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La pioggia nera (romanzo)[modifica | modifica wikitesto]

La pioggia nera
Titolo originale黒い雨
Kuroi ame
AutoreMasuji Ibuse
1ª ed. originale1965
1ª ed. italiana1993
Lingua originalegiapponese

La pioggia nera (黒い雨 Kuroi ame) è un'opera dello scrittore giapponese Masuji Ibuse, pubblicata nel 1965 e tradotta in Italia nel 1993. L’opera rientra nel filone letterario del genbaku bungaku (la "letteratura della bomba atomica") e descrive l'esperienza e le condizioni di vita dei sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima del 6 agosto 1945 (hibakusha), combinando la rielaborazione di fonti documentarie con la finzione letteraria[1].

L'opera ha vinto nel 1966 l'Ordine della Cultura[2] ed il Premio Letterario Noma[3].

Dal libro è stato tratto il film omonimo del 1989 diretto da Shōhei Imamura.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

L’anziano protagonista, Shigematsu Shizuma del villaggio di Kobatake nella Prefettura di Hiroshima, rappresenta, insieme alla nipote Yasuko Takamaru, una delle voci principali della narrazione, che si alterna tra il presente del dopoguerra e il tempo del racconto dei diari riportati. Tutti i resoconti inseriti nel presente della narrazione si intersecano in un’alternanza di prospettive e punti di vista[4].

Quattro anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, Yasuko, giovane in cerca di marito, non riesce a sposarsi, in quanto si è diffusa nel villaggio la voce che sia affetta dalla "malattia atomica", conseguenza del contatto con le radiazioni[5]. In vista di una proposta di matrimonio[6] dopo tre tentativi falliti, Shigematsu, che in quanto tutore di Yasuko ha la responsabilità di trovarle marito, invia all'intermediario del matrimonio un certificato di “buona salute” per assicurarsi che l’accordo vada a buon fine, ma l'azione non fa altro che aumentare i sospetti di quest’ultimo. Per cercare di dimostrare come la nipote fosse lontana dall'epicentro del bombardamento il giorno 6 agosto 1945, e quindi non possa essere stata esposta alle radiazioni e aver contratto la malattia, Shigematsu decide di trascrivere il diario di Yasuko, iniziato il giorno della tragedia, in cui la giovane racconta della propria esperienza durante e dopo il bombardamento, in modo da presentarlo all'intermediario. Shigematsu allega successivamente il proprio Diario del Bombardamento scritto nel settembre 1945, perché faccia da appendice al resoconto della nipote e con l'intenzione di donarlo in seguito alla biblioteca della scuola elementare del villaggio, affinché possa essere conservato come testimonianza futura[7]. Il diario di Shigematsu diventa la fonte principale con cui la narrazione si connette agli eventi del 1945, ed il vecchio interrompe la trascrizione e la reminescenza del suo continuo attraversare la città appena bombardata solo per mangiare, sbrigare commissioni e controllare il piccolo allevamento di carpe che ha avviato insieme agli amici Shōkichi e Asajirō, che come Shigematsu hanno contratto la "malattia atomica"[8].

Dal diario di Yasuko, Shigematsu e la moglie Shigeko scoprono che Yasuko era a circa dieci chilometri da Hiroshima nel momento in cui la bomba era caduta, ma che, nel ritornare verso la città dopo l’esplosione per cercare i familiari, è stata esposta alla “pioggia nera”, espressione comune del tempo che indica i residui radioattivi che all'esplosione di una bomba atomica si sollevano nell'atmosfera per poi ricadere al suolo[9]. La coppia sceglie di accantonare momentaneamente la ricopiatura del diario della nipote, dubbiosi se includere o meno il fatto appena scoperto. Nel frattempo, Shigematsu chiede a Shigeko di ricopiare il suo resoconto sul regime alimentare degli abitanti durante la guerra, il quale viene presentato nella narrazione mentre Shigematsu lo legge, per poi aggiungerlo al proprio Diario del Bombardamento. Riesaminando gli eventi raccontati nei diari, Shigematsu finisce per realizzare che la vicinanza all'epicentro non è l'unico fattore che influenza la contaminazione. Questo timore è confermato dalla rivelazione della malattia di Yasuko, quando le trattative per il matrimonio falliscono a seguito di una lettera inviata al pretendente in cui la giovane confessa di avvertire i sintomi della malattia, ancor prima di averlo annunciato agli zii[10].

Le condizioni di salute di Yasuko peggiorano e Shigeko, a sua insaputa, inizia a tenere un diario sui suoi sintomi. Alla ricerca di una cura, Shigematsu sembra riguadagnare speranza quando gli viene inviato il diario del medico militare Hiroshi Iwatake, in cui legge degli effetti delle radiazioni sui malati e del percorso di guarigione apparentemente miracoloso dello stesso medico. Le condizioni della ragazza, ormai ricoverata in ospedale, sono ad un punto cruciale, e gli zii la incoraggiano a non perdere le speranze.

L’opera termina con la fine della trascrizione del «Diario del Bombardamento di Shigematsu, giorno 15 agosto», che descrive il protagonista mentre cammina lungo un corso d’acqua e osserva i pesci nuotare, sullo sfondo il ricordo dell’annuncio di resa dell’Imperatore e «la speranza di un futuro che già sa irrealizzabile: solo un miracolo può salvare Yasuko e liberare dall’ansia di un tempo segnato per sempre dagli effetti della bomba»[11][12].

Titolo[modifica | modifica wikitesto]

La serializzazione dell’opera inizia con la pubblicazione sulla rivista Shinchō tra il gennaio e il luglio 1965, ed i primi capitoli riportano il titolo del progetto originale, Mei no kekkon (Il matrimonio della nipote), successivamente modificato in Kuroi ame (La pioggia nera)[13], metafora e termine del linguaggio comune del tempo che indica il fallout nucleare, il materiale diventato radioattivo che dopo l’esplosione ricade al suolo. Essa è menzionata per la prima volta nel diario di Yasuko, quando la giovane accenna di esservi stata esposta[9], e sembra permeare la sua vicenda come un oscuro presentimento, come una minaccia di morte in antitesi al suo desiderio di sposarsi e concepire la vita.

L’immagine è un ossimoro ed una contraddizione delle leggi della natura: l’acqua, e dunque la pioggia, nella tradizione Shintō rappresenta la forza vitale, l’elemento che rigenera, ciò che è puro (hare), ed è incompatibile con ciò che è impuro (kegare), il nero, lo sporco. L’accostamento dei due elementi contrastanti vuole indicare lo sconvolgimento dell’ordine naturale e della vita umana[14].

Personaggi principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Shigematsu Shizuma: il protagonista, attraverso il cui punto di vista viene presentata la narrazione. Hibakusha e capofamiglia, si sente responsabile per il futuro di Yasuko e ricopia i diari per scagionarla dal sospetto di contaminazione, ma a causa della scoperta della malattia, la “verità” sulla sua buona salute che egli voleva confermare si dimostra falsa ancor prima che possa finire di ricopiarne il contenuto. Nonostante la scrittura perda il suo obiettivo primario, Shigematsu continua a scrivere, sia per dovere di testimonianza, sia per il valore che Ibuse dà alla stessa scrittura, in quanto atto terapeutico[15]. La sua preoccupazione nel documentare ciò che ha vissuto diventa il suo modo per esprimere la responsabilità verso la storia[16], che finisce per trascendere il suo obbiettivo iniziale[17][18].
  • Yasuko Takamaru: nipote di Shigematsu e Shigeko, nasconde i sintomi della "malattia atomica" e li rivela a seguito del fallimento dell'ultima proposta di matrimonio. Le sue condizioni di salute si aggravano poco dopo questo episodio. Il suo personaggio cerca di stabilire attraverso il silenzio la propria indipendenza, in un ambiente che indaga continuamente sulla sua vita[19].
  • Shigeko Shizuma: moglie di Shigematsu, modesta e pratica, condivide con il marito la responsabilità della nipote. Si prende cura di Yasuko prima che questa sia trasferita in ospedale[20].
  • Suo Hosokawa: il dottore a cui Shigematsu ha chiesto consiglio quando la salute della nipote si è improvvisamente deterioriata. È colui che invia a Shigematsu il diario di Hiroshi Iwatake.
  • Hiroshi Iwatake: cognato del Dottor Hosokawa e medico militare, nel proprio diario racconta dell'inaspettata guarigione dalla "malattia atomica"[21].
  • Shōkichi: hibakusha e amico di Shigematsu e Asajirō, insieme a loro su consiglio del medico si dedica alla pesca, in quanto è un'attività poco faticosa che non scatena i sintomi della "malattia atomica". Bollato insieme agli amici come "fannullone", decide di avviare con loro un allevamento di carpe per continuare l'attività di pesca e trasformarla al contempo in un lavoro.
  • Asajirō: hibakusha, amico e compagno di pesca di Shigematsu e Shōkichi, prende parte all'attività di allevamento delle carpe[22].
  • Aono: quarto pretendente di Yasuko, viene solamente menzionato. Ritira la proposta di matrimonio una volta venuto a conoscenza delle condizioni di salute della ragazza.

Analisi[modifica | modifica wikitesto]

Autenticità e Finzione[modifica | modifica wikitesto]

L’opera si presenta come narrazione onnisciente in terza persona, in cui sono inseriti i diari di alcuni sopravvissuti, frutto della rielaborazione di testimonianze scritte e orali di veri hibakusha, testimonianza di un’esperienza soggettiva e dunque non onnisciente. La trama inventata in cui sono inseriti i diari non vuole invalidarne l’autenticità, in quanto l'autore mira a costruire una testimonianza che sia fedele all'esperienza personale dei sopravvissuti e alla sincerità con cui riportano il proprio vissuto, più che al realismo oggettivo[13][23]. La presenza di numerosi diari, i quali spesso sembrano sopraffare la narrazione primaria, crea una molteplicità di punti di vista che permette il superamento dell’esperienza limitata del singolo[24][11]: la tragedia si trasforma in un avvenimento continuo e permanente nella memoria collettiva[25]. Al contempo, l’utilizzo della forma diaristica permette di narrare in prima persona e ricondurre l’esperienza ad una sfera individuale, come individuale è la sofferenza degli hibakusha, prima che collettiva.

Livelli narrativi[modifica | modifica wikitesto]

L’alternanza dei diari crea numerosi livelli spaziali, più o meno lontani dal luogo dell’esplosione, e altrettanti livelli temporali, sui quali si intrecciano il presente della narrazione primaria, nel corso del quale Shigematsu trascrive i diari, il passato prossimo, ovvero il periodo che segue la catastrofe di alcuni anni prima e che diventa un presente assillante attraverso il continuo ricordo delle voci narranti, ed un passato ancora più remoto, che precede l’attimo della deflagrazione e sembra ormai una presenza lontana e irraggiungibile. La narrazione primaria condiziona la stesura dei documenti riportati, poiché Shigematsu è influenzato nella sua trascrizione sia dalla volontà di far sì che la proposta di matrimonio di Yasuko vada a buon fine, sia dalla superiorità conoscitiva dei fatti rispetto al momento in cui ha scritto per la prima volta il suo diario[26].

L’utilizzo dei diari permette all’autore di mediare la propria presenza, e dunque narrare in modo indiretto e impersonale. Servendosi di uno “sguardo a distanza”, Ibuse può inserire dell’ironia e presentare anche le situazioni più tragiche con pacato distacco, grazie alla tecnica dell’understatement[11][27].

Immagini e metafore[modifica | modifica wikitesto]

L’autore utilizza figure retoriche per descrivere il tragico evento e i suoi effetti successivi. Immagini metaforiche si ripetono[28]continuamente a fissare l’attimo dell’esplosione, attraverso la prospettiva dei personaggi, ma esso non è mai descritto direttamente, poiché Ibuse, come i lettori, non è un testimone diretto, e dunque sceglie di dare parola alla testimonianza degli hibakusha che hanno invece assistito. Le caratteristiche della luce dell’esplosione cambiano in base a chi l’ha vista e all'angolo della visuale. Il fungo atomico, l’immagine più rappresentativa della bomba atomica, viene descritto con altrettanta varietà e paragonato al fumo di un vulcano, ad una medusa, fino a coincidere con mukurikokuri, espressione intraducibile usata per impaurire i bambini nell'annunciare loro l’arrivo di creature infernali, agghiacciante come solo i mostri creati dalla fantasia infantile possono far paura ad un bambino[29].

Catastrofe, rinascita e natura[modifica | modifica wikitesto]

Ibuse è solito usare nelle sue opere immagini catastrofiche per descrivere eventi che rimuovono l’uomo dal proprio ambiente fisico e sociale, sia di matrice umana, come la guerra e la conseguente devastazione, sia fenomeni naturali estremi ed incontrollabili, come terremoti e inondazioni[11]. L’inesorabilità delle leggi del mondo naturale è una forza cui l’uomo non può sfuggire ed è vista nelle sue opere con gli occhi della gente comune[30]. Questo tema è ricorrente nelle opere di Ibuse, che costruisce negli anni una "letteratura della catastrofe" su cui si innesta anche la descrizione della devastazione di Kuroi Ame, anche se il bombardamento è di matrice umana e non naturale[29].

L'orrore non è creato solo dalla descrizione della tragedia, ma anche dalla sua contrapposizione con il passato, la natura e la quotidianità distrutte dall'esplosione. Questo orrore è attenuato dall'osservazione della rinascita inarrestabile della natura, insieme forza distruttrice e generatrice di vita, che dà conforto al protagonista Shigematsu[31]. Le catastrofi sono infatti accomunate dall'idea che, come la natura continua inesorabile il suo ciclo di morte e rinascita, anche gli avvenimenti più drammatici celano in sé la possibilità di un nuovo inizio. Questa speranza in Kuroi ame assume un tono rassegnato: il fall out atomico ha rotto l’ordine della natura, che rinasce, ma “impazzita”, estranea al proprio ordine, manifestazione di un mondo che non potrà più tornare come prima[11]. Il danno delle radiazioni si estende anche al futuro e l’uomo non può fare niente per contrastarne gli effetti[32].

Condanna della guerra[modifica | modifica wikitesto]

La tragedia della bomba atomica sottintende una moralità che non si ritrova nella violenza della natura, che è al contrario anonima e spontanea. Nell'opera, tuttavia, la condanna della guerra trapela dalle parole dei personaggi, ma non è mai critica aperta, né ricerca di cause o colpe. I personaggi si sentono ingranaggi di un meccanismo inarrestabile che guida le loro vite come fa la natura e il bombardamento appare ai loro occhi inevitabile tanto quanto un disastro naturale.

L’assenza di un’analisi storica dell’evento deriva anche dalla condizione di esilio intellettuale dell’autore, che come molti altri scrittori giapponesi, durante gli anni della guerra si è astenuto da considerazioni di tipo politico[29].

Equilibrio e stile[modifica | modifica wikitesto]

La mostruosità della catastrofe si percepisce nonostante l’utilizzo di uno stile indiretto e di un tono pacato, e non tutto viene detto, poiché l’opera è destinata a lettori consapevoli degli effetti delle radiazioni. La narrazione guida il lettore nella scoperta graduale e frammentaria dell’accaduto attraverso la prospettiva dei personaggi, che lo percepiscono in tutta la sua gravità solo con il passare del tempo. L’acquisizione di informazioni, così come le scene di orrore, sono intervallate da lunghe parentesi narrative, che permettono di allentare la tensione.

Il senso dell’orrore si delinea grazie all'utilizzo costante della "tecnica del contrasto", la quale consiste nella sovrapposizione di immagini che suscitano sensazioni opposte. Il bombardamento, imprevedibile e fuori dall'ordinario, viene rapportato ai gesti semplici e rassicuranti della vita quotidiana che lo stesso evento ha gettato nel caos[31].

Ritualità[modifica | modifica wikitesto]

Gli hibakusha tentano di ristabilire l’ordine e l’equilibrio perduto attraverso i riti, fondamentali per ricostruire la propria identità individuale e collettiva[11]. I riti e la ritualità delle azioni quotidiane servono ai sopravvissuti per riaffermare la vita sulla morte, il proprio io e l’ordine socio-culturale preesistente, oltre che per plasmare nuovamente il tempo scandendone le fasi secondo un ordine preciso[12][33]. Tra i riti figurano anche quelli dedicati alla pacificazione delle anime dei morti, poiché l’ordine sociale non può essere ristabilito senza tracciare il confine fra il mondo dei vivi e quello dei morti che esigono sepoltura[11]. Secondo lo Shintō, le vittime di morte violenta e improvvisa, come quelle del bombardamento di Hiroshima, diventano goryō, spiriti inquieti, e i riti placano queste anime, pacificano le forze della natura e attraverso la loro ripetizione anche i sopravvissuti ricevono conforto[33].

Memoria[modifica | modifica wikitesto]

La pioggia nera è un’opera al servizio della memoria: è “letteratura da requiem” poiché vuole restituire individualità alle vittime, anonime perché morte in massa, e salvarne il ricordo. Ma è anche definita dai critici giapponesi Hiroshima fudoki, “Cronaca della regione di Hiroshima”, che attraverso le descrizioni dell’ambiente fisico e sociale tenta di proteggere il ricordo di un passato la cui scomparsa la bomba atomica ha solo reso più definitiva[33].

Adattamenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1989 il libro viene trasposto in un film, diretto da Shōhei Imamura.

Il regista si concentra sulle conseguenze del bombardamento negli anni ‘50, presentando il deterioramento fisico ed emotivo dei sopravvissuti, la discriminazione cui sono sottoposti, e la loro disillusione verso il futuro anche con l'ausilio di parti documentarie, che mostrano le condizioni di Hiroshima subito dopo l’esplosione, e l’utilizzo del bianco e nero e di un angolo di ripresa molto basso, i quali conferiscono un tono sobrio e documentaristico[34][12].

La giovane Yasuko diventa la figura centrale della pellicola, assumendo un ruolo attivo e, come altri personaggi femminili, una caratterizzazione più sviluppata e complessa rispetto alla controparte letteraria[35]. Attorno a lei si collocano diversi personaggi addizionali non presenti nel romanzo, che, oltre a conferire una maggiore varietà alla composizione sociale del villaggio, evidenziano le difficoltà di interazione umana della ragazza in quanto vittima delle radiazioni.

Tra questi spicca Yūichi[36], ex-soldato ridotto in povertà e affetto da PTSD, che rappresenta una vittima della guerra[37] e la cui presenza serve a criticare l’atteggiamento postbellico di marginalizzazione delle vittime come membri non produttivi della società, considerate un peso ed residuo di uno sgradevole passato[38], e permette inoltre di espandere il tema del vittimismo tipico della mentalità giapponese del dopoguerra, la quale tende a ignorare il proprio ruolo di carnefice in favore di un’immagine di vittima del conflitto, considerando l’esercito l’unico responsabile: Yūichi, in quanto veterano, colma il divario tra gente comune e militari ed è simbolo della colpa di entrambe le categorie[38][39]. Il suo personaggio è marginalizzato in maniera più evidente rispetto a Yasuko, ma ne condivide l’alienazione sociale[40], ed è l’unico con cui la giovane riesca a confidarsi sinceramente: i due finiranno per innamorarsi nonostante la differenza di classe[39].

La pellicola ricostruisce la vicenda di Yasuko in modo che gli spettatori possano seguirne la crescita spirituale e, attraverso immagini del suo inesorabile declino fisico e del singolare legame con Yūichi, percepire la drammaticità del potere che l’era nucleare detiene sulle vite della gente comune[41]. Per presentare il “terrore” che accompagna le radiazioni, Imamura, a differenza di Ibuse, sceglie quindi di drammatizzare la comparsa della malattia, in Yasuko, come anche in altri sopravvissuti. La dipartita di questi ultimi è presentata attraverso una sequenza di rapide inquadrature, che mostra i sopravvissuti, prima, e il loro funerale, nella scena successiva. L’utilizzo di un’inquadratura bassa e a distanza è interrotto da poche riprese ravvicinate dei volti dei personaggi nei momenti di maggiore drammaticità. Uno degli esempi principali è la scena in cui Yasuko ha la conferma di essere affetta dalla "malattia atomica", momento assente nell’opera letteraria: l’immagine di Yasuko che, mentre fa il bagno, osserva sgomenta ciocche di capelli restarle fra le dita, suscita una reazione viscerale[42].

La famiglia protagonista e i personaggi che ne accompagnano la vita diventano rappresentanti di tutte le vittime di ogni guerra della storia, e nello stesso modo il bombardamento non è altro che il simbolo della follia degli esseri umani, incapaci di imparare dagli errori del passato[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Luisa Bienati e Paola Scrolavezza, La narrativa giapponese moderna e contemporanea, Venezia, Marsilio, 2009, pp. pp.127-128, 131-132, OCLC 635930439.
  2. ^ (EN) Robert Jay Lifton, Death in Life: Survivors of Hiroshima, The University of North Carolina Press, p. 553, OCLC 24065055.
  3. ^ Janice Brown, The static and the dynamic: a study of the hidden world of Ibuse Masuji, Vancouver, University of British Columbia, 1979, p. 9, OCLC 606270375.
  4. ^ Mastrangelo, p.78-79
  5. ^ Matilde Mastrangelo e Andrea Maurizi, Catastrofe e rinascita nella letteratura di Ibuse Masuji, in I dieci colori dell’eleganza: Saggi in onore di Maria Teresa Orsi, Roma, Aracne, 2013, pp. 43-68, OCLC 929828055.
  6. ^ Il matrimonio in Giappone era “combinato” con un patto e prevedeva, prima dell’incontro formale (miai) tra gli sposi, che un intermediario compisse delle indagini sui futuri coniugi.
  7. ^ Ibuse, p.29-33,84
  8. ^ Ibuse, p.72-80
  9. ^ a b Ibuse, p. 34, 81-83
  10. ^ Ibuse, p.299-300
  11. ^ a b c d e f g (IT) Luisa Bienati, Letteratura Giapponese 2, Torino, G. Einaudi, 2005, pp. 241-244, OCLC 885862899.
  12. ^ a b c d (IT) Maria Roberta Novielli e Paola Scrolavezza, Lo schermo scritto – Letteratura e Cinema in Giappone, Venezia, Cafoscarina, 2012, pp. 149-157, OCLC 828224960.
  13. ^ a b (EN) Atsuko Sakaki, Obsessed with Inscription: Ibuse Masuji’s Kuroi ame, or (Re)Writing Memories, in Harvard East Asian Monographs, n. 180, 1º gennaio 1999, pp. 55-96, OCLC 207221888.
  14. ^ Ibuse, p.16
  15. ^ (EN) Reiko A Auestad, Ibuse Masuji’s Kuroi Ame (1965) and Imamura Shōhei’s Film Adaptation (1989), in Zeitschrift Für Literaturwissenschaftliche Japanologie, n. 4, 1º gennaio 2017, pp. 106-124, OCLC 7265911298.
  16. ^ ancor prima di scoprire la malattia di Yasuko, Shigematsu aveva intenzione di trascrivere il diario perché l’intermediario del matrimonio potesse esaminarlo, e successivamente donarlo alla biblioteca della scuola elementare del villaggio, affinché potesse essere conservata come testimonianza futura
  17. ^ Lifton, p.549
  18. ^ Ken Davis e Frances L. Helphinstine, Teaching English in a Nuclear Age, 1985, pp. 394-395, OCLC 12892436.
  19. ^ Sakaki, p.76-77
  20. ^ Ibuse, p.318
  21. ^ Ibuse, p.321-355
  22. ^ Ibuse, p.78-80
  23. ^ Ibuse, pp.9-50
  24. ^ Mastrangelo, p.85
  25. ^ (IT) Alberto Casadei, Diari dell’inferno terreno: La pioggia nera di Ibuse Masuji, in Romanzi di Finisterre: narrazione della guerra e problemi del realismo, Roma, Carrocci, 2000, pp. 235-236, OCLC 797696005.
  26. ^ Più di una volta Shigematsu integra il proprio diario con informazioni acquisite successivamente, precedute dall’ espressione “Aggiunta successiva”.
  27. ^ Ibuse, p.32
  28. ^ L’uso delle “liste” è una tecnica letteraria comune nella tradizione classica giapponese e ricorre anche per altri elementi del libro, come per esempio il cibo.
  29. ^ a b c Ibuse, p.15-23
  30. ^ Mastrangelo, p.50-53
  31. ^ a b Ibuse, p.20-27
  32. ^ Mastrangelo, p.61-62,65
  33. ^ a b c Ibuse, p.27-29
  34. ^ Auestad, p.113
  35. ^ Tachibana, p.304-306
  36. ^ Ispirato all’omonimo personaggio della storia breve Yōhai taichō scritta dallo stesso Ibuse Masuji.
  37. ^ (EN) Reiko Tachibana, Seeing Between the Lines: Imamura Shōhei's ‘Kuroi Ame (Black Rain), in Literature/Film Quarterly, vol. 26, n. 4, 1º gennaio 1998, pp. 304-312, OCLC 6733700933.
  38. ^ a b Auestad, p.113-114,116-117
  39. ^ a b Tachibana, p.307-309
  40. ^ Auestad, p.115
  41. ^ Tachibana, p.311
  42. ^ Auestad, p.118-119

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Reiko A Auestad, Ibuse Masuji’s Kuroi Ame (1965) and Imamura Shōhei’s Film Adaptation (1989), in Zeitschrift Für Literaturwissenschaftliche Japanologie, n. 4, 1º gennaio 2017, pp. 106-124, OCLC 7265911298.
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