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Spinnamento dello squalo

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Pinne di squalo

Lo spinnamento dello squalo (in inglese shark finning[1]) è una pratica che consiste alla rimozione delle pinne dagli squali, spesso mentre l'animale è ancora vivo.

Dopo essere stati pescati e spinnati, gli squali a volte vengono rigettati in mare ancora vivi ma senza le pinne.[2][3][4] Incapace di nuotare in modo efficace a causa dell'assenza delle pinne che sono loro fondamentali nei movimenti e per dare direzionalità mentre nuotano, gli squali sprofondano nei fondali marini dell'oceano e muoiono per soffocamento o vengono mangiati da altri predatori.

Lo spinnamento dello squalo in mare consente ai pescherecci di incrementare i profitti e la redditività e di aumentare il numero di squali raccolti, poiché devono solo immagazzinare e trasportare le pinne, di gran lunga la parte più costosa dello squalo; la carne di squalo è ingombrante da trasportare e poco redditizia nella vendita rispetto alle pinne.[5] Alcuni paesi hanno vietato questa pratica rendendola illegale e richiedono che l'intero squalo venga riportato sulla terraferma dopo la pesca prima di rimuovere le pinne.

Schema delle pinne che vengono rimosse durante il "finning"

Lo spinnamento degli squali è in aumento dal 1997 in gran parte a causa della crescente domanda dello stesso per la zuppa di pinne di squalo e medicinale per le cure tradizionali, in particolare in oriente e in Cina, e come risultato del miglioramento delle tecniche di pesca e dell'economia di mercato. Il gruppo degli specialisti dello squalo dell'Unione internazionale per la conservazione della natura afferma che il fenomeno è molto diffuso e che "il commercio di pinne di squalo in rapida espansione e in gran parte non regolamentato rappresenta una delle più gravi minacce alle popolazioni di squali in tutto il mondo".[6] Stime sul valore globale del commercio di pinne di squalo si attestano su cifre che vanno da $ 540 milioni a $ 1,2 miliardi (dati del 2007).[7] Le pinne di squalo sono tra i prodotti ittici più costosi, in genere si vendono al dettaglio a $ 400 USD per kg. Negli Stati Uniti, dove lo spinnamento è vietato, alcuni acquirenti considerano lo squalo balena e lo squalo elefante come animale da trofeo e pagano da $ 10.000 a $ 20.000 per una pinna.[8]

La pesca globale regolamentata di squali segnalata all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura è stata stabile negli ultimi anni, con una media annua di poco superiore alle 500.000 tonnellate. Si ritiene inoltre che il dato sia sottostimato a causa della pesca di frodo che è assai comune.[9]

  1. ^ Pesca illegale, Greenpeace: "Fermata nave italiana per 'shark finning'. A bordo centinaia di pinne di squalo" - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2017. URL consultato il 12 marzo 2018.
  2. ^ (EN) Daniel E. Schindler, Timothy E. Essington e James F. Kitchell, [0735:SATFIO2.0.CO;2/abstract SHARKS AND TUNAS: FISHERIES IMPACTS ON PREDATORS WITH CONTRASTING LIFE HISTORIES] [collegamento interrotto], in Ecological Applications, vol. 12, n. 3, 1º giugno 2002, pp. 735–748, DOI:10.1890/1051-0761(2002)012[0735:SATFIO]2.0.CO;2. URL consultato il 12 marzo 2018.
  3. ^ Even Jaws Deserves to Keep His Fins: Outlawing Shark Finning throughout Global Waters Note 24 Boston College International and Comparative Law Review 2000-2001, su heinonline.org. URL consultato il 12 marzo 2018.
  4. ^ 66.112.194.141, https://web.archive.org/web/20170413234642/http://66.112.194.141/shark_fin_report_final.pdf. URL consultato il 13 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2017).
  5. ^ (EN) Record #47060 - AgEcon Search, su purl.umn.edu. URL consultato il 12 marzo 2018.
  6. ^ wildaid.org, https://web.archive.org/web/20111202162302/http://wildaid.org/sites/default/files/resources/EndOfTheLine2007US.pdf (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2011).
  7. ^ (EN) GEOFFREY YORK, Shark soup, 27 agosto 2003. URL consultato il 12 marzo 2018.
  8. ^ Shark-Soup Boom Spurs Conservationist DNA Study, su news.nationalgeographic.com. URL consultato il 12 marzo 2018.
  9. ^ fao.org, http://www.fao.org/3/a-i3720e.pdf.

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