Tungiasi

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Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

La tungiasi, o sarcopsillosi penetrante, è una forma di parassitosi epidermica prodotta dall'infiltrazione nella cute da parte del parassita "Tunga penetrans" (Sarcopsylla penetrans), una pulce ematofaga di piccole dimensioni che non supera il millimetro di lunghezza.

Tungiasi
Specialitàinfettivologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM134.1
ICD-10B88.1
MeSHD058285
eMedicine231037
Sinonimi
Sarcopsillosi penetrante

(EN) Sandflea infestation

Meccanismo d'azione

Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
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Sifonatteri
Sarcopsylla penetrans
Tunga penetrans gravida
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Arthropoda
Subphylum Hexapoda
Classe Insecta
Ordine Siphonaptera
Famiglia Tungidae
Genere Tunga
Specie penetrans
Nomi comuni

Pulce penetrante

Il parassita penetra nella cute dell'ospite creandosi una fessurazione che dallo strato corneo esterno della pelle arriva al derma, dove trova nutrimento nella vascolarizzazione capillare sanguigna attraverso la spirotromba, un apparato boccale succhiante a forma di proboscide. L'infiltrazione cutanea viene operata esclusivamente dalla Tunga gravida, mentre i maschi e le femmine non fertilizzate si limitano alla sola suzione temporanea del sangue dall'esterno. L'ospite bersaglio di questa pulce può essere l'uomo, un animale domestico (cane, gatto, topo) o qualsiasi altro mammifero allo stato brado (equini, ovini, suini).

Sviluppo

La Tunga, dopo essersi invaginata profondamente nella cute, con la testa sul derma e l'apparato escretore addominale che fuoriesce dallo strato esterno dell'epidermide, inizia a nutrirsi di sangue al fine di completare il ciclo gravidico che si protrae per circa 7-10 giorni, dopodiché le uova (da 100 a 200) vengono gradualmente espulse all'esterno e si depositeranno al suolo dove completeranno lo sviluppo larvale. Il ciclo maturativo ovulare prosegue in successive fasi di larva e pupa che, in condizioni ambientali ottimali, per umidità e temperatura, produrranno una nuova pulce adulta in circa un mese.[1]

Decorso

L'infestazione è asintomatica nelle fasi iniziali di impianto del parassita. A seguito del costante nutrimento a base di sangue, la Tunga accresce le sue dimensioni (in particolare dell'addome) fino ad arrivare ad una forma sferica di circa 2–4 mm in 7-10 giorni.

Sulla cute del soggetto ospite comparirà una lesione simil-papulosa con un punto nero centrale, costituito dall'apparato escretore della pulce, contornato da un anello rossastro (eritematoso) e/o giallastro se alla lesione si è aggiunta una infezione batterica o da altro microrganismo. In questa fase il soggetto potrà avvertire prurito e dolore nella zona interessata dalla parassitosi.[2]

Terapia

La pulce Tunga penetrans gravida, estratta da un organismo ospite.

Il trattamento si basa sulla eradicazione del corpo estraneo con strumento idoneo, ad es. pinzette o ago sterile, dopo aver applicato sulla parte interessata etere o cloroformio o benzine. Nei casi più difficili può essere utile effettuare una incisione con bisturi della cute circostante. È comunque necessario porre attenzione a non incidere l'addome dell'animale da cui potrebbero fuoriuscire larve ancora in gestazione. Nel caso di infestazione multipla può essere utile la somministrazione orale di ivermectina (o Abamectina), niridazolo o similari, che possono favorire la riduzione della flogosi nella zona infetta, facilitando l'estrazione del corpo estraneo. [3] [4] [5]
Risultati di buon rilievo sono stati ottenuti anche con applicazione topica, per 12-24 ore, di vaselina salicilata al 20%, che causa la morte del parassita rendendone più agevole l'estrazione.[6]

Diagnosi differenziale

Può essere posta diagnosi differenziale con forme di aspetto similare quali ad esempio verruche, granuloma da corpo estraneo (come la puntura di spina vegetale o animale), patereccio, esostosi, paronichia batterica/micotica, cisti mixoidi, dermatite bollosa, miasi causate da larve di ditteri. Un parametro essenziale per la diagnosi differenziale è la permanenza o l'effettuazione di un viaggio nelle aree endemiche.[7]

Aree endemiche

Le zone notoriamente conosciute come endemiche, in cui è maggiore la diffusione della Tunga, sono l'Africa subsahariana, i Caraibi, il Sud America, il Centro America e l'India.

Prevenzione

La Tunga penetrans (pulce penetrante) insieme alle Xenopsylla cheopis (pulce della peste) e Pulex irritans (pulce umana) sono le specie che rivestono maggiore importanza eziopatologica per l'uomo. La Tunga può compiere balzi non più alti di 20–30 cm, per cui le zone del corpo a più alto rischio di contatto sono le estremità inferiori. Negli spostamenti in zone endemiche, una buona prevenzione consiste essenzialmente nell'indossare scarpe chiuse e nell'uso congiunto di prodotti repellenti per gli insetti.

Note

  1. ^ Veraldi S., Valsecchi M., Tungiasi, in Veraldi S., Dermatologia delle migrazioni, Guidonia, Mediprint, 2007.
  2. ^ Giannetti A., Trattato di dermatologia, Vol. II, Padova, Piccin, 2007. ISBN 978-88-299-1549-1
  3. ^ Heukelbach Jörg, Franck Sabine, Feldmeier Hermann, Therapy of tungiasis: a double-blinded randomized controlled trial with oral ivermectin. Mem. Inst. Oswaldo Cruz vol.99 no.8 Rio de Janeiro Dec. 2004.
  4. ^ Ade-Serrano M.A., Olomolehin O.G., Adewunmi A., Treatment of human tungiasis with niridazole (Ambilhar) a double-blind placebo-controlled trial. Ann Trop Med Parasitol. Feb 1982;76(1):89-92.
  5. ^ Abdu-Aguye A., Sambo-Donga L., Influence of Dosing Interval and In-patient Versus Out-patient Status on Incidence of Side-effects of Niridazole[collegamento interrotto]. Human & Experimental Toxicology, Vol. 5, No. 4, 275-278 (1986).
  6. ^ Clyti E., Couppie P., Deligny C., Jouary T., Sainte-Marie D., Pradinaud R., Effectiveness of 20% salicylated vaseline in the treatment of profuse tungiasis. Report of 8 cases in French Guiana. Bull Soc Pathol Exot. Jan 2003;96(5):412-4.
  7. ^ Valsecchi M., Veraldi S., Tungiasi, Rivista Società Italiana di Medicina Generale, 3, 2009.

Bibliografia

Collegamenti esterni