Una su 13

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Una su 13
Sharon Tate (Pat) nella sua ultima scena del film, con Vittorio De Sica (Di Seta) sullo sfondo
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno1969
Durata90 min
Generecommedia
RegiaNicolas Gessner e Luciano Lucignani
SoggettoAntonio Altoviti (basato sul romanzo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov)
SceneggiaturaAntonio Altoviti, Marc Behm, Lucia Drudi Demby, Nicolas Gessner, Luciano Lucignani e Denis Norden
FotografiaGiuseppe Ruzzolini
MontaggioGiancarlo Cappelli, Maurice Rootes
MusicheStelvio Cipriani, Carlo Rustichelli
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Una su 13 (The Thirteen Chairs o 12 + 1) è un film del 1969, diretto da Nicolas Gessner e Luciano Lucignani. Versione farsesca del romanzo Le dodici sedie di Il'ja Arnol'dovič Il'f e Evgenij Petrovič Petrov, è interpretato da Vittorio Gassman e da Sharon Tate (alla sua ultima apparizione - postuma - sullo schermo prima del suo assassinio).

Nel 1970 Mel Brooks ne ha girata un'altra versione, intitolata appunto Il mistero delle dodici sedie.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Mario Beretti è un barbiere italiano emigrato a New York, dove gestisce una botteguccia che vanta ben pochi clienti. La sua vita ha una svolta quando gli viene comunicata la notizia della morte di una sua zia residente in Inghilterra, la quale lo ha nominato suo unico erede.

Mario si precipita quindi in Inghilterra, ma scopre che la sua eredità consiste solamente in tredici sedie d'epoca e d'infimo valore, che egli si affretta a vendere a un antiquario locale, salvo scoprire subito dopo un messaggio in cui la zia gli rivela di aver nascosto una cospicua somma di denaro nell'imbottitura di una delle sedie.

Mario tenta inutilmente di riacquistare le sedie, che nel frattempo l'antiquario ha già in parte rivenduto. Con l'aiuto della bella Pat, inizia una frenetica ricerca delle sedie attraverso l'Europa, dando la caccia ai nuovi acquirenti e facendosi coinvolgere in rocambolesche avventure e inseguimenti tra Londra e l'Italia, durante i quali si imbatte in personaggi stravaganti, quali Albert, autista di un camion di traslochi ed assiduo lettore di romanzi erotici, la svampita prostituta Judy, l'altezzoso e pomposo Maurice Markau, capo di una compagnia teatrale itinerante che mette in scena una scalcinata versione del Dottor Jekyll e Mr. Hyde, l'imprenditore italiano Di Seta e la sua vivace figlia Stefanella.

La bizzarra caccia al tesoro si conclude a Roma, dove Mario e Pat perdono l'ultima sedia - quella giusta - che finisce accidentalmente sul camioncino con cui un gruppo di suore sta raccogliendo oggetti da destinare alla beneficenza.

Pat decide di rimanere in Italia con Di Seta - che le aveva già fatto delle avance - mentre Mario ritorna a New York alla sua bottega di barbiere, e qui scopre di aver inventato in maniera del tutto casuale - poco prima della sua partenza per l'Europa - una mistura di prodotti per capelli capace di far ricrescere miracolosamente le capigliature, invenzione per la quale è ora sommerso di offerte milionarie da parte di industriali della cosmesi.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Su Il Popolo del 6 novembre 1969:

«[...] Accanto a Sharon Tate figurano Vittorio Gassman, Vittorio De Sica e Orson Welles: con un simile cast il successo del film è garantito. [...][1]»

Su Il Giorno del 16 novembre 1969:

«[...] Commedia d'inseguimento, affidata a una comicità farsesca di grana grossa, qua e là condita con spezie erotiche a buon mercato, vale la spesa del biglietto per il catastrofico episodio di Orson Welles, qui nei panni di Markan, capocomico di un teatrino dell'orrore. A un Gassman atleticamente sbracato fa da partner, nella sua ultima interpretazione, prima della tragedia, la bella Sharon Tate, donna fiorente e attrice in crisalide.[1]»

Su La Stampa del 24 dicembre 1969:

«Le ultime immagini di Sharon Tate, smagrita e forse sul punto di lievitare come attrice, ci vengono dalla commedia a colori Una su 13. Sono impressioni relative perché il filmetto, comproduzione franco-italiana con un regista per nazionalità (Nicolas Gessner e Luciano Lucignani), non è l'ideale per vagliare le reali qualità di un'interprete fino allora nota soprattutto per la sua avvenenza. Si tratta di una vicenda ad inseguimento condotta senza troppe sottigliezze, ma con un eccellente ritmo da comica vecchio stampo. Un barbiere italo-americano viene in Europa per prendere possesso della modesta erediti li una lontana parente. Gli sembra di sognare quando apprende che, impagliato in una delle trédici poltrone che. ha appena venduto, è nascosto un favoloso tesoro (roba da 100 milioni o anche più, l'agiatezza per tutta la vita). Esplode la caccia alla preziosa sedia, complicata dalla presenza di una bella ragazza impicciona e dai maneggi di una corrotta famiglia di nobili italiani, che nella vita vedono soltanto il sesso. Il brano più divertente è la sequenza del Teatro Grand Guìgnol con uno splendido duetto fra istrioni di classe, Orson Welles e Vittorio Gassman. Quest'ultimo, nella parte del protagonista, dà a tratti l'impressione di riposarsi. Si sa come vanno a finire queste cose: l'eredità sfuma e ne beneficiano le orfanelle di Santa Rosalia.[2]»

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Le riprese si svolsero da febbraio a maggio del 1969 meno di tre mesi prima dell'omicidio della co-protagonista Sharon Tate e alla fine delle riprese era incinta di quasi sei mesi.

Poiché la sceneggiatura delle scene di Tate richiedeva diverse scene semi-nude, il regista ha organizzato per prime quelle scene. Mentre le riprese (e la sua gravidanza) procedevano, il regista nascose il petto della Tate con grandi borse e sciarpe.

L'auto guidata da Sharon Tate e da Gassman per gran parte del film è una Mini Moke del 1965.

La bottega di Gassmann a New York era in edificio oggi demolito all'incrocio di 76 East 57th Street e Park Avenue a Manhattan, le location inglesi sono state girate nel villaggio di Lavenham nel Suffolk a Market Place e a Londra (Stafford Hotel, Cornwall Gardens, Duke Street e Hyde Park) mentre le location italiane sono il porto di Civitavecchia, Villa Torrigiani a Capannori (LU) e a Roma (Palazzo Ossoli Soderini, Palazzo del Ministero della Giustizia)[3].

Le riprese furono funestate da alcuni gravi inconvenienti e incidenti infatti Gassmann si prese l'epatite virale che lo costrinse a fermarsi per 40 giorni poi un attore si ruppe una gamba e durante le riprese nel porto di Civitavecchia affiorò dall'acqua il corpo di un uomo decapitato, ma la volontà del regista Lucignani prevalse e il film venne completato[4].

Alcune scene del film furono proiettate in anteprima alla 30ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 3 settembre 1969 in una riunione "di ricordo e di informazione" dedicata a Sharon Tate[5] e uscì nonostante l'omicidio della Tate in Italia 7 ottobre 1969, negli Stati Uniti il 1º maggio 1970 e in Francia l'8 luglio 1970.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Giacomo Gambetti, Vittorio Gassmann, Roma, Gremese Editore, 1962, p. 182, ISBN 88-7742-383-8.
  2. ^ La Stampa, 24 dicembre 1969 pag.7
  3. ^ LOCATION VERIFICATE: Una su 13 (1969)
  4. ^ La Stampa, 29 ottobre 1969 pag. 15
  5. ^ La Stampa, 1º settembre 1969 pag. 3

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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