Utente:EleonoraPellegri/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Il Castello di Lerici è una fortificazione a base poligonale che si erge in posizione dominante sul promontorio roccioso dell' insenatura di Lerici. Il castello fu costruito a partire dal 1152 e subì numerose trasformazioni ad opera delle repubbliche marinare di Genova e Pisa che se ne contendevano la proprietà a causa della sua posizione strategica. Solo nel 1555 il castello cominciò ad assumere l'aspetto attuale, quando, per volere dell'Offizio di San Giorgio, vennero ultimati i lavori e, per suggellare l'evento, venne fatta appendere una lapide ancora oggi visibile sulla porta d'ingresso.

Il Castello di Lerici.

La storia[modifica | modifica wikitesto]

Inizialmente l'insediamento di Lerici consisteva solamente in una torre alla quale in seguito furono edificati il castello vero e proprio ed il borgo, piccolissimo e adiacente al castello stesso. È quindi difficile parlare del castello separatamente dal borgo.

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Il castello di Lerici sorge su un luogo detto "Poggio" e la storia della sua costruzione è ancora oggi incerta. La prima versione del castello fu una torre di avvistamento eretta allo scopo di difendere la città dagli attacchi dei pirati, specialmente dei Saraceni. Claudio Tolomeo, nella sua Geografia del II secolo a.C., menziona il porto di Lerici come attracco sul litorale tra Pisa e Genova e anche se in questo documento non viene menzionato nessun castello o altri sistemi difensivi è oggi ipotesi avvalorata che una qualche forma difensiva dovesse esistere poiché, secondo quanto riportato negli scritti di Gonetta, esisteva invece una torre d'avvistamento seguita poi dalla costruzione di un primo castello forse malaspiniano. Infatti nel 1124, secondo il Codice Pelavicino – anno 1124, Ottobre 18, il Vescovo Andrea di Luni aprì un contenzioso con i Marchesi Malaspina rivendicando la proprietà del Monte Caprione (dove attualmente sul Poggio si erge il castello) sul quale i Marchesi Malaspina avrebbero fatto costruire una fortificazione. Nel 1152 i Genovesi acquistarono parte del Monte Caprione dai Signori di Arcola e di Vezzano per la somma di 39 Lire di Lucca (29 agli Arcolani e 10 ai Vezzanesi). L'atto di acquisto venne registrato nelle carte della Repubblica di Genova ed in questo atto non si fa menzione di nessun castello. Secondo la Sovrintendenza il castello di Lerici è registrato come "castello di Moroello Malaspina", ma sempre secondo il Gonetta il castello malaspiniano sarebbe stato edificato più in alto e non sul Poggio. Sarebbero quindi esistite due fortificazioni: un castello e una torre di avvistamento.

Primo periodo genovese: 1152 - 1241[modifica | modifica wikitesto]

Secondo lo storico Francesco Poggi * INSERIRE FONTE LIBRO

Francesco Poggi, Lerici e il suo castello, La Spezia: 1907

la storia di Lerici, a parte una breve parentesi pisana, sarebbe stata interamente legata alla potenza di Genova. Totalmente discorde è invece la tesi di un altro storico, Ubaldo Formentini, il quale asserisce che il successo di Lerici come emporio e scalo marittimo sarebbero da imputare a tempi precedenti, nella fattispecie all'attività commerciale dell'epoca obertenga, quando la dorsale che va dal Corvo verso la Valle del Magra e del Vara (Montes) era in gran parte di proprietà di Oberto I , il quale infeudò il territorio dividendolo tra i Signori della zona, primi tra questi i Signori di Vezzano ed Arcola, ai quali – si presume- il Mons Illicis[1] venne in possesso tramite assegnazione feudale. Dagli inizi del 1100 Genova iniziò ad espandersi sul Golfo della Spezia iniziando a controllare tutta la zona. A tal fine acquistò dai Signori di Vezzano la città di Portovenere, importante base navale posta in posizione dominante sul golfo, ed aumentò il proprio controllo con l'ulteriore acquisto del Mons Illicis. Nell'Aprile del 1152 i Genovesi comprarono Lerici dai Signori di Arcola, stipulando un atto firmato a Portovenere. Essendo un atto di investitura feudale e non una vendita vera e propria, nel contratto si sanciva che, se i Genovesi avessero costruito un castello, i precedenti feudatari avrebbero avuto diritti su metà del territorio infeudato ad eccezione della torre e del mastio già esistenti. Non sarebbe stato però possibile costruire alcun castello senza il permesso dei Signori di Arcola e Vezzano, i quali, d'altra parte, si impegnavano a difendere la fortificazione dal momento in cui fosse stata costruita. Probabilmente la torre citata nell'atto di “vendita” del Mons Illicis è distinta dal mastio proprio perché costruita antecedentemente, forse dagli Obertenghi o addirittura dai Bizantini e forse proprietà dei Malaspina. Nel 1172 i Marchesi Malaspina iniziarono una guerra contro Rivarolo, Sestri e Chiavari, territori genovesi. Due anni dopo, nel 1174 si arrivò alla conclusione della guerra con l'accordo che prevedeva di consegnare a Genova i castelli di Lerici, Figarolo e Pietratecta per essere distrutti dalle fondamenta. I Malaspina non avrebbero più potuto edificare castelli in tutto il territorio che va dal Corvo a Genova. Per controparte Genova avrebbe pagato ad Opizzo Malaspina, padre di Moroello, 3700 Lire genovesi per i tre castelli che dovevano essere distrutti. Ma di chi era il castello? Non era forse già dei Genovesi? Perché i Genovesi avrebbero dovuto distruggere una loro proprietà? Si può spiegare questa contraddizione basandoci sulla topografia storica di Lerici dove troviamo i terminiPoggio e Monte, intendendo con Monte la zona alta sopra Lerici, e con Poggio lo sperone dove attualmente si trova il castello. La tesi più avvalorata è che il castello Malaspina non fosse quello sullo sperone, bensì si trovasse nella zona più alta di Lerici, sulla sommità del Monte Rocchetta. In quegli anni Pisa e Lucca erano in costante guerra e tutta la costa era sotto il dominio di Pisa. Lucca, non avendo più lo sbocco sul mare di Motrone, conquistato dai Pisani, dovette dirottarsi su Lerici, che divenne il proprio porto consentendole un fiorente commercio di sali e stoffe con Genova, sempre e comunque osteggiato e combattuto dai Pisani. Nel INSERIRE DATA

Ottone IV ordinò al Vescovo di Luni, ai Malaspina, ai Fiorentini, ai Pistoiesi e a Volterra di aiutare i Pisani in qualsiasi occasione. Occasione che capitò quando, nel 1241, i Pisani affrontarono la potenza di Genova all'isola del Giglio, dove l'alleanza pisana sconfisse la flotta nemica. La città di Lerici passò sotto il dominio pisano senza colpo ferire.

Periodo pisano: 1241 - 1256[modifica | modifica wikitesto]

Fu un periodo di estrema tranquillità in cui i Pisani edificarono il castello vero e proprio intorno alla torre ed il borgo, che difesero costruendo mura di cinta. Nel 1254 Pisa perse la guerra contro Genova e Genova ordinò a Pisa di restituire il castello e il Poggio di Lerici entro 15 giorni. Dopo un anno Pisa non aveva ancora restituito il castello e quindi Genova entrò in armi a Lerici, decisa a riavere le sue proprietà. L'atto di resa e consegna perpetua di Lerici a Genova fu rogato il 29 ottobre 1256. Quindici anni di dominio pisano non furono eguagliati da quasi un secolo di dominio genovese.

Secondo periodo genovese: 1256 - 1396[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1256 il castello fu riconsolidato e ampliato e una lapide fu posta all'ingresso per suggellare l'evento. Negli anni successivi Lerici fu teatro di scontri tra Guelfi e Ghibellini, e per ben due volte, una nel 1320 e una nel 1326, il borgo di Lerici fu dato alle fiamme dai Guelfi, ma il castello non fu mai espugnato. Nel 1340 Simone Boccanegra, dopo una serie di lotte e guerre sanguinosissime ma di poca rilevanza nella vita del castello, lo riscattò pagando la somma di 5000 Lire Genovesi. Nel 1348 il castello venne dato in pegno al Capitano di Ventura Fra Monreale; in seguito ai Visconti che lo difesero strenuamente dal ritorno del Boccanegra ed in questo periodo il castello iniziò ad essere utilizzato come prigione per i nemici della Repubblica genovese e delle fazioni avverse alla dominante.

Altri domini[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1396 al 1473 il borgo di Lerici subì vari cambiamenti di proprietà. Nel 1426 Lerici passò agli Aragona, i quali fecero prontamente allestire una potente guardia intorno al castello, ma i Lericini, stanchi delle continue vessazioni, riuscirono a sgombare il borgo dal dominio degli aragonese nel 1473. Successivamente, nel 1491, Lerici venne venduta a Firenze e i Genovesi mossero battaglia ai Fiorentini nel tentativo di espugnare il castello, che riuscirono ad ottenere solo grazie all'aiuto di un traditore del dominio fiorentino. Nel corso del XVI secolo il castello, che nella sua lunga storia fu utilizzato in tutti i modi possibili (magazzino, armeria, prigione), perse piano piano la sua importanza strategica e difensiva, pur rimanendo in armi contro eventuali attacchi nemici. Lerici si espanse fuori dalle strette mura del borgo diventando un cittadina portuale con una fiorente economia. Il castello rimase così anche durante il Settecento quando Lerici divenne una città turistica.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

File:Sezionecastellolerici.JPG
Sezione longitudinale del castello

Il castello di Lerici è considerato uno degli esempi più significativi di architettura castellana di tutta la Liguria. L'aspetto attuale del castello deriva da una sovrapposizione casuale di interventi; tuttavia gli interventi si combinano in modo armonioso e il risultato sembra il frutto di un progetto definito. Il castello si integra perfettamente con l'altura su cui è collocato, quasi fosse un naturale prolungamento della roccia. La posizione geograficamente strategica su cui sorge il castello non avrebbe mai potuto ospitare un tipo di costruzione che non fosse un apprestamento guerresco. Bisogna ricordare che le fortificazioni medioevali sono generalmente frutto di ampliamenti e rafforzamenti di strutture preesistenti ed è quindi possibile suddividere le fasi della costruzione del castello riconoscendole nelle tre fasi legate all'alternanza dei domini. Durante la fase pisana furono iniziati i lavori di costruzione per l'innalzamento della torre e della cinta muraria. La struttura a base poligonale del castello fa pensare che i Pisani non abbiano costruito partendo dalle fondamenta, bensì si siano inseriti su una costruzione preesistente; questo dubbio è avvalorato dal fatto che era usanza lunense costruire edifici con pianta pentagonale. Da imputare ai Pisani è anche l'ideazione e l'inizio della costruzione della cappella dedicata a Santa Anastasia che fu poi terminata sotto il dominio dei Genovesi dopo il 1256 quando Lerici venne riconquistata. Subito dopo la riconquista da parte dei Genovesi vennero iniziati lavori di ristrutturazione al castello che, durante l'assedio, aveva subito notevoli danni. Venne inoltre rafforzata la torre maestra ed il borgo venne cinto da una cerchia di mura bastionate. La terza fase, iniziata nel 1555, porta a compimento la costruzione del castello consolidandone l'importanza strategica e donando alla fortezza l'aspetto attuale.


Descrizione del complesso architettonico[modifica | modifica wikitesto]

Il Castello di Lerici disegnato da Matteo Vinzoni

Il castello è costruito con forme pentagonali: sono pentagonali sia la pianta dell'intero edificio sia la forma della torre. Il castello è protetto esternamente da una cortina di mura imponenti. Per accedere al castello dal portale di ingresso situato ad Ovest venne costruito, ad opera dei Pisani, un ponte levatoio le cui scanalature per lo scorrimento sono ancora oggi visibili. Successivamente il ponte venne sostituito da una rampa di scale parallela allo sperone occidentale. Entrati nel vano di ingresso del castello ci si trova di fronte a due grandi portali in pietra con arco a sesto acuto, attraverso i quali si giunge nel cortile interno. Nella parte alta delle mura di cinta del lato Nord si trova una serie di arcate e di feritoie, probabilmente ideate allo scopo di lanciare con la balestra, che successivamente vennero chiuse a causa dell'opera di incamiciatura che iniziò a partire dal XVI secolo. Dal vano di ingresso, salendo una rampa di scale, si arriva al primo piano dove uno dei locali di maggior prestigio storico-architettonico è la cappella di Santa Anastasia con le sue volte a crociera ben conservate e la tipica decorazione in pietra nera e marmo bianco caratteristica dello stile pisano e genovese del XIII secolo. A sinistra rispetto alla scala si trova un ampio salone con volte a vela in mattoni, mentre a destra si sviluppa un vano irregolare con un'ampia volta a botte, al quale sono adiacenti altri due vani più piccoli. Un antico forno in mattoni, sicuramente utilizzato per cuocere i cibi di coloro che soggiornavano nel castello, è stato rinvenuto durante i lavori di restauro del 1997. Il secondo piano del castello, che negli anni passati era adibito a ostello per la gioventù, è stato restaurato rifacendo la copertura come era stata costruita originariamente con falde in legno, come testimoniano le carte di Matteo Vinzoni. Da qui, attraverso due uscite, si giunge sulla terrazza lastricata con pietre di arenaria. Ad Est, in adiacenza al lato Sud della torre, furono edificati due piani che fungevano da abitazione per il Comandante della guarnigione.

La torre del castello[modifica | modifica wikitesto]

La pianta pentagonale della torre è tipica dell'edilizia militare lunense. Il suo angolo più acuto è peculiarmente rivolto verso il borgo in modo da avere due fronti di difesa più ampi rispetto agli altri. La torre ha un'altezza di 29 metri; fu costruita dai Pisani che la vollero il più imponente possibile per incutere terrore alla vicina Portovenere, dominio dei Genovesi. La torre si erge sul lato Sud-Est del castello e presenta la parte alta decorata con quattro ordini di archetti sporgenti gli uni sugli altri, al di sotto dei quali vediamo le caratteristiche fasce bicrome in marmo bianco e grigio tipiche dello stile pisano e genovese del XIII secolo. All'interno è tutt'oggi visibile il vuoto tra l'originaria torre pisana e quella esterna con cui i genovesi la rivestirono: tra una torre e l'altra vi è un'intercapedine di ben due metri.

La cappella di Santa Anastasia[modifica | modifica wikitesto]

File:Piantinacastellolerici.JPG
Pianta alla quota dell'ingresso e della cappella

Si tratta di una cappella castrense. L'epigrafe che si trova sull'architrave della cappella d'ingresso, apposta dai genovesi nel 1256, recita in prima persona, in quanto castello: “L'anno milledugentocinquantasei Genova, combattendo, mi ritolse. Cinse poscia i fianchi miei che i suoi diritti a tutelar si volse. Stia senza me chi l'armi ognor non resse, e mi pianga chi m'ebbe e mi neglesse” . Costruita in forme gotiche, la cappella da sola nobilita l'edificio. La sua costruzione non ebbe compimento nel periodo pisano. In essa troviamo l'espressione di diversi stili che nel corso degli anni portarono al risultato finale. Attraverso un portale ad arco leggermente falcato si accede ai due vani che costituiscono la chiesa, i cui pavimenti gradualmente si elevano procedendo verso il fondo, nell'avvicinarsi al celebrante. La rozza muratura in pietra è tipicamente medioevale; l'unica concessione alla decorazione è l'alternanza di fasce bianche e nere. L'atrio presenta una pianta quadrata con soffitto a volte bicrome; nella chiave di volta compare San Giorgio. La chiesa vera e propria ha pianta rettangolare ed è divisa in due parti da un grande arco dal quale partono le volte a crociera.

Cronologia degli avvenimenti del castello[modifica | modifica wikitesto]

  • Anno 1020-1030: venne costruita la torre di guardia per difendersi dai Saraceni.
  • Anno 1152-1174: costruzione di un primitivo castello malaspiniano.
  • Anno 1236-1251: costruzione del grande castello pisano.
  • Anno 1256: conquista genovese del castello di Lerici.
  • Anno 1340: lavori per il trabucco, per murare due porte, per il ponte levatoio, per fare due cucine e altre cose di minore importanza; costruzione di nuove cucine e dello sperone (forse).
  • Anno 1354: spese per legname, calcina, arena, mano d'opera, spese per maestri muratori.
  • Anno 1423: gli uomini di Lerici dovettero pagare novantacinque lire per far riparare il portone d'ingresso e per far edificare delle nuove abitazioni.
  • Anno 1484: vennero inviate serrature nuove da Genova per le porte del castello; lavori di sistemazione interna per ottenere nuovi locali e miglioramento delle difese esterne.
  • Anno 1485: l'Officio di San Giovanni ordina di comprare, al prezzo più conveniente, "una partita di travetti da venti palmi e di tavole di abete per la costruzione di una nuova sala nel castello".
  • Anno 1489: per sistemare la grande torre vennero trasportati nel castello mattoni, calcina e 150 salme[2] di arena per i lavori sovracitati e vennero acquistati a La Spezia, a buon mercato, tre cannelle[3] di tavole di castagno e travetti di castagno.
  • Anno 1490: arrivo al castello di un maestro per stagnare cisterne.
  • Anno 1491: vennero fatti arrivare dalla Spezia 210 beccatelli.
  • Anno 1492: parte dei beccatelli, che erano rimasti sulla spiaggia, vennero mandati ad Ajaccio.
  • Anno 1497: vennero acquistati a San Terenzo 300 mattoni per i lavori di manutenzione, a Spezia i beccatelli per il revellino del castello e legnami ad Ameglia e si trasportarono pietre da selciato al castello; venne forse costruita in quell'anno la terrazza superiore.
  • Anno 1498-1499: venne innalzata la cortina sul lato del Poggio.
  • Anno 1500: non trovando embrici a Lerici si ricorse a mattoni fabbricati a San Terenzo e sempre in quell'anno vennero sbarcati a Lerici picconi e barili per acqua; venne costruito l'alloggio del capitano.
  • Anno 1501: un fulmine colpì il castello.
  • Anno 1502: venne comprato un "bolone di aguti" (bottiglione di grossi chiodi).
  • Anno 1507: in tutta Lerici non si trovarono embrici per il forno del castello.
  • Anno 1508: l'Officio di San Giorgio invitò gli operai ad utilizzare "rombi di rovere" anziché aspettare i rifornimenti di tavole da Genova.
  • Anno 1512: vengono scaricati 500 abbaini per il castello.
  • Anno 1554: spese per fare il rivestimento e inizio dei lavori di incamiciamento.
  • Anno 1555: spese per fare il rivestimento e termine dei lavori di incamiciamento.

Il Museo geopaleontologico[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente il castello ospita un museo geopaleontologico. Nel 1987 il dodicenne Ilario Sirigu (a cui è stato intitolato il museo) rinvenne, durante un'escursione per il comune di Lerici, alcune piste di impronte fossili in una piana alluvionale costiera . Le Università di Roma e Pisa accertarono che si trattava effettivamente di impronte fossili vecchie di 220 milioni di anni e le attribuirono a dinosauri ed altre creature estinte. In quel periodo venne istituito il Consorzio del Castello di Lerici, volto sia a svolgere ricerche didattiche sia a promulgare attività culturali. All'interno del parco museale si possono incontrare ricostruzioni tridimensionali, ricreate partendo dai fossili dei dinosauri rinvenuti che abitavano le zone della Val Gardena, dei monti pisani, delle Dolomiti e di Rovereto. Il museo racconta la storia, attraverso precise ricostruzioni di scenari, della Val di Magra di 5 milioni di anni fa, quando Sarzana era ancora selvaggia ed abitata da tapiri, cinghiali e orsi, e ad Aulla si trovavano ancora i rinoceronti. Il giacimento di Olivola, che già dal 1800 è stato oggetto di scavi e sopralluoghi, ha fornito gran parte del materiale presente nel castello, come i celebri resti dell'orso delle caverne. Ma gli animali non rappresentano l'unica peculiarità della mostra nel castello. Anche l'uomo ha la sua parte: il territorio spezzino, sin dalla preistoria, è stato abitato da uomini che estraevano rocce al tempo pregiate per creare monili, coltelli ed altri utensili e tutto questo è oggi visibile al museo nelle sezioni dedicate ai nostri predecessori. Il museo nel castello fa parte del progetto PANGEA, una rete museale che mette in collaborazione diversi musei di storia naturale italiani. Quando PANGEA rinvenne “la Pompei dei dinosauri” in Patagonia, questi resti, dato lo spirito collaborativo che anima l'organizzazione, vennero portati proprio nel castello di Lerici.

La galleria d'arte sotto il castello[modifica | modifica wikitesto]

Il castello e le sue vedute sono state dipinte da artisti da ogni parte del mondo. Per celebrare la magnificenza della struttura è stata allestita sotto il castello una galleria d'arte con tutti i quadri che lo raffigurano.

Il castello in letteratura[modifica | modifica wikitesto]

  • Negli annali genovesi (anno 1251) si riporta l'avvenimento del pisano Frate Alberto che, giunto a Genova per prendere accordi, rifiutò di cedere il castello di Lerici ai Genovesi in segno di pace. Parlando a nome di Pisa, Frate Alberto asserisce che "darebbero più tosto la Guinega[4], che è parte della città pisana, che il Castello di Lerici"
  • Negli annali genovesi (anno 1256) si racconta dell'assedio al castello. I Genovesi non avrebbero ceduto finché il castello non fosse tornato in loro possesso e si descrive la sorpresa dei Genovesi nel vedere le migliorie apportate al castello dai Pisani: essi avevano costruito un borgo adiacente al castello e lo avevano circondato con alte mura e fossi per proteggere gli abitanti e avevano costruito inoltre una grande porta per accedere al borgo. La porta era inserita tra due torri molto alte e tra le torri era stata affissa una lapide che recitava a lettere maiuscole: "Stopa boca al Genovese/ Clepa cor alo Portonarese / Strepa torsello alo lucchese"[5]
  • Annali genovesi, anno 1273: qui si racconta che il 5 febbraio un cavaliere, il cui nome non è stato rinvenuto, entrò in armi nel territorio genovese e distrusse il castello di Lerici e tutti gli uomini che cercarono di difenderlo.
  • Francesco Petrarca ne "L'Africa" fa una breve descrizione della laguna lericina ed accenna alle spiagge sottostanti il castello di Lerici.
  • Giovanni Sercambi, che scrisse tra la metà del '300 e l'inizio del '400 scrisse moltissimo del bel castello di Lerici. Ne "Le Croniche" annovera il Castello tra i possedimenti genovesi.
  • Iacopo Bracelli, nel 1448 fa una breve descrizione del promontorio di Portovenere al quale, scrive, il castello di Lerici è posto in opposizione geografica.
  • Carlo Carbone nel suo Compendio della storia Ligure racconta del periodo in cui il Doria si impossessò del castello di Lerici e vi si stabilì; abbiamo testimonianza della permanenza di Andrea Doria al castello anche grazie ai suoi carteggi: egli nel 1528 si firma "Andrea Doria da Lerexo".
  • Nell'Italia Antiqua di Philip Cluver del 1624 si accenna brevemente all'oppidum di Lerici.
  • Nel Voyage D'Italie Curieux Et Nouveau di Jean Antoine Huguetan del 1681, l'autore scrive di voler prendere una feluca al castello di Lerici.
  • Accinelli F. Maria, nell' Atlante Linguistico del 1774 fa riferimento a Lerici ed al suo castello così grande da risultare sproporzionato posto accanto ad un borgo così piccolo.
  • Mary Shelley soggiornò, nel corso della sua vita, varie volte nella baia di Lerici della quale scrisse: "l'azzurra distesa delle acque, la baia quasi chiusa dalla terra, il vicino castello di Lerici, che chiudeva a levante, e Portovenere distante a ponente; le varie forme delle precipiti rocce che circondano la spiaggia....
  • Filippo Tommaso Marinetti, ne L'areopoema del golfo della Spezia del 1935 cita brevemente e poeticamente il castello di Lerici.
  • Ubaldo Formentini, in Intorno al nome ed alla storia pregenovese di Lerici si rammarica dell'opera di incamiciatura del 1555 che ha nascosto l'antica bellezza del Castello, poiché senza quell'enorme barbacane oggi potremmo ancora ammirare il castello come lo videro Dante e Petrarca; tuttavia, sostiene, il Castello rimane uno dei monumenti militari più maestosi.

Soggiorni e prigionie famose nel castello di Lerici[modifica | modifica wikitesto]

  • Enrico VII nel 1310 era Signore della Repubblica di Genova e conferì il titolo di Vicario Imperiale della Lunigiana a Guido Novello, grande amico del già famosissimo Dante Alighieri. Novello riuscì a togliere il castello ai Guelfi e vi abitò per un certo periodo ospitandovi Enrico VII e, forse, anche Dante il quale in quel periodo soggiornava in Lunigiana.
  • QUANDO Nicolò, Giovanni e Bartolomeo Boccanegra, fratelli del noto Simon Boccanegra, furono fatti prigionieri ed imprigionati nel castello. Quando fu incarcerato, Giovanni era governatore della riviera di Levante e successivamente alla sua prigionia diventerà anche governatore della riviera di Ponente e della Corsica; Nicolò invece era Vicario d'Oltre Giovo (Pugliano, Antognano), mentre Bartolomeo era capitano delle milizie alleate combattenti contro i Visconti.
  • QUANDO Il Doge Nicolò Guarco venne fatto prigioniero dai Marchesi del Carretto dopo essere stato tradito dai Fregoso e dagli Adorno e fu incarcerato nel castello di Lerici dove poco dopo venne fatto prigioniero anche il filosofo e letterato nonché ex Doge Jacopo di Campofregoso.
  • Verso la metà del 1400 e in particolare nel 1448, le prigioni del castello erano piene e tra i prigionieri ricordiamo Giovanni e Giannone, fratelli di Galeotto del Carretto, Marchese di Finale nonché feudatario della repubblica.
  • Francesco I Re di Francia venne fatto prigioniero durante il conflitto franco-spagnolo. Venne imbarcato a Genova per essere portato a Napoli e di lì in Spagna. A causa del tempo burrascoso Francesco I e i suoi carcerieri furono però obbligati a trovare riparo nel Castello di Lerici, dove il Re fu imprigionato per diversi giorni.
  • Nel 1756 il pittore piemontese Francesco Belgini ed il suo amico Giovanni Robert di Bordeaux vennero arrestati ed imprigionati nel castello di Lerici perché erano stati trovati sulla strada che da Lerici porta a San Terenzo mentre il pittore stava ritraendo una veduta del castello. La preoccupazione era che fossero spie del Re di Sardegna e l'Inquisizione prese parte alla vicenda mettendo in guardia il governo di fronte alla richiesta dell'ambasciatore piemontese di ottenere il rilascio di Belgini.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

  • Appena entrati nel castello, sulla destra, si notano delle grandi pietre arrotondate. Si tratta di antichi proiettili da catapulta che nessuno ha mai rimosso. Durante gli ultimi lavori di restauro sono state trovate tracce di proiettili conficcati nelle mura ed i fori che hanno lasciato gli spari delle armi da fuoco sono ancora visibili.
  • Nel portale di accesso al castello è incastonata una ammonite fossile.
  • La lunga e ripida scalinata che porta da Calata Mazzini al Castello conta 168 gradini.
  • In tempi recenti, prima di diventare museo geopaleontologico, il castello è stato teatro di scambi culturali ed al suo interno sono state allesite mostre di livello internazionale tra le quali ricordiamo quelle su Guttuso, De Chirico, Ligabue e Warhol.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ il promontorio dove sorge l'antica Lerici
  2. ^ 1 salma = 79,416 kg
  3. ^ 1 cannella = 26,384 mq
  4. ^ La Guinega è un antico quartiere di Pisa
  5. ^ Io, Lerici, chiudo la bocca ai Genovesi (così che non si possano fare avanti per accrescere il loro dominio); do grande dolore ai Portoveneresi (invidiosi di vedermi castello rivale così vicini); porto via le balle di mercanzia ai Lucchesi (cosìcchè non possano più commerciare).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gioacchino Volpe, Toscana medievale: Massa Marittima, Volterra, Sarzana. Firenze - Sansoni, 1964
  • Valentino Zeichen, Pagine di gloria - Guanda, 1983
  • Massimo Quaini, Carte e Cartografi in Liguria - Sagep, 1986
  • Periodico "Qui Avis" - Liguria anno V (cfr. N. 1/1988)
  • Gabriele Faggioni, Fortificazioni in provincia della Spezia, 2000 anni di architettura militare", Ritter, 2008
  • Francesco Tonelli, Madì Regina del Castello, Algama Lerici, 1993
  • Filippo Tommaso Marinetti, Aeropoema del Golfo della Spezia - Mondadori, 1935
  • Enrico Calzolari, Guida alle strutture ed alla storia del Castello di Lerici e pagine di uomini illustri che ne trattano, 1989
  • Augusto C. Ambrosi, Lerici, Pubblicazioni La Spezia, 1969
  • Franco Marmori, Fortificazioni del Golfo della Spezia, Stringa Editore, 1976

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Sito Ufficiale

[[Categoria:Architetture della provincia della Spezia]]