Stefano Condello

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Stefano Condello
NascitaPalmi, 12 aprile 1930
MorteTaurianova, 1º aprile 1977
Cause della morteucciso dalla 'ndrangheta in un conflitto a fuoco
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
RepartoNucleo radiomobile
Anni di servizio- 1977
GradoAppuntato
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
Fonte: Arma dei Carabinieri[1]
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Stefano Condello (Palmi, 12 aprile 1930Taurianova, 1º aprile 1977) è stato un carabiniere italiano, appuntato vittima della 'ndrangheta e medaglia d'oro al valor militare.

In servizio presso il nucleo radiomobile del Comando Compagnia Carabinieri di Taurianova, in Calabria, era impegnato come altri nella lotta alla 'ndrangheta. A lui è stata intitolata una via nel suo paese natio, Palmi.

Strage di Razzà[modifica | modifica wikitesto]

Nel pomeriggio del 1º aprile 1977 si trovava in servizio di perlustrazione con altri due colleghi nelle campagne di Taurianova, in contrada Razzà; durante il servizio i militari notarono un casolare isolato con auto parcheggiate davanti, tra cui quella di un pregiudicato della zona, e decisero di entrarvi, considerando che in quel periodo erano frequenti i sequestri di persona in Calabria.

Mentre l'appuntato Condello e il carabiniere Vincenzo Caruso si stavano avvicinando dalla casa, partirono diversi colpi d'arma da fuoco che scatenarono un violento conflitto tra i militari e i malviventi, che portò alla morte dei due carabinieri e dei due 'ndranghetisti Rocco e Vincenzo Avignone, della 'ndrina Avignone di Taurianova. Il terzo carabiniere, Pasquale Giacoppo, rimase illeso.

Questo evento è noto come "strage di Razzà", dalla località in cui si trovava il casolare; le successive indagini delle forze dell'ordine accertarono che nella cascina si stava svolgendo una riunione mafiosa per discutere di traffici illeciti e della spartizione di appalti pubblici. Lo sviluppo investigativo portò ad individuare 9 degli 11 partecipanti alla riunione (tanti erano i piatti sulla tavola imbandita) e a varie condanne comminate al termine del processo in corte d'assise a Palmi, il 21 luglio 1981, per oltre 200 anni di carcere totali[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Capo equipaggio di autoradio, notate alcune autovetture — di cui una appartenente a pericoloso pregiudicato — che sostavano nelle adiacenze di casolare isolato, dopo aver lasciato all'esterno un dipendente carabiniere, vi si introduceva senza esitazione e, affrontato da due malviventi, ingaggiava violenta colluttazione, riuscendo a disarmarli delle pistole che impugnavano. Raggiunto da colpi di fucile da caccia da parte di altri malfattori sopraggiunti, sosteneva, con l'arma in dotazione, cruento scontro a fuoco ferendo gravemente uno degli aggressori. Benché colpito in parti vitali, non desisteva dal suo fermissimo, eroico comportamento, fino a quando, stremato, si accasciava al suolo ove veniva barbaramente finito. Esempio luminoso di attaccamento al dovere spinto fino all'estremo sacrificio.»
— Razzà di Taurianova (Reggio Calabria), 1º aprile 1977[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Scheda sul sito dell'Arma dei Carabinieri
  2. ^ Taurianova. Commemorazione della strage di Razzà, su cn24.tv, 1º aprile 2011.
  3. ^ Scheda sul sito del Quirinale

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]