Strage di Monchio, Susano e Costrignano

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Strage di Monchio, Susano, Costrignano e Savoniero
TipoRastrellamento
Data18 marzo 1944
LuogoMonchio, Susano Savoniero e Costrignano, frazioni di Palagano
StatoBandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Coordinate44°19′N 10°39′E / 44.316667°N 10.65°E44.316667; 10.65
ObiettivoRappresaglia
Responsabilitedeschi della 1. Fallschirm-Panzer-Division Hermann Göring
Conseguenze
Morti136

La strage di Monchio, Susano e Costrignano fu una rappresaglia compiuta dalle truppe naziste in Italia il 18 marzo 1944, contro la costituzione delle prime brigate partigiane sull'appennino modenese. Tutti i fatti sono avvenuti in frazioni del comune di Palagano, ma all'epoca questo territorio era parte del comune di Montefiorino. Nell'indicare la strage viene spesso omesso il nome del paese di Savoniero, essendoci stata una sola vittima di questa frazione uccisa inoltre il giorno dopo, presso la rocca di Montefiorino.

Gli avvenimenti[modifica | modifica wikitesto]

Dopo alcuni scontri avvenuti il 9 marzo 1944 tra formazioni partigiane e truppe G.N.R. in cui rimasero uccisi sette soldati nei pressi di Savoniero, il 16 ed il 17 marzo altri scontri avvennero nei pressi del Monte Santa Giulia, dove si erano ritirati i partigiani; qui rimasero uccisi un ufficiale ed alcuni soldati tedeschi.

A questo punto venne fatto intervenire l'ufficio germanico di collegamento per l'Emilia, che fece affluire sull'Appennino modenese un reparto di soldati della divisione corazzata Hermann Göring comandato dal capitano Kurt Christian von Loeben, accompagnato da reparti della G.N.R. di Modena che si piazzarono a Montefiorino e circondarono la valle del Dragone.

Alle prime luci dell'alba del 18 marzo iniziarono un intenso cannoneggiamento su Monchio, Susano e Costrignano, frazioni del comune poste sull'altro fianco della valle del Dragone. Gli abitanti abbandonarono le case più esposte al tiro dei cannoni e tra il terrore generale cercarono riparo nelle cantine delle abitazioni più riparate. Molti trovarono rifugio con le famiglie nei dirupi aperti dai torrenti che dai monti scendono verso il Dragone o nei boschi, protetti da grosse querce o negli avvallamenti protetti da dossi. Fu impossibile raggiungere altre borgate perché le granate esplodevano in modo incessante, impedendo ogni via di fuga.

Buca di Susano, in questo borgo furono uccise 6 persone

Verso le 7 gli automezzi delle truppe tedesche iniziarono a muoversi da Montefiorino e Savoniero per circondare i paesi colpiti, formando una lunga colonna di autocarri, camionette, mezzi cingolati ed autoblinde. I reparti si erano divisi le borgate e le frazioni da rastrellare; non appena giunti sul posto assegnato lanciavano in aria razzi luminosi per informare l'artiglieria di spostare il tiro su zone non ancora raggiunte. Quando tutti i reparti raggiunsero i loro obiettivi cessò il cannoneggiamento.

Il primo borgo interessato fu Susano; qui furono sterminate intere famiglie, compreso lo straziante caso della famiglia Gualmini: tutti gli otto componenti vennero uccisi, compresi i bambini di 7, 5 e 4 anni. Tutte le case incontrate vennero razziate e depredate di provviste alimentari, di oggetti di valore e date alle fiamme; gli animali in buona salute vennero razziati, gli altri bruciati vivi nelle stalle. Le donne ed i bambini furono spinti sulla strada verso Susano e qui trattenuti sotto la minaccia delle armi fino a sera. Gli uomini vennero usati per trasportare armi e munizioni, alcuni vennero uccisi direttamente sul posto. Parallelamente, altri reparti si abbatterono sulle prime borgate di Costrignano. Anche a Monchio si ripeterono le stesse scene degli altri paesi. Qui di particolare importanza la testimonianza del parroco del paese Don Luigi Braglia che sulla strage scriverà:

«Sono le sette del mattino quando comincia il saccheggio e l’orribile strage. Entrano nelle case, spezzano le stoviglie e mandano in frantumi i vetri con i grossi fucili; fanno uscire le donne e i bambini, fanno una scorreria nelle camere, rubano qua e là ciò che loro aggrada, scaricando gli uomini che avevano nel frattempo tenuti fermi sotto la minaccia delle armi e quindi li avviano alla piazzetta in prossimità del cimitero vecchio dove vennero passati per le armi»

L'abitato di Monchio distrutto dopo la strage

Alla fine di questa tragica giornata si contarono 129 cadaveri: 71 a Monchio, 34 a Costrignano e 24 a Susano cui si devono aggiungere 7 civili uccisi nei giorni immediatamente prima e dopo la strage che portano il totale a 136 morti. Tra questi vennero trovati sei bambini di età inferiore ai dieci anni, sette ragazzi tra i dieci ed i sedici, sette donne di cui una all'ultimo mese di gravidanza, venti anziani ultra sessantenni di cui uno semi paralizzato.

Lapide in ricordo di Adelmo Sassatelli, posta il 16 marzo 2014 a Savoniero, in occasione delle celebrazioni per il settantesimo anniversario della strage"

Il parco della resistenza del monte di Santa Giulia[modifica | modifica wikitesto]

Punto di riferimento storico della strage di Monchio e della successiva Repubblica di Montefiorino è il "Parco della Resistenza del monte di Santa Giulia" istituito dalla Provincia di Modena per il notevole valore ambientale e di diversificazione della flora. Il parco, che si estende per circa ventisette ettari totalmente ricoperto di boschi prevalentemente con castagni, querce e carpini alternati a prati e pascoli, ha un alto valore didattico rivolto ai cittadini e alle scuole.

I responsabili[modifica | modifica wikitesto]

Le responsabilità di questa strage sono da attribuire da un lato ai reggitori del presidio fascista di Montefiorino, dall'altra dagli organizzatori sul campo della rappresaglia tedeschi. I rapporti allarmistici diffusi da mesi dal podestà di Montefiorino Francesco Bocchi e dal capo locale della G.N.R. Arturo Mori avevano contribuito a destare l'allarme delle autorità tedesche le quali erano preoccupate anche dalla diffusione di armi nella zona e dalla formazione di attive bande partigiane, soprattutto quelle guidate da Nello Pini e da Barbolini L'efferatezza dimostrata poi sul campo è da attribuirsi alle tre compagnie della Göring comandate dal capitano Von Loeben e dal tenente Von Poshinger.

Il podestà Francesco Bocchi fu poi ucciso il 16 marzo 1945 da ignoti in Modena, evidentemente per vendicare la strage. Il cap. Mori fu ucciso a sua volta il 25 aprile 1945 a Chiari mentre era in fuga verso la Svizzera. Il cap. Kurt von Loeben cadde sul fronte orientale durante l'autunno successivo. Il ten. von Poshinger è morto per cause naturali in Germania nel 2007.

Il processo agli autori della strage[modifica | modifica wikitesto]

Processo per le stragi naziste di Vallucciole, Monchio e Cervarolo presso il Tribunale militare di Verona (2009-2011)

Nel 1994 venne scoperto in uno scantinato della procura generale militare di Roma il cosiddetto armadio della vergogna, contenente anche un faldone di vecchie indagini sulla strage di Monchio. A distanza di 50 anni si riuscì così a portare a processo i responsabili dell'eccidio ancora in vita.

A partire dal 2005 vennero intraprese indagini sulla strage da parte della procura militare di La Spezia (poi soppressa e accorpata nelle sue funzioni a quella di Verona) su impulso del Procuratore militare Marco De Paolis. Accertato il decesso del capitano Von Loeben in occasione delle operazioni della divisione durante l'autunno successivo sul fronte orientale in Polonia, vennero alla fine stati rinviati a giudizio per quei fatti sette tra ex ufficiali e soldati con incarichi di comando della divisione Hermann Göring, responsabili presunti per la Strage di Monchio, quella di Cervarolo, quella di Mommio e quella dei comuni di Stia (eccidio di Vallucciole) e di San Godenzo (Il castagno d'Andrea). L'udienza preliminare per il processo a costoro si svolse a Verona il 5 ottobre 2009.

Gli imputati erano Gustav Brandt, Helmut Odenwald, Fritz Olgerg, Ferdinand Osterhaus, Hans Georg Winkler, Gunther Heinroth, Wilhelm Stark; su di loro pesavano gravi indizi di responsabilità pesantemente marcati dalle intercettazioni telefoniche effettuate dalla polizia tedesca e dalla Procura di Dortmund e filtrate sugli organi di stampa nel settembre 2009. Vennero successivamente incriminati e la loro posizione fu riunita a quella degli altri imputati anche Horst Gunther Gabriel e Alfred Luhmann. Il governo federale tedesco venne citato come responsabile civilmente delle azioni degli uomini della Wehrmacht, difendendosi come da rito durante le udienze.

Il giudice Vincenzo Santoro stabilì un calendario di udienze a partire dal 3 novembre 2010 al fine di giungere alla sentenza entro l'estate del 2011. La corte, oltre che dal giudice Santoro era composta da Antonio Bonafiglia (giudice a latere) e dal capitano dell'esercito Attilio Pasqualetto (giudice militare). La sentenza di primo grado venne emessa dopo 52 udienze il giorno 6 luglio 2011 e prevedeva per la strage di Monchio, Susano, Savoniero e Costrignano la condanna all'ergastolo per tre imputati:

  • Ferdinand Osterhaus, sottotenente e comandante di plotone della quinta compagnia;
  • Helmut Odenwald, capitano e comandante della decima batteria artiglieria contraerea che da Montefiorino diresse i bombardamenti sugli abitati;
  • Alfred Luhmann, unico graduato di truppa, ma di cui è stata riconosciuta una funzione di comando sul campo nell'ambito del reparto esplorante.

Tutti questi imputati ricevettero nella stessa udienza altri ergastoli per episodi delle stragi di Mommio, Cervarolo e Stia. Günther Heinroth e Horst Günther Gabriel erano deceduti durante la fase del dibattimento.

In sede di appello nel 2013 gli imputati Odenwald e Osterhaus furono assolti, mentre venne confermata la condanna a Luhman, il quale non presentò ricorso. La cassazione annullò tale sentenza su ricorso dei PM. Il 2 dicembre 2014 il nuovo processo d'appello ribaltò il precedente giudizio e confermò l'ergastolo per Helmut Odenwald, portando a due i condannati in via definitiva. Ferdinand Osterhaus era deceduto nel corso del 2014.

Lista dei martiri della strage[modifica | modifica wikitesto]

Frazione di Monchio:

Abbati Callisto, Abbati Cristoforo, Abbati Giuseppe, Abbati Milziade, Abbati Raffaele, Abbati Remo, Abbati Tommaso, Albicini Ermenegildo, Barozzi Augusto, Barozzi Adelmo, Barozzi Mario, Bedostri Giuseppe, Bedostri Luigi, Bucciarelli Livio, Braglia Ambrogio, Cornetti Adele, Cornetti Luigi, Caminati Giovanni, Caselli Alberto, Carani Ernesto, Carani Geminiano, Compagni Ernesto, Debbia Enrico, Debbia Franco, Debbia Valerio, Debbia Roberto, Facchini Sisto, Ferrari Egidio, Ferrari Remo, Ferrari Teobaldo, Fiorentini Giuseppe, Fontanini Teodoro, Giberti Attilio, Giberti Eleuterio, Giusti Giuseppe, Guglielmini Aurelio, Guglielmini Emilio, Guglielmini Luigi, Guglielmini Renato, Guglielmini Giuseppe, Sajelli Pia, Magnani Amilcare, Marchi Ivo, Martelli Giuseppe, Martelli Alvino, Massari Gino, Mesini Celso, Mesini Alessandro, Mussi Remo, Ori Attilio, Ori Ernesto, Pancani Claudio, Pancani Ernesto, Pancani Marco, Pancani Tonino, Pistoni Leonildo, Pistoni Michele, Pistoni Luigi, Ricchi Ernesto, Ricchi Viterbo, Rioli Antonio, Rioli Pellegrino, Rioli Mauro, Silvestri Agostino, Tincani Ennio, Tincani Geminiano, Venturelli Dante, Silvestri Ines, Venturelli Gioacchino, Venturelli Florindo e Sassatelli Adelmo.

Frazione di Susano:

Gualmini Celso, Aschieri Clerice, Aschieri Massimiliano, Gualmini Raffaele, Baschieri Maria, Gualmini Lavinia, Gualmini Celso di Raffaele, Gualmini Viterbo, Gualmini Aurelio, Albicini Delia, Marastoni Ursilia, Marastoni Orfeo, Carlo di NN, Gherardo Filippo, Garzoni Francesca, Baldelli Camillo, Casacci Dovindo, Casini Battista, Casolari Florigi, Pagliai Domenico, Pagliai Tonino, Peli Giuseppe, Peli Andrea, Zenchi Dante.

Frazione di Costrignano:

Barbati Ersidio, Barbati Ignazio, Barbati Luigi, Barbati Pasquino, Baschieri Mario, Beneventi Pellegrino, Beneventi Giacomo, Beneventi Giuseppe, Caminati Adelmo, Casinieri Luigi, Ceccherelli GianBattista, Chiesi Sante, Compagni Tolmino, Ferrari Secondo, Ferrari Nino, Ghiddi Lorenzo, Lami Alcide, Lami Silvio, Lami Ennio, Lami Mario, Lorenzini Marcellina, Maestri Massimo, Pancani Giuseppe, Pigoni Luigi, Pigoni Lino, Rioli Ernesto, Rioli Claudio, Rioli Pellegrino, Rosi Dante, Sassatelli Lodovico, Severi Enrico.

Frazione di Savoniero:

Sassatelli Adelmo (catturato e poi ucciso il 19 marzo presso la rocca di Montefiorino).

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sabrina Guigli e Riccardo Stefani. Sopra le nuvole, prodotto da Maselli Luisa per Fra le nuvole e Sergio Pelone per The Bottom Line, anno 2008. Racconta gli eccidi di Monchio e Cervarolo ed è interamente recitato dalla gente del luogo e dai familiari delle vittime.
  • Il violino di Cervarolo
  • LA MALORA- Rainews 24 - di Vera Paggi. Speciale TV andato in onda il 27 gennaio 2010 in occasione della Giornata della Memoria con interviste a testimoni e scampati alla strage, Claudio Silingardi (Direttore Istituto Storico di Modena) e Andrea Speranzoni (Avvocato di Parte CIvile al Processo contro i responsabili della strage).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. Alberghi. Attila sull'Appennino. La strage di Monchio e le origini della lotta partigiana nella valle del Secchia. Modena, Istituto storico della Resistenza, 1969.
  • P. Alberghi. L'eccidio di Monchio Costrignano e Susano e la resistenza nella valle del Dragone (sett. 1943-giugno 1944) . Modena, Cooptip, 1974.
  • G. Fantozzi. Monchio: 18 marzo 1944: l'esempio. Modena, Artestampa, 2006.
  • T. Rovatti. Fra politiche di violenza e aspirazioni di giustizia. La popolazione civile vittima delle stragi di Monchio e Tavolicci. Roma, Carocci, 2009
  • Pier Vittorio Buffa, Io ho visto, Nutrimenti, 2013, ISBN 9788865942192.
  • A. Speranzoni. Le stragi della vergogna. Aprile 1944. I processi ai crimini nazifascisti in Italia. Eir 2014

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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