Transessualità nello sport

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Bandiera dell'orgoglio transgender e delle identità non binarie

La transessualità nello sport è un argomento molto dibattuto, specialmente quando si parla di stabilire in quale categoria dovrebbero competere gli atleti transgender o con identità non binarie.

Ogni federazione o organizzazione sportiva adotta le proprie regole; oggi spesso la distinzione tra la categoria maschile e quella femminile si basa sul livello di testosterone per litro degli sportivi, mentre in passato un requisito comune era l'aver effettuato un'operazione per la riassegnazione di genere.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Olimpiadi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2003, il Comitato Olimpico Internazionale ha introdotto delle prime regole per la partecipazione degli atleti transessuali nelle sue competizioni, decidendo che per partecipare nella categoria corrispondente al loro genere eletto avrebbero dovuto essersi sottoposti ad un intervento chirurgico ed iniziato almeno due anni prima dell'evento una terapia ormonale per la transizione di genere.

Nel 2015 il CIO ha modificato le sue precedenti regolamentazioni, stabilendo che la categoria, maschile o femminile che sia, viene determinata in base al livello di testosterone per litro presente nell'organismo dell'atleta: se il livello non supera i 10 nanogrammi per litro, l'atleta gareggerà nella categoria femminile, altrimenti in quella maschile.[1][2]

Per partecipare in una categoria differente da quella corrispondente al genere assegnato loro alla nascita, gli atleti devono dichiarare il loro genere eletto, con il vincolo di mantenere tale dichiarazione per 4 anni, e devono dimostrare di avere l'adeguato livello di testosterone almeno un anno prima che la competizione inizi.[3]

Le prima donna transgender a partecipare alle olimpiadi è stata Laurel Hubbard.[4][5][6][7][8][9]

Paralimpiadi[modifica | modifica wikitesto]

Robyn Lambird

Il Comitato Paralimpico Internazionale non ha ancora stilato delle linee guida sulla partecipazione delle persone transgender nelle sue competizioni, delegando dunque la scelta delle regolamentazioni a ogni federazione sportiva internazionale.[10]

Robyn Lambird è stata la prima atleta paralimpica di genere non-binario a vincere una medaglia paralimpica.[11][12]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

World Athletics, seppur in passato avesse adottato lo stesso livello di testosterone adottato da COI e CPI, nel 2019 ha spostato la soglia per passare dalla categoria femminile a quella maschile a 5 nanogrammi per litro.[2][13] Questa differenza è dovuta al fatto che, mentre i controlli del CIO si basano su test immunologici, quelli dell'atletica mondiale si basano sulla spettrometria di massa con cromatografia liquida, che portano a risultati con livelli leggermente inferiori.[14]

Il Comitato Italiano Paralimpico è la prima federazione sportiva locale ad aver ammesso un'atleta transessuale alle sue competizioni,[15] rendendo Valentina Petrillo la prima atleta paralimpica a partecipare ad una competizione paralimpica nella categoria corrispondente al suo genere eletto.[16][17][18][19][20][21]

Dal 2021, i media hanno ampiamente coperto Lia Thomas, della University of Pennsylvania, che ha nuotato per la squadra maschile nel 2018-2019 e per la squadra femminile nel 2021.[22][23][24] Il The Washington Post ha scritto che Thomas stava "frantumando record".[25] Nel dicembre 2021, il funzionario di USA Swimming Cynthia Millen si è dimesso per protesta, a causa della sua convinzione che Thomas abbia un ingiusto vantaggio sulle sue concorrenti.[26] Nel febbraio 2022, CNN ha definito Thomas "il volto del dibattito sulle donne transgender nello sport".[27]

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Gli atleti transgender, specialmente se MtF, vengono spesso criticati quando competono nella categoria non corrispondente al loro sesso biologico, perché sono - in media - avvantaggiati rispetto agli altri: secondo alcuni studi infatti avrebbero forza e caratteristiche muscolari superiori rispetto alle donne cisgender.[28][29][30][31] Negli Stati Uniti d'America, delle atlete hanno intentato una causa contro un'atleta transgender, dichiarando che ammettere le persone transessuali nelle competizioni sarebbe "un'ingiustizia biologica".[31]

Altri studi, forniti durante alcune consulenze del Comitato Olimpico Internazionale, dimostrano che seppur gli uomini siano effettivamente avvantaggiati rispetto alle donne, molti di questi vantaggi sono legati al testosterone, e dunque diminuiscono assieme alla diminuzione del livello di tale ormone nel corpo dell'atleta. Ciò nonostante quando la transizione è avvenuta dopo la pubertà lo sviluppo dell’apparato muscolo scheletrico, di quello cardiaco e polmonare hanno subito l’influsso del testosterone con un conseguente vantaggio competitivo non reversibile. [14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Olimpiadi aperte ai transgender, nuove regole Cio: addio operazione, basterà controllare livello ormonale, su Il Fatto Quotidiano, 26 gennaio 2016. URL consultato il 1º settembre 2021.
  2. ^ a b c (EN) IOC Will Reconsider Guidelines For Allowing Trans Athletes To Compete, su NPR.org. URL consultato il 1º settembre 2021.
  3. ^ IOC guidelines on transgender athlete eligibility remain in place for Tokyo 2020, su insidethegames.biz, 1583275297. URL consultato il 1º settembre 2021.
  4. ^ Laurel Hubbard nella storia: prima atleta transgender a qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo, su Sport Fanpage. URL consultato il 23 luglio 2021.
  5. ^ Olimpiadi di Tokyo, la prima atleta trans della storia è una sollevatrice di pesi neozelandese, su la Repubblica, 21 giugno 2021. URL consultato il 23 luglio 2021.
  6. ^ Sky TG24, Olimpiadi Tokyo, Laurel Hubbard prima atleta transgender a partecipare, su tg24.sky.it. URL consultato il 23 luglio 2021.
  7. ^ Marco Bonarrigo, Prima transgender alle Olimpiadi. Le atlete accusano: «Gara falsata», su Corriere della Sera, 21 giugno 2021. URL consultato il 23 luglio 2021.
  8. ^ (EN) Laurel Hubbard: First transgender athlete to compete at Olympics, in BBC News, 21 giugno 2021. URL consultato il 23 luglio 2021.
  9. ^ (EN) New Zealand Weightlifter Will Be The First Openly Trans Competitor At The Olympics, su NPR.org. URL consultato il 23 luglio 2021.
  10. ^ (EN) IPC Athlete's Council Meeting (PDF), su paralympic.org.
  11. ^ Di Redazione Digital, Conosciamo meglio la prima atleta non-binary a vincere una medaglia ai Giochi Paralimpici, su ELLE, 31 agosto 2021. URL consultato il 31 agosto 2021.
  12. ^ (EN) Paralympian Robyn Lambird makes history as first non-binary medal-winner, su PinkNews - Gay news, reviews and comment from the world's most read lesbian, gay, bisexual, and trans news service, 31 agosto 2021. URL consultato il 31 agosto 2021.
  13. ^ International federations discuss consensus on establishing rules for transgender athletes | PRESS-RELEASE | World Athletics, su worldathletics.org. URL consultato il 1º settembre 2021.
  14. ^ a b Le atlete transgender hanno davvero dei vantaggi? Un’intervista con Joanna Harper, su Le atlete transgender hanno davvero dei vantaggi? Un’intervista con Joanna Harper | Univadis. URL consultato il 1º settembre 2021.
  15. ^ Petrillo, in corsa per Tokyo: "Gareggio con le donne. Trans, del resto, significa 'oltre'", su la Repubblica, 17 maggio 2021. URL consultato il 1º settembre 2021.
  16. ^ (EN) Valentina Petrillo: 'Better to be a slow happy woman than a fast unhappy man', su bbc.com, 4 giugno 2021. URL consultato il 23 luglio 2021.
  17. ^ Paralimpici: Valentina Petrillo, è lei la prima transgender ammessa a gara ufficiale tra le donne, su gazzetta.it, 9 settembre 2021. URL consultato il 25 luglio 2021.
  18. ^ Valentina Petrillo, la prima atleta transgender a gareggiare tra le donne: "Mi accusano di non essere un buon padre", su tgcom24.mediaset.it, 4 giugno 2021. URL consultato il 23 luglio 2021.
  19. ^ Petrillo, in corsa per Tokyo: "Gareggio con le donne. Trans, del resto, significa 'oltre'", su repubblica.it, 17 maggio 2021. URL consultato il 23 luglio 2021.
  20. ^ Valentina Petrillo, la prima atleta paralimpica transgender in corsa per Tokyo 2021, su fanpage.it, 8 ottobre 2021. URL consultato il 23 luglio 2021.
  21. ^ UISP - Nazionale - La storia di Valentina Petrillo diventerà presto un film, su uisp.it, 8 settembre 2020. URL consultato il 25 luglio 2021.
  22. ^ (EN) Olympic Champion, Women's Sports Advocate Nancy Hogshead-Makar Details Issues With Lia Thomas Situation, su Swimming World News, 25 dicembre 2021. URL consultato il 27 dicembre 2021.
  23. ^ (EN) Penn Parents Express Further Concerns Over Lia Thomas Competing On Women's Team, su Swimming World News, 22 dicembre 2021. URL consultato il 27 dicembre 2021.
  24. ^ Karleigh Webb, Anti-trans panic comes to an Ivy League pool, su Outsports, 9 dicembre 2021. URL consultato il 27 dicembre 2021.
  25. ^ (IT) Rick Maese, A transgender college swimmer is shattering records, sparking a debate over fairness, in Washington Post, ISSN 0190-8286 (WC · ACNP). URL consultato il 15 gennaio 2022.
  26. ^ (EN) Emma Edmund, Official Cynthia Millen Quits, Protesting Lia Thomas' Swimming Participation, su SwimSwam, 24 dicembre 2021. URL consultato il 27 dicembre 2021.
  27. ^ Eric Levenson, How an Ivy League swimmer became the face of the debate on transgender women in sports, su CNN, 23 febbraio 2022. URL consultato il 2 marzo 2022.
  28. ^ La partecipazione di donne trans negli sport femminili, su documentazione.info, 13 maggio 2021. URL consultato il 1º settembre 2021.
  29. ^ La battaglia dei transgender per competere nello sport, su Agi. URL consultato il 1º settembre 2021.
  30. ^ Atleti transgender e sport al femminile, su Project inVictus, 10 giugno 2021. URL consultato il 1º settembre 2021.
  31. ^ a b Sky TG24, Stati Uniti, causa contro le trans negli sport femminili, su tg24.sky.it. URL consultato il 1º settembre 2021.

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