Tempio di Atena Nike

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Tempio di Atena Nike
Il tempio di Atena Nike nel 2016, dopo l'anastilosi
CiviltàAntica Grecia
UtilizzoTempio
StileOrdine ionico
Epoca425 a.C. circa
Localizzazione
StatoBandiera della Grecia Grecia
ComuneAtene
Amministrazione
PatrimonioAcropoli di Atene
Sito webodysseus.culture.gr/h/2/eh251.jsp?obj_id=982
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 37°58′17.4″N 23°43′29.64″E / 37.9715°N 23.7249°E37.9715; 23.7249

Il tempio di Atena Nike o tempio della Nike Aptera è uno dei principali monumenti dell'Acropoli di Atene.

Si trova sul lato ovest dell'acropoli, presso i Propilei, a pochi metri dall'orlo delle rocce a strapiombo che caratterizzano l'Acropoli. Costruito probabilmente intorno al 425 a.C. in ordine ionico, è un tempietto anfiprostilo tetrastilo (con quattro colonne libere sulla fronte e sul retro) ornato nei fregi di preziosi bassorilievi che narrano vicende di una battaglia fra Greci e Persiani (probabilmente Maratona).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Pianta del tempio di Atena Nike

Questo esempio di architettura dell'epoca classica, probabile opera dell'architetto Callicrate, coautore del Partenone, è stato il primo edificio in stile completamente ionico[1] dell'Acropoli; tutti gli altri edifici presentano originali fusioni di stile ionico e dorico.

Intorno al 410 a.C. fu circondato da una balaustra scolpita con motivi di Nike colte in varie attività (celebre quella che si riallaccia un sandalo) che assolveva inoltre allo scopo di evitare che i visitatori del tempio cadessero nel precipizio; i rilievi, ora al museo dell'Acropoli, eseguiti in un momento storico gravido di cattivi presagi per Atene, costituiscono un passo indietro sul versante dell'attenzione alla resa naturalistica del corpo umano e delle vesti, e sembrano indicare che l'artista ricercava effetti diversi, di carattere pittorico, che ha spinto alcuni critici a parlare di protoellenismo.

Il fatto che potessero venire osservati dalla ripida salita ai Propilei, unica via d'accesso all'acropoli, consentì la ricerca di particolari effetti prospettici. La statua di culto, come ci viene descritta da Pausania, era di legno e portava in mano una melagrana. La statua era aptera, cioè senz'ali, il che si spiegava col fatto che la dea non avrebbe dovuto mai più lasciare la città.

Sul sito dell'attuale tempio scavi archeologici hanno individuato nell'area una fossa per offerte dell'età del Bronzo; in epoca arcaica vi sorse un tempio che come il resto dell'Acropoli fu distrutto dai Persiani nel 480 a.C. La ricostruzione del tempio viene da alcuni collegata alla pace di Nicia, che avrebbe potuto inaugurare un periodo di grande gloria per la città infatti, alla firma del trattato di pace di quest'ultimo, la città finì di combattere temporaneamente con Sparta.

Ma la crisi creativa di Atene, che era come un presagio della sconfitta totale della città nella seconda parte della Guerra del Peloponneso pare echeggiata nella monotona ripetizione di Vittorie nella balaustra costruita solo pochi anni prima dell'Egospotami. Sotto la dominazione turca il tempio fu smantellato e le pietre riutilizzate nel 1687 per costruire un bastione difensivo; quest'ultimo rimase sul sito dell'antico tempio fino all'indipendenza della Grecia, quando nel 1831 fu decisa la (altamente simbolica) ricostruzione del sacello; il tempio è stato smontato ancora due volte (1930 e 1998) per permettere il restauro delle pietre e l'integrazione di altri pezzi ritrovati in successivi scavi.

L'ultimo restauro del tempio[modifica | modifica wikitesto]

Tra gli anni 2000 e 2010 il monumento ha avuto importanti lavori di restauro per fissare diversi problemi strutturali causati dagli interventi del 1835-1845 e del 1935-1940. Oltre ad essi sono state reintegrate parti della pietra, asportate le decorazioni e poste presso il Museo dell'Acropoli e inserite delle copie. Il lavoro definitivo si è compiuto nel 2011-2013.[2]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mary Hollingsworth, Storia universale dell'arte. L'arte nella storia dell'uomo, Giunti, 14 aprile 2013, p. 61, ISBN 978-88-09-01766-5.
  2. ^ Informazioni ottenute grazie al pannello informativo esposto all'Acropoli nel 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Greek architecture, voce della Encyclopaedia Britannica, 1968.
  • Henri Stierlin, Greece: From Mycenae to the Parthenon, Taschen, 2004.

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