Tranvia Piacenza-Pianello-Nibbiano

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Tranvia Piacenza-Pianello-Nibbiano
InizioPiacenza
FineNibbiano
Inaugurazione1893 (Piacenza-Castel San Giovanni)
1894 (Castel San Giovanni-Borgonovo)
1896 (Borgonovo-Pianello)
1908 (Pianello-Nibbiano)
Chiusura1925 (Pianello-Nibbiano, passeggeri)
1933 (Pianello-Nibbiano, merci)
1938 (Piacenza-Pianello)
GestoreSIFT (1906-1938)
Vecchi gestoriTPP (1893-1904)
TPP (nuova) (1904-1906)
Lunghezza46,351 km
Tipotranvia extraurbana
Mezzi utilizzatilocomotive tranviarie con rimorchi
Scartamento1445 mm
Trasporto pubblico

La tranvia Piacenza-Pianello-Nibbiano era una linea tranviaria interurbana a vapore che collegò le città di Piacenza e Nibbiano dal 1893 al 1938.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini della tranvia risalgono al 1892, quando viene costituita la Compagnie du Tramway a Vapoeur de la Province de Plaisance (TPP, nota anche come "la francese") per la costruzione e l'esercizio delle tranvie Piacenza-Pianello-Nibbiano, Cremona-Lugagnano e Piacenza-Castell'Arquato. La prima linea ad essere realizzata fu quella che, percorrendo la val Tidone, da Piacenza raggiungeva Pianello e Nibbiano: il 13 ottobre 1893 fu inaugurato il primo tratto della tranvia, lungo 22 km, fino a Castel San Giovanni. Dal 3 agosto dell'anno successivo entrarono in servizio i 5 km tra Castel San Giovanni e Borgonovo Val Tidone, cui seguirono il 7 marzo 1896 ulteriori 10 km tra Borgonovo Val Tidone e Pianello. La linea fu completata il 1º febbraio 1908, quando fu aperto il tratto finale, lungo 8 km, tra Pianello e Nibbiano.

La linea seguì le vicende della concessionaria: nel 1900 la maggioranza delle quote della CTVPP fu rilevata dalla Società Nazionale Ferrovie e Tramvie (SNFT)[1] che ne trasferì la sede a Roma. Tre anni dopo la società spostò la sede sociale a Piacenza, prodromo ad una serie di modifiche allo statuto che portarono, nel 1904, a cambiare il nome in Società di strade ferrate e tramvie nella provincia di Piacenza ed in altre provincie d'Italia, mantenendo la sigla TPP. Nel 1906 la ragione sociale mutò in Società Italiana Ferrovie e Tramvie (SIFT), la quale rilevò due anni dopo le concessioni delle tranvie Piacenza-Bettola, Grazzano-Rivergaro e Piacenza-Cremona dalla britannica The Piacenza Bettola and Cremona Tramway Company Limited (TPBC) in liquidazione.

La situazione finanziaria della SIFT nel giro di alcuni anni peggiorò notevolmente a causa della costruzione delle ferrovie Cremona-Borgo San Donnino e Borgo San Donnino-Fornovo: gli ingenti capitali investiti nella realizzazione delle due linee, poi riscattate dallo Stato, portarono la società nel 1921 a fare richiesta di concordato preventivo. Alle difficoltà finanziarie si unì l'insoddisfazione da parte dell'utenza per il servizio e, nel 1925, una frana in località Lentino che generò spese tali da interrompere il servizio passeggeri sulla tratta Pianello-Nibbiano. Si rese quindi necessario l'intervento da parte della provincia di Piacenza, che nel 1928 offrì un contributo alla SIFT per ammodernare le sue tranvie, elettrificandole o sostituendole con ferrovie elettriche.

Con Regio Decreto n° 253 del 28 febbraio 1930[2] lo Stato concesse alla SIFT la costruzione e l'esercizio di una ferrovia elettrica tra Castel San Giovanni e Pianello; la crisi economica generale e il diffondersi dei trasporti su gomma non rese possibile il realizzarsi del progetto[3], e nel 1933 il tratto Pianello-Nibbiano fu definitivamente chiuso. La restante parte della tranvia fu soppressa il 15 maggio 1938, sostituita con autobus della Società Emiliana Autoservizi (SEA), facente capo alla SIFT.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La linea tranviaria era a binario singolo a scartamento ordinario di 1445 mm. Si sviluppava per 46,351 km, dei quali 1,407 in sede propria. Il raggio di curvatura era di 50 metri, la pendenza massima del 29 per mille. I tram potevano toccare una velocità massima di 18 km/h.

Percorso[modifica | modifica wikitesto]

 Stazioni e fermate 
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146,823 Piacenza FS (ferrovia Milano-Bologna)
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0,000 Piacenza SIFT
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0,550 Bivio San Lazzaro
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Linee per Cremona e Lugagnano
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Rete tranviaria di Piacenza
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0,700 Barriera Cavallotti
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1,757 Sant'Agostino
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2,200 Chalet Venturini
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Linea per Bettola
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3,200 Barriera Taverna
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5,000 Bosella
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5,800 Sant'Antonio
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6,400 Case di Rocco
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fiume Trebbia
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8,800 San Nicolò
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Linea per Agazzano
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11,800 Borghese
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13,500 Rottofreno
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15,800 Ponte Tidone
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Zuccherificio Sarmato
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Scambio Sarmato
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18,200 Sarmato
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20,600 Fontana Pradosa
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22,400 Castel San Giovanni
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24,400 Casa Gatta
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25,600 Casa Verde
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27,300 Borgonovo
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27,600 Ponte del Rio
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30,800 Castelnuovo Val Tidone
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31,000 Scambio Castelnuovo
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32,300 Fabbiano
Unknown route-map component "uexBHF"
34,200 Spada
Unknown route-map component "uexBHF"
35,500 Strà
Unknown route-map component "uexHST"
36,800
37,600
Bivio Trevozzo
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Unused straight waterway Unknown route-map component "uexhKRZWae"
fiume Tidone
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37,200 Pianello
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38,374 Trevozzo Chiesa
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40,675 Corticelli
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41,141 Scambio Genepreto
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41,355 Genepreto
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41,929 Pradaglia
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43,715 Villa Solari
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44,895 Lentino
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46,351 Nibbiano
Manuale · Legenda · Convenzioni di stile

Il capolinea piacentino, comune alle tranvie SIFT, sorgeva in Barriera Porta Nuova, nei pressi della stazione ferroviaria.

La linea superava il Bastione San Lazzaro, dopo il quale si distaccavano le linee per Cremona e Lugagnano, imboccando lo Stradone Farnese fino allo Chalet Venturini, da cui si diramava la linea per Bettola. Proseguendo lungo via Venturini e viale del Castello si raggiungeva il confine cittadino di Barriera Taverna. Lasciata la città, la linea toccava le località di Bosella, Sant'Antonio Trebbia e Case di Rocco; attraversato il Trebbia si arrivava quindi a San Nicolò, località da cui si diramava la linea per Agazzano aperta nel 1907.

La tranvia passava quindi per Borghese, Rottofreno, Ponte Tidone, Sarmato, Fontana Pradosa, Castel San Giovanni. Dopo alcuni minuti di sosta il viaggio proseguiva toccando Borgonovo Val Tidone, Ponte del Rio, Castelnovo Val Tidone, Fabbiano, Spada e Strà. Arrivati al bivio per Trevozzo attraversava su un ponte il Tidone entrando a Pianello Val Tidone, dove la locomotiva effettuava rifornimento di acqua e carbone.

Terminata la sosta la tranvia attraversava nuovamente il ponte sul Tidone ritornando al bivio per Trevozzo e, rimanendo sulla sponda sinistra del Tidone, si dirigeva verso Trevozzo, Corticelli, Genepreto, Villa Solari e Lentino prima di giungere alla stazione terminale di Nibbiano. Il percorso era coperto in circa tre ore.

Nei pressi di Porta San Lazzaro (poi Barriera Roma), a Piacenza, la tranvia incrociava la linea 2 (Centro-Molino degli Orti) delle tranvie elettriche urbane.

La tranvia era dotata di diversi raccordi:

Materiale rotabile[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Società Italiana Ferrovie e Tramvie.

Sulla tranvia prestarono servizio locomotive a vapore cabinate di tipo tranviario, per la maggior parte bidirezionali.

A partire dal 1908, con l'assorbimento della TPBC da parte della SIFT, il materiale rotabile fu utilizzato indifferentemente su tutte le linee sociali: il parco rotabili SIFT consisteva di 37 locomotive, 68 carrozze passeggeri e 337 carri merci (di cui 73 di proprietà di varie società)[4].

Sulla linea fu inoltre impiegata, con scarsi risultati, un'automotrice costruita dagli stabilimenti Romeo & C. su licenza Deutsche Werke Kiel sperimentata anche su altre linee sociali.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lombardia Beni Culturali - Società Nazionale Ferrovie e Tramvie, su lombardiabeniculturali.it, www.lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 2 dicembre 2013.
  2. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 81 del 5 aprile 1930
  3. ^ La concessione fu revocata con Regio Decreto n° 259 del 3 marzo 1938, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 80 del 7 aprile 1938
  4. ^ I dati relativi a carrozze e carri merci sono quelli relativi alla situazione al 15 ottobre 1931.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Ogliari, Francesco Abate, Il tram a vapore tra l'Appennino e il Po. Piacenza, Voghera e Tortona, Arcipelago, Milano, 2011. ISBN 978-88-7695-398-9
  • Marco Cacozza, Le Tranvie a Vapore della Provincia di Piacenza, in Tutto Treno & Storia, n. 20, novembre 2008, pp. 74–89.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]