Umberto Gelmetti

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo politico, vedi Umberto Gelmetti (politico).
Umberto Gelmetti
NascitaBardolino, 31 ottobre 1893
Morte?
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
ArmaFanteria
Arma del genio (Servizio Aeronautico)
CorpoBersaglieri
Reparto7º Reggimento bersaglieri
103ª Squadriglia
25ª Squadriglia
77ª Squadriglia aeroplani
GradoGenerale di brigata aerea
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Comandante di80ª Squadriglia caccia
5ª Sezione SVA
9º Gruppo Caccia
Decorazionivedi qui
dati tratti da Grande Enciclopedia Aeronautica[1]
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Umberto Gelmetti (Bardolino, 31 ottobre 1893 – ...) è stato un militare e aviatore italiano, decorato di tre Medaglie d'argento al valor militare durante il corso della prima guerra mondiale, dove conseguì anche l'abbattimento di due aerei nemici. Tra le due guerre mondiali fu comandante del 9º Gruppo Caccia e del 14º Stormo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Bardolino il 31 ottobre 1893. Arruolatosi nel Regio Esercito, divenne sottotenente dell'arma di fanteria, assegnato al 7º Reggimento bersaglieri. Appassionatosi al mondo dell'aviazione, dietro sua richiesta fu assegnato al Battaglione Aviatori, e nel giugno 1916 arrivò alla Scuola di Pilotaggio di Mirafiori per conseguire il brevetto di pilota militare.[1] L'11 ottobre fu assegnato alla 103ª Squadriglia Voisin III[N 1] di San Vito dei Normanni.[2] Nell'aprile 1917 è in servizio presso la 25ª Squadriglia sul campo di Pozzuolo del Friuli.[2] Nei mesi di maggio e giugno svolse molte missioni tanto da meritare un encomio solenne. Durante la battaglia di Caporetto si distinse in missioni di bombardamento delle truppe nemiche che avevano sfondato la linea del fronte, ed il 25 ottobre, è l'unico a ritornare alla base di 4 aerei partiti.[2]

Nel 1917 fu decorato con una Medaglia d'argento al valor militare, e in seguito fu tra i creatori della "Giovane Italia", il reparto segreto che atterrava oltre le linee avversarie per lasciare informatori in abiti civili.[2] È stato il primo pilota ad infiltrare agenti destinati a raccogliere informazioni oltre le linee nemiche, e fu lui a trasportare sul Voisin Camillo De Carlo[1] e Giovanni Bottecchia nella prima azione del servizio informazioni della 3ª Armata, selezionato per la sua esperienza di volo[N 2] con il Voisin.[2]

Col grado di capitano il 30 aprile 1918 passò al comando della 80ª Squadriglia caccia a Marcon. Il 17 maggio, mentre effettuava una crociera dal mare al Montello volando con uno SPAD preso a prestito dalla 77ª Squadriglia, a causa di guasto al motore venne costretto ad atterrare fuori campo distruggendo l'aereo.[2] Il 17 giugno successivo costrinse ad atterrare entro le linee italiane, vicino a Capo D'Argine, un biposto con la mimetica "screziata".[3] Era il Phönix C.I 121.22 che, recuperato, sarà conteso tra lui ed una sezione di mitraglieri che da terra ne rivendica l'abbattimento.[2]

Dopo il 21 giugno passò in servizio alla 77ª Squadriglia aeroplani, e dal luglio successivo comandò la 5ª Sezione SVA. Al termine del primo conflitto mondiale risultava decorato con 3 Medaglie d'argento al valor militare.[4]

Nel 1929 diresse la Squadra "Romeo" che si distinse nel Giro Aereo d'Europa, venendo promosso maggiore nel maggio dello stesso anno.[1] Nel 1930 si classificò al 12º posto nel 1º Giro Aereo d'Italia, volando su velivolo Romeo Ro.6 in 27h, 21', 04.[5] Dal 1º giugno 1931 al 1º febbraio 1932 fu comandante del 9º Gruppo Caccia.[3] Divenuto tenente colonnello nel maggio 1933, nell'agosto dello stesso anno effettuò, volando su un Breda Ba.39, il periplo aereo d'Italia, toccando Roma-Catania-Taranto-Udine-Torino-Roma, percorrendo 3.000 km in 14 ore, alla media di 214 km/h.[1] Dal settembre 1936 comanda il 14º Stormo bis dell'Aeroporto di Ferrara da Colonnello fino al successivo mese di dicembre. Prese parte alla seconda guerra mondiale, e nel maggio 1941, con il grado di colonnello, comandò l'aeroporto n. 309 di Ospedalicchio.[3]

Dopo la guerra continuò la carriera fino a diventare generale di brigata aerea.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota d'aeroplano, con grande perizia e coraggio, eseguiva tra il fuoco di numerose batterie antiaeree e di mitragliatrici, ricognizioni fotografiche a bassissima quota, che furono prezioso elemento di giudizio per i comando di grande unità nel giudicare le distruzioni apportate alle difese nemiche. Altipiano Carsico, 14-15 maggio 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardito e calmo pilota in numerosi voli di guerra, dava prova di alto valore. Volontariamente eseguiva un volo notturno per compiere importante, ardita operazione e la conduceva a termine con rara perizia e meraviglioso ardimento in circostanze particolarmente difficili. Cielo del Carso, aprile 1917-Cielo del Basso Piave, giugno 1918
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pilota ardito dava prova di mirabile valore, sostenendo vari combattimenti aerei e riuscendo ad abbattere due velivoli avversari. Basso Piave, giugno-luglio 1918
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Determinazione Sovrana 8 agosto 1920[6]
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tale squadriglia era al servizio della Regia Marina per protezione della base navale di Brindisi.
  2. ^ Ai comandi di un Voisin poteva tenere testa in un combattimento simulato anche ad uno SPAD.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
  • Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Manlio Molfese, L'aviazione da ricognizione italiana durante la grande guerra europea (maggio 1915-novembre-1918), Roma, Provveditorato generale dello Stato, 1925.
Pubblicazioni

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]