Sultanato del Carnatic

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Sultanato del Carnatic
Sultanato del Carnatic – Bandiera
Dati amministrativi
Nome completoआरकाट राज्य; سرائیکی
Nome ufficialeSultanate of Carnatic
Lingue parlateindiano, persiano, inglese
CapitaleGingee (1692–1710)
Arcot (1710–1768)
Chepauk (1768–1855)
Dipendente daImpero moghul (1692–1710)
Compagnia britannica delle Indie orientali (1801–1855)
Politica
Forma di governoregno
Nascita1692 con Zulfiqar Khan Nusrat Jung
Fine1855 con Ghulam Muhammad Ghouse Khan
Territorio e popolazione
Bacino geograficoCarnatic
Economia
Valutarupia del Carnatic
Commerci conIndia britannica
Religione e società
Religioni preminentiislam
Religione di Statoislam
Religioni minoritarieinduismo, anglicanesimo, cattolicesimo
Classi socialipatrizi, clero, popolo
Evoluzione storica
Preceduto daMadurai Nayak
Succeduto daIndia britannica

Il Sultanato del Carnatic (talvolta indicato anche come sultanato di Arcot o principato del Carnatic, principato di Arcot o sultanato del Karnataka) fu uno stato principesco del subcontinente indiano, avente per capitale la città di Arcot.[1][2]

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Il Carnatic si trovava nell'odierna provincia dove si trova Madras, e si estendeva dal fiume Krishna al fiume Kaveri, circondato ad ovest dal regno di Mysore e dallo stato di Dindigul. A nord si trovava il Carnatic moghu, a sud il Carnatic maratha con le fortezze di Gingee e Ranjankudi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La morte del nawab del Carnatic, Anwaruddin Muhammed Khan, nel corso di uno scontro con i francesi nel 1749, incisione di Paul Philipoteaux

Col declino dell'impero Vijayanagara nel 1646, i viceré indù della dinastia Nayak si stabilirono a Madurai, Tanjore e Kanchi, e si resero indipendenti divenendo tributari dei re di Golconda e Bijapur, i quali si suddivisero la regione del Carnatic tra loro. L'imperatore moghul Aurangzeb nel 1692 nominò Zulfikhar Ali Khan quale primo subahdar del Carnatic con sede ad Arcot come ricompensa per la sua vittoria sui maratha guidati da Rajaram Chhatrapati.[3] Il sultanato del Carnatic controllava un territorio molto vasto a sud del fiume Krishna. Il nawab Saadatullah Khan I (1710–1732) spostò la sua corte da Gingee a Arcot. Il suo successore, Dost Ali (1732–1740), conquistò ed annetté al suo stato la città di Madurai nel 1736. Nel 1740, le forze maratha discesero su Arcot, attaccando le forze di Dost Ali Khan al passo di Damalcherry. Nella guerra che ne seguì, Dost Ali, uno dei figli di Hasan Ali, morì sul campo. Da Damalcherry i marahta procedettero quindi in direzione di Arcot, la quale si arrese senza opporre troppa resistenza. Chanda Sahib e suo figlio vennero arrestati ed inviati in esilio a Nagpur. I nawab del Carnatic appartenevano alla dinastia Rowther.[4]

Muhammad Ali Khan Wallajah (1749–1795) divenne sovrano nel 1765.

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre del Carnatic.

La crescente influenza di inglesi e francesi e le loro guerre coloniali furono fattori che ebbero una grande importanza nella storia del Carnatic. Wallajah supportò gli inglesi contro i francesi e Hyder Ali, trovandosi molto in debito per questo. Pertanto dovette consegnare gran parte del suo territorio alla Compagnia britannica delle Indie orientali. Paul Benfield, uomo d'affari inglese, fece un prestito molto consistente al nawab del Carnatic con lo scopo di permettergli, con l'aiuto degli inglesi, di invadere e conquistare lo stato maratha di Tanjore.

Il tredicesimo nawab, Ghulam Muhammad Ghouse Khan (1825–1855), morì senza eredi e gli inglesi annetterono il sultanato del Carnatic per la dottrina della decadenza. Lo zio di Ghouse Khan, Azim Jah, fu creato principe di Arcot nel 1867 dalla regina Vittoria come titolo onorifico, che gli concesse una pensione in perpetuo e l'esenzione dalle tasse, ma non il ripristino dello stato.

Governanti[modifica | modifica wikitesto]

Il nawab Azim-ud-Daula del Carnatic (a sinistra), firmò il trattato del Carnatic cedendo i diritti di riscossione delle sue imposte agli inglesi.

I sovrani del sultanato di Carnatic portavano il titolo di nawab.

Nawab[modifica | modifica wikitesto]

Sotto la sovranità moghul[modifica | modifica wikitesto]
  • 1692-1703, Zulfiqar Khan Nusrat Jung, figlio di Asad Khan
  • 1703-1710, Daud Khan Panni
Stato indipendente[modifica | modifica wikitesto]
  • 1710-1732, Sa'adatullah Khan I, non ebbe figli e adottò suo nipote Dost Ali Khan quale suo successore
  • 1732-1740, Dost Ali Khan, nipote di Sa'adatullah Khan I
  • 1740-1742, Safdar Ali Khan, figlio del precedente
  • novembre-dicembre 1742, Nawab Muruza Ali Khan, cugino e cognato di Safdar Ali Khan
  • 1742-1744, Sa'adatullah Khan II, figlio di Safdar Ali Khan; assassinato
  • 1744-1749, Anwaruddin Khan, già subedar di Thatta dal 1721-1733
  • 1749-1752, Chanda Shahib, genero di Dost Ali Khan
  • 1752-1795, Muhammad Ali Khan Wala-Jah, figlio di Anwaruddin Khan
  • 1795-1801, Umdat ul-Umara, figlio del precedente
  • 1801-1819, Azim-ud-Daula, nipote di Umdat ul-Umara
  • 1819-1821, Azam Jah, figlio del precedente
  • 1821-1855, Ghulam Muhammad Ghouse, figlio del precedente

Principi di Arcot[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1867 la regina Vittoria concesse a Azim Jah, zio dell'ultimo sovrano del Carnatic, il titolo onorifico di principe di Arcot, pur non ripristinando lo stato precedente.

  • 1867-1874, Azim Jah, figlio minore di Azim-ud-Daula
  • 1874-1879, Zahir-ud-Daula Bahadur, figlio del precedente
  • 1879-1889, Intizam-ul-Mulk Muazzal ud-Daula Bahadur, fratello del precedente
  • 1889-1903, Muhammad Munawar Khan Bahadur, nipote di Intizam-ul-Mulk
  • 1903-1952, Ghulam Muhammad Ali Khan Bahadur, figlio del precedente
  • 1952-1969, Ghulam Mohiuddin Khan Bahadur, fratello del precedente
  • 1969-1993, Ghulam Mohammed Abdul Khader, figlio del precedente
  • 1993-in carica, Muhammed Abdul Ali, figlio del precedente

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Kenneth Pletcher (a cura di), The History of India, Britannica Educational Publishing, 1º aprile 2010, pp. 219, ISBN 9781615302017.
  2. ^ (EN) N. S. Ramaswami, Political History of Carnatic Under the Nawabs, Abhinav Publications, 1º gennaio 1984, pp. 104, ISBN 9780836412628.
  3. ^ Mughal Empire 1526-1707 by Sanderson Beck, su san.beck.org. URL consultato il 4 marzo 2012.
  4. ^ Torsten Tschacher, Islam in Tamilnadu : varia, Halle (Saale), Institut für Indologie und Südasienwissenschaften der Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg, 2001, pp. 94,95, ISBN 3-86010-627-9, OCLC 50208020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Hunter, William Wilson, Sir, et al. (1908). Imperial Gazetteer of India, 1908-1931; Clarendon Press, Oxford.
  • Markovits, Claude (ed.) (2004). A History of Modern India: 1480-1950. Anthem Press, London.

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