Torre della Cisterna

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Torre della Cisterna
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
CittàMelfi
Informazioni generali
Tipocastello
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Torre della Cisterna è un sito fortificato localizzato sull'omonimo altopiano collinare dall'altitudine massima di 668 metri s.l.m., situato nel territorio comunale di Melfi, in provincia di Potenza in Basilicata, nei pressi del confine con Campania e Puglia. L'area fa parte del bacino del fiume Ofanto ed è ricca di resti archeologici riferibili a diverse epoche.

Storia e archeologia[modifica | modifica wikitesto]

Nel territorio sono stati individuati vari reperti archeologici corrispondenti a fattorie e necropoli risalenti al periodo compreso tra il I secolo ed il VI secolo[1]; numerosi ritrovamenti testimoniano l'importanza e la ricchezza dell'area in particolare durante il periodo imperiale dell'età romana[2]. Tra il 1010 ed il 1020, durante la campagna militare del Catapano Basilio Boioannes, l'area è interessata dalle importanti azioni difensive bizantine. I bizantini infatti fortificarono il confine con il Ducato di Benevento attraverso una doppia linea di difesa, costituita da città fortificate nuove, come appunto Torre della Cisterna, o già esistenti[3]. L'insediamento abitato di Cisterna è sicuramente attestato nel 1025, quando era sede episcopale e civitas, protetta da mura. La sede vescovile esiste fino al 1089, anno in cui nella zona sono menzionate altre due sedi vescovili, di origine normanna: Rapolla e Melfi[3]. In realtà già nel 1074 l'area era stata saccheggiata e distrutta dai Normanni di Roberto il Guiscardo: il vescovo Farnolfo aveva addirittura abbandonato la sede vescovile dedicandosi alla vita eremitica[2]. Torre della Cisterna, rifortificata[4] nella seconda metà del XII secolo è feudo di Riccardo di Balvano, di antica famiglia normanna[5] ma è poco popolata: i monaci abbandonano le poche celle edificate da Guglielmo da Vercelli vicino alla chiesa perché il luogo non era né salubre né sicuro[6]. Cisterna non doveva essere molto popolata quando fu redatto lo Statutum de Reparatione Castrorum (tra il 1230 ed il 1240): è infatti la vicina Rapolla a dover provvedere alla manutenzione delle sue strutture difensive[7]. Il centro abitato scompare presumibilmente dopo la morte di Federico II di Svevia durante le lotte tra le diverse fazioni nella seconda metà del XIII secolo[8]. Alla fine dello stesso secolo il territorio di Cisterna viene assegnato dal sovrano ai conti De Vaudemont e poi devoluto alla Curia regia. Carlo I d'Angiò li autorizza a ripopolare l'insediamento ormai deserto[9]. Tuttavia non risultano tassazioni nemmeno dopo il 1280: questo significa che era scarsamente abitato oppure c'era una esenzione dalle tasse. Risulta abitato alla fine del XV secolo[8]; è disabitato nel XVII secolo[10], quando garantiva un notevole reddito grazie alla presenza di folti boschi[11]. Le mappe del XVIII secolo riportano ruderi come il Mulino di Cisterna, del Principe di Melfi Doria che testimonia la presenza di insediamenti stabili[12].

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente l'area è completamente ricoperta di vegetazione e difficilmente accessibile, sono tuttavia evidenti alcune tracce archeologiche (muri, reperti, strade) che validano un recente studio dell'Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sede di Potenza (Italia), che, grazie alla tecnologia LIDAR, acquisisce nuovi dati e ipotizza la struttura del sito e la presenza di una struttura fortificata importante. Secondo questo studio il castello risulta essere composto da una torre quadrata circondata da una recinzione, pure quadrata[13], una tipologia dell'architettura fortificata diffusa nell'Italia meridionale tra il XII secolo e il XIII secolo detta Pyramidenturm, molto simile a quella di altri castelli coevi, come ad esempio il castello di Monte Serico in Basilicata[14], vicino a Cisterna, fondato in epoca normanna (XII secolo) e successivamente (XIII secolo) ampliato e restaurato dall'imperatore Federico II di Svevia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Volpe G., La Daunia nell’età della romanizzazione. Paesaggio agrario, produzione, scambi. Edipuglia 1990, 978-88-7228-061-4
  2. ^ a b Liaci Marcianese A., Melfi nella storia e nell'economia (II) pp. 189-202, in La Zagaglia: rassegna di scienze, lettere ed arti, A. X, n. 38 (giugno 1968)
  3. ^ a b Salvemini B., Massafra A., Storia della Puglia. 1. Dalle origini al Seicento, ed. Laterza 2005
  4. ^ Pedio 1990
  5. ^ Jamison E. - Catalogus Baronum, a cura di Evelin Jamison, Fonti per la Storia d’Italia, n. 101, Roma 1972
  6. ^ Pedio Cartulario voll. I, II, III. Pedio T. Cartulario della Basilicata (476-1443), Appia 2 Editrice, Venosa, 1998
  7. ^ Sthamer E., Die Verwaltung der Kastelle im Königreich Sizilien unter Kaiser Friedrich II. Und Karl I. von Anjou, Lipsia 1914, (trad. it, L'amministrazione dei castelli nel Regno di Sicilia, sotto Federico II e Carlo I d'Angiò, a cura di H. Houben, con presentazione di C.D.Fonseca, Bari 1995), Pedio Cartulario voll. I, II, III. Pedio T. Cartulario della Basilicata (476-1443), Appia 2 Editrice, Venosa, 1998
  8. ^ a b Pedio T., 1990; Centri scomparsi in Basilicata. Edizioni. Osanna, Venosa 1990
  9. ^ Fortunato G., Badie, feudi e baroni della Valle di Vitalba a cura di T. Pedio, vol I e II, Lacaita editore, Manduria 1968 con Pedio T. Note a Fortunato, Per la Storia del Mezzogiorno d’Italia nell’età medievale Montemurro, Matera s.a. (1968) Edizione definitiva in G. Fortunato Badie feudali e baroni vol. III
  10. ^ Ardoini P. B., Descrizione dello Stato di Melfi (1674), Introduzione e Note di Enzo Navazio, s.l., Casa Editrice Tre Taverne, 1980
  11. ^ Ardoini P. B., Descrizione dello Stato di Melfi (1674), Introduzione e Note di Enzo Navazio, s.l., Casa Editrice Tre Taverne, 1980; Liaci Marcianese A., Melfi nella storia e nell'economia (II) pp. 189-202, in La Zagaglia: rassegna di scienze, lettere ed arti, A. X, n. 38 (giugno 1968)
  12. ^ Angelini G., Venosa e la media Valle dell’Ofanto nella cartografia antica in Formez, centro universitario europeo per i beni culturali “la natura e il paesaggio in Orazio” Ravello 1995
  13. ^ Masini, N.; Gizzi, F.T.; Biscione, M.; Fundone, V.; Sedile, M.; Sileo, M.; Pecci, A.; Lacovara, B.; Lasaponara, R. Medieval Archaeology Under the Canopy with LiDAR. The (Re)Discovery of a Medieval Fortified Settlement in Southern Italy. Remote Sens. 2018, 10, 1598
  14. ^ Masini, N. Dai Normanni agli Angioini: Castelli e Fortificazioni della Basilicata; Storia della Basilicata. Il Medioevo; Fonseca, C.D., Ed.; Editori Laterza: Roma, Italy, 2006; pp. 689–753, ISBN 8842075094.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Angelini G., Venosa e la media Valle dell'Ofanto nella cartografia antica in Formez, centro universitario europeo per i beni culturali “la natura e il paesaggio in Orazio” Ravello 1995 pp. 37–48.
  • Ardoini P. B., Descrizione dello Stato di Melfi (1674), Introduzione e Note di Enzo Navazio, s.l., Casa Editrice Tre Taverne, 1980.
  • Fortunato G., Badie, feudi e baroni della Valle di Vitalba a cura di T. Pedio, vol I e II, Lacaita editore, Manduria 1968 con Pedio T. Note a Fortunato, Per la Storia del Mezzogiorno d'Italia nell'età medievale Montemurro, Matera s.a. (1968) Edizione definitiva in G. Fortunato Badie feudali e baroni vol. III pp. 7 – 627.
  • Jamison E. - Catalogus Baronum, a cura di Evelin Jamison, Fonti per la Storia d'Italia, n. 101, Roma 1972.
  • Haseloff, A. Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien; KW Hiersemann: Leipzig, Germany, 1920.
  • Liaci Marcianese A., Melfi nella storia e nell'economia (II) pp. 189–202, in La Zagaglia: rassegna di scienze, lettere ed arti, A. X, n. 38 (giugno 1968).
  • Masini N., Dai Normanni agli Angioini: castelli e fortificazioni della Basilicata, in AA.VV., Storia della Basilicata. Il Medioevo, a c. di C.D. Fonseca, Bari-Roma, Editori Laterza, 2006, pp. 689–753.
  • Masini, N.; Gizzi, F.T.; Biscione, M.; Fundone, V.; Sedile, M.; Sileo, M.; Pecci, A.; Lacovara, B.; Lasaponara, R. Medieval Archaeology Under the Canopy with LiDAR. The (Re)Discovery of a Medieval Fortified Settlement in Southern Italy. Remote Sens. 2018, 10, 1598.
  • Pedio T., 1990; Centri scomparsi in Basilicata. Edizioni. Osanna, Venosa 1990.
  • Pedio Cartulario voll. I, II, III. Pedio T. Cartulario della Basilicata (476-1443), Appia 2 Editrice, Venosa, 1998.
  • Racioppi Storia dei Popoli della Lucania e della Basilicata, vol II (Parte II – la Basilicata) Roma 1902.
  • Salvemini B., Massafra A., Storia della Puglia. 1. Dalle origini al Seicento, ed. Laterza 2005.
  • Sciara F., Ritrovate le residenze di caccia di Federico II Imperatore a Cisterna (Melfi) e presso Apice. (1997) - In: Arte medievale Ser. 2, vol. 11 (1997).
  • Sthamer E., Die Verwaltung der Kastelle im Königreich Sizilien unter Kaiser Friedrich II. Und Karl I. von Anjou, Lipsia 1914, (trad. it, L'amministrazione dei castelli nel Regno di Sicilia, sotto Federico II e Carlo I d'Angiò, a cura di H. Houben, con presentazione di C.D.Fonseca, Bari 1995).
  • Volpe G., La Daunia nell'età della romanizzazione. Paesaggio agrario, produzione, scambi. Edipuglia 1990, 978-88-7228-061-4.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]