London Calling

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da The Right Profile)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando il singolo omonimo, vedi London Calling (singolo).
London Calling
album in studio
ArtistaThe Clash
Pubblicazione14 dicembre 1979 (Epic - LP)[1]
1980 (Epic - CD)
1989 (Sony - CD)
1990 (Epic - CD, CS)
1999 (Sony - CD)
2000 (Epic - CD, CS)
2004 (Epic, Sony - LP, CD)
2005 (Mini-LP, solo per il mercato giapponese)[2]
Durata64:59
Dischi1 CD (doppio vinile)
Tracce19
Genere[1]Punk rock
New wave
EtichettaEpic[1]
Sony Music[1]
CBS[1]
ProduttoreGuy Stevens[3]
RegistrazioneWessex Studios, 1979
Certificazioni originali
Dischi d'oroBandiera del Canada Canada[4]
(vendite: 50 000+)
Bandiera della Francia Francia[5]
(vendite: 100 000+)
Dischi di platinoBandiera del Regno Unito Regno Unito[6]
(vendite: 300 000+)
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti[7]
(vendite: 1 000 000+)
Certificazioni FIMI (dal 2009)
Dischi di platinoBandiera dell'Italia Italia[8]
(vendite: 50 000+)
The Clash - cronologia
Album precedente
(1979)
Album successivo
(1980)
Logo
Logo del disco London Calling
Logo del disco London Calling
Singoli
  1. London Calling
    Pubblicato: 7 dicembre 1979
  2. Clampdown
    Pubblicato: 28 dicembre 1979
  3. Train in Vain
    Pubblicato: 12 febbraio 1980
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
AllMusic
OndaRockPietra Miliare
Piero Scaruffi

London Calling è un album doppio dei The Clash uscito nel 1979, con il quale il gruppo si impose negli Stati Uniti. L'album si compone di 19 brani, accreditati a Joe Strummer e Mick Jones, tranne The Guns of Brixton di Paul Simonon, Brand New Cadillac di Vince Taylor e Revolution Rock di Jack Edwards e Danny Ray.

Il disco presenta una notevole complessità compositiva e mescolanza dei generi: sebbene non vi siano ravvisabili canzoni classificabili come puro punk, vi sono pezzi ska, come Wrong'em Boyo, insieme a brani pop come Lost in the Supermarket; altri generi in cui spazia l'album sono il reggae, il rockabilly, il rhythm and blues, il jazz[9].

London Calling compare nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone alla posizione numero 8, considerato sempre da Rolling Stone come il migliore album degli anni ottanta, essendo uscito per il mercato statunitense nel gennaio del 1980.

Con oltre due milioni di copie vendute nel mondo[10], l'album è stato certificato disco di platino nel Regno Unito[6], oltre che negli Stati Uniti[7], dando una notorietà a livello mondiale al gruppo[11].

Il disco[modifica | modifica wikitesto]

«Prima di London Calling, pensavo che all'interno del gruppo ci conoscessimo poco. Quella è stata la prima volta in cui ognuno ha dato il suo contributo alle canzoni. Per la prima volta abbiamo finalmente cominciato a conoscerci»

Produzione e registrazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: London Calling: 25th Anniversary Edition.

La produzione[modifica | modifica wikitesto]

I primi lavori per l'album sono iniziati dopo il tour negli Stati Uniti successivo all'uscita di Give 'Em Enough Rope. I Clash, dopo aver rotto con Bernie Rhodes ed aver conseguentemente perso lo studio, hanno iniziato le prove al "Vanilla", uno studio prove di Londra. Lì, in un'atmosfera giocosa ed intensa, hanno iniziato a produrre le prime nuove canzoni.

Johnny Green, assistente dei Clash, disse riguardo al clima durante le prove e la registrazione del disco:

«C'era una grande apertura su tutto. Ricordo che Mick suonava canzoni country. A Mick piaceva fare il riscaldamento suonando la batteria di Topper. Si divertivano a scambiarsi gli strumenti: cosa che non avevano mai fatto prima.»

La sperimentazioni musicali del gruppo durante quel periodo sarebbero state inconcepibili senza il batterista Topper Headon:

«Mi piaceva il fatto che non c'erano restrizioni. Quando sono entrato nei Clash ero un discreto batterista. Un normale batterista dalla mano leggera. Poi ho imparatato a picchiare forte sui tamburi e Mick e Joe hanno scoperto che riuscivano a scrivere moltissimi tipi di musica»

I Clash riuscirono ad imporre alla casa discografica un produttore scelto da loro, e optarono per Guy Stevens. La successiva produzione ai Wessex Studio della CBS, da parte di Guy Stevens, fu particolarmente agitata, grazie all'esuberanza di Guy che manteneva alta la tensione per ottenere maggiore impegno e migliori risultati.

«Ci sembrava che per Guy fosse l'ultima grande occasione. Eravamo convinti che fosse eccezionale. Ho sempre pensato che ci fosse un legame inconscio tra Guy e la nostra band»

Bill Price, l'ingegnere del suono dei Clash, disse in seguito riguardo alla decisione presa dal gruppo di scegliere Guy Stevens come produttore:

«Sono rimasto un po' sorpreso quando ho scoperto che sarebbe stato coinvolto nella registrazione del disco. Era un tipo di produttore assolutamente speciale, certamente non come quelli a cui siamo abituati oggi. Lasciava che il gruppo si occupasse della musica, mentre al suono ci pensava il fonico: era il suo stile. La sua idea era creare l'atmosfera e l'emozione giusta in studio quando si svolgevano le performance. Il concetto era che un'atmosfera di grande eccitazione avrebbe prodotto una musica altrettanto eccitante»

Guy Stevens riguardo al lavoro coi Clash disse:

«Che elettricità, che intensità maniacale [...] Non è semplicemente "una sessione come un'altra": io odio la gente che ha questo atteggiamento. È elettricità pura. Deve essere così. Può darsi che per una casa discografica come la CBS sia difficile accettare un concetto simile, ma io potrei benissimo morire facendo un disco. È troppo importante. Ecco perché, all'occorrenza, io posso produrre chiunque»

Molti retroscena sulla produzione dell'album sono stati raccolti (testimonianze, video ecc.) nell'ultima ristampa in box, London Calling: 25th Anniversary Edition.

«Fare London Calling è stata una gioia perché Guy Stevens era matto. Ai tempi io controllavo un po' meglio lo strumento e lui era meno interessato alla perfezione tecnica. Non importava se facevo uno sbaglio»

Registrazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel clima prodotto da Guy Stevens in studio, i Clash registrarono una gran quantità di materiale, principalmente composto da canzoni del gruppo, ma registrarono anche tre canzoni altrui, Brand New Cadillac, di Vince Taylor; Wrong 'Em Boyo, accreditato a Clive Alphonso; e Revolution Rock di Jack Edwards e Danny Ray. Il primo giorno di registrazione i Clash suonarono Brand New Cadillac, quando finirono la canzone, Guy Stevens urlò: "Ci siamo! L'ho registrata!"[17]. Il gruppo gli spiegò che si trattava solo di una prova, ma il produttore insisteva sull'averla registrata; Topper Headon precisò a Stevens che il ritmo era troppo accelerato, e Guy rispose: "Tutto il rock accelera!".

«Quello è stato l'inizio. Da quel momento l'atmosfera è stata semplicemente elettrica»

Il procedimento seguito per registrare il disco fu particolarmente complesso. Infatti prima il gruppo eseguiva una canzone come se la stessero facendo dal vivo, mentre il produttore saltava per lo studio urlando grida di incoraggiamento. Di queste registrazioni venivano mantenute principalmente la batteria e la chitarra ritmica, poi Mick Jones creava la spesso complessa rete di chitarre, e Paul Simonon registrava il basso. In seguito venivano aggiunti percussioni, chitarre acustiche, pianoforti e fiati. Nel disco vennero registrati anche numerosi effetti sonori, come in London Calling, dove è presente il grido di un gabbiano aggiunto alle chitarre suonate al contrario[18].

«Facevamo cose folli tipo strappare lentamente il velcro dalle sedie dello studio e registrare il rumore che faceva. Per le sovraincisioni andavamo sempre in bagno, perché c'era un effetto eco. Percuotevamo le tubature»

Contenuti[modifica | modifica wikitesto]

Stile musicale[modifica | modifica wikitesto]

La copertina[modifica | modifica wikitesto]

La copertina del vinile di London Calling, poi ripresa dalle successive edizioni su CD, è celebre per la fotografia di Paul Simonon che spacca il basso sul palco e per la grafica che riprende il primo album di Elvis Presley.[19] L'immagine volle essere un omaggio a Presley, primo cantante di rock and roll bianco, con cui si vollero comparare per la temerarietà nelle scelte musicali e per indicare il loro riavvicinamento alle radici del rock[20].

La foto di Simonon è spontanea, e fu scattata da Pennie Smith, fotografa al seguito dei Clash, durante il concerto al Palladium di New York, il 21 settembre 1979[21].

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Tutti i brani sono accreditati a Joe Strummer e Mick Jones, dove non altrimenti specificato.

  1. London Calling - 3:20
  2. Brand New Cadillac - 2:08 (Vince Taylor)
  3. Jimmy Jazz - 3:54
  4. Hateful - 2:44
  5. Rudie Can't Fail - 3:29
  6. Spanish Bombs - 3:18
  7. The Right Profile - 3:54
  8. Lost in the Supermarket - 3:47
  9. Clampdown - 3:49
  10. The Guns of Brixton - 3:09 (Paul Simonon)
  11. Wrong'em Boyo - 3:10 (Clive Alphonso, accreditato come "Alphanso")
  12. Death or Glory - 3:55
  13. Koka Kola - 1:47
  14. The Card Cheat - 3:49
  15. Lover's Rock - 4:03
  16. Four Horsemen - 2:55
  17. I'm Not Down - 3:06
  18. Revolution Rock - 5:33 (Jack Edwards, Danny Ray)
  19. Train in Vain - 3:09

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo[modifica | modifica wikitesto]

Altri musicisti[modifica | modifica wikitesto]

Crediti[modifica | modifica wikitesto]

Accoglienza e critica[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

London Calling compare nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone alla posizione numero 8, considerato sempre da Rolling Stone come il migliore album degli anni ottanta, pur essendo uscito nel dicembre 1979.

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Classifiche settimanali[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (1979/80) Posizione
massima
Australia[22] 16
Austria[23] 17
Canada[24] 12
Francia[25] 4
Norvegia[23] 4
Nuova Zelanda[23] 12
Regno Unito[26] 9
Stati Uniti[27] 27
Svezia[23] 2

Classifiche di fine anno[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (1980) Posizione
Canada[28] 57
Nuova Zelanda[29] 37
Regno Unito[30] 65
Stati Uniti[31] 49

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) London Calling, su allmusic.com, allmusic.com. URL consultato il 6 febbraio 2009.
  2. ^ (EN) London Calling Japan Mini-LP, su allmusic.com. URL consultato il 6 febbraio 2009.
  3. ^ (EN) London Calling > Credits, su allmusic.com. URL consultato il 6 febbraio 2009.
  4. ^ (EN) London Calling – Gold/Platinum, su Music Canada. URL consultato il 10 febbraio 2015.
  5. ^ (FR) Les Certifications depuis 1973, su InfoDisc. URL consultato il 10 febbraio 2015. Selezionare "The CLASH" e premere "OK".
  6. ^ a b (EN) London Calling, su British Phonographic Industry. URL consultato il 10 febbraio 2015.
  7. ^ a b (EN) The Clash - London Calling – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 10 febbraio 2015.
  8. ^ London Calling (certificazione), su FIMI. URL consultato il 23 aprile 2019.
  9. ^ E. Cilia, F. Guglielmi. Rock. I 500 dischi fondamentali. p. 71
  10. ^ (EN) 8) London Calling, su rollingstone.com, 11 novembre 2003. URL consultato il 15 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2010).
  11. ^ (EN) Allan Jones, Death or Glory, su strummernews.com, Uncut, 03-2003. URL consultato il 17 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2008).
  12. ^ a b Pag. 287, Pat Gilbert, The Clash, Death Or Glory; 2007, Arcana Editore.
  13. ^ Pag. 286, Pat Gilbert, The Clash, Death Or Glory; 2007, Arcana Editore.
  14. ^ Pag. 289, Pat Gilbert, The Clash, Death Or Glory; 2007, Arcana Editore.
  15. ^ a b Pag. 293, Pat Gilbert, The Clash, Death Or Glory; 2007, Arcana Editore.
  16. ^ Pag. 290, Pat Gilbert, The Clash, Death Or Glory; 2007, Arcana Editore.
  17. ^ a b Pag. 292, Pat Gilbert, The Clash, Death Or Glory; 2007, Arcana Editore.
  18. ^ a b Pag. 294, Pat Gilbert, The Clash, Death Or Glory; 2007, Arcana Editore.
  19. ^ “London Calling”, 35 anni fa, su ilpost.it, 14 dicembre 2014. URL consultato il 20 dicembre 2014.
  20. ^ (EN) Barry Miles, Grant Scott e Johnny Morgan. The Greatest Album Covers of All Time. Collins & Brown, 2005 ISBN 978-1-84340-301-2. p. 32.
  21. ^ (EN) Johnny Green e Garry Barker. A Riot of Our Own: Night and Day with The Clash. Londra, Orio, 2003. ISBN 0-7528-5843-2. pp. 195-196.
  22. ^ (EN) David Kent, Australian Chart Book 1970–1992, St Ives, N.S.W., Australian Chart Book, 1993, ISBN 0-646-11917-6.
  23. ^ a b c d (NL) The Clash - London Calling, su Ultratop. URL consultato il 9 maggio 2020.
  24. ^ (EN) Top Albums - May 17, 1980, su Library and Archives Canada. URL consultato il 9 maggio 2020.
  25. ^ (FR) Le Détail des Albums de chaque Artiste, su InfoDisc. URL consultato il 9 maggio 2020. Selezionare "The CLASH" e premere "OK".
  26. ^ (EN) Official Albums Chart: 16 December 1979 - 22 December 1979, su Official Charts Company. URL consultato il 9 maggio 2020.
  27. ^ (EN) The Clash – Chart history, su Billboard, Penske Media Corporation. URL consultato il 9 maggio 2020. Cliccare sulla freccia all'interno della casella nera per visualizzare la classifica desiderata.
  28. ^ (EN) Top 100 Albums of 1980, su Library and Archives Canada. URL consultato il 9 maggio 2020.
  29. ^ (EN) Top Selling Albums of 1980, su The Official NZ Music Charts. URL consultato il 9 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  30. ^ (EN) Complete UK Year-End Album Charts, su chartheaven.9.forumer.com. URL consultato il 9 maggio 2020 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2012).
  31. ^ (EN) Nielsen Business Media, Inc., Top Pop Albums of 1980, in Billboard, 20 dicembre 1980. URL consultato il 9 maggio 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN185268429 · LCCN (ENn2010027048 · GND (DE7759750-3
  Portale Punk: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di musica punk