Tito Geganio Macerino
Tito Geganio Macerino | |
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Console della Repubblica romana | |
Nome originale | Titus Geganius Macerinus |
Gens | Gegania |
Consolato | 492 a.C. |
Tito Geganio Macerino (in latino Titus Geganius Macerinus; fl. V secolo a.C.) è stato un politico romano del V secolo a.C.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Tito Geganio Macerino fu eletto console nel 492 a.C. ed ebbe come collega Publio Minucio Augurino[1].
Come racconta Livio[2], il 492 a.C. non vi fu alcuna guerra e non vi furono altre sommosse popolari, ma i consoli dovettero fronteggiare l'emergenza alimentare derivante dall'abbandono dei campi; per questo i consoli inviarono delle delegazioni in giro per l'Italia per acquistare del grano.
A Cuma, il tiranno Aristodemo trattenne le navi come forma di indennizzo perché era l'erede di Tarquinio il Superbo; presso i Volsci e i loro vicini fu addirittura impossibile negoziare, e il grano dovette essere acquistato in Etruria e in Sicilia.
«Eo anno cum et foris quieta omnia a bello essent et domi sanata discordia, aliud multo gravius malum civitatem invasit, caritas primum annonae ex incultis per secessionem plebis agris, fames deinde, qualis clausis solet. Ventumque ad interitum servitiorum utique et plebis esset, ni consules providissent dimissis passim ad frumentum coemendum, non in Etruriam modo dextris ab Ostia litoribus laevoque per Volscos mari usque ad Cumas, sed quaesitum in Sicilia quoque; adeo finitimorum odia longinquis coegerant indigere auxiliis.»
«Quell'anno, non essendoci più nessuna preoccupazione militare ed essendo stato composto ogni motivo di urto all'interno, una calamità di ben altra portata si abbatté su Roma: la mancanza di generi alimentari, dovuta al fatto che i campi erano rimasti incolti durante la secessione della plebe, poi la fame, come succede alle città in stato d'assedio. Per gli schiavi e soprattutto per la plebe avrebbe voluto dire morte se i consoli non avessero provveduto mandando degli emissari a racimolare frumento dovunque, non solo lungo la costa etrusca a nord di Ostia e a sud superando via mare le terre dei Volsci fino giù a Cuma, ma addirittura in Sicilia, tanto lontano li aveva costretti a cercare aiuto l'odio dei popoli confinanti......»
Inoltre, per fronteggiare una possibile nuova guerra contro i Volsci, rafforzarono la colonia di Velitrae e costruirono una nuova colonia a Norba.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, Libro VII.
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Libro II.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Antichità romane, Libri IV - VII
- (LA) Ab Urbe condita libri, Libro II, su thelatinlibrary.com.