Utente:DedaloNur/Sandbox

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Datazione assoluta degli inumati[modifica | modifica wikitesto]

Di oltre 150 tombe sono 13 quelle i cui resti osteologici sono stati datati ad oggi (2021) col metodo del carbonio-14. In precedenza i dati cronologici sono stati forniti dallo scavo stratigrafico (in alcune aree limitate), dal confronto stilistico con i bronzetti, oltre che dalle indicazioni di diversi reperti (ceramiche, scarabeo e fibula). Tuttavia «..la stratigrafia archeologica fornisce in ogni caso solamente datazioni relative, indicando in quale ordine si sono verificati gli eventi, senza dirci tuttavia "quando" questi hanno avuto luogo[1]

La datazione assoluta offre un contributo fondamentale alla comprensione del sito perché mette a disposizione dei ricercatori un dato cronologico oggettivo ed affidabile in grado di superare le ipotesi basate esclusivamente su fattori formali, ipotesi predilette un tempo dagli storici dell'arte ma mancanti quasi sempre della necessaria oggettività e riproducibilità.[2].

Le datazioni radiometriche pertanto sono essenziali indicare con la massima precisione possibile gli eventi che interessarono l'inizio, lo sviluppo e la fine della necropoli e quindi delle statue. Secondo l'archeologo Mauro Perra: “In primo luogo le datazioni al C14 hanno dato ragione a quanti sostenevano che la cronologia della necropoli non potesse essere riportata esclusivamente all’VIII-VII secolo a.C. ma che essa fosse riferibile ad orizzonti cronologici piuttosto ampi compresi fra il Bronzo recente ed il Primo Ferro.”[3]

Il metodo del C.14 è stato applicato a campioni di collagene scarso dal punto di vista quantitativo, ma ottimo dal punto di vista qualitativo. I campioni presentano un rapporto carbonio - azoto (C/N) ottimale di 3.2 o 3.3 che essendo all'interno della forbice 2.9 - 3.6 indica collagene "non degradato ne contaminato".[4]

A conferma della estrema affidabilità del materiale si sottolinea che il δ13C[5] misurato presso l'Università di Groninga è risultato in due casi identico a quello misurato dalla Università di Cambridge. In un caso, quello della tomba venti "settore Tronchetti", la discrepanza è risultata appena dello 0,2%. Anche i valori dei sub-campioni prelevati non mostrano discrepanze tali da mettere in evidenza dei problemi.[4]

La datazione delle statue tramite i resti ossei è consentita dalla presenza di numerosi frammenti scultorei nelle tombe della fase più recente. Al di sopra della lastrina che sigillava le ossa, sono stati individuati un frammento di scudo di guerriero (tomba numero sei) e un dito di statua (tomba numero ventotto); altri frammenti di biocalcare pertinenti a statue o modelli di nuraghe) sono stati rinvenuti nelle tombe numero quattro, sei, ventiquattro, venticinque, ventisei, ventotto, ventinove, trenta, I-bis, due-bis del "settore Tronchetti".[6]

Nel "settore Bedini" si recuperarono frammenti scultorei al di sopra delle tombe della fase più recente, ma non al loro interno, a causa, probabilmente, degli sconvolgimenti effettuati nottetempo da scavi clandestini mentre gli stessi scavi ufficiali erano in corso. Tuttavia nello stesso settore fu rinvenuto un frammento scultoreo, probabilmente di un modello di nuraghe, inserito entro la tomba a pozzetto i della fase più antica della necropoli.[7] Avendo ritrovato in tombe sigillate la presenza di scarti di lavorazione delle statue, indica - secondo gli studiosi - una maggiore antichità delle statue stesse rispetto alle sepolture.

Le prime analisi sono state effettuate sui resti ossei di tre individui, le cui tombe (la numero otto del "settore Bedini" e le tombe numero uno e venti del "settore Tronchetti") appartengono, tutte, alla fase intermedia della necropoli, fase nella quale - secondo gli stessi scavatori del sito - Mont'e Prama venne monumentalizzato con l'apposizione delle statue.[8]

Tra le datazioni più antiche vi è la tomba N. XXXI, in questo caso il defunto risale al 1246 a.C. +/- 57 anni.[9] Il dente MA115, di cui non viene data la tomba di provenienza, e la tomba n del settore hanno un range Bedini Olivieri, Anna, et al. "Mitogenome diversity in Sardinians: a genetic window onto an island's past." Molecular biology and evolution 34.5 (2017): 1230-1239 (supplementary material).

Per il dente MA115 (di cui non viene data la tomba di provenienza) presenta un range tra il 1230-1239 a.C. [10]

Oltre alle già menzionate tombe del periodo intermedio vi è da segnalare l'ultima inumazione nuragica occorsa presso Monte Prama avvenuta entro la tomba J. Essa è stata oggetto di due differenti esami radiometrici ma con esito identico collocando l'ultima sepoltura Nuragica agli esordi della conquista Punica dell'Isola.[9]

Nonostante l'affidabilità del collagene utilizzato e la severità delle procedure utilizzate sono sorte delle controversie anche in merito a tali dati:

  • secondo lo studioso Luca Lai, le recenti datazioni al C.14 imporrebbero una: «"modifica dei presupposti delle interpretazioni correnti del sito".»[11];
  • per gli archeologi Marco Minoja e Carlo Tronchetti, il metodo del C.14 da solo non è sufficiente: «" per modificare un sistema funzionante e collaudato, basandosi solo su dati parziari che non portano a costruire un sistema alternativo coerente".»[12];
  • per l'archeologa Luisanna Usai: «"se si dovesse accettare la stretta connessione statue-sepolture ed in particolare quelle della necropoli Tronchetti, stando alle datazioni radiometriche calibrate, le sculture si dovrebbero datare al XI-X secolo a.C."».[13]
  1. ^ Lazzati p. 3.
  2. ^ Lazzati, Il carbonio-14 e le datazioni archeologiche, 2014.
  3. ^ I modelli di nuraghe come memoria collettiva di una civiltà, La Sardegna Nuragica storia e monumenti, p. 76.
  4. ^ a b Luca Lai, Isotopi radioattivi, primi dati sulla dieta e di cronologia assoluta dal sito di Mont'e Prama, in Marco Minoja, Alessandro Usai (a cura di), Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, Gangemi, 2014, p. 210.
  5. ^ Si definisce “δ13C” (“delta-C13”) la variazione (espressa in "per mille") della frazione 13C/12C del campione in esame rispetto a quella dello standard internazionale VPDB (Vienna Pee Dee Belemnite) costituito da carbonato di calcio fossile. È necessario misurare tale variazione per correggere i risultati del C-14 dagli effetti del frazionamento isotopico. Il δ13C può dare anche indicazioni sull'ambiente (terrestre, fluviale o marino) in cui ha vissuto l'essere da cui deriva il campione da datare, nonché sulla sua zona di provenienza e persino riguardo eventuali squilibri alimentari, Lazzati, pag. 9
  6. ^ Minoja-Usai (2014), pp. 258-259.
  7. ^ Minoja-Usai (2014), p. 145.
  8. ^ Raimondo Zucca, Attilio Mastino, Pier Giorgio Spanu, Raimondo Zucca, Monte Prama, Cabras, (OR). Storia della ricerca archeologica e degli studi, in Tharros Felix, V, Carocci, 2013, pp. 252-253.
  9. ^ a b Alessandro Usai, Silvia Vidili, Carla Del Vais, Alfredo Carannante, Nuovi dati e nuove osservazioni sul complesso di Mont’e Prama (scavi 2015-2016), in QUADERNI Rivista di Archeologia, vol. 29, 2018, pp. 81-140.
  10. ^ Olivieri, Anna, et al., "Mitogenome diversity in Sardinians: a genetic window onto an island's past." Molecular biology and evolution (supplementary material).
  11. ^ Minoja-Usai (2014), p. 207.
  12. ^ Carlo Tronchetti, Gli scavi del 1977 e 1979, in Le sculture di Mont'E Prama - contesto scavi e materiali, Gangemi, 2014, p. 172.
  13. ^ Luisanna Usai, Le statue nuragiche, in Marco Minoja, Alessandro Usai (a cura di), Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, Gangemi, 2014, pp. 219-262.