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Francesco Gasparoli (Fano, 1661Monte San Vito, 15 ottobre 1717) è stato un architetto, archeologo, politico cartografo italiano.

Vita[modifica | modifica wikitesto]

I suoi studi abbracciavano i più disparati campi, dall’architettura alla giurisprudenza, dalla matematica alla cosmologia, dall’archeologia alla geografia e all’arte araldica, senza tralasciare la religione, egli dimostrò sempre grande perizia e applicazione in qualsiasi compito gli venisse affidato, succedendo elogi e riconoscenze.

Figlio di Giuseppe Gasparoli e Diana di Domenico Maggioli è sepolto nel cimitero San Pietro in Valle. Ebbe un fratello, Domenico, morto in giovane età, e una sorella, Cassandra, morta anche lei precocemente dopo essersi maritata con un tale Maggioli di Monte San Vito. Sposò Bartolomea di Giorgio Rosi d’Ancona, dall’unione dei due nacquero Angelo, Giuseppe, Giorgio, Antonio, Giovanna, Diana e Orsola Gasparoli; informazione sicura grazie a ciò che ci è stato tramandato dal testamento della stessa Bartolomea. Francesco Gasparoli fu legato ad Urbino al servizio dell’eminentissimo Cerri, svolgendo un lavoro di tale bravura che il suo nome divenne familiare a buona parte degli abitanti di tale cittadina. Per questo venne aggregato al numero dei Consiglieri il 13 settembre 1690 dove esercitò magistrati e cariche e fu chiamato ad eseguire anche compiti di grande difficoltà. In particolare scrisse alla Consulta di Roma di proprio pugno poiché, in sua opinione, l’ufficio del Podestà non aveva bisogno dell’assoluzione dal Monsignor Vescovo di taluna città passati i sei mesi, come si era sempre fatto, e ne giunse l’approvazione da parte della Consulta.

Venne affidato poi in corte come confidente dell’Eminentissimo cardinale Angelo Ranuzzi e dell’abate Domenico Federici, in seguito si spostò a Venezia presso l’imperatore Leopoldo per passare poi a Vienna per urgenti questioni presso l’Eminentissimo cardinale Colomity (o Coloniz) e, riconosciuto per uomo di grande applicazione, modestia e capacità nel condurre a buon termine gli affari, riportò un notevole diploma dichiarandolo tesoro personale, presente tutt’ora nella dimora storica dei Gasparoli. Deceduta la sua consorte, per dimostrarle la sua fedeltà rispettando i vincoli del matrimonio, il Gasparoli decise di prendere l’abito ecclesiastico e, in seguito, venne dichiarato Vicario Generale della città di Fano. Tuttavia negli anni immediatamente precedenti al suo ingresso tra le file del clero, è rilevante il fatto che egli appartenne ad uno dei più illustri sodalizi cittadini, ovvero la Venerabile Confraternita di Santa Maria del Suffragio di Fano.

Riguardo la sua carriera architettonica sappiamo che i Padri Domenicani ed il padre Pietro Maria Amiani diedero incarico di rimodernare l’interno della chiesa di San Domenico di Fano proprio al Gasparoli (i lavori ebbero luogo dal 1703 al 1714). In una lettera di Angelo Ranuzzi verso Gasparoli non è dato comprendere con chiarezza se quest’ultimo fosse stato chiamato in causa dal vescovo semplicemente in veste di suo amministratore assegnato a sovrintendere economicamente al lavoro o assegnato alla ristrutturazione delle carceri, oppure se fosse stato proprio lui l’architetto ingaggiato dal Ranuzzi, se così fosse, al Gasparoli oltre che il disegno e la ristrutturazione del Collegio Nolfi e della chiesa di San Domenico, bisognerebbe attribuire anche il lavoro architettonico delle carceri annesse al palazzo vescovile e, a quanto pare, quello del vecchio seminario fanese. (da riformulare sinteticamente)

Molto importante fu anche il suo interesse per la scienza geografica e cartografica, passione confermata dal grande legame stabilito verso il nobile cosmografo veneziano Padre Vincenzo Coronelli (contatto stabilitosi quasi certamente nel periodo del soggiorno veneziano, periodo in cui è ipotizzabile anche il suo ingresso nell’Accademia degli Argonauti fondata proprio da Coronelli). La sua appartenenza al numero degli Argonauti è testimoniato dal cosmografo veneziano che accompagna la pianta di Fano, dove è presente la dedica “Dedicata all’illustrissimo signore Francesco Gasparoli, nobile fanese, accademico Argonauta, dal cosmografo Coronelli”. Riguardo la realizzazione della pianta è stato ipotizzato un intervento diretto da parte dello stesso Gasparoli, il quale dovette fornire a Coronelli, se non un rozzo modello, almeno tutte le informazioni urbanistiche e architettoniche in merito alla città di Fano, aiuto ricambiato dal esso tramite la dedica precedentemente espressa.

Fu lettor pubblico di legge e matematica nell’università Nolfi di Fano, incarico che evidenzia a pieno il suo amore non solo per le materie letterarie ed umanistiche, ma anche per quelle scientifiche e matematiche.

Visitò Inghilterra, Germania e altre parti dell’Europa e sapeva parlare sette lingue.

Dunque, come si può comprendere dai numerosi suoi scritti e dagli elogi ricevuti successivamente la scrittura di questi, la fatica del Gasparoli si può definire uno strumento di fondamentale importanza per tutti gli studiosi e appassionati della storia della città di Fano e dintorni, poiché tramite queste carte è possibile riconoscere e ricostruire la vita dei personaggi più illustri e importanti della città di Fano nel corso dei secoli. Inoltre l’autore non è solo stato capace di tramandare il crudo e freddo dato biografico che riguarda ciascun personaggio, ma, con eccellente abilità, è riuscito a trasmettere anche l’aspetto psicologico e interiore di ognuno, mettendo in risalto con argute e precise parole, quei sentimenti ed emozioni che, senza il suo intervento, sarebbero senz’altro andate perdute.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Sono numerose le opere da lui scritte, in particolare riguardanti la sua città natale, che ancora oggi sono conservate presso la Biblioteca Federiciana di Fano, opere che, non è dato saperne con certezza il motivo, non vennero mai pubblicate.

  • Lasciò un libro intitolato “Gli uomini illustri della città di Fano”, quest’opera raggruppa in un unico libro tutti gli uomini insigni della città di Fano, comprendendo, in ordine alfabetico, poeti, cardinali, vescovi, soldati e tutti coloro che hanno vissuto nella città natale del Gasparoli degni di nota. L’opera di Francesco rimase inedita alle stampe su specifica richiesta del suo autore, benché il signor Conte Pompeo Camillo di Monte Vecchio la avesse cercata dai discendenti di Gasparoli per pubblicarla sotto il titolo di “Fatiga del Signor Francesco Gasparoli”. Importante è la biografia dello stesso Francesco Gasparoli, compilata dal nipote Giovanni Maria, non tanto per i dati biografici fornitici, ma per informazioni riguardanti la redazione e la stesura di questo manoscritto, così cita: “Francesco di Giuseppe Gasparoli […] fu uomo studiosissimo et amantissimo del sapere. Che però non omise diligenza e fatica per raccorre tutte le più celebri e gloriose notizie della sua patria per solo esempio verso i figli, posteri e successori e compose molti libri, dei quali nessuno permise di dare alle stampe. E tra le altre opere fatte dal medesimo la presente raccolta si deve annoverare, perché fu sua fatica e da me solamente progredita sino ad oggi”.

Altri due importanti scritti del Gasparoli, di grande aiuto per approfondire lo studio storico-epigrafico della città di Fano, rientrano a far parte del suo studio puntiglioso delle numerose lapidi ed epigrafi commemorative, dalla più antica di epoca Romana a quella più vicina ai suoi giorni, conservate nei tanti edifici civili e sacri fanesi. Queste opere oltre che nella descrizione delle tante epigrafi e lapidi, svolgono un ruolo decisamente rilevante soprattutto nelle precisazioni storiche che l’autore fornisce assieme alla loro trascrizione: notizie capaci di provare l’esistenza di una lapide, oggi magari andata perduta o gravemente danneggiata, oppure far conoscere l’originaria collocazione di un’iscrizione ora reperibile in tutt’altro luogo della città.

  • Il primo scritto è intitolato “Le pietre parlanti” (1683), è un piccolo fascicolo di 26 carte dove le diverse iscrizioni vengono raggruppate e descritte a seconda degli edifici in cui si trovano; incominciando dai due massimi palazzi della città di Fano (Palazzo Vescovile e il Palazzo del Magistrato), per arrivare agli altri edifici pubblici e privati sino alle chiese cittadine.
  • Il secondo scritto è intitolato, invece, “Li marmi eruditi” ed è un manoscritto contenente, tra l’altro, anche scritti di altri autori. Quest’opera si suddivide in due parti: la prima intitolata “Iscrizioni antiche de’ Gentili che si trovano sparse presentemente in vari luoghi della città”, parte dedicata, appunto, alle iscrizioni antiche, prevalentemente riconducibili al periodo Romano e al tardo medievale; la seconda parte, invece, intitolata “Iscrizioni e monumenti che si leggono in diverse chiese della città di Fano”, parte esclusivamente dedicata alle iscrizioni affisse sui muri delle chiese fanesi. A loro volta in questa seconda parte, i marmi vengono raggruppati a seconda dell’importanza di ciascuna chiesa, incominciando dal Duomo, per finire con le chiese dei dintorni.
  • Un’altra opera del Gasparoli (giunta sino a noi incompleta) si distingue per argomento dalle altre ma continua, ad ogni modo, a far riferimento alla città di Fano. Quest’opera è intitolata “Breve trattato dell’architettura militare”, al suo interno, sotto forma di piccolo trattato, si spiega e sintetizza quanto teorizzato da diversi autori moderni sull’architettura militare e sulla costruzione delle fortificazioni, divise tra regolari e irregolari, argomento di grande tendenza nel XVII secolo, date le numerose lotte e combattimenti sul suolo italiano per la conquista del territorio, tenacemente difeso dalle numerose fortificazioni e rocche tutt’ora presenti (in uno stato più o meno buono). Inoltre è da considerare scelta di Gasparoli quella di prendere in considerazione, in questo scritto, solamente le teorie moderne, infatti così egli stesso cita: “L’architettura militare si suol dividere in antica e moderna, l’antica non è più in uso per i difetti di essa scoperti dall’esperienza delle guerre moderne […] Non porrò le maniere dell’antica per non slungare senza frutto, ma solo porrò le regole della moderna…”. Quest’opera è suddivisa in ben quattro libri: il primo, intitolato “Dell’architettura militare spiega alcune componenti presenti nella fortezza e illustra i luoghi più adatti per edificarne una.  Il secondo, “Delle fortificazioni moderne”, ha per tema la costruzione delle fortezze cui vengono accuratamente descritte le parti esterne come quelle interne; si parla inoltre delle regole matematiche e geometriche da rispettare per costruire una fortezza stabile nonché in proporzione all’altura in cui si trova. Il terzo libro, “Dell’architettura militare”, spiega la progettazione e la costruzione delle fortezze irregolari e mostra come trasformare le costruzioni da irregolari a regolari. Quarto ed ultimo libro, anch’esso, come il precedente, intitolato “Dell’architettura militare”, ha per argomento principale la scrupolosa descrizione dei diversi strumenti e sistemi difensivi atti a rendere la fortezza ancor più impenetrabile, tra cui: i baluardi, le traverse, la mezzaluna, il rivellino… Nota particolare da conferire a questo manoscritto è il fatto che esso viene accompagnato da un gran numero di complessi calcoli matematici e da 25 tavole esplicative disegnate a penna dallo stesso Gasparoli, raffiguranti la pianta e le sezioni verticali di alcune tipologie di fortezze. Nonostante l’opera non illustri nulla di innovativo ma si limiti a riportare idee e concetti già espressi da altri autori dell’epoca, la sola competenza grafica nel disegnare le tavole è in grado di evidenziare ulteriormente la passione del Gasparoli per la scienza matematica e architettonica.
  • L’ultima opera di Francesco Gasparoli si distingue da tutte le precedenti, infatti essa illustra il mondo della filosofia e della sua speculazione, parlando in particolar modo della filosofia morale, da qui il titolo “Della filosofia morale”. Lo scritto si apre con una trattazione che parte dalla filosofia classica per giungere a quella moderna dove l’autore si sofferma ad illustrare le diverse componenti sentimentali dell’animo umano, delineando, con un linguaggio adatto, le molteplici affezioni e sfumature che plasmano l’animo e il carattere umano e ne condizionano il comportamento all’interno della società civile. Gli ultimi due capitoli del trattato sono dedicati rispettivamente alla felicità umana e a quella cristiana, due facce della stessa medaglia che, tuttavia, sembrano non avere assolutamente nulla in comune. Si dispone, inoltre, di uno spoglio compiuto con quasi assoluta certezza dal nostro Gasparoli, che comprende gli affari più importanti eseguiti dal comune di Fano dal XV al XVII secolo, tra cui si hanno copie di diversi e molteplici atti pubblici, lettere, sentenze ed editti. Le materie trattate sono disposte in ordine alfabetico partendo dalle E di “Ecclesiastici” per finire alla Z di “Zecca”. Anche se non è possibile stabilire con certezza la paternità del lavoro a Francesco Gasparoli, il semplice fatto di trovarsi d’innanzi ad uno scritto in grado di approfondire la conoscenza comune sulla storia antica della città di Fano, risulta una validissima prova a favore dell’attribuzione al nostro personaggio.

Opere in cui viene citato[modifica | modifica wikitesto]

Il conte Carlo Emanuele Fontana Parmegiano nel suo libro “L’Italia nobile e Virtuosa mostrata in compendio” (Parma, 1697) parla di Francesco Gasparoli come uno degli uomini più importanti e virtuosi di tutta Fano, definendo poi i suoi molteplici campi di studio precedentemente elencati nonché il compimento del restauro della chiesa fanese di San Domenico.

Gasparoli viene citato in quasi tutte le lettere della corrispondenza tra i già citati Angelo Ranuzzi e Domenico Federici, quasi sempre nei saluti finali espressi dal Ranuzzi. Per comprendere l’importanza che la figura del Gasparoli aveva svolto nella vita di Ranuzzi basta ricorrere al testamento di quest’ultimo, dove si legge che uno dei beneficiari è proprio Gasparoli, al quale vengono tramandati 1000 scudi. Questa non fu l’unica eredità lasciatagli, potendosi, infatti, contare anche un notevole lascito da parte di Giacomo Torelli, il quale gli lasciò una buona parte dei suoi preziosi disegni; questo dato ancora una volta può testimoniare l’amore e l’attaccamento di Gasparoli verso l’arte e l’architettura.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. Massimo Bonifazi in "Francesco Gasparoli: un erudito fanese del XVII secolo." Nuovi Studi Fanesi, 21 (2007), p. da 109 a 130.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo Bonifazi, Francesco Gasparoli: un erudito fanese del XVII secolo, Nuovi Studi Fanesi, 21 (2007).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]