Standard (urbanistica)

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Voce principale: Urbanistica in Italia.

Gli standard urbanistici definiscono le quantità minime di spazi pubblici, da prevedere in relazione agli insediamenti nella progettazione dell'urbanistica in Italia.

Normativa[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto venne introdotto dal decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 e sue modificazioni e integrazioni. Il decreto valutava in 18 m²/ab la quantità minima di spazi pubblici suddivisi in: 9 m²/ab di "verde regolato", 2,5 m²/ab di "parcheggi", 4,5 m²/ab per l'istruzione e 2 m²/ab per "attrezzature di interesse comune"; tuttavia, dopo l'istituzione delle Regioni, a partire dal 1970 ognuno di tali enti territoriali, aventi a loro volta competenza in materia urbanistica, si dotò di una propria legislazione più specifica.

L'art. 30, comma 1 lettera a della legge 9 agosto 2013, n. 98 - di conversione del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 - ha successivamente introdotto per le regioni italiane la possibilità di introdurre "disposizioni derogatorie" al DM n. 1444/68 nei limiti ivi stabiliti.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Gli standard urbanistici rappresentano i rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e gli spazi pubblici riservati alle attività collettive, all'edilizia scolastica, come aree per l'istruzione, aree per attrezzature di interesse comune, a verde pubblico o a parcheggi.

Ai fini dell'osservanza dei rapporti suindicati nella formazione degli strumenti urbanistici, si assume che, salvo diversa dimostrazione, ad ogni abitante insediato o da insediare corrispondano mediamente 25 m² di superficie lorda abitabile (pari a circa 80 m³ vuoto per pieno), eventualmente maggiorati di una quota non superiore a 5 m² (pari a circa 20 m³ vuoto per pieno) per le destinazioni non specificamente residenziali ma strettamente connesse con le residenze (negozi di prima necessità, servizi collettivi per le abitazioni, studi professionali, ecc.).

L'evoluzione della materia urbanistica ha introdotto la possibilità di "monetizzare" lo standard, pratica che permette al lottizzante di corrispondere alla Pubblica Amministrazione un canone in denaro per ogni metro quadrato non ceduto. La P.A. avrà poi l'obbligo di utilizzare quanto ottenuto dalla monetizzazione per la realizzazione di opere pubbliche da localizzarsi ove pianificato. Sovente questa pratica ha sì prodotto maggiori introiti finanziari a vantaggio delle pubbliche amministrazioni, senza che però queste, poi, abbiano effettivamente reinvestito i proventi per la realizzazione di standard.

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Scuola dell'obbligo Attrezzature di interesse comune Verde attrezzato Parcheggi pubblici
Zona A 4,50 mq/abitante 2,00 mq/abitante 9,00 mq/abitante 2,50 mq/abitante
Zona B 4,50 mq/abitante 2,00 mq/abitante 9,00 mq/abitante 2,50 mq/abitante
Zona C 4,50 mq/abitante 2,00 mq/abitante 9,00 mq/abitante 2,50 mq/abitante
Zona D Il 10% dell'intera superficie della zona produttiva deve essere destinata a parcheggi, verde attrezzato o attività collettive.
Insediamenti commerciali e direzionali 80 m²/100 m² di superficie lorda di pavimento deve essere destinata a standard. Almeno la metà della superficie destinata a standard deve essere utilizzata per la realizzazione di parcheggi (aggiuntivi rispetto a quelli previsti dalla L.765/1967.
Zona E 6 m²/abitante devono essere destinati alle aree per l'istruzione (asili nido, scuole materne e scuole dell'obbligo) e alle aree per attrezzature di interesse comune.
Zona F Allorché risulti necessario prevederli, gli spazi per attrezzature pubbliche di interesse generale devono essere:
  • 15,00 mq/abitante per parchi pubblici urbani e territoriali
  • 1,50 mq/abitante per attrezzature per l'istruzione
  • 1,00 m²/abitante per attrezzature sanitarie e ospedaliere

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Art. 30 legge 9 agosto 2013, n. 98, su bosettiegatti.eu.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]