Stazione di Ortisei

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Ortisei
stazione ferroviaria
St. Ulrich
La stazione nei primi anni d'esercizio
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàOrtisei
Coordinate46°34′31.96″N 11°40′08.35″E / 46.575545°N 11.668986°E46.575545; 11.668986
Lineeferrovia della Val Gardena
Storia
Stato attualeDismessa
Attivazione1916
Soppressione1960
Caratteristiche
Tipostazione in superficie, passante
Binari3

La stazione di Ortisei (in tedesco Bahnhof St. Ulrich) è stata una stazione posta lungo la ferrovia della Val Gardena. Serviva il comune di Ortisei (BZ), principale centro abitato della vallata.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La fermata venne messa in servizio contestualmente all'attivazione della linea di competenza, il 6 febbraio 1916, dopo cinque mesi di lavori[1].

La gestione dell'infrastruttura era curata inizialmente dalle Ferrovie Regie Imperiali dell'impero austro-ungarico (KuK)[2]. Nel 1918, al termine della prima guerra mondiale, il territorio della provincia di Bolzano passò sotto la giurisdizione dell'Italia: il governatore militare Guglielmo Pecori Giraldi decretò pertanto che la gestione della linea della Val Gardena (e quella delle relative stazioni) venisse affidata alle Ferrovie dello Stato.

In tale frangente la linea (nata per scopi legati alla logistica militare dell'esercito asburgico) venne fatta oggetto di alcuni interventi atti ad adibirla al trasporto di persone e merci a scopi civili. Completati i lavori, la ferrovia della Val Gardena (e con essa la stazione di Ortisei) fu riattivata il 5 febbraio 1919[3].

La stazione seguì la sorte della linea di competenza: lasciata priva di adeguati interventi di miglioramento e potenziamento, la Chiusa-Plan cessò di esistere il 28 maggio 1960. Negli anni successivi tutte le infrastrutture (fermate e stazioni incluse), ormai cadute in disuso, furono demolite[4].

Strutture e impianti[modifica | modifica wikitesto]

La stazione era dotata da un fabbricato viaggiatori in legno; il sedime constava di tre binari (uno tronco e due di marcia, onde consentire l'incrocio tra convogli provenienti da direzioni diverse).

Le vestigia della stazione sopravvissero di poco alla chiusura della linea: il fabbricato venne infatti demolito alla fine degli anni settanta (precedentemente era stato smantellato il fascio binari, adibito a strada carrabile). Sul sito ove sorgeva la stazione è stata inoltre costruita una piazzetta, al centro della quale è collocata una delle locomotive R.410 (la numero 004) che espletarono il servizio sulla ferrovia della Val Gardena nel corso di tutta la sua vita operativa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elfriede Perathoner, Stefano Planker, Scibla mo 'n iëde - Endstation Zukunft - Fine corsa futuro catalogo della mostra sul trenino della Val Gardena, p. 105, Museum Ladin, 2011
  2. ^ A. Riccardi, Val Gardena e le sue R410, op. cit.
  3. ^ Neri Baldi, 100 anni fa in Val Gardena, op. cit.
  4. ^ Una gita in Val Gardena, in I Treni, n. 204, maggio 1999, p. 28.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Neri Baldi, 100 anni fa in Val Gardena, in I Treni, n. 389, febbraio 2016, pp. 26–29.
  • Elfriede Perathoner, La ferata de Gherdëina. Die Grödner Bahn (Seconda edizione), Athesia, Bolzano, 1997. ISBN 88-7014-687-1.
  • Alessandro Albè, La ferrovia della Val Gardena, in Tutto Treno, n. 52, marzo 1993, pp. 14–19.
  • Piero Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, Calosci, Cortona, 2007. ISBN 88-7785-220-8.
  • Angelo Marinoni, Ricordo della ferrovia della Val Gardena, in Mondo Ferroviario, n. 301, luglio 2012, pp. 20–29.
  • Piero Muscolino, Ricordi ferrotramviari di viaggi per le Dolomiti (Terza edizione), Calosci, Cortona, 1997. ISBN 88-7785-000-0.
  • (LLDDEIT) Elfriede Perathoner, Stefan Planker: Scibla mo 'n iëde. Museum Ladin, San Martin de Tor 2011, Catalogo della mostra. ISBN 978-88-89255-33-9
  • Aldo Riccardi, Val Gardena e le sue R410 (prima parte) e La Chiusa Plan e le sue piccole R410 (seconda parte), in Tutto Treno, n. 186, maggio 2005 pp. 18–26 e n. 187, giugno 2005, pp. 22–27.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]