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La terapia occupazionale (TO), definita anche ergoterapia, e in inglese occupational therapy, utilizza la valutazione e il trattamento per sviluppare, recuperare o mantenere le attività significative, o occupazioni, di individui, gruppi o comunità. È una professione sanitaria, nei paesi anglofoni rientra nella categoria delle allied health professions, eseguita da terapisti occupazionali. I TO spesso lavorano con persone con problemi di salute mentale, disabilità, infortuni o menomazioni[1]. L'Associazione Americana di Terapia Occupazionale definisce un TO come qualcuno che "aiuta le persone a partecipare a ciò che esse desiderano e devono fare durante il corso della loro vita, attraverso l'uso terapeutico delle attività quotidiane (occupazioni). Di solito gli interventi di terapia occupazionale includono aiutare i bambini con disabilità a partecipare completamente a scuola e nelle situazioni sociali, la riabilitazione delle lesioni, e fornire supporto agli anziani che subiscono cambiamenti fisici e cognitivi[2]. In genere, i terapisti occupazionali sono professionisti laureati, istruiti e devono superare un esame di licenza per esercitare la professione[3]. I terapisti occupazionali lavorano spesso a stretto contatto con i professionisti in fisioterapia, logopedia, audiologia, assistenza infermieristica, lavoro sociale, psicologia clinica e medicina.

Cenni storici[modifica | modifica wikitesto]

I cardini concettuali di salute e occupazione sono presenti storicamente e si sono evoluti nel corso del tempo sulla base che da una salute precaria deriva una carenza sostanziale delle abilità occupazionali sia nel lavoro che nella vita quotidiana. I metodi e gli strumenti utilizzati sono stati realizzati, modificati e aggiornati nel tempo, adattandosi al periodo storico e alla cultura: allenamento fisico nelle culture cinesi e romane, giochi e attività ricreative, musica e canzoni, teatro, conversazione, viaggi, lettura e lavori manuali per le società greche e romane. Già Galeno nel II secolo D.C. segnalava che “l’impiego era la migliore medicina naturale per il benessere umano”, sottolineando come ogni trattamento dovesse tener conto della globalità di mente e corpo. Questa posizione, sostenuta anche in epoche successive, ha dato vita alle idee rivoluzionarie del medico e filosofo francese Philipe Pinel (1745-1826) che promosse il trattamento morale ed occupazionale come approccio terapeutico per le persone affette da malattia mentale. Nella sua visione, le persone potevano essere facilitate nel controllare le emozioni attraverso la gestione ponderata del tempo, dell’energia, degli interessi e dell’attenzione primariamente occupandosi delle attività quotidiane ed esplorando poi altri campi specifici (es. letteratura, musica, esercizio fisico, lavoro nei campi). In quel contesto, le attività occupazionali diventavano uno strumento di guarigione dello stress emotivo, che attenuandosi portava benefici tangibili alle abilità necessarie per vivere la vita quotidiana. Nei primi anni del ‘900 l’infermiera Statunitense Susanna Tracy formò del personale infermieristico all’uso dell’occupazione come parte integrante dei trattamenti del malati di mente. La figura di Adolf Meyer, psichiatra e padre della psichiatria statunitense, nei primi del XX secolo, diede alla terapia occupazionale una base filosofica: i ritmi quotidiani del lavoro, gioco, riposo e sonno, dovevano rimanere in equilibrio, attraverso una gestione di vita salutare con basi solide per il sentimento e un’emozione sana per raggiungere una stabilità quotidiana. E dove non poteva mancare il piacere e il lavoro, gli interessi e le inclinazioni personali e tutte le relazioni interpersonali. In seguito alla prima guerra mondiale, la Terapia Occupazionale si avvicinò alla cura delle infermità fisiche, introducendo nella riabilitazione anche gli aspetti valutativi e terapeutici della chinesiologia. In questo periodo le attività lavorative erano strumento riabilitativo e facilitatori per il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro e nella società. In Italia, sebbene la professione si sia sviluppata in ritardo, ha vissuto le influenze di professionisti e studiosi che hanno portato dai paesi esteri esperienze profondamente legate alla terapia occupazionale. Parliamo del lavoro di Maria Montessori (1870-1952) che promosse il valore del fare anche dal punto di vista terapeutico, considerando l’essere umano nella sua completezza, per stimolare interessi e capacità potenziali attraverso azioni mentali e manuali, in un ambiente predisposto affinchè l’individuo possa realizzare il suo bisogno vitale di operosità costruttiva ed intelligente. Agli inizi del 900 Sante De Sanctis, pioniere della neuropsichiatria infantile portò dal Canada delle terapiste occupazionali per formare maestri italiani che lavoravano con ragazzi in disagio con l’intento di promuovere il lavoro manuale educativo per la preparazione ad una vita autonoma. Si può dire che in Italia il metodo moderno di TO abbia avuto origine per l’azione di una suora Americana, Madre Francesca Chiara, diplomata a New York come terapista occupazionale che, venuta in convento a Firenze riuscì ad organizzare nel 1948 nel reparto pediatrico Meyer di Firenze una piccola sezione di TO con il provvidenziale entusiasmo e talento della giovane terapista californiana Ann Nicholson. La Nicholson ebbe il merito di divulgare i concetti di terapia occupazionale in molti ospedali in modo competente e qualificato. Di qui in avanti furono molte e diversificate le esperienze e le correnti che si diffusero in Italia ad opera di professionisti, istituzioni e associazioni.

Aree d'intervento[modifica | modifica wikitesto]

Il terapista occupazionale può lavorare in molti contesti differenti, questo rende difficile classificare le aree d’intervento, soprattutto considerando i diversi sistemi di assistenza sanitaria a livello globale. In base al paradigma sanitario basato sulla biomedicina, i principali ambiti in cui l'intervento è efficace sono: neurologia, ortopedia, geriatria, psichiatria, pediatria, lesioni midollari e traumi della colonna vertebrale. In accordo con il modello biopsicosociale introdotto dall'OMS nel 2001 (International Classification of Functioning, Disability and Health), in questa sezione viene utilizzata la categorizzazione dell’Associazione Americana di Terapia Occupazionale.

In Italia[modifica | modifica wikitesto]

Età evolutiva e adolescenza[modifica | modifica wikitesto]

I terapisti occupazionali lavorano con bambini di ogni età e con le loro famiglie[4] nei vari contesti (es. scuola[5], ambulatorio, ospedale e casa)[6][7]. I TO aiutano i bambini e i loro caregiver (familiare assistente) nel sviluppare le abilità che consentano loro la partecipazione e il coinvolgimento in occupazioni ed eventi di vita significativi tra cui: nutrirsi, giocare, scrivere[8], legarsi le scarpe, la socializzazione[9], frequentare la scuola, preparare lo zaino, usare le forbici e il righello[10][11]. Clienti con i seguenti disturbi o diagnosi possono avere beneficio dalla terapia occupazionale: disprassia, disordine dello sviluppo della coordinazione, disturbo della processazione sensoriale [12][13], disturbi specifici di apprendimento, autismo[14], disturbo da deficit di attenzione e iperattività[15][16].

Salute mentale[modifica | modifica wikitesto]

Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, la disabilità correlata alla salute mentale è una delle forme in più rapida crescita[17]. La salute mentale e l’era del trattamento morale sono state riconosciute come la radice della terapia occupazionale[18][19]. Clienti con le seguenti disabilità psichiatriche possono avere beneficio dalla terapia occupazionale: schizofrenia, disturbi del comportamento alimentare, disturbi del sonno, nevrosi, disturbi dell'umore, psicosi, disturbo delirante, disturbi della personalità, disturbo pervasivo dello sviluppo, disturbo del controllo degli impulsi, disturbo ossessivo-compulsivo, alcolismo [20][21].

Negli Stati Uniti[modifica | modifica wikitesto]

Oltre agli ambiti di cui sopra, i Terapisti Occupazionali sono inoltre in grado di intervenire con un bambino che presenta una condizione di ipovisione o cecità[22].

Invecchiamento produttivo[modifica | modifica wikitesto]

I terapisti occupazionali lavorano con gli anziani per mantenere l’indipendenza e vivere una vita appagante, in sicurezza e con un adeguato impiego delle risorse motorie, di processo e sociali. I terapisti occupazionali possono aiutare gli anziani con: la vita a casa, la guida dell'auto, il processo dell’invecchiamento all'interno della comunità, la cecità o l’ipovisione, la comunicazione[23], la demenza[24], la malattia di Alzheimer, l'artrite reumatoide[25][26], l'osteoporosi o dopo un esito di Ictus[27][28].I TO permettono agli anziani di vivere a casa in modo indipendente e sicuro, valutando sia i rischi di caduta sia come queste persone sono efficaci nelle loro case mentre svolgono le attività di vita quotidiana e forniscono a loro e ai familiari modifiche specifiche in merito, ad esempio modificando i compiti che le persone svolgono a casa o l’ambiente domiciliare[29].

Riabilitazione degli adulti[modifica | modifica wikitesto]

In seguito a un evento traumatico, cui seguono limitazioni o deficit a carico delle funzioni e delle strutture del corpo, i TO collaborano con le persone direttamente interessate e con coloro che vivono con loro. Nell'ambito dell'oncologia ad esempio, il TO fornisce metodi per ridurre l’ansia e lo stress e suggerendo strategie di gestione della fatica a persone con il cancro[30][31]. La collaborazione con persone che hanno subito un'amputazione, permette ai TO di istruire loro sia su come indossare, togliere e svolgere la manutenzione degli arti artificiali, sia su come utilizzarti nel modo più efficace possibile durante le attività della vita quotidiana[32]. Nel caso dell'autismo in età adulta[33][34], un TO promuove relazioni di successo e la partecipazione delle persone nella comunità in modo efficace attraverso l'istruzione e l'intervento sulle abilità sociali[35]. Altre condizioni in cui le persone possono trarre benefici da interventi di TO sono ad esempio i seguenti: intervento alla mano[36][37], cerebrolesione, trauma cranico[38][39], disabilità cognitiva (ritardo mentale)[40][41], disfagia[42].

Lavoro[modifica | modifica wikitesto]

I TO lavorano con clienti che hanno subito un infortunio e stanno tornando al lavoro, ad esempio simulano le mansioni lavorative per determinare le migliori corrispondenze con una attività di lavoro, le sistemazioni e le modificazioni necessarie da svolgere per il rientro al lavoro. Il condizionamento del lavoro e l'adattamento del lavoro sono approcci usati per ripristinare le abilità lavorative che potrebbero essere cambiate a causa di una malattia o di un infortunio. Prevenire gli eventi di infortunio sul lavoro attraverso l’ergonomia e le valutazioni sul lavoro in loco è un ulteriore mansione per il quale vi sono evidenze scientifiche che dimostrano l'efficacia del coinvolgimento di un TO nel gruppo di lavoro[43].

Salute e benessere[modifica | modifica wikitesto]

La connessione tra il benessere e la salute fisica, così come la salute mentale permette di sostenere che il miglioramento della salute fisica e mentale delle persone può portare ad un aumento del benessere generale. Di particolare attenzione e focus per i TO in questa area sono la promozione di pratiche di vita sana, partecipazione sociale e riduzione dell'ingiustizia occupazionale [44].

Formazione professionale[modifica | modifica wikitesto]

In Italia, la formazione del terapista occupazionale spetta alle varie università con i CdL di Terapia Occupazionale della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Materie di base del corso risultano essere la terapia occupazionale nei diversi ambiti di intervento (TO in neurologia, ortopedia, pediatria, psichiatria, geriatria...), scienze socio-psico-pedagogiche (psicologia generale e clinica, pedagogia) e mediche (anatomia, neurologia, medicina interna, medicina fisica e riabilitativa). Il percorso formativo prevede la frequenza obbligatoria ai tirocini che vengono svolti in diverse sedi in base alle disponibilità presenti sul territorio: ospedali, centri riabilitativi, case di cura, centri diurni, RSA. Il percorso accademico dura tre anni e prevede una laurea di primo livello abilitante, (l’abilitazione viene conseguita mediante esame di stato svolto prima della laurea). La commissione dell'esame di stato è costituita da docenti interni, rappresentante del Ministero della Salute e del MIUR e da due rappresentanti dell'associazione di categoria (AITO) che sono garanti rispettivamente del corretto procedimento e della preparazione del candidato. In Italia attualmente (2017), il corso è presente in 12 università:

  • Bolzano (BZ): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Scuola Provinciale Superiore di Sanità Claudiana;
  • Chieti-Pescara (CH): Università degli Studi G. D’annunzio;
  • Conegliano (TV): Università degli Studi di Padova;
  • L’Aquila (AQ): Università degli Studi dell’Aquila;
  • Milano (MI): Università degli Studi di Milano;
  • Moncrivello (VC): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
  • Pavia (PV): Università degli Studi di Pavia;
  • Reggio Emilia (RE): Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia;
  • Roma (RM): Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma;
  • Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Policlinico Umberto I);
  • Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Viterbo);
  • Roma (RM): Università degli Studi di Roma Sapienza (Guidonia).

Sino all’anno 2017, la W.F.O.T. riconosce il titolo rilasciato dalll'Università degli Studi di Milano, che ha superato i minimi standard per una laurea che soddisfa i requisiti per il programma di studio in Terapia Occupazionale. Riguardo ai titoli conseguiti negli altri Atenei invece, lo Stato ospite valuta i programmi e definisce le eventuali integrazioni. L’accesso ai corsi di laurea in Terapia Occupazionale è a numero programmato (il numero varia per ogni università). Si accede al Cdl mediante una prova d'ammissione[45] che consiste in un test, 60 quesiti a risposta multipla stabiliti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: 2 di cultura generale, 20 di logica, 18 di biologia, 12 di chimica,8 di fisica e matematica. I test d’ingresso si svolgono lo stesso giorno, solitamente ai primi di settembre, in tutte le università pubbliche italiane (università private escluse) ed è comune a tutte le professioni sanitarie. Con la laurea di primo livello è possibile accedere ad una laurea di secondo livello (con titolo Magistrale) previo superamento di un test che si tiene lo stesso giorno in tutto il territorio italiano ma che è preparato da ogni singola università. La laurea magistrale offre sbocchi professionali in contesti che richiedono competenze nei processi gestionali, organizzativi, formativi e di ricerca nell'ambito pertinente alle professioni proprie della classe. Per le sedi si rimanda al sito: http://www.universitaly.it/index.php/cercacorsi/universita Sono disponibili nelle varie università italiane dei Master di I e II livello e corsi di specializzazione e formazione. Con la laurea di primo livello è possibile accedere a Master di I livello e con la laurea magistrale è possibile accedere a Master di II livello e/o Dottorati. Diverse sono le competenze che formano un terapista occupazionale; in accordo con le direttive W.F.O.T. ed E.N.O.T.H.E. (European Network Occupational Therapy Higher Educationhttp://enothe.eu/), è possibile ottenere maggiori informazioni circa le competenze generali, specifiche, e tecnico-professionali di un terapista occupazionale consultando il sito web della S.I.T.O.

Note[modifica | modifica wikitesto]

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  2. ^ "WFOT | Education | Entry level Educational Programmes WFOT Approved". World Federation of Occupational Therapists. Retrieved 2017-05-24.
  3. ^ "WFOT | Education | Entry level Educational Programmes WFOT Approved". World Federation of Occupational Therapists. Retrieved 2017-05-24.
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  5. ^ Taverna L., Tremolada M., Sabattini F., Tosetto B. (2017). Intervenire a scuola. L’ergoterapia a servizio della scrittura. Analisi preliminari di uno studio in prima primaria. Giornale Italiano di Terapia Occupazionale, 12(19), 102-109.
  6. ^ Gruppo AGIRE (2017). Fare e partecipare: il contributo del Terapista Occupazionale all’interno dell’equipe multisciplinare gruppo AGIRE. Poster presentato al XXVI Congresso Nazionale AIRIPA Conegliano 29-30 settembre 2017. Giornale Italiano di Terapia Occupazionale, 12(19), 116-119.
  7. ^ Case-Smith, J. (2010). Occupational Therapy for Children. Maryland Heights, MO: Mosby/Elsevier.
  8. ^ Stefanello S (2017). Sviluppo dei prerequisiti al grafismo: esiti di un intervento di terapia occupazionale rivolto ai bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Giornale Italiano di Terapia Occupazionale, 12 (19), 78-81
  9. ^ Sessa A., Quadrelli F., Rossini E., De Agostini G. (2016). Il metodo SAS (sviluppo abilità sociali): esperienza pilota con ragazzi autistici in un centro residenziale. Giornale Italiano di Terapia Occupazionale, 12(17), 32-45
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