Trần Anh Hùng

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Trần Anh Hùng nel 2015

Trần Anh Hùng[1] (Mỹ Tho, 23 dicembre 1962) è un regista e sceneggiatore vietnamita naturalizzato francese.

Considerato il cineasta più famoso del suo Paese d'origine, il suo film d'esordio Il profumo della papaya verde (1993) è stato candidato all'Oscar al miglior film straniero. Nel 1995 ha vinto il Leone d'oro al Festival di Venezia con Cyclo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nasce nel 1962 a Mỹ Tho, nel Vietnam del Sud.[2] Nel 1975, poco prima della caduta di Saigon,[3] la famiglia emigra in Laos e poi in Francia, stabilendosi a Villeneuve-le-Roi.[2] Studia filosofia a Parigi prima di appassionarsi al cinema in seguito alla visione del film Poussière d’empire (1983), diretto dal compatriota Lam Lê.[4]

Nel 1987 termina gli studi alla scuola Louis-Lumière, che forma prevalentemente direttori della fotografia, con un cortometraggio interpretato dalla futura moglie Trần Nữ Yên Khê e ispirato ad un racconto vietnamita del XVII secolo.[3][4] Il suo secondo corto, anch'esso legato alla storia del Vietnam, viene prodotto nel 1991 da Christophe Rossignon della Lazennec, con cui Trần stringe un sodalizio professionale che si rivelerà duraturo e proficuo.[4][5]

La «trilogia vietnamita» (1993-2000)[modifica | modifica wikitesto]

Dopo i primi cortometraggi, scrive e dirige tre film in lingua vietnamita con cui ottiene il plauso della critica, spesso descritti come parte di una trilogia tematica, interpretazione che però ha personalmente sempre rifiutato;[6]

Nel 1993 realizza Il profumo della papaya verde, prodotto e girato interamente in Francia, ma ambientato in un Vietnam "ricostruito a partire dai miei ricordi";[7] la trama segue la domestica di una famiglia altolocata di Saigon (interpretata da adulta da Yên Khê) dal 1951 al 1961.[8][9] Il film fa discutere per la rappresentazione che fornisce del paese sotto l'occupazione francese, specie da parte di un esule, e della sua condizione femminile,[7][10] ma l'esordio di Trần viene comunque premiato ai premi César e al festival di Cannes; l'anno seguente è tra i candidati all'Oscar per il miglior film in lingua straniera, primo ed unico film in rappresentanza del Vietnam a riuscirci.[6]

Recatosi in Vietnam durante la produzione del Profumo della papaya verde per ragioni di location scouting, il regista si interessa alla situazione del paese e decide di incentrarvi il suo secondo lungometraggio.[6][9] Di nuovo ambientato a Saigon, ormai l'odierna Ho Chi Minh, Cyclo (1995) ha per protagonista un povero guidatore di risciò che, privato del suo mezzo di sussistenza, entra in una spirale di crimine e violenza, e vede la partecipazione della star di Hong Kong Tony Leung.[9][11] Trần vi dipinge un Vietnam caotico e mercificato, nel bel mezzo delle trasformazioni economiche del đổi mới,[11][12] utilizzando peraltro uno stile più estetizzante e postmoderno di quello del suo film precedente.[13] La giuria della 54ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, presieduta da Jorge Semprún, gli assegna il Leone d'oro, sancendo la nascita di un autore.[5]

Tuttavia, i premi non bastano e Trần passerà i cinque anni seguenti a cercare, senza successo, i finanziamenti necessari per altri due film.[6] Con Solstizio d'estate (Un Certain Regard di Cannes 2000), ritorna ad atmosfere più contemplative e vicine a Il profumo della papaya verde, raccontando la storia di tre sorelle di Hanoi.[14]

Film successivi[modifica | modifica wikitesto]

Dopo quasi un decennio di pausa dovuto a progetti mai concretizzatisi e la ricerca di finanziamenti,[15] fa ritorno nel 2009 con un thriller in lingua inglese, I Come with the Rain; il film è un flop al botteghino e Trần se ne dichiara insoddisfatto, adducendo la sua «cattiva riuscita» a una diatriba col suo nuovo produttore in fase di montaggio.[6] Nel 2010 dirige Norwegian Wood, prodotto in Giappone, che sceneggia adattando il romanzo omonimo di Haruki Murakami.[6][15] Nel 2016 realizza un'altra trasposizione letteraria, Éternité, il suo primo film in francese e ambientato in Francia.[6]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nell'onomastica vietnamita il cognome precede il nome. "Trần" è il cognome.
  2. ^ a b Blum-Reid, p. 59.
  3. ^ a b (EN) Carrie Tarr, Tran Anh Hung as diasporic filmmaker, in Kathryn Robson e Jennifer Yee (a cura di), France and "Indochina": cultural representations, Lanham, Lexington Books, 2005, pp. 153-154, ISBN 0739108409.
  4. ^ a b c Blum-Reid, p. 60.
  5. ^ a b (FR) Pascal Mérigeau, Christophe Rossignon, producteur atypique, in Le Monde, 28 settembre 1995. URL consultato il 24 maggio 2021.
  6. ^ a b c d e f g (EN) Edmund Lee, Vietnamese filmmaker Tran Anh Hung on why language doesn’t matter, and Terrence Malick’s ‘stupid’ films, in South China Morning Post, 13 marzo 2017. URL consultato il 25 maggio 2021.
  7. ^ a b Blum-Reid, p. 70.
  8. ^ Blum-Reid, pp. 63-64.
  9. ^ a b c (EN) Lawrence Chua, Tran Anh Hung by Lawrence Chua, in BOMB magazine, vol. 46, inverno 1994. URL consultato il 25 maggio 2021.
  10. ^ Blum-Reid, pp. 72-73.
  11. ^ a b Blum-Reid, p. 78.
  12. ^ (EN) J. P. Narkunas, Streetwalking in the Cinema of the City: Capital Flows Through Saigon, in Mark Shiel e Tony Fitzmaurice (a cura di), Cinema and the City: Film and Urban Societies in a Global Context, Hoboken, Blackwell, 2001, p. 149, ISBN 9780631222439.
  13. ^ Blum-Reid, p. 85.
  14. ^ Blum-Reid, p. 89.
  15. ^ a b (EN) Giovanni Fazio, Director Tran talks of moving from violence to Murakami’s famed ‘Norwegian Wood’, su The Japan Times, 7 giugno 2009. URL consultato il 22 maggio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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