Tabarro (abbigliamento)
Nel campo dell'abbigliamento, la parola tabarro indica un mantello a ruota da uomo che ha lontanissime origini. Realizzato in panno, grosso e pesante, di colore scuro, solitamente nero, ha un solo punto di allacciatura sotto il mento e viene tenuto chiuso buttando un'estremità sopra la spalla opposta in modo da avvolgerlo intorno al corpo. Vi erano due modelli: quello classico lungo fino al polpaccio, e quello, usato per andare a cavallo e poi in bicicletta, più corto.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Già nell'antichità se ne trova una forma molto simile a quella attuale; una sua derivazione è la toga dei patrizi e senatori romani. In seguito, si ritrova nel Medioevo usato da cavalieri durante le investiture e dai medici e notabili nella vita quotidiana. Nel Rinascimento cade quasi in disuso presso l'aristocrazia e la borghesia, ma rimane molto comune presso gli artigiani, i pastori (in lana sottoposta a follatura) e il mondo rurale in genere.
Nell'Ottocento ritorna in uso presso i dandy dell'epoca. In Italia, durante il fascismo, viene considerato un elemento d'ispirazione anarchica, e soprattutto in città è praticamente proibito portarlo. Sopravvive fino agli anni cinquanta del XX secolo, usato in ambiente rurale e montanaro, viene descritto anche nelle opere di Giovannino Guareschi e nei film dell'epoca.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Soprabito
- Mackintosh
- Tabarro (veste ecclesiastica)
- Ferraiolo (L'uso del termine è particolarmente diffuso nel Veneto risentendo della diretta influenza veneziana. Identificabile con il tabarro è il vecchio ferraiolo (ferariol in veneto). In Romagna il tabarro è caparela.
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