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Ex Complesso Conventuale di San Francesco
Ex Ospedale Militare, comprendente resti dell'antico convento e della chiesa di San Francesco
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàAlessandria
Indirizzovia XXIV Maggio 5
Informazioni generali
CondizioniLa porzione dell'ex-ospedale è attualmente in disuso; la chiesa è agibile e utilizzata saltuariamente per eventi
Costruzione1270
Inaugurazione1314 consacrazione della chiesa
Stilegotico
UsoEventi (Chiesa)
Realizzazione
ProprietarioComune di Alessandria

Ex complesso conventuale di San Francesco[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L’ex Ospedale Militare (già Chiesa e Convento di San Francesco) è sito nel centro storico della città di Alessandria.

Le prime informazioni documentate sulla città di Alessandria sono successive al 1168, anno della sua fondazione, quando è avvenuto lo scontro tra la lega Lombarda e Federico Barbarossa. 

Inizialmente la città era piccola ed ospitava poche migliaia di abitanti. Nel tempo ha subito diverse trasformazioni, assumendo sempre più una funzione strategica e ospitando a volte più soldati che cittadini; dalla fine del secolo XIX, con lo sviluppo industriale, si è ingrandita fino ad arrivare alla dimensione attuale.

Già dal Medioevo uno degli edifici principali della città era il Complesso di San Francesco, che si estendeva su gran parte dell’isolato compreso tra la via XXIV Maggio, su cui si apriva l’accesso principale, via Cavour, corso Cento Cannoni, via Lanza, vicolo dal Verme e via della Vittoria.[1]

La Chiesa venne costruita a partire dalla seconda metà del XIII secolo da un gruppo di frati Francescani. La presenza di questo ordine nell'alessandrino è documentata fin dal 1217, pochi anni dopo il viaggio di San Francesco verso la Francia (1213), che lo portò a transitare in Liguria e Piemonte.[2] In quegli anni furono istituite undici province francescane, tra le quali quella di Genova, sotto la cui custodia Alessandria resterà fino al 1725. I Minori Conventuali si stanzieranno in città solo nel 1254, anno in cui riceveranno da Leone, l’allora arcivescovo di Milano ,“plena et libera licentia auduendi confessiones peccatorum et absolvendi confitentes[3]”.

Successivamente, intorno al 1270, Papa Clemente IV concesse ai Minori cento giorni di indulgenza, per consentire ai Francescani di dare avvio alla costruzione della prima Chiesa, che risultava di fatto citata in un "breve" di Nicolò IV del 1290[4]. Non si trattava tuttavia della struttura attuale [5]per la quale i lavori iniziarono sul finire del XIII secolo per volontà di Guglielmo Inviziati; i suddetti lavori si conclusero intorno ai primi decenni del Trecento (1314) grazie alla donazione di Re Roberto di Napoli (figlio di Carlo d’Angiò), con la quale il sovrano dotò di beni il Convento per garantire il mantenimento dei frati[6]. A partire dal 1350, per volontà del patrizio Antonio Boidi,si avviò la costruzione del campanile e di una cappella intitolata con ogni probabilità a San Ludovico[7].

Riguardo al Convento i primi documenti che attestavano la sua presenza recavano la data del 18 marzo 1312: in essi si citava la restituzione di una somma di denaro chiesta in prestito per la costruzione del dormitorio[8].

Nel 1317 i Francescani si divisero in conventuali e osservanti; ai conventuali rimasero il Convento e la Chiesa mentre agli osservanti il Convento di San Bernardino, situato in un’altra parte della città.

Con il passare degli anni la struttura conventuale si ingrandì sempre più fino a comprendere l’area tra le vie Cavour, XXIV Maggio, della Vittoria e Cento Cannoni, all'interno della quale si trovavano granai, la foresteria gli orti e i terreni[9] .

A causa di problemi strutturali dei fabbricati, si iniziò la demolizione del Convento nel 1778, demolizione che risparmiò la sacrestia e la Chiesa. Il resto della struttura venne ricostruito interamente per volontà del marchese Carlo Dolchi e i lavori terminarono nel 1784.

Nonostante ospitasse spesso soldati di passaggio nei momenti di guerra, la funzione del Complesso di San Francesco rimase religiosa; il suo uso continuò ad essere quello fino a tutto il XVIII secolo, quando ci fu il passaggio dalla dominazione  ispanica a quella sabauda.

Nel 1802 il complesso venne abbandonato definitivamente dai Francescani, che si videro portare via la Chiesa e il Convento a causa della soppressione degli ordini monastici e delle congregazioni regolari voluta da Napoleone. Da quel momento in avanti il complesso di San Francesco divenne di proprietà demaniale. Nel 1804 l'Editto di S. Cloud trasformò le Chiese in caserme. Nel 1816, con il ritorno dei Savoia, avvenne la suddivisione della Chiesa su due piani e cambiarono anche le sue destinazioni d'uso: il piano inferiore venne adibito a deposito di carri d'artiglieria e quello superiore ad uso camerata per la truppa. Inoltre le cappelle poste sul lato ovest vennero vendute a privati.

Nel 1821 il Convento divenne caserma dei Dragoni del regno di Sardegna. Nel 1825 l’intero complesso fu oggetto di lavori di sistemazione. Rimase caserma fino al 1833, quando venne trasformata da Carlo Alberto in Ospedale Militare; la sua funzione ospedaliera fu fondamentale durante le due guerre mondiali, nonostante la struttura fosse stata integrata da quelle site in via Faà di Bruno e a Spinetta Marengo.

Nel corso dell’Ottocento sono stati documentati progetti di ampliamento dei corpi del complesso che hanno dato all'intera struttura il volto attuale[10]

Sul finire del XIX secolo le autorità militari si accordarono con il comune per la demolizione della chiesa al fine di realizzare l’apertura di un asse viario che doveva fungere da unione tra le piazze Garibaldi e Vittorio Emanuele (attuale piazza della Libertà) partendo da via Lanza ed arrivando fino a via Verdi. [interventi] [11]Tale progetto non venne mai attuato perché nel 1919 Cesare Bertea, Soprintendente ai monumenti del Piemonte, evidenziò, con una notifica datata il 1° dicembre, l’importante interesse archeologico dell'ex Chiesa e per questo venne interrotta la demolizione[12].

Più tardi, nel 1952, il Sindaco della città, Nicola Basile, espresse nuovamente la necessità di procedere con la demolizione, riaprendo così antiche discussioni. Tuttavia non vennero realizzate altre modifiche o effettuati procedimenti nei confronti della struttura[13].

L’Ospedale Militare venne chiuso nel 1989, quando Alessandria smise di essere una città strategica dal punto di vista militare. Successivamente venne acquisito dal Comune che in quegli anni avviò lavori di restauro i quali compresero il ripristino delle coperture e il recupero degli affreschi[14].

Indice cronologico degli avvenimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • 1213: San Francesco fa tappa in Alessandria durante il suo viaggio in Spagna
  • 1215: Viene dedicata una piccola chiesa a San Francesco (secondo la tradizione di San Francesco avrebbe posto la prima pietra della della chiesa)
  • 1220: In Alessandria è presente una congregazione di Padri Francescani
  • 1254: I minori di San Francesco, sono definitivamente in Alessandria
  • 1269: Anno d'inizio della fabbricazione della chiesa
  • 1290: La Chiesa risulta già perfezionata
  • 1300: Viene incorporata una strada al convento
  • 1309: Viene ultimata la Chiesa
  • 1312: Il convento è già iniziato ma non completato
  • 1314: Viene consacrata la Chiesa
  • 1517: Viene operata la distinzione tra i Frati Minori e i Frati Minori osservanti
  • 1546: Nella Chiesa si raduna il Consiglio Generale dei cittadini
  • Inizi del 1600: I Francescani ampliano il loro Convento
  • 1773-1776: Nel Convento alloggiano numerosi ufficiali dell'esercito
  • 1778: I Padri di questo anno hanno identificato l'antico Convento
  • 1782: Viene sistemato il coro della Chiesa
  • 1789: I Minori Conventuali sono ospiti dei Padri Cappuccini
  • 1802: La Chiesa e il Convento vengono sottratti definitivamente ai Francescani a causa delle leggi napoleoniche
  • 1803: Editto di S. Cloud ha trasformato le Chiese in caserme militari
  • 1816: La Chiesa viene suddivisa in due piani con differenti destinazioni d'uso
  • 1833: La Chiesa diventa Ospedale Militare
  • 1894: Le autorità militari propongono la demolizione della ex Chiesa
  • 1920: Nasce un nuovo interesse verso il Complesso di San Francesco
  • 1952: Il sindaco N. Basile ripropone la demolizione della ex Chiesa
  • 1986: L'Ospedale Militare viene chiuso

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa dell’ex-Complesso di San Francesco è un esempio di architettura gotica nell'alessandrino. In quest’area il linguaggio gotico si presenta come una lenta evoluzione del linguaggio romanico lombardo, i cui influssi sono leggibili per il diffuso utilizzo del laterizio. Solo nel corso del XIV secolo si afferma lo stile gotico, per ragioni legate a trasformazioni sociali e alla naturale evoluzione delle conoscenze tecniche[15].

L'impianto originario dell'edificio religioso risulta ancora leggibile, nonostante gli interventi realizzati nelle epoche successive all'edificazione e le trasformazioni più radicali compiute nei primi decenni del XIX secolo, che hanno portato alla partizione dell’edificio e alla realizzazione di due livelli[16]. Al contrario la porzione del Complesso, corrispondente all'adiacente ex-Ospedale Militare (già Convento), risale al XVII-XVIII secolo, quando sono stati realizzati gli edifici della caserma[17].

I provvedimenti di tutela portati avanti dalla Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte (1920) e l’inserimento nell'elenco degli “Edifici Monumentali di Alessandria e Provincia” (Ministero Pubblica Istruzione) negli anni 1950, hanno certamente salvaguardato l’identità ottocentesca del bene.  

La Chiesa mostra un impianto regolare a forma rettangolare, privo di transetto sporgente (in pianta), concluso a ovest da un’abside rettilinea aggettante. Per i caratteri architettonici e distributivi l’edificio si può collegare alla tipologia della chiesa a sala “gotico-lombarda”  del primo Trecento[18] oltre che alle molte Chiese degli Ordini Mendicanti del XIII secolo (Bergamo, Domodossola, Cuneo[19]).

Nella porzione superiore l’interno risulta diviso in tre navate - la centrale di luce doppia rispetto alle laterali - scandite in campate da pilastri e semi pilastri a fascio in laterizio, che sorreggono volte a crociera costolonate,  serrate in chiave da tondi scolpiti[20]. Il tetto è a due spioventi sorretto da un’orditura in legno alla piemontese;  qui è possibile leggere il corpo del transetto che si sopraeleva rispetto alla navata centrale. Lungo il fianco volto a ovest, circa a metà, è possibile individuare ciò che resta del campanile dopo i rimaneggiamenti ottocenteschi: ovvero la demolizione della porzione superiore, la realizzazione di una copertura a falda unica con identica pendenza di quella del transetto limitrofo, l'apertura di un finestrone[21]. Nel corso degli anni i prospetti, che si presentano tutti in mattone a vista, sono stati oggetto di interventi quali l'apertura di nuove finestre o il tamponamento di quelle esistenti[22]. La facciata principale conserva ancora elementi di decoro in cotto, mentre la sua conformazione è mutata a seguito degli interventi condotti nel corso dell’Ottocento e oggi mostra un profilo superiore rettilineo che definisce una forma rettangolare[23]. In basso la superficie risulta tripartita da quattro contrafforti rettangolari di diverse dimensioni. Le tracce sul paramento murario di un profilo archiacuto fanno presupporre la presenza di un portale con ghimberga ricorrente nell'architettura gotica piemontese. La successiva apertura di cinque finestre al piano terreno e di altrettante porta finestre al primo piano ne ha poi radicalmente mutato l’aspetto[24].

Al piano terra la struttura compositiva dell’originario edificio religioso non risulta più leggibile a seguito dei lavori di adeguamento a caserma. E’ caratterizzata da ambienti ampi voltati con botti ribassate.

Il fabbricato dell’ex-Ospedale Militare (già Convento) occupa gran parte dell’isolato compreso tra via XXIV maggio (dove è collocato l’ingresso principale), via Cavour, corso Cento Cannoni, via Lanza, vicolo dal Verme e via Vittoria. Per la conformazione del lotto, i fabbricati si distribuiscono secondo un impianto irregolare che forma una corte chiusa su via XXIV maggio, un giardino su via Cavour, e un’ ulteriore area verde su via Lanza. L’edificio principale, che ingloba i resti dell’antico Convento e parte della Chiesa di San Francesco  mostra un impianto planimetrico a U e si affaccia sulla corte interna. La manica volta a ovest è originata dalle strutture della Chiesa dell’antico Convento francescano, ed è oggi tramezzata su due piani. I restanti corpi di fabbrica si elevano su tre livelli di altezza differente. Chiudono il complesso tre bassi fabbricati che si dispongono lungo i lati del giardino su via Lanza[25].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Assessorato alla Cultura della Città di Alessandria, Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 17.
  2. ^ Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 34.
  3. ^ Claudio Zarri, Alessandria da scoprire: per saperne di più, Alessandria, Ugo Boccassi, 1994, p. 26.
  4. ^ Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 35.
  5. ^ Alberto Ballerino, La storia continua: Alessandria il centro vol 1, Alessandria, Il Piccolo, 2016, p. 23.
  6. ^ Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 35.
  7. ^ Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 35.
  8. ^ Antonella Perin e Carla Solarino,, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 36.
  9. ^ Claudio Zarri, Alessandria da scoprire: guida storico artistica, WR editoriale & commerciale, p. 208.
  10. ^ Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 37.
  11. ^ Assessorato alla Cultura della Città di Alessandria, Interventi di studio e recupero parziale della Chiesa di san Francesco: relazione, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. p. 17.
  12. ^ Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 37.
  13. ^ Assessorato alla Cultura della Città di Alessandria, Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 39.
  14. ^ Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Edizioni dell'Orso, 2007, p. 37.
  15. ^ Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 40.
  16. ^ Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 41.
    «Alcuni studiosi ritengono che la chiesa di San Francesco sia una tra le meglio conservate seppur meno note fra le chiese a sala lombarde del primo Trecento. Da: Interventi, cit p. 41»
  17. ^ Ex chiesa di s. Francesco ad Alessandria, Genova, Università degli studi di Genova (Tesi di laurea - Facoltà di Architettura - anno accademico 1981-82), p. 9.
  18. ^ Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 41.
  19. ^ Ex chiesa di s. Francesco ad Alessandria, Genova, Università degli studi di Genova (Tesi di laurea - Facoltà di Architettura - anno accademico 1981-82), p. 21.
  20. ^ Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 42.
  21. ^ Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 45.
  22. ^ Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 47.
  23. ^ Ex chiesa di s. Francesco ad Alessandria, Genova, Università degli studi di Genova (Tesi di laurea - Facoltà di Architettura - anno accademico 1981-82), p. 27.
  24. ^ Ex chiesa di s. Francesco ad Alessandria, Genova, Università degli studi di Genova (Tesi di laurea - Facoltà di Architettura - anno accademico 1981-82), p. 30.
  25. ^ Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008, p. 24.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Ballerino, La storia continua: Alessandria il centro vol 1, Alessandria, Il Piccolo, 2016
  • Assessorato alla Cultura della Città di Alessandria, Interventi di studio e recupero parziale Chiesa di San Francesco: relazione, Alessandria, Comune di Alessandria, 2008.
  • Antonella Perin e Carla Solarino, Chiese, conventi e luoghi pii della città di Alessandria: schede per la conoscenza degli edifici censiti nel catasto sabaudo, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2007.
  • Lidia Pezzano e Paola Rangone, Ex chiesa di s. Francesco ad Alessandria, Genova, Università degli studi di Genova (Tesi di laurea - Facoltà di Architettura - anno accademico 1981-82), 1982.
  • Roberto Livraghi, Alessandria, Milano, Electa, 1997.

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Iconografia storica[modifica | modifica wikitesto]