere causa di sciagura. La tradizione dice che la Masciara è un personaggio vendicativo e pertanto un rifiuto alla sua richiesta fa sì che il passante possa ritrovarsela, di notte, ai piedi del letto pronta a pizzicarlo o ad affatturarlo. Esistono però dei rimedi per evitare che la Masciara faccia del male o addirittura, unta di olio, entri in casa passando sotto la porta[2]: mettere sotto il cuscino un paio di forbici o davanti all'uscio una scopa di saggina o un sacchetto di granelli di sabbia. La Masciara è terrorizzata dalle forbici perché di ferro, materiale di cui ha paura, e, riguardo alla scopa o la sabbia, prima di entrare, è costretta a contare i suoi fili o i granelli, un'operazione che comporta molto tempo e quindi il sopraggiungere del giorno quando la creatura malvagia non può più fare del male.

U Lup Comunal[modifica | modifica wikitesto]

"u lup comunal"

Chi nasce la notte della vigilia di natale, a mezzanotte, secondo la tradizione popolare, è condannato ad essere il famigerato "lup Comunal"; nelle notti di luna piena l'uomo perde le sembianze umane e si trasforma in "lupo mannaro", ossia il licantropo, capace di azzannare e uccidere qualsiasi persona incontri per strada. Ma anche in questo caso c'è un rimedio: se la persona che si imbatte nella bestia feroce riesce coraggiosamente a pungerlo con un bastone di ferro, il lupo mannaro ferito, perde sangue e ritorna essere umano.

U Scazzamauriedd[modifica | modifica wikitesto]

"u Scazzamauriedd"

L'ultimo personaggio fiabesco della tradizione popolare raponese è "u Scazzamauriedd", il diavoletto dal cappellino rosso che ricorda il folletto irlandese del Leprechaun con cui ha in comune sicuramente l'attitudine a fare scherzi e dispetti, sebbene quelli dello Scazzamauriedd sembrano più malefici. Infatti la fiaba racconta di una strana creatura che di notte compare nelle case e si siede sulla pancia delle persone diventando sempre più pesante al punto da far scoppiare il malcapitato a meno che questi non riesce a togliergli il cappello e a non restituirglielo più. Pur di averlo indietro il diavoletto è disposto a dargli un tesoro immenso di cui la persona può impossessarsene solo se ha un pezzo di ferro in mano che, poggiato sul tesoro, lo rende proprietario. Se ciò non accade lo spiritello fulmineamente scompare insieme al tesoro.[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. N. Molfese, Ceneri di civiltà contadina in Basilicata, p. 93.
  2. ^ Molfese, ibidem.
  3. ^ Rapone tra storia e leggenda, a cura dell'Amministrazione Comunale di Rapone, 2003.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Amministrazione Comunale di Rapone, Rapone tra storia e leggenda, Rionero in Vulture, 2003.
  • Giuseppe Nicola Molfese, Ceneri di civiltà contadina in Basilicata, Galatina, Congedo, 1978.