Stemma di Nocera dei Pagani

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Stemma di Nocera dei Pagani.

Lo stemma di Nocera dei Pagani[1] consisteva in uno scudo riportante un albero di noce sradicato[2]. È all'origine diretta degli stemmi di Nocera Superiore e di Nocera Inferiore e, indirettamente, di quelli di Pagani e di Sant'Egidio del Monte Albino.

Blasonatura[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il De' Santi, nell'opera Memorie delle famiglie nocerine, l'arme aveva lo scudo araldico color oro e portava un albero di noce al naturale, lo stesso autore riferisce anche di una blasonatura alternativa («come più generalmente ritenuta») d'azzurro all'albero di noce coi frutti d'oro pendenti dai rami.[3] Lo stesso autore riporta che secondo Monsignor Lunadoro e il Maruggi sarebbe stata insegna di Nocera «donna di abito purpureo, in atto di ferire con acuto ferro, giovane addormentato in letto: insegna che rammenterebbe il racconto del greco Dositeo, riportato da Plutarco, circa le origini nocerine, ma della quale non si ha storica certezza».[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Riproduzione dello stemma, datata 1915

L’uso dello stemma da parte della città con il noce (latino: nux) risale al secolo XVI. Tuttavia, l’origine è antecedente, essendo il blasone della famiglia dei Conti di Nocera, che nacque dai Dauferidi nel XI secolo.[2]

È uno stemma parlante, i cui elementi dello scudo richiamano il nome del possessore; in realtà il nome Nocera ha un'etimologia completamente diversa. Esemplari dello stemma scolpito sono presenti presso la chiesa del Corpo di Cristo risalente al 1575; un altro esempio può essere visto presso l'antica sede dell'universitas posta tra via Alberto Malet e piazza Corpo di Cristo a Pagani. Altrettante rilevanze sono visibili su due portoni presso Capocasale ed il Casale del Pozzo, due borgate di Nocera Inferiore, un'altra rappresentazione dello stemma cittadino è presente sull'antico portale d'ingresso del Convento di Santa Maria degli Angeli di Nocera Superiore. Infine sul campanile cinquecentesco del convento di sant'Antonio è visibile uno scudo spagnolo recante la blasonatura col noce.

Stemmi comunali[modifica | modifica wikitesto]

Dalla dissoluzione dell'antica civitas di Nocera dei Pagani sono derivati cinque comuni, quattro dei quali portano un albero nel loro stemma.

Nocera Inferiore[modifica | modifica wikitesto]

A sinistra lo stemma ufficiale concesso nel 2013, a destra quello in uso in precedenza.

Nocera Inferiore utilizza uno stemma direttamente derivato dall'antica arme di Nocera dei Pagani.[5]

Lo stemma, che è stato brisato con una bordura di rosso, ha la seguente blasonatura:

«D'oro, all'albero di noce di verde, fustato e sradicato al naturale, fruttato di ventuno d'oro; il tutto alla bordatura diminuita di rosso, caricata dalla scritta Urbs Nuceria, in lettere maiuscole d'oro, la parola Urbs, scritta a destra dall'alto in basso, con le lettere coricate e con la sommità rivolta all'interno, la parola Nuceria, scritta a sinistra dal basso in alto, con le lettere coricate e con la sommità rivolta all'interno. Ornamenti esteriori da Città.»

Sullo stemma in uso in precedenza erano presenti due gigli d'argento posti ai lati del fusto del noce.

Nocera Superiore[modifica | modifica wikitesto]

Stemma di Nocera Superiore.
Stemma di Nocera Superiore.

Lo stemma di Nocera Superiore, riconosciuto con D.P.R del 6 aprile 1987, deriva direttamente da quello dell'antica città di cui usa la versione con fondo azzurro. Ha la seguente blasonatura:

«d'azzurro, al noce sradicato, di verde, fruttato d'oro, accompagnato ai fianchi delle parole Urbs Nuceria in lettere maiuscole romane d'oro, poste verticalmente, la parola Urbs in bordatura nel fianco destro e con la U iniziale all'insù, la parola Nuceria in bordatura nel fianco sinistro e con la A finale all'insù. Ornamenti esteriori di città.[6]»

Pagani[modifica | modifica wikitesto]

Stemma di Pagani.
Stemma di Pagani.

Secondo lo statuto comunale l'arme ha la seguente descrizione:

«un albero in campo rosso sovrastato da una corona turrita a cinque punte.[7]»

Il tipo di albero riportato in realtà riprende un albero realmente esistito, un pino d'Italia, presso il primo campo comunale, l'omonimo Campo del Pino, poi trasformato in giardino pubblico.[8]

Sant'Egidio del Monte Albino[modifica | modifica wikitesto]

Stemma di Sant'Egidio del Monte Albino.
Stemma di Sant'Egidio del Monte Albino.

Lo stemma comunale, riconosciuto con decreto del 28 maggio 1913, ha la seguente blasonatura:

«di argento, al noce nodrito nella pianura e sostenuto da due leoni affrontati, il tutto al naturale. Lo scudo accollato ad un pastorale d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.»

Riprende quello dell'abbazia benedettina fondatrice della cittadina; il blasone è presente su una bolla di Papa Paolo III del 1549 ancor oggi conservata presso l'abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis.[9]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ È spesso utilizzata la forma tronca: Nocera de' Pagani.
  2. ^ a b Collegio araldico, Rivista, Presso il Collegio araldico., 1926. URL consultato il 21 gennaio 2023.
  3. ^ Sullo stemma e la denominazione…, pp. 5-6
  4. ^ Sullo stemma e la denominazione…, p. 6
  5. ^ Recentemente aggiornato secondo le indicazioni contenute nel Decreto del Presidente della Repubblica del 20 dicembre 2013.
  6. ^ Art. 3 dello statuto comunale (PDF), su comune.nocera-superiore.sa.it. URL consultato l'8 aprile 2010.
  7. ^ Art. 6 dello statuto comunale, su comunedipagani.it. URL consultato l'8 aprile 2010.
  8. ^ Nocera dei Pagani dalle origini ad oggi.
  9. ^ La storia, su prolocosantegidio.it. URL consultato l'8 aprile 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Giliberti, Sullo stemma di Nocera de' Pagani, Napoli, Tipografia Melfi & Joele, 1915.
  • Luigi Giliberti, Sullo stemma e la denominazione di Nocera Inferiore, Napoli, Tipografia Esperia, 1925.
  • Enea Falcone, Nocera dei Pagani dalle origini ad oggi: con riferimenti a particolari vicende storiche del Regno delle Due Sicilie e nazionali, vol. I, parte III, Cava de' Tirreni, Arti grafiche Palumbo & Esposito, 1983, pp. 164-165.

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