The Interpreter

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The Interpreter
Silvia (Nicole Kidman) in una scena del film
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno2005
Durata124 min
Rapporto2,35:1
Generethriller
RegiaSydney Pollack
SoggettoMartin Stellman, Brian Ward
SceneggiaturaCharles Randolph, Scott Frank, Steven Zaillian
ProduttoreTim Bevan, Eric Fellner, Kevin Misher
Produttore esecutivoSydney Pollack, Anthony Minghella, G. Mac Brown
Casa di produzioneUniversal Pictures, Working Title Films, StudioCanal, Mirage Enterprises
Distribuzione in italianoEagle Pictures
FotografiaDarius Khondji
MontaggioWilliam Steinkamp
Effetti specialiR. Bruce Steinheimer, Jon Farhat
MusicheJames Newton Howard
ScenografiaJon Hutman, W. Steven Graham, Beth A. Rubino
CostumiSarah Edwards
TruccoBernadette Mazur
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

The Interpreter è un film del 2005 di Sydney Pollack, interpretato da Nicole Kidman e Sean Penn.

«Sarò sincera con lei: non so quanto posso essere sincera con lei.»

Silvia Broome è un'interprete. Cresciuta nella Repubblica Democratica di Matobo, nel continente africano, lavora oggi presso l'ufficio delle Nazioni Unite a New York. Proprio l'ONU sta valutando l'incriminazione di Edmond Zuwanie, presidente del Matobo, il quale è atteso per un discorso all'Assemblea generale, in un tentativo disperato di mettere fine alle accuse mosse contro di lui dalla Corte penale internazionale; la repubblica che governa è de facto, da oltre vent'anni, un regime militare tristemente noto per la sua crudele politica di pulizia etnica.

La sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. The Interpreter è il primo film ad aver avuto il permesso di girare delle sequenze all'interno del palazzo di vetro.[1]

Un giorno, all'interno del palazzo di vetro, Silvia ascolta del tutto casualmente una strana conversazione, in cui delle misteriose persone parlano di un complotto e di un tentativo d'assassinio; non ha tempo di udire altro, fuggendo di corsa quando uno di questi avverte la sua presenza. Il giorno successivo, la donna riconosce le parole e scopre che l'obiettivo è proprio Zuwanie.

Silvia decide di denunciare la cosa, sicché due agenti del servizio segreto statunitense, Tobin Keller e Dot Woods, vengono chiamati a indagare nonché a proteggere lo stesso Zuwanie. Keller, da poco vedovo, scopre varie cose di Silvia: in passato, lei è stata coinvolta in un gruppo di guerriglieri della resistenza matobana, e i suoi genitori e sua sorella sono stati uccisi da alcuni uomini di Zuwanie. L'agente decide di proteggere la donna in prima persona, instaurando con lei un profondo legame.

Nei giorni seguenti Silvia scopre che anche suo fratello Simon, l'ultimo suo parente, è stato ucciso in Matobo mentre si stava prodigando per organizzare un incontro tra i maggiori oppositori al regime dittatoriale di Zuwanie. Il presunto assassino, a lui legato, viene scoperto mentre lo stesso presidente è nel bel mezzo del suo discorso all'Assemblea. Con uno stratagemma, la donna riesce a trovarsi faccia a faccia con Zuwanie, intenzionata a ucciderlo; il provvidenziale arrivo di Keller — che ha capito come l'attentato sia in realtà una messinscena creata da Zuwanie per acquisire credibilità internazionale — riesce a far desistere la donna. Il presidente viene quindi messo sotto accusa mentre Silvia, espulsa dagli Stati Uniti d'America a seguito dei fatti accaduti all'interno del palazzo di vetro, lascia New York per ritornare a casa in Africa.

The Interpreter è l'ultimo film girato dal cineasta statunitense Sydney Pollack prima della sua morte, avvenuta tre anni dopo l'uscita di quest'opera.

Si tratta inoltre della prima pellicola alla quale sia stata concessa l'autorizzazione a filmare delle scene all'interno del palazzo di vetro dell'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York; precedentemente altri registi, tra i quali Alfred Hitchcock per il suo Intrigo internazionale, si erano visti rifiutare il permesso che l'allora segretario generale, Kofi Annan, ha invece concesso a Pollack.[1]

Ambientazione

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Dimostrazione di protesta contro Robert Mugabe, a Londra, nel 2006. Un fatto simile avviene nel film, a New York, nei confronti di Edmond Zuwanie.

La Repubblica Democratica di Matobo e il suo leader, Edmond Zuwanie, sono personaggi di fantasia inventati appositamente per la trama del film. Tuttavia, i caratteri attribuiti al dittatore, alla sua linea politica e alle caratteristiche del paese li avvicinano molto allo Zimbabwe e al suo leader Robert Mugabe, grande oppositore degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.

I punti in cui finzione e realtà si avvicinano sono molteplici:

  • Robert Mugabe ha governato lo Zimbabwe per venticinque anni (fino all'uscita del film), Edmond Zuwanie è stato al potere per ventitré anni;
  • sia Mugabe che Zuwanie erano insegnanti prima di entrare in politica;
  • Mugabe tende ad agitare il suo pugno, Zuwanie la sua pistola;
  • Mugabe assoldò un ex-agente dei servizi segreti israeliani, Ari Ben-Menashe, per inscenare un finto tentativo di omicidio nei suoi confronti e accusare Morgan Tsvangirai di tradimento, perché un presidente che rischia di essere assassinato guadagna credibilità; Zuwanie per lo stesso motivo ingaggia un ex-mercenario olandese;
  • Mugabe e Zuwanie sono entrambi molto anziani;
  • Mugabe ha sempre avuto cattivi rapporti con la Gran Bretagna (e ha accusato Tony Blair di aver cercato di rovesciare il suo regime), Zuwanie pensa la stessa cosa della Francia.

Inoltre:

  • la finta bandiera di Matobo usata nel film, così come la storia del paese, sono in effetti molto simili a quelle dello Zimbabwe;
  • Matobo è anche il nome del Matobo National Park, vasto parco nazionale dello Zimbabwe.

Così come il paese, anche il linguaggio ivi parlato è stato creato appositamente per la pellicola. Nel gennaio 2004 è stato chiesto al direttore del Centro per l'apprendimento delle lingue africane, Said el-Gheithy, di creare il linguaggio Ku per il film. La lingua ideata si basa sulla lingua bantu, parlata nell'Africa orientale e meridionale.

La tag-line del film è: «la verità non necessita di traduzione», che in Ku suona: «angota ho ne njumata».

Nel settembre del 2004 l'Herald, un quotidiano di Harare controllato dal governo zimbabwese, ha attaccato il film definendolo un'opera anti-Zimbabwe appoggiata dalla Central Intelligence Agency. La pellicola, tuttavia, è stata approvata dalla commissione nazionale per la censura che ne ha permesso la distribuzione. Chen Chimutengwende, Ministro dell'Informazione e della Pubblicità, ha dichiarato: «Il film sostenuto dalla CIA mostra che i nemici dello Zimbabwe non si fermano».[2]

Riconoscimenti

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  1. ^ a b (EN) Diplomats' movie hopes dashed, in news.bbc.co.uk, 30 aprile 2004. URL consultato il 15 gennaio 2015.
  2. ^ (EN) Zimbabwe accuses CIA of film plot, in news.bbc.co.uk, 5 settembre 2005. URL consultato il 15 gennaio 2015.

Voci correlate

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Altri progetti

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