Stan Kenton

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Stanley Newcomb Kenton

Stanley Newcomb Kenton (Wichita, 11 dicembre 1911Los Angeles, 25 agosto 1979) è stato un compositore, direttore d'orchestra e pianista statunitense, attivo nel campo della musica jazz. Nei suoi ultimi anni si dedicò soprattutto all'insegnamento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Stan Kenton con Eddie Safranski

Stan Kenton è tra le grandi figure del firmamento della storia del jazz. La sua orchestra, fortemente caratterizzata da un particolare suono (kenton sound) sapiente e seducente (anche grazie alla collaborazione di diversi arrangiatori come Pete Rugolo, Lennie Niehaus, Gene Roland, Gerry Mulligan e lo sperimentatore Bob Graettinger) getta un ponte tra la musica jazz afro-americana e le acquisizioni raffinate e suggestive della musica colta del novecento. La sua orchestra si avvalse sempre di importanti personalità, come il trombettista Maynard Ferguson, i trombonisti Frank Rosolino, Kai Winding e Carl Fontana, o alfieri del suono cool-newyorkese come Lee Konitz e Dave van Kriedt.

Specializzato nell'arrangiare ritmi afro-cubani (di cui fu un pioniere) per grandi organici (e alcune delle sue orchestre sfioravano i quaranta elementi) Kenton fu un direttore d'orchestra dotato di un suono distintivo e di una grande influenza sul panorama musicale: i componenti delle sue orchestre erano normalmente solisti di prim'ordine. Le idee che propugnava, e soprattutto il suo modo di porle, gli attirarono molte critiche inclusa quella (mossagli da Leonard Feather e probabilmente ingiusta) di avere pregiudizi razziali. Resta di lui e della sua orchestra una grande e imponente discografia variamente citata (il suo brano Intermission Riff è la sigla della rubrica settimanale del TG1 TV7).

Gli anni successivi[modifica | modifica wikitesto]

L'ultimo esperimento di Kenton fu la sua orchestra mellofonica del 1960-1963. Nonostante le difficoltà di mantenere i 4 mellofoni in intonazione (che formavano una sezione propria e separata), questa orchestra particolare di Kenton ebbe i suoi momenti esaltanti. Tuttavia dal 1963 in poi, la composizione della sua orchestra iniziò a cambiare. Invece di utilizzare solisti famosi, Kenton preferiva giovani musicisti, anche quando questo andava a spese dell'originalità (probabilmente le considerazioni economiche avevano la loro importanza: i giovani musicisti percepivano salari molto più bassi). Gli arrangiamenti (incluso quelli di Hank Levy) continuavano a essere intricati e difficili come sempre, ma dopo il distacco da Gabe Baltazar nel 1965, Kenton non riuscì più a formare nuovi allievi di gran razza come in passato, a parte il batterista Peter Erskine e Tim Hagans. Per molte delle nuove reclute di Kenton, i tour con l'orchestra furono il vertice della carriera, piuttosto che un punto di partenza. Kenton suona Wagner (1964) fu un altro importante progetto di quegli anni, ma Kenton aveva ormai iniziato a rivolgere gran parte del suo impegno alla didattica; condusse un infinito numero di clinics, e rese disponibili alle orchestre dei college e delle università le sue composizioni. Kenton continuò a dirigere e far concerti con la sua big band fino a quando morì, nel 1979.

Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

La Stan Kenton Big Band, 1973

Negli ultimi anni di vita, il geniale e carismatico Kenton spese molte energie sostenendo la musica delle big band e quello che chiamava "jazz progressivo" nelle scuole e nei college nei vari Paesi Americani. La sua intera biblioteca fu donata alla University of North Texas a Denton. Fu una figura saliente nella musica americana e lasciò un indelebile segno nell'arrangiamento delle big band. La musica di Kenton evolse con il tempo tra il 1960 e il 1970, anche se non più un grande innovatore. Il suo concerto finale avvenne in agosto nel 1978, un anno prima di morire. Visse con il figlio Lance, un membro chiave della riabilitazione per droga, condannato alla prigione per assalto e cospirazione dopo che aveva messo un serpente a sonagli nella casella postale di un avvocato.

Quello che Kenton perse, comunque, fu la successiva "riscoperta" della sua musica, con molte ristampe delle sue registrazioni.

Stan Kenton morì il 25 agosto del 1979, dopo aver sofferto una settimana prima per un attacco di cuore. Fu sepolto al Westwood Village Memorial Park Cemetery, a Los Angeles.

Lo stile[modifica | modifica wikitesto]

Il Mellofono, strumento che Stan Kenton inserì nell'organico orchestrale dal 1960 alla fine del 1963

Senza dubbio la musica di Kenton stride alle orecchie degli ascoltatori di jazz classico come quello di Duke Ellington, Count Basie e altri, per molte delle sue scelte musicali.

In primis, un elemento che contraddistinguerà Kenton in molte sue registrazioni (e che sarà oggetto di critiche continue), è l'accostare veri e propri muri sonori di fiati (trombe, tromboni), spinti al massimo, talvolta alla dissonanza, a temi e melodie tranquille. L'imprevedibile è sempre un elemento principale in Kenton, tant'è che in molti suoi brani non si è mai in grado di capire cosa accadrà dopo: un piano solo, un tema eseguito dall'orchestra o un'esplosione astratta di note, eseguite dai fiati.

Ma lo stile di Kenton arriva fino alla cinematografia: saranno infatti le musiche dei film polizieschi a influenzarlo molto, e a creare composizioni non tanto differenti dalle colonne sonore dei primi film di 007. Successivamente una passione che Kenton coltiverà per molti anni, sarà quella per la musica cubana e latina. Infatti, molte delle composizioni che scriverà e da cui trarrà ispirazione avranno come radice i ritmi cubani e africani, tant'è che si circonderà di percussionisti e di polistrumentisti: i suoi trombettisti ad esempio, nel brano Peanut Vendor, useranno percussioni durante alcuni stacchi ritmici.

Le critiche[modifica | modifica wikitesto]

Stan Kenton con Harry Forbes e Pete Rugolo negli studi dalla Capitol
Foto William P. Gottlieb

Le critiche verso Kenton non si limitarono alla sua musica. Nel 1956, al ritorno con la sua orchestra dal tour europeo, il "Premio della Critica" indetto dalla rivista statunitense Down Beat, aveva elencato vittorie di musicisti afro-americani in tutte le categorie. L'orchestra di Kenton stava suonando a quel tempo in Ontario, Canada, e Stan Kenton inviò un telegramma dove lamentava "una nuova minoranza, i musicisti di jazz bianchi" e inoltre denunciava "un completo e totale disgusto per i geni del jazz". Il critico Leonard Feather, da solo senza il supporto degli altri critici, rispose il 3 ottobre del 1956 con una lettera, dove denunciava la visione razziale di Kenton e il suo disprezzare i musicisti afro-americani come Duke Ellington, Count Basie e Dizzy Gillespie. Il fatto che Kenton non avesse vinto il "Premio della Critica" era la ragione più ovvia di questo suo atteggiamento; questo pregiudizio di lunga data, ora veniva in superficie: Kenton non aveva assunto abbastanza strumentisti afro-americani nella sua orchestra per troppi anni.

Molti critici furono in disaccordo con Feather. Tre anni prima di questo avvenimento, il 16 dicembre 1953, il critico di Down Beat, Nat Hentoff, aveva scritto che: "Stan è libero da qualsiasi pregiudizio, come ogni vero uomo che io conosco". Tuttavia, sebbene ci fossero solisti afro-americani che militarono nell'orchestra di Kenton, pochissimi effettivamente suonarono con lui per lungo tempo.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album[modifica | modifica wikitesto]

Collaboratori[modifica | modifica wikitesto]

Tra i membri delle sue orchestre e gli arrangiatori che hanno collaborato con Kenton, figurarono (tra gli altri) i seguenti musicisti:

Tra le voci maschili e femminili si ricordano Anita O'Day, June Christy, e Chris Connor. Kenton scoprì The Four Freshmen quando suonavano in un localino a Dayton (Ohio), e li aiutò ad arrivare al successo.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Monografia in lingua italiana: Stan Kenton, il Vate del Progressive Jazz, a cura di Freddy Colt, Mellophonium Broadsides, Sanremo 2013, 128 pp.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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