La tranvia Vercelli-Casale, esercita con trazione a vapore, faceva parte di un vasto insieme di collegamenti che si irradiavano nelle province di Novara e Vercelli.
Inaugurata nel 1886, era esercita da una società costituita con capitali belgi e rimase in esercizio fino al 1935.
Realizzata dall'impresa dell'allora celebre costruttore Ercole Belloli, che per l'occasione coniò lo slogan "Tramvia significa via del bene"[1], la tranvia venne inaugurata il 23 dicembre 1886 dopo l'esito positivo del collaudo avvenuto cinque giorni prima. Il percorso veniva coperto in circa due ore[2].
L'impianto era gestito dalla Società per le Ferrovie del Ticino, che arrivarono ad esercire un'estesa rete di ferrovie e tranvie fra il Piemonte e la Lombardia[2].
Il servizio proseguì regolarmente fino a metà degli anni venti, quando la diffusione delle tranvie elettriche prevalse nei confronti di quelle con trazione a vapore, mettendo queste ultime in condizioni di sfavore[2]: l'assenza di traffici significativi, stante il calo demografico registrato in quegli anni, e la vocazione prevalentemente agricola del territorio contribuirono a penalizzare i risultati di esercizio, finché la linea venne chiusa il 20 novembre 1934 e poi smantellata[2].
La tranvia Vercelli-Casale risultava collocata geograficamente più a est rispetto alla preesistente Ferrovia Vercelli-Casale, motivo per il quale i due impianti attuavano solo una modesta concorrenza[2].
Armata con un binario dello scartamento ordinario di 1.445 mm, la linea misurava complessivamente 28,146 km, presentava pendenze massime del 30 per mille e curve che scendevano al raggio minimo di 50 metri[3].
Dalla stazione tranviaria di Vercelli, prossima a quella ferroviaria e a quella delle tranvie SATV per Trino, Aranco e Biella[5] e che sorgeva nel lato sud della strada di Gattinara, i tram raggiungevano il quartiere di porta Milano per lasciare sulla sinistra il binario per Fara. Con una curva e una controcurva verso sud ci si immetteva dunque in quello che in seguito divenne corso papa Giovanni Paolo II, proseguendo su via Thaon de Revel e servendo con un'apposita fermata il borgo dei Cappuccini[1].
Il binario tranviario seguiva poi corso Casale e la strada provinciale 31, attraversando nell'ordine Prarolo, Pezzana e Stroppiana; da qui la strada, e con essa la tranvia, volgeva ad est alla volta di Caresana, località servita dai tram che poi proseguivano verso sud, lungo il tracciato della provinciale 23, attraversando Motta de' Conti e Villanova Monferrato, fino alla strada Vecchia Vercelli che, intersecato due volte il tracciato della Ferrovia Mortara-Casale[6], conduceva infine al capolinea di Casale Monferrato Rondò[1].
Per il servizio sulle proprie linee sociali del Vercellese e Novarese le SFT disponevano di diversi gruppi di locomotive tranviarie a vapore a due assi; per le linee Vercelli-Fara e Vercelli-Casale, in particolare, furono acquistate sei unità numerate 30-35, costruite da Henschel & Sohn nel 1884. Tali unità, del peso a vuoto di 1,5 t, potevano raggiungere la velocità massima di 30 km/h[7].
Mario Matto, La tramvia Santhià-Ivrea e la rete tranviaria locale, in Santhià e la ferrovia: una storia che dura 150 anni, GS Editrice, Santhià, 2006, pp. 203–266, ISBN 88-87374-95-3.
Francesco Ogliari, Franco Sapi, Scintille tra i monti - Storia dei trasporti italiani - Piemonte, Valle d'Aosta - Volume 1, Milano, 1968.