Suore domenicane della Beata Imelda

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonima congregazione slovacca, vedi Suore domenicane della Beata Imelda (Bratislava).

Le suore domenicane della Beata Imelda sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione, dette comunemente Imeldine, pospongono al loro nome la sigla S.D.B.I.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La congregazione venne fondata dal frate domenicano Giocondo Lorgna (1870-1928), parroco della basilica dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia. Nel 1901, pregando nel santuario della Madonna del Rosario di Fontanellato, il frate ebbe l'ispirazione di dar vita a una nuova congregazione. A Venezia padre Lorgna organizzò una fraternità di tre terziarie domenicane per collaborare alle iniziative promosse dalla parrocchia: il 30 ottobre 1922 il sodalizio venne trasformato da pia unione in congregazione religiosa dal patriarca di Venezia Pietro La Fontaine. La prima superiora fu Caterina Boscolo.[2]

La congregazione è intitolata alla beata Imelda Lambertini, monaca domenicana bolognese del XIV secolo che, secondo la tradizione, morì tredicenne dopo aver ricevuto miracolosamente l'Eucaristia. L'istituto ottenne il pontificio decreto di lode il 4 marzo 1943 e venne approvato definitivamente dalla Santa Sede il 18 aprile 1958.[2]

Nel 2002 alla congregazione delle imeldine è stata unita quella delle Maestre Luigine di Parma, anch'esse di tradizione domenicana e dedite all'insegnamento.

Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Le imeldine si dedicano all'istruzione dei giovani in scuole di vario grado: la spiritualità dell'istituto è eucaristica.[2]

Sono presenti in Italia (Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Sardegna, Veneto), Albania, Bolivia, Brasile, Camerun, Filippine:[3] la sede generalizia è a Roma.[1]

Al 31 dicembre 2005 l'istituto contava 298 religiose in 40 case.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ann. Pont. 2007, p. 1569.
  2. ^ a b c DIP, vol. III (1976), col. 834, voce a cura di I. Monini.
  3. ^ Presenza nel mondo [collegamento interrotto], su domenicaneimeldine.it. URL consultato il 23-7-2009.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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