Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 31

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L'apertura e lo sviluppo della città[modifica | modifica wikitesto]

La vera apertura della città, con lo sviluppo dei borghi suburbani lungo le direttrici che uscivano dalle porte della città e la creazione di nuovi quartieri, si ebbe dopo l'annessione al Regno d'Italia. Già la popolazione era passata dai 30.000 abitanti di inizio secolo ai 37.000 del 1870; un ulteriore forte incremento si ebbe nel periodo seguente, anche per la diffusione in città di numerose e importanti attività industriali e nella conseguente attrazione di manodopera, gente poverissima che proveniva dalla campagna. Anche con l'avvento del vapore, cambiarono radicalmente le modalità di comunicazione e la natura stessa dei traffici.

La viabilità e i trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1883 il Comune affidò alla "Società Tramvia in Vicenza" la costruzione e l'esercizio di un servizio di vetture trainate da cavalli per il trasporto di persone e di merci che, partendo dalla stazione ferroviaria in Campo Marzo, percorreva tutto il centro urbano su una corsia munita di rotaia per arrivare fino a San Giuliano in Borgo Padova; troppo oneroso, però, il servizio fu presto sospeso e ripreso vent'anni dopo dalle Aziende Municipalizzate comunali, esteso da corso San Felice al quartiere San Bortolo, creando così un collegamento tra i quartieri popolari più importanti della periferia[1].

Intorno al 1889, con il completamento di viale Margherita e di viale Milano, si completava la prima circonvallazione esterna al nucleo urbano. Nel Novecento, poi, con un traffico veicolare sempre più intenso le antiche porte risultarono del tutto insufficienti. Cominciò così l'epoca dei piani regolatori.

La modifica della rete idrica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dei fiumi di Vicenza § Epoca contemporanea.

Non più utili per i trasporti e poco per la forza motrice che azionava i mulini, l'importanza dei fiumi fu limitata all'approvvigionamento idrico e semmai furono più evidenti i problemi che essi creavano con le frequenti esondazioni.

Tra il 1870 e il 1880, per ridurre il pericolo delle esondazioni in città, l'acqua del Bacchiglione fu fatta scorrere in un canale artificiale (parallelo al corso del Retrone lungo viale Giuriolo) e la confluenza dei due fiumi fu spostata più a sud, all'inizio della Riviera Berica, di fronte alla chiesetta di Santa Caterina in Porto[2]. Sempre negli anni ottanta vennero sostituiti i due antichi ponti degli Angeli (o di San Pietro) e di San Paolo, gli unici che in epoca romana davano accesso alla città e ormai non erano più adeguati alle esigenze moderne.

Nel XX secolo, con la costruzione dell'acquedotto comunale, i fiumi non servirono più neppure per l'uso domestico. Negli anni trenta fu interrato il ramo antico della Seriola, quello che attraversava il quartiere di Porta Nova; nel 1935, in previsione dei lavori che avrebbero ristrutturato tutta la Piarda, fu interrata la Fossetta oltre ponte Furo, tolto il ponte canale e ripristinato lo scarico nel Retrone dell'altro ramo della Seriola, quello che scorreva a cielo aperto lungo viale Trento e viale Mazzini. Fino agli anni sessanta questo ramo assicurava ancora acque pulite e fresche ai Giardini Salvi, ma nel 1973 anche questo tratto fu coperto e il tombinamento ridusse la portata della roggia fino al punto da non garantire più il ricambio d'acqua ai Giardini. Così, alla fine del decennio, il percorso della Seriola fu nuovamente deviato e riportato a confluire nel Bacchiglione a nord della città.

Lo smantellamento delle mura[modifica | modifica wikitesto]

Quanto alle mura, la cinta ancora conservata nel suo complesso per tutto il Settecento, cominciò ad essere sistematicamente demolita agli albori del secolo XIX; tutto sommato, però, alla vigilia del primo conflitto mondiale Vicenza appariva ancora chiusa nella sua cerchia di mura altomedioevali con le aggiunte scaligere e veneziane.

Finita la prima guerra mondiale, la demolizione fu ripresa, sia per evitare costi di manutenzione che, soprattutto, per le esigenze di un traffico che ormai si era fatto intenso. Fu così demolita Porta Nova e, viceversa, aperto l'arcone a tutto sesto che, interrompendo le mura di viale Mazzini, permette la comunicazione con l'interno della città[3].

Sul lato orientale, vennero aperte dopo più di cinque secoli le antiche Porta di Lisiera - che immetteva nella via Postumia - e la Porta delle Roblandine, permettendo il passaggio da contrà San Domenico al nuovo quartiere che si stava formando a est della città[4].

Finita la prima guerra mondiale, buona parte della quale si era svolta nel vicentino, il Comune sostenne un gigantesco sforzo economico per la costruzione di un'opera solenne in commemorazione del conflitto e dei suoi caduti, il piazzale dalla Vittoria, che aprì ai piedi del santuario un nuovo grandioso panorama sulla città.

Durante gli anni trenta si ebbe il completo riassetto della piarda lungo il Retrone con la concentrazione nell'area di scuole e istituzioni sportive.

I nuovi quartieri popolari[modifica | modifica wikitesto]

Nella Mappa di Vicenza dell'Atlante Vallardi del 1880 si può notare come, a quella data, tutta l'area a nord-ovest di contrà San Francesco e San Bortolo era quasi priva di costruzioni e coltivata

Sino alla fine dell'Ottocento all'interno dell'area urbana si erano conservate ancora ampie zone coltivate. Nel primo decennio del Novecento il Comune, sulla base della legislazione sulla municipalizzazione dei servizi pubblici[5] e di edilizia economica e popolare[6] cercò di risolvere i problemi derivanti dall'aumento della popolazione operaia.

Nella zona ad ovest del centro storico si vennero così costituendo nuovi quartieri: quelli di "Vicenza Nuova" (lungo strada del Volto, l'attuale via dei Mille), quello dell'area dell'ex "Piazza d'Armi" - chiamata "Quartiere XXVIII Ottobre" durante il fascismo e oggi San Bortolo - e quello di viale D'Alviano in Borgo Pusterla. Alla fine degli anni venti erano state costruite oltre 430 abitazioni di proprietà comunale[7].

Contemporaneamente il Comune avviò programmi di risanamento delle zone più degradate del centro storico (Porta Nova, Borghetto, Santi Apostoli) accordando a privati la realizzazione di piani regolatori di ampliamento oppure incentivando con agevolazioni e premi, nel 1923 e nel 1931, la costruzione di case economiche e popolari; mancava però un piano regolatore generale, anche per carenza di legislazione appropriata[8].

I "casermoni" e gli alloggi a nord[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Borgo Pusterla § Lo sviluppo urbanistico del Borgo.

Tra il 1907 e il 1921 il Comune realizzò nella parte nord-est del Borgo Pusterla, affidandone l'intervento - che viene considerato il primo qualificato piano urbanistico ed edilizio della prima metà del Novecento a Vicenza[9] - all'Azienda speciale municipalizzata.

Occupando tutta la vasta area che va da contrà San Bortolo a viale D'Alviano, fu creata una trama di strade a raggiera, una nuova piazza e una cinquantina di alloggi tra cui il cosiddetto casermone. Ideato dall'ingegnere Nicolò Secco, era costituito da quattro blocchi residenziali disposti intorno a un grande cortile rettangolare; rappresentava una soluzione innovativa - anche se tratta dai severi modelli della cultura asburgica - finalizzata a costruire case popolari all'interno della città, dove bisognava sfruttare al meglio i terreni, ormai divenuti molto costosi[10]. Mancando il sostegno dei finanziatori privati, la cui partecipazione era stata prevista dal progetto iniziale, non furono invece realizzati i servizi sociali che avrebbero rappresentato anch'essi un ulteriore modo di ripensare la città.

Questo quartiere era ancora all'interno della cinta veneziana; durante il ventennio fascista, invece, a nord di viale D'Alviano furono costruiti nuovi lotti di case popolari: dapprima le case rosse fuori porta San Bortolo e in un secondo tempo quello che fu chiamato Quartiere dei Savoia (ora Quartiere Italia[11]).

Il nuovo quartiere di Monte Berico[modifica | modifica wikitesto]

Il quartiere novecentesco di Monte Berico

Nel corso della prima metà del Novecento - sul terreno a gradoni prima coltivato a vigneto, come in un immenso anfiteatro aperto sulla città - tutto il versante nord di Monte Berico compreso tra il percorso delle Scalette e quello dei Portici e delimitato in alto da Viale Massimo d'Azeglio fu occupato da un nuovo quartiere di ville signorili e di case di civile abitazione, costruite con stili anche molto diversi tra di loro[12].

L'urbanistica e l'architettura del ventennio fascista[modifica | modifica wikitesto]

Finita la prima guerra mondiale, buona parte della quale si era svolta nel vicentino, il Comune sostenne un gigantesco sforzo economico per la costruzione di un'opera solenne in commemorazione del conflitto e dei suoi caduti, il piazzale dalla Vittoria, che aprì ai piedi del santuario un nuovo grandioso panorama sulla città.

Durante gli anni trenta si ebbe il completo riassetto della piarda lungo il Retrone con la concentrazione nell'area di scuole e istituzioni sportive.

Fu anche approvato un Piano Regolatore della città[13].

L'espansione della città nel secondo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Nel secondo dopoguerra - dagli anni cinquanta agli anni ottanta, anche novanta - la città si espanse rapidamente nelle aree già agricole, attratte nel perimetro urbano intorno alle direttrici del traffico verso nord (Schio), verso ovest (Valdagno e Verona) e verso est (Padova), con la creazione di una miriade di nuove abitazioni, di piccole e medie imprese sparse sul territorio e di una rete viaria intasata dal traffico che richiedeva tratti di circonvallazione sempre più lontani dal centro[14]. La programmazione non era sempre chiara, come testimonia la costruzione degli enormi complessi edilizi di viale Milano o l'impianto della Montecatini tra via Battaglione Framarin e via dei Cappuccini.

Come in tutta Italia, anche a Vicenza questa espansione urbanistica fu favorita dalla forte crescita economica della città e della provincia, cui conseguirono la speculazione edilizia, aiutata da facili finanziamenti, dal basso costo della manodopera, dall'approvazione costante della politica locale[15].

Data la natura prevalentemente cattolica della popolazione in quel periodo e del boom di bambini, nello sviluppo dei nuovi quartieri fu di grande importanza l'istituzione di nuove parrocchie che rapidamente assunsero la funzione di aggregazione delle comunità, con la creazione di chiese (di tipo conciliare) di oratori e di centri giovanili, spesso unici ambienti in cui la gente poteva ritrovarsi.

I piani di risanamento e di sviluppo edilizio[modifica | modifica wikitesto]

Il Piano di Ricostruzione[modifica | modifica wikitesto]

In seguito alle "condizioni di particolare gravità" in cui si trovava alla fine della seconda guerra mondiale, anche la città di Vicenza fu inclusa[16] nell'elenco delle città per cui era obbligatoria la stesura di un "piano di ricostruzione"; si trattava di un progetto volto a definire l'impianto della rete stradale e delle infrastrutture, le zone da destinare alla demolizione e alla ricostruzione, le aree per le nuove costruzioni, laddove se ne presentava la necessità e in attesa di un successivo "piano regolatore generale". In particolare doveva essere decisa la localizzazione di varie istituzioni pubbliche, come il Mercato ortofrutticolo, i Magazzini generali, il Foro Boario, il Macello comunale e il Palazzo di Giustizia.

Nel 1946 il progetto fu affidato all'ing. Giuseppe Chemello, discusso e approvato durante l'amministrazione del sindaco Luigi Faccio ed entrò in vigore nel 1949 ma, in realtà, pochi degli obiettivi trovarono attuazione, data anche la carenza di aree comunali idonee alle nuove localizzazioni[17].

Il Piano Regolatore Generale[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1953, durante l'amministrazione del sindaco Giuseppe Zampieri, fu dato incarico al prof. Plinio Marconi di redigere il primo P.R.G. che fu approvato nel dicembre 1958. Esso tentò di mettere ordine al precedente piano di ricostruzione, con la strutturazione e l'omogenea distribuzione delle zone residenziali e la nuova viabilità intesa a decongestionare il traffico all'interno del centro storico.

Furono previste nuove zone residenziali come il Villaggio del Sole e il Villaggio della Produttività, zone che però furono ben presto raggiunte da un travolgente sviluppo edilizio.

In realtà Il piano rimase inapplicato anche a causa di numerosi problemi burocratici, si esaurì in pochi anni e con bassi indici edificatori. Data la forte crescita della popolazione e delle attività artigianali e industriali, il territorio venne ben presto assalito da un processo di irraggiamento che nessuna politica successiva fu in grado di fermare[18].

Il Piano Regolatore Intercomunale[modifica | modifica wikitesto]

In quegli anni un rapido processo di industrializzazione diffusa aveva ricoperto il territorio di aziende medie e piccole; nel decennio 1952-1962, superando ogni previsione, la popolazione del capoluogo era passata da 80.000 a 100.000 residenti, ma ancora maggiore era il numero di persone che entravano in città per lavoro. La porzione di territorio comunale che sembrava risentire maggiormente di questa urbanizzazione era soprattutto quella verso sud-ovest.

I comuni contermini di Creazzo, Sovizzo, Altavilla Vicentina e Montecchio Maggiore sembrarono attratti dalla stesura di un piano intercomunale, uno strumento urbanistico cioè che potesse contribuire alla loro crescita e trasformazione.

Così nel novembre 1961 al prof. Marconi, alla che aveva redatto il P.R.G. di Vicenza, fu affidato il compito di predisporre un Piano Regolatore Intercomunale, che avrebbe dovuto coordinare i P.R.G. dei comuni contigui. Lo schema di piano, redatto nel 1962, non fu però mai adottato per l'indisponibilità delle amministrazioni ad accettare regole e modalità di collaborazione[19].

Il Piano Zone e il primo P.E.E.P.[modifica | modifica wikitesto]

Insediatasi nel novembre 1962, la nuova amministrazione guidata da Giorgio Sala, che sarebbe rimasto sindaco fino al 1975, si trovò a dover affrontare il grave problema del reperimento di alloggi economici e popolari e quello di uno sfrenato consumo della superficie già utilizzata. A distanza di pochi mesi il Consiglio comunale adottò il Piano Zone per l'Edilizia Economica e Popolare (P.E.E.P.), rendendo Vicenza la prima città del Veneto e una delle prime d'Italia ad applicare la recente legge n. 167 del 1962[20]. La legge indicava ai Comuni la strada per affrontare il problema della casa a domanda popolare, reperendo aree agricole con o senza esproprio, prevedendo servizi per la popolazione come aree verdi, parcheggi, piste ciclabili, scuole e asili, chiese, in un contesto di urbanizzazione diffusa[21].

Fu costituito l'Assessorato all'urbanistica e creata una commissione di professionisti locali, ai quali fu commissionato lo studio per l'individuazione delle aree in cui intervenire con l'edilizia pubblica, convenzionata e sovvenzionata. Dopo un paio di tentativi senza successo, il 28 giugno 1964 il Consiglio comunale adottò il Piano Zone prevedendone nove, corrispondenti a circa 180 mila ettari di territorio, che furono realizzate negli anni settanta tutt'intorno alla città:

  • I - Maddalene
  • II - Laghetto
  • III - Cattane
  • IV - San Pio X
  • V - San Lazzaro
  • VI - Mercato Nuovo
  • VII - Bertesina
  • VIII - Sant'Agostino
  • IX - Riviera Berica

Si trattava di un'urbanizzazione di tipo estensivo, tale da creare un rete intercomunale, rivolta verso aree dei Comuni contermini che si stavano sviluppando verso la città capoluogo[22].

Questi quartieri, peraltro, furono solo in parte autosufficienti per la dotazione di servizi ed edifici pubblici come avrebbero dovuto essere dei quartieri satellite; in ciascuno di essi rapidamente sorse un nucleo di grandi costruzioni popolari, alle quali si aggiunsero spesso in modo caotico abitazioni private, aziende e officine che usufruivano dell'urbanizzazione della zona[23].

In secondo luogo, il Piano Zone e i P.E.E.P. vennero utilizzati per lo più da una domanda residenziale di classe media, che quindi richiedeva maggiori spazi e rendeva insufficienti le aree acquisite; il numero complessivo degli abitanti non fu più di 18.500 rispetto ai 25.000 previsti[24].

Il Piano Particolareggiato del Centro storico[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1963 iniziarono gli studi dell'architetto Mario Coppa, rivolto al degrado sempre maggiore del centro storico, messo anche in relazione all'impostazione del Piano Zone, che avrebbe portato la popolazione a risiedere molto al di fuori dal centro.

Egli prevedeva, così, di trovare soluzioni per le coppie giovani che avessero voluto venire ad abitare in centro città e, nello stesso tempo, a trovare soluzioni per snellire la viabilità e garantire zone centrali di parcheggio. Altri problemi erano quelli di eliminare le carenze igienico-funzionali delle abitazioni[25], di reperire sedi per la formazione universitaria, di accrescere con sedi adeguate il ruolo del nucleo urbano come capoluogo di provincia, di valorizzare gli aspetti turistici della città con adeguati alberghi.

In realtà passò fin troppo tempo prima dell'approvazione del piano[26]. Nel frattempo solo gli edifici artisticamente più importanti ebbero delicati interventi di restauro, mentre per l'edilizia minore la tecnologia corrente fu applicata senza troppo riguardo per gli aspetti storico-ambientali. Il piano previde la costituzione di "comparti", cioè di gruppi di isolati da ristrutturare, ma questo avvenne solo per i due comparti delle Barche e di Santa Lucia[27].

La Variante al P.R.G.[modifica | modifica wikitesto]

Un altro problema era dato dal fatto che, già verso la fine dell'Ottocento e nella prima metà del Novecento, la città si era industrializzata con la costruzione, subito al di fuori delle mura, di alcuni importanti aziende come il lanificio e il cotonificio Rossi, la produzione di cambi di bicicletta Campagnolo, l'industria farmaceutica Zambon, le acciaierie e ferriere Beltrame; complessi così invadenti e inquinanti che, a partire dagli anni sessanta, venne deciso di spostarli lontano dal centro cittadino.

Anche per questi motivi, molto presto si cominciò a pensare a una "Variante" del Piano Regolatore Generale, pur senza riuscire, nonostante le proposte e le elaborazioni progettuali, a definirla sino alla fine degli anni settanta. Essa fu approvata dal Consiglio comunale a fine luglio 1979 e dichiarata esecutiva dalla Regione Veneto il 24 giugno 1983; prevedeva l'attuazione di nuovi piani particolareggiati di edificazione edilizia nelle seguenti zone:

  • I - Fornaci Lampertico
  • II - ex-Fornaci Lampertico
  • III - Sant'Agostino
  • IV - Pomari
  • V - Ferrotramvie
  • VI - Gresele
  • VII - Beltrame
  • VIII - Zambon Sud
  • IX - Zambon Nord
  • X - Laghetto - viale Dal Verme
  • XI - Fro Maltauro
  • XII - ex-Carceri San Biagio

in gran parte su aree lasciate libere dalle dismissioni di industrie storiche[28][29].

Problemi e realizzazioni del secondo millennio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Borgo Berga § Anni Duemila.
Palazzi dell'Università
Palazzo di Giustizia

Negli anni più recenti il Comune ha dovuto affrontare una serie di problemi dovuti all'insufficienza dei servizi esistenti, alla necessità di crearne di nuovi e al sempre maggiore intasamento del traffico nel centro della città.

Già negli anni ottanta il vecchio carcere di San Biagio, ubicato nel centro della città e che presentava non pochi problemi logistici, era stato spostato in un nuovo edificio, costruito secondo i canoni della massima sicurezza, ai margini del quartiere residenziale di San Pio X.

La presenza sempre maggiore a Vicenza di sezioni distaccate di Università del Veneto ha fatto sì che, nell'area compresa tra viale Margherita e il fiume Bacchiglione, nel 2009 sia stato costruito un grande edificio, in cui ha sede il Polo universitario di Vicenza delle Università degli Studi di Verona e di Padova[30]. All'altro capo del Borgo nel 2004 era già stato ristrutturato l'antico convento di San Silvestro che oggi ospita appartamenti destinati agli studenti universitari e altri alloggi dell'ESU[31].

Nella vasta area compresa tra il Bacchiglione ed il Retrone prima della loro confluenza, in precedenza occupata dall'ex cotonificio "Rossi", invece, nel 2010 è stata ultimata la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia di Vicenza, destinato ad accogliere tutti gli uffici e le attività connesse della sede di Santa Corona e quelli del Tribunale di Bassano del Grappa. Contestualmente al Tribunale sono stati realizzati nuovi edifici sia direzionali/commerciali che residenziali.

Problemi e realizzazioni del secondo millennio[modifica | modifica wikitesto]

In questi ultimi anni Vicenza si è contraddistinta per numerosi progetti e lavori di riqualificazione che modificheranno l'aspetto della città. Sono state riqualificate diverse aree della città, inaugurate nuove strade (come la Tangenziale Sud), nuovi insediamenti produttivi e culturali (Centrale del Latte a Vicenza Est e Teatro Comunale Città di Vicenza) e vi sono altre grandi opere in via di ultimazione:

Restauro della Basilica Palladiana e riqualificazione del sistema piazze[modifica | modifica wikitesto]

I lavori di restauro alla Basilica Palladiana

Si tratta del più importante intervento a uno dei monumenti simbolo della città dal dopoguerra. I lavori, iniziati nel gennaio del 2007, si sono conclusi nell'ottobre del 2012 per un costo di 15.000.000 di euro. La copertura in rame è stata rimossa per permettere di levare gli arconi in cemento armato che sorreggevano la cupola (installati dopo il suo crollo a causa dei bombardamenti del 1945) e sostituiti con archi in legno lamellare dell'Alto Adige. L'edificio è stato pulito, restaurato e consolidato in tutte le sue parti e sono state completamente rifatte tutte le reti impiantistiche.

Nel corso degli ultimi mesi le parti restaurate sono state progressivamente svelate e sono state promosse iniziative che hanno consentito di vivere il cantiere, come ad esempio, Una volta ogni 450 anni, ovvero la visita al cantiere stesso (con record di presenze), l'installazione sull'impalcatura di un maxi schermo dove venivano proiettate video sulla città e sulle sue bellezze (denominata Palladio Infinito).
Nel frattempo è già stata restaurata la Loggia del Capitaniato.

La Basilica Palladiana, valorizzata dal nuovo sistema di illuminazione

Un nuovo e suggestivo sistema di illuminazione, costituito da 120 proiettori a LED che dirigono fasci di luce bianca su Basilica, torre Bissara, Loggia del Capitaniato e Monte di Pietà, è stato ufficialmente inaugurato il 18 settembre 2011 con un concerto gratuito di Ennio Morricone.

L'ufficiale riapertura della Basilica è avvenuta il 5 ottobre 2012 con l'inaugurazione della mostra Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure.

Al restauro della Basilica Palladiana è stato assegnato il "Premio dell'Unione Europea per il Patrimonio culturale - Concorso Europa Nostra 2014” per la conservazione del patrimonio culturale.

Nuovo polo universitario[modifica | modifica wikitesto]

È stato progettato in viale Margherita, nell'area denominata "Mezzalira ex CosMa", su una superficie di 16.600 metri quadrati, un nuovo polo universitario. I lavori (iniziati nel 2006 e ultimati, per quanto riguarda la prima struttura, nel 2009) sono stati suddivisi in due stralci: il primo (per un costo di 8.441.000 euro) che prevedeva la costruzione di un primo edificio, il secondo (per un costo di circa 6.000.000 di euro) prevede di sistemare gli esterni del complesso, le passerelle di accesso e le vie di sbocco verso viale Margherita, e la realizzazione di un secondo edificio da adibire una sala convegni-auditorium.

Il primo edificio che è già stato ultimato insiste su un rettangolo di 35 x 45 metri, suddiviso in tre corpi paralleli. Il piano terra è riservato ai garage, con 37 posti auto e 121 posti per ciclomotori; il primo livello è destinato a un grande atrio con la portineria, la segreteria studenti, locali destinati a uffici e due aule da 60 e 120 posti; il secondo livello ospita tre aule rispettivamente da 60, 120 e 240 posti, affacciate su un grande atrio parzialmente a doppia altezza, con una reading-room; il terzo livello è destinato agli uffici, cinque stanze per i professori, tre per seminari, una sala riunioni, un locale CED e un laboratorio informatico, la biblioteca.

La sala convegni ha una capacità di 300 posti e unisce i due livelli dell'edificio; al primo livello si trova un'ampia hall con caffetteria e servizi, separata dalla zona universitaria da una grande vetrata. Il corpo centrale serve da atrio e spazio di relazione ed è a due (e parzialmente a tre) livelli, con grandi ballatoi. È illuminato naturalmente dalle grandi vetrate alle estremità e parzialmente dall'alto, attraverso i grandi vuoti ricavati nel solaio al secondo livello. La copertura dei due corpi esterni e di quello centrale è a botte, con alcune terrazze.[32]

A lavori ultimati questo sarà il principale polo universitario cittadino.

Nuovo tribunale e nuovo quartiere borgoberga[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione del nuovo palazzo di giustizia è avvenuta a Borgo Berga (non lontano dalla nuova università) nell'area dell'ex cotonificio "Rossi" su una superficie di 24.000 metri quadrati (15.800 fuori terra, 8700 entro terra) per un costo di circa 24.000.000 di euro interamente provenienti dal Ministero di Grazia e Giustizia[33]. In questo caso, i lavori (iniziati nell'estate del 2006) hanno previsto la demolizione del fabbricato preesistente, la creazione di una struttura dotata di 1 aula per i processi della Corte di Assise, 2 aule penali, 3 aule per il Giudice per le indagini preliminari e per il Giudice per le udienze preliminari, 4 aule civili collegiali, la biblioteca, 2 aule penali e 3 aule civili per il giudice di pace, i locali a servizio dei magistrati del tribunale e della procura, degli ufficiali giudiziari, della polizia giudiziaria, comprese 30 postazioni per le intercettazioni.[34]

L'edificio è stato completato nell'estate del 2010, mentre nei primi giorni di settembre 2012 è stato aperto l'anello viario del Tribunale, concepito per alleggerire il carico di traffico nella zona di Borgo Berga, e i nuovi parcheggi a servizio della zona.

Contestualmente al tribunale sono stati realizzati e si stanno realizzando nuovi edifici sia direzionali/commerciali che residenziali progettati dall'architetto portoghese Gonçalo Byrne e dal paesaggista João Nunes.

Riqualificazione e ampliamento della Fiera di Vicenza[modifica | modifica wikitesto]

Nel febbraio del 2008 è stato aggiudicato l'appalto per la riqualificazione del polo fieristico berico[35]. I lavori prevedono la demolizione di 32.000 m² di padiglioni e la successiva realizzazione di 56.000 m² di nuova area espositiva, la creazione di una nuova immagine architettonica del quartiere fieristico (caratterizzata da una "chiocciola" che verrà distrutta per lasciare posto a un nuovo elemento centrale, a pianta circolare definito “magnete” alto circa 25 metri), la realizzazione di nuovi ristoranti, sale riunioni e uffici, l'ampliamento delle aree di sosta per lo scarico e carico delle merci, la realizzazione di un nuovo parcheggio multipiano da 1.200 posti. Sarà rifatto l'ingresso ed è prevista la creazione di nuovi parcheggi anche sul tetto della struttura, dove saranno collocate piante e aiuole.

La sfida del progetto è rappresentata dalla difficoltà di operare una radicale trasformazione del quartiere senza compromettere l'attività espositiva (che continuerà regolarmente) durante il corso dei lavori.

Il costo totale dell'opera è di 67.000.000 di euro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Leder, 1996, pp. 12-13
  2. ^ Barbieri, 2004,  p. 28,
  3. ^ La storia viene ben descritta da Giarolli, 1955,  pp. 50, 366-69
  4. ^ Giarolli, 1955,  pp. 382-409
  5. ^ Legge n.103 del 19 marzo 1903
  6. ^ Legge n.254 del 39 maggio 1903, detta "legge Luzzati"
  7. ^ Giarolli, 1955, pp. 642, 260, 638, 631-32
  8. ^ Leder, 1996, pp. 14-15
  9. ^ Soragni, 1988,  pp. 49-51
  10. ^ Soragni, 1988,  pp. 57-58
  11. ^ Giarolli, 1955, pp. 138, 608, 614, 631-32
  12. ^ Giarolli, 1955,  pp. 141, 341
  13. ^ Leder, 1996, pp. 33-47
  14. ^ Dato, 1999, pp. 17-18
  15. ^ Dato, 1999, pp. 7-14
  16. ^ Con decreto del Ministero dei LL.PP. n. 154 del 1 marzo 1945, che prevedeva un elenco di 383 città
  17. ^ Leder, 1996, pp. 51-55
  18. ^ Leder, 1996, pp. 57-62
  19. ^ Leder, 1996, pp. 63-67
  20. ^ Legge n. 167 del 18 aprile 1962: Disposizioni per favorire l'acquisizione di aree fabbricabili per l'edilizia economica e popolare, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 111 del 30/04/1962
  21. ^ Dato, 1999, pp. 21-25
  22. ^ Dato, 1999, pp. 27-29
  23. ^ Dato, 1999, pp. 27-29
  24. ^ Leder, 1996, pp. 77-87
  25. ^ Nel 1964 in centro storico su 7.312 abitazioni solo 3.433 avevano il bagno e 621 non disponevano della cucina
  26. ^ Fu approvato con delibera del Consiglio Comunale di Vicenza n. 151 del 21-22.4.1970 e del Consiglio Regionale Veneto con delibera 1627 del 3.4.1979; la variante fu approvata dal Consiglio Comunale con delibera n. 3667 del 1.3.1988
  27. ^ Leder, 1996, pp. 69-76
  28. ^ Dato, 1999, pp. 36, 41
  29. ^ Leder, 1996, pp. 89-103
  30. ^ Università a Vicenza, su univi.it. URL consultato il 2 ottobre 2012. e Università, su comune.vicenza.it. URL consultato il 2 ottobre 2012.
  31. ^ Residenza universitaria “San Silvestro”, su univi.it. URL consultato il 2 ottobre 2012.
  32. ^ Provincia di Vicenza, comunicato stampa[collegamento interrotto]
  33. ^ [1]
  34. ^ [2][collegamento interrotto]
  35. ^ Immobiliarefieradivicenza.it - Fiere, manifestazioni ed eventi a Vicenza Archiviato il 17 maggio 2009 in Internet Archive.