Suffragio femminile
Con l'espressione suffragio femminile si indica il diritto di voto esteso alle donne. Il movimento politico avente come obiettivo quello di estendere il suffragio alle donne è stato storicamente quello delle suffragette. Le origini moderne del movimento vanno ricercate nella Francia del XVIII secolo.[1] Tra i primi Paesi a concedere tale diritto vi furono la Repubblica Corsa (nel 1755), le Isole Pitcairn (nel 1838[2]), la Toscana (almeno dal 1849)[3], la Nuova Zelanda (nel 1893, quando ancora non era uno stato indipendente, ma una colonia britannica per lo più autogovernantesi),[1] il Territorio del Wyoming, già nel 1869, l'Isola di Man nel 1881, Franceville nelle Nuove Ebridi. Alcuni di questi stati hanno avuto una breve esistenza e altri non hanno mai avuto l'indipendenza. Un caso particolare riguarda la Svezia, dove ad alcune donne fu concesso il diritto di voto durante l'età della libertà (1718-1771) ma tale diritto non fu esteso a tutte.
Il primo stato europeo a riconoscere il suffragio universale fu il Granducato di Finlandia, con le prime donne elette in parlamento nel 1907. In Russia durante il governo provvisorio in piena rivoluzione nel novembre del 1917, si tennero l'elezioni per l'assemblea costituente a suffragio universale. Suffragio che poi venne confermato nella costituzione sovietica del 1918.
Il diritto di voto alle donne fu introdotto nella legislazione internazionale nel 1948 quando le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione universale dei diritti umani. Come stabilito dall'articolo 21: “1) Chiunque ha il diritto di prendere parte al governo del proprio paese, direttamente o attraverso rappresentanti liberamente scelti. 3) La volontà del popolo dovrà costituire la base dell'autorità di governo; questa sarà espressa mediante elezioni periodiche e genuine che si svolgeranno a suffragio universale e paritario e che saranno tenute mediante voto segreto o mediante procedure libere di voto equivalenti.”
Il suffragio femminile viene anche esplicitamente considerato un diritto sotto la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, adottata dalle Nazioni Unite nel 1979, sottoscritto da 189 nazioni.
Indice
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Il suffragio femminile è stato concesso nei vari paesi del mondo in tempi diversi. In molti paesi il suffragio femminile fu riconosciuto prima del suffragio universale, così a donne di certe razze e classi sociali non fu concesso il diritto di voto.
Nella Francia medievale e altri paesi Europei, il voto per assemblee e riunioni di città e paesi era aperto ai capi delle famiglie, indipendentemente dal sesso. Il suffragio femminile fu concesso dalla Repubblica Corsa del 1755 la cui Costituzione prevedeva un'assemblea rappresentativa nazionale eletta da tutti gli abitanti sopra i 25 anni d'età, sia donne (se nubili o vedove) che uomini.[4] Il suffragio femminile fu revocato quando la Francia annesse l'isola nel 1769. Le origini del moderno movimento a favore del suffragio femminile vanno ricercate nella Francia degli anni tra il 1780 e il 1790 negli scritti di Antoine Condorcet e Olympe de Gouges, che lo sostennero come un diritto nelle elezioni nazionali.
Nel 1756, Lydia Chapin Taft, nota anche come Lydia Taft, divenne la prima donna votante legale in America.[5] Ella votò in almeno tre occasioni in un'assemblea cittadina del New England, ad Uxbridge (Massachusetts), con il consenso dell'elettorato. Ciò si verificava tra il 1756 e il 1768, durante il periodo coloniale americano.[6] Il New Jersey concesse il voto alle donne (con le stesse qualifiche proprietarie degli uomini, benché, dato che le donne sposate non possedevano proprietà per loro diritto, solo le donne nubili e le vedove avevano questo diritto). Nella Costituzione dello Stato del New Jersey del 1776 la parola abitanti fu usata senza distinzioni di sesso o razza. Le donne del New Jersey, insieme a persone di diverso colore, o neri, persero il diritto di voto nel 1807, quando la franchigia fu ristretta a maschi bianchi, e questo ufficialmente per combattere le frodi elettorali semplificando le condizioni di eleggibilità.
Le Isole Pitcairn[2] concessero il suffragio alle donne nel 1838, cui fece seguito Norfolk nel 1856. Diversi paesi, colonie e stati concessero un suffragio limitato alle donne nella seconda metà del XIX secolo, iniziando con l'Australia Meridionale nel 1861. La Comune di Parigi del 1871 riconobbe il diritto di voto alle donne, ma esso venne ritirato con la caduta della Comune e sarebbe stato concesso nuovamente nel luglio del 1944 da Charles de Gaulle. Nel 1886 il piccolo regno di Tavolara divenne una repubblica ed introdusse il suffragio femminile.[7][8] Tuttavia, nel 1899 la monarchia fu ristabilita, ed il regno fu qualche anno dopo annesso dall'Italia. La colonia di Franceville, dichiarando l'indipendenza nel 1889, divenne la prima nazione ad introdurre il suffragio universale senza distinzione di sesso o colore,[9] tuttavia, essa tornò presto sotto il dominio coloniale di Francia e Regno Unito.
Il suffragio femminile illimitato in termini di diritti di voto (alle donne inizialmente non fu permesso di presentarsi come candidate alle elezioni) in una colonia autogovernantesi fu concesso dalla Nuova Zelanda nei primi anni novanta del XIX secolo. A seguito di un movimento condotto da Kate Sheppard, l'editto per il suffragio femminile fu adottato appena qualche mese prima delle elezioni generali del 1893.
La colonia autogovernantesi dell'Australia Meridionale concesse sia il suffragio universale e concesse alle donne di presentarsi come candidate al parlamento coloniale nel 1895.[10] Il Commonwealth d'Australia garantì questo stato di cose per le donne nelle elezioni Federali dal 1902 (tranne le donne Aborigene). Il primo paese europeo ad introdurre il suffragio femminile fu il Granducato di Finlandia. Le riforme amministrative successive all'insurrezione del 1905 concessero alle donne finniche il diritto di votare (suffragio universale e egualitario) e di presentarsi come candidate alle elezioni del 1906. I primi membri femminili di un parlamento furono anch'esse finniche, quando nel 1907, 19 donne presero il loro posto al parlamento finlandese come risultato delle elezioni parlamentari del 1907.
Negli anni precedenti la Prima guerra mondiale, la Norvegia (1913) e la Danimarca diedero anch'esse il voto alle donne, ed esso venne esteso a tutti gli altri stati dell'Australia. La Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa concesse il diritto nel 1918 così come il Canada (tranne il Québec, dove esso venne posposto al 1940). Le donne britanniche di oltre 30 anni d'età e tutte le donne tedesche e polacche ebbero il voto nel 1918, le donne olandesi nel 1919, e alle donne statunitensi, negli stati che precedentemente si erano visto rifiutare il suffragio, esso fu concesso nel 1920. Le donne in Turchia ebbero il diritto di voto nel 1926. Nel 1928, il suffragio fu esteso a tutte le donne britanniche con gli stessi diritti degli uomini, cioè, a tutte le persone con almeno 21 anni d'età, senza distinzione di sesso. Una delle più recenti giurisdizioni a concedere alle donne uguali diritti è stato il Bhutan nel 2008.
In Italia il suffragio universale venne istituito dall'effimera Repubblica Romana del 1849: non venne escluso il voto alle donne, che però ne restarono fuori per consuetudine. Furono fatti diversi tentativi di introduzione tra il 1861 e il 1919. Il voto femminile fu altresì legittimato nel 1920, durante la Reggenza italiana del Carnaro, la città stato di breve durata fondata da Gabriele D'Annunzio a Fiume.[11] Nel 1925 una legge fascista concesse il suffragio femminile alle sole elezioni amministrative, che verranno però abolite nel 1926, senza che la norma avesse applicazione.[12] Nel 1945 il Regno d'Italia istituì il suffragio femminile e le donne votarono alle amministrative. Nel 1946 avvenne il primo voto su scala nazionale, al referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica italiana e alle contemporanee elezioni politiche dell'Assemblea costituente.
Movimenti pro-suffragio[modifica | modifica wikitesto]
Nessun movimento pro-suffragio fu così ampio da comprendere uomini e donne. Una grossa suddivisione, specialmente in Gran Bretagna, fu tra suffragisti, che cercavano una via costituzionale al mutamento, e le suffragette, che erano invece più militanti. Esisteva anche una diversità di vedute sul "posto della donna". Alcuni che portavano avanti campagne a favore del suffragio femminile, ritenevano che le donne fossero naturalmente più buone, gentili e più comprensive verso i membri più deboli della società, specialmente i bambini. si riteneva spesso che le donne votanti potessero esercitare un potere civilizzante sulla politica e tendessero a sostenere il controllo sull'alcool, per esempio. Si riteneva che benché il posto della donna fosse in casa, ella potesse influenzare le leggi che avevano effetto su quella casa. Altri fautori di queste campagne ritenevano che uomini e donne dovessero essere uguali sotto ogni aspetto e che non esistesse il cosiddetto "ruolo naturale" delle donne.
Esistevano altresì differenze d'opinione circa gli altri votanti. Alcuni propugnatori di campagne sociali ritenevano che tutti gli adulti avessero diritto al voto, ricchi e poveri, maschi e femmine, e indipendentemente dalla razza. Altri vedevano il suffragio femminile come un modo di cancellare i voti delle classi basse e dei non-bianchi. Il più attuale movimento attivo a favore del suffragio femminile opera in Arabia Saudita. L'argomento si intreccia con il complesso ruolo delle donne saudite moderne. (Vedi Diritti delle donne in Arabia Saudita)
Quadro sinottico del suffragio femminile[modifica | modifica wikitesto]
N. | Paese | Anno | Età di voto | |
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18 anni (tranne che nelle elezioni per il Senato, dove l'età minima è di 25 anni) | |||
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21 anni (donne a 21 anni, con educazione elementare dal 1952 fino al 1957)[13] | |||
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227 |
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18 anni | ||
229 |
18 anni |
Note: (a) Dati non disponibili (b) Il voto è limitato ai Cardinali; le donne non possono diventare Cardinali. (c) La data indicata riporta l'anno in cui per la prima volta, in Italia, le donne votarono, non quello in cui fu loro concesso il diritto di voto, il 1945.
Paesi in cui il suffragio femminile è negato o limitato[modifica | modifica wikitesto]
- Brunei - Alle donne (e anche agli uomini) è negato il diritto di voto attivo e passivo dal 1962.[14]
- Libano - Suffragio parziale. Ci deve essere prova di istruzione di base per le donne, ma non per gli uomini. Il voto è obbligatorio per gli uomini, ma opzionale per le donne.[15]
- Città del Vaticano - Non c'è suffragio femminile e il diritto di voto è limitato anche per gli uomini. Nel conclave gli elettori sono cardinali e dunque maschi.[16]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Colin Campbell Aikman, ‘History, Constitutional'in McLintock, A.H. (ed),An Encyclopaedia of New Zealand, 3 vols, Wellington, NZ:R.E. Owen, Government Printer, 1966, vol 2, pp.67-75.
- ^ a b Pitcairn è il primo paese al mondo ad aver riconosciuto il diritto di voto alle donne, Notizie Avventiste, 3 dicembre 2013.
- ^ La Toscana festeggia, In Toscana: https://www.intoscana.it/it/articolo/la-toscana-festeggia-70-anni-di-voto-alle-donne-con-irma-108-anni/: "In Toscana le donne partecipavano alle elezioni di politica locale già nella prima metà dell'Ottocento, anche se non potevano essere elette. In Toscana un decreto datato 20 novembre 1849 sanciva il diritto di voto amministrativo per le donne, attivo ma non passivo, attraverso una procura; e dal 1850 anche tramite una scheda inviata al seggio con una busta sigillata". Cfr. Tesoro del foro toscano, o sia, Raccolta delle decisioni del Supremo consiglio e delle Ruote civili, Volume 24 https://books.google.is/books?id=v2kvAQAAMAAJ&dq=voto+donne+Toscana&hl=it&source=gbs_navlinks_s
- ^ Lucio Pegoraro e Angelo Rinella, Sistemi costituzionali comparati: Con il contributo di Silvia Bagni, Serena Baldin, Fioravante Rinaldi, Massimo Rinaldi, Giorgia Pavani, Giappichelli, 31 maggio 2017, ISBN 978-88-921-0776-2. URL consultato il 26 gennaio 2018.
- ^ Judge Henry Chapin, Address Delivered at the Unitarian Church in Uxbridge; 1864, Worcester, Mass., Charles Hamilton Press (Harvard Library; from Google Books), 2081, p. 172.
- ^ "Uxbridge Breaks Tradition and Makes History: Lydia Chapin Taft by Carol Masiello", The Blackstone Daily. URL consultato il 29 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2011).
- ^ "Smallest State in the World," New York Times, 19 June 1896, p 6
- ^ "Tiny Nation to Vote: Smallest Republic in the World to Hold a Presidential Election," Lowell Daily Sun, Sep 17, 1896
- ^ "Wee, Small Republics: A Few Examples of Popular Government," Hawaiian Gazette, Nov 1, 1895, p1
- ^ "Constitution (Female Suffrage) Act 1895 (SA)", National Archives of Australia. URL consultato il 10 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2011).
- ^ «I cittadini della Repubblica entrano nel pieno possesso di tutti i diritti civili e politici non appena compiuto il ventesimo anno di età, diventando perciò elettori ed eleggibili per tutte le cariche pubbliche senza distinzione di sesso.» (Carta del Carnaro, art. 12)
- ^ Il voto alle donne, su tuttostoria.net. URL consultato il 22 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2014).
- ^ (FR) Dieter Nohlen, Florian Grotz e Christof Hartmann, Elections in Asia and the Pacific: A Data Handbook : Volume I: Middle East, Central Asia, and South Asia: Volume I: Middle East, Central Asia, and South Asia, OUP Oxford, 15 novembre 2001, pp. 174–, ISBN 978-0-19-153041-8.
- ^ Brunei sultan amends Constitution, eyes council elections | Asian Political News
- ^ CIA - The World Factbook - Lebanon
- ^ In Which Countries are Women Not Allowed to Vote?
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikiquote contiene citazioni di o su suffragio femminile
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su suffragio femminile
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Suffragio femminile, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh85147346 · GND (DE) 4071434-2 · BNF (FR) cb119711882 (data) · NDL (EN, JA) 00563831 |
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