Ferdinando I de' Medici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Ferdinando I de Medici)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Ferdinando de' Medici (disambigua).
Ferdinando I de' Medici
Ritratto di Ferdinando I de' Medici di Scipione Pulzone, 1590, Galleria degli Uffizi, Firenze
Granduca di Toscana
Stemma
Stemma
In carica19 ottobre 1587 –
3 febbraio 1609
PredecessoreFrancesco I
SuccessoreCosimo II
TrattamentoSua Altezza Serenissima
Onorificenze Gran Maestro dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire
NascitaFirenze, 30 luglio 1549[1]
MorteFirenze, 7 febbraio 1609 (59 anni)[1]
Luogo di sepolturaCappella dei Principi, Cappelle medicee, Basilica di San Lorenzo, Firenze
Casa realeMedici
PadreCosimo I de' Medici
MadreEleonora di Toledo
ConsorteCristina di Lorena
FigliCosimo
Eleonora
Caterina
Francesco
Carlo
Filippino
Lorenzo
Maria Maddalena
Claudia
ReligioneCattolicesimo
Ferdinando de' Medici
cardinale di Santa Romana Chiesa
Scipione Pulzone, Ritratto del cardinale de' Medici, olio su tela, XVI secolo, Kunsthistorisches Museum, Vienna
 
Incarichi ricoperti
 
Nato30 luglio 1549 a Firenze
Creato cardinale6 gennaio 1563 da papa Pio IV (dimessosi il 28 novembre 1588)
Deceduto7 febbraio 1609 (59 anni) a Firenze
 

Ferdinando I de' Medici (Firenze, 30 luglio 1549Firenze, 3 febbraio 1609) è stato un cardinale italiano e il terzo granduca di Toscana.

Figlio di Cosimo I de' Medici[1] e della prima moglie Eleonora di Toledo[1], fu creato cardinale nel 1562.

Con l'improvvisa morte del fratello Francesco I nel 1587, gli successe come Granduca di Toscana, fino alla morte avvenuta nel 1609. Non abbandonò la porpora nemmeno dopo essere salito al potere, ma fu costretto a lasciarla nel 1589 per sposare Cristina di Lorena, dalla quale ebbe poi nove figli.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

Ferdinando de’ Medici da bambino, di Agnolo Bronzino, tra il 1555 e il 1565, Galleria degli Uffizi.

Ferdinando nacque a Firenze, quinto figlio maschio del granduca Cosimo I de' Medici e della sua consorte Eleonora di Toledo, quest'ultima figlia a sua volta del viceré spagnolo di Napoli Don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga. Fu fatto cardinale nel 1562 all'età di soli 13 anni, subito dopo la morte del fratello cardinale Giovanni. Fino alla nomina del cardinale Francesco Sforza, creato da Papa Gregorio XIII nel 1583, fu il porporato italiano più giovane. A Pisa la malaria uccise sia la madre Eleonora sia i piccoli Giovanni e Garzia, fratelli di Ferdinando I, e lui rimase l'unico a sopravvivere. Negli anni successivi soffrì di tubercolosi.

Granduca di Toscana[modifica | modifica wikitesto]

Ferdinando I succedette sul trono del Granducato di Toscana a suo fratello Francesco I de' Medici nel 1587, a 38 anni. A Roma, come cardinale, Ferdinando aveva già dato prova di essere un abile amministratore. Fondò Villa Medici acquistando molte opere d'arte che poi riportò a Firenze quando ascese al trono granducale.

Mantenne l'ufficio di cardinale anche dopo essere diventato granduca fin quando, per ragioni dinastiche, dovette abbandonare la porpora per sposare Cristina di Lorena nel 1589. Il matrimonio venne celebrato anche da alcuni dei più grandi artisti dell'epoca con uno spettacolo conosciuto con il nome di Intermedi della Pellegrina.

Alla sua morte, nel 1609, aveva quattro figli, dei quali il primogenito Cosimo II de' Medici, che ereditò la corona granducale all'età di 19 anni. Claudia (1604-1648), l'altra figlia di Ferdinando, sposò Federico Ubaldo Della Rovere, duca d'Urbino, ed in seconde nozze Leopoldo V d'Austria.

Per molti aspetti Ferdinando I fu l'esatto opposto del suo fratello e predecessore Francesco. Ristabilì il sistema giudiziario, riorganizzò le corporazioni, i dazi e soprattutto l'apparato burocratico e promosse una riforma fiscale. Fu sinceramente interessato al benessere dei propri sudditi. Incoraggiò il commercio e guadagnò molta della sua ricchezza attraverso l'istituzione, in tutte le più importanti città europee, di banche controllate dai Medici.

Un suo editto di tolleranza verso gli ebrei e gli eretici (la cosiddetta Costituzione Livornina) fece di Livorno un porto franco per numerosi ebrei spagnoli che erano stati espulsi dalla Spagna nel 1492 e per altri stranieri.

Fece deviare parte del flusso dell'Arno in un naviglio che migliorò sensibilmente gli spostamenti commerciali tra Firenze e Pisa. Grazie ad un progetto d'irrigazione, da lui promosso, fu possibile rendere coltivabili molti terreni, da Pisa a Fucecchio, dalla Val di Chiana, fino alla Valdinievole.

Mecenatismo[modifica | modifica wikitesto]

In campo artistico Ferdinando I non mancò di tener fede alla grande tradizione di mecenatismo dei Medici: commissionò il Forte Belvedere a Bernardo Buontalenti; fece eseguire la statua di suo padre Cosimo I, che ancora oggi campeggia in Piazza della Signoria, dal Giambologna. Completò il sistema delle ville medicee, facendo costruire le ville di Artimino e dell'Ambrogiana. Inoltre fece edificare il Forte di San Giorgio e le Cappelle medicee nella chiesa di San Lorenzo. Protesse ed incoraggiò l'attività della Camerata de' Bardi che avrebbe posto le basi per la grande stagione del melodramma e, in seguito, dell'opera lirica italiana. Nominò capo incisore della zecca fiorentina Gasparo Mola. A Siena promosse la costruzione della grande chiesa di S. Maria in Provenzano, santuario dell'omonima immagine sacra, affidandone il progetto al monaco certosino Damiano Schifardini.

Politica estera[modifica | modifica wikitesto]

Matrimonio per procura di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia.

In politica estera Ferdinando I cercò di rendere indipendente la Toscana dall'influenza asburgica (per il rientro in Toscana e la conquista dello stato di Siena, i Medici si erano dovuti affidare agli eserciti imperiali). Dopo l'assassinio di Enrico III di Francia nel 1589, si alleò con Enrico IV di Francia, che stava lottando contro la Lega cattolica. Ferdinando garantì il suo appoggio finanziario ad Enrico e lo incoraggiò a convertirsi al cattolicesimo. Quando il re francese si convertì, Ferdinando usò tutta la propria influenza per fare in modo che il papa accettasse tale conversione, nel 1600 combinó il matrimonio di Enrico con la nipote Maria de Medici figlia di suo fratello Francesco.

Enrico non mostrò grandi apprezzamenti per questi favori e Ferdinando lasciò raffreddare la loro relazione, mantenendo la sua amata posizione d'indipendenza. Si riavvicinò agli Asburgo dopo la perdita del saluzzese e combinò il matrimonio fra suo figlio Cosimo II e l'arciduchessa Maria Maddalena d'Austria, sorella dell'imperatore. Militarmente spalleggiò sia Filippo III di Spagna nella campagna d'Algeria, sia il Sacro Romano Impero contro i turchi. A causa di queste imprese dovette aumentare le tasse dei suoi sudditi, ma sembra che anche questi servigi non riuscirono a liberarlo del tutto dalla subordinazione agli Asburgo; infatti, nel suo testamento del 10 ottobre 1606 si legge che il suo successore

«...non manchi... di essere verso S.M. cattolica et la corona di Spagna obsequente et divoto, conforme all'obbligatione che seco si tiene, maxime per lo Stato di Siena...»

Promosse la formazione di un'efficiente marina da guerra e sconfisse più volte le flotte dei pirati (Costa Berbera: impresa di Bona, 1607) e turche (Famagosta, 1608). Gli affreschi delle sue imprese militari, eseguiti da Bernardino Poccetti, si possono vedere ancora oggi nella Sala Bona di Palazzo Pitti.

Gli succedette il figlio primogenito Cosimo II de' Medici.

La Spedizione Thornton[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione Thornton.
Ferdinando I tentò di colonizzare un piccolo territorio sudamericano a nord del delta del Rio delle Amazzoni.

Ferdinando I promosse la Spedizione Thornton che fu l'unico tentativo italiano di creare una colonia nelle Americhe[2] organizzando una spedizione nel Brasile settentrionale e nelle Guiane che partì nel 1608 dal nuovo porto ingrandito di Livorno[3]. La spedizione comandata dal capitano inglese Thornton, al ritorno a Livorno nel 1609 dal suo viaggio esplorativo in Amazzonia, trovò deceduto da pochi mesi Ferdinando I ed il suo progetto coloniale venne annullato dal successore Cosimo II (il galeone "Santa Lucia" usato dal capitano Thornton tornò a Livorno con molta informazione e materiale da studio -da aborigeni a pappagalli tropicali[4]- dopo avere fatto scalo a Trinidad, ed era pronto ad imbarcare coloni originari di Livorno e Lucca per portarli in Sudamerica nell'area dove oggi esiste la Guyana francese).

«Nei primi anni del Seicento Ferdinando I di Toscana accarezza il sogno di un piccolo impero africano; poi valuta la possibilità di una colonia brasiliana. Il 30 agosto 1608 l'ingegnere fiorentino Baccio da Filicaia, sul quale torneremo, gli invia una lettera da Lisbona. In essa ricostruisce la conquista del Brasile e spiega le ragioni del declino della colonia lusitana. Neanche un mese più tardi Ferdinando fa armare una caravella e una tartana nel porto di Livorno e le affida al capitano Thornton. Il viaggio è in realtà preparato da tempo – la lettera di Baccio ha soltanto accelerato un programma già stabilito - e il granduca ha persino chiesto a Robert Dudley una pianta dell'Amazzonia, da quest'ultimo esplorata nel 1595. Dudley consiglia a Thornton di cercare l'oro sulle rive del Rio delle Amazzoni e dell'Orinoco. Ferdinando ordina più prosaicamente di caricare balle di merci e di fondare, se possibile, un avamposto commerciale. Thornton naviga per quasi un anno: approda in Guyana e in Brasile, esplora il Rio delle Amazzoni e l'Orinoco, rientra facendo tappa alla Caienna e a Trinidad. Il 12 luglio 1609 è di nuovo a Livorno, ma non trova nessuno cui riferire la propria impresa. Il 3 febbraio di quell'anno il granduca è morto e a Firenze non si pensa più alla possibilità di fondare una colonia o un comptoir commerciale oltreoceano.[3]»

Ferdinando e la scienza[modifica | modifica wikitesto]

Pianta della città di Livorno e del suo porto nel XVII secolo.

Fu il promotore del potenziamento del porto di Livorno e sviluppò le collezioni medicee d'arte, di natura e di strumentazione tecnico-scientifica. Imitando l'atteggiamento dei grandi sovrani del suo tempo, finanziò viaggi di ricerca, come quello botanico del fiammingo Giuseppe Casabona (c. 1535-1595) a Creta, la cui eco è costante nei grandi testi di botanica dell'ultimo '500 e del primo '600. Mantenne strettissime relazioni con Ulisse Aldrovandi (1522-1605), né lesinò appoggi al programma di sistematica raccolta di miniature (fiori, piante, animali) promossa da Francesco I. Il Granduca riprese, infine, molte delle attenzioni e degli interessi riservati da Cosimo I alle discipline matematiche, rimaste estranee al gusto di Francesco I, proponendosi di pubblicare una serie di testi di matematici greci fino ad allora inediti (molti codici, preparati per la stampa, si conservano tra i manoscritti magliabechiani della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze). Curò con particolare attenzione l'educazione del figlio, il futuro Cosimo II (1590-1621), tra i cui precettori fu anche Galileo (1564-1642).

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Ferdinando I e Cristina ebbero nove figli, ma nessuno di loro, a parte Carlo che fu cardinale e morì a 71 anni, arrivò alla vecchiaia e morirono prima dei 50 anni.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giovanni il Popolano Pierfrancesco il Vecchio  
 
Laudomia Acciaiuoli  
Giovanni delle Bande Nere  
Caterina Sforza Galeazzo Maria Sforza  
 
Lucrezia Landriani  
Cosimo I de' Medici  
Jacopo Salviati Giovanni Salviati  
 
Elena Gondi  
Maria Salviati  
Lucrezia de' Medici Lorenzo de' Medici  
 
Clarice Orsini  
Ferdinando I de' Medici  
Fadrique Álvarez de Toledo y Enríquez García Álvarez de Toledo y Carrillo  
 
María Enríquez de Quiñones y Cossines  
Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga  
Isabel de Zúñiga y Pimentel Álvaro de Zúñiga y Guzmán  
 
Leonor Pimentel y Zúñiga  
Eleonora di Toledo  
Luis Pimentel y Pacheco Rodrigo Alonso Pimentel  
 
María Pacheco y Portocarrero  
María Osorio y Pimentel  
Juana Osorio y Bazán Pedro Álvarez Osorio  
 
María de Bazán  
 

Ascendenza patrilineare[modifica | modifica wikitesto]

  1. Medico di Potrone, 1046-1102
  2. Bono di Potrone, 1069-1123
  3. Bernardo di Potrone, 1049-1147
  4. Giambuono de' Medici, 1131-1192
  5. Chiarissimo de' Medici, 1167-1210, legato a Siena
  6. Filippo de' Medici, detto "Lippo", ?-?
  7. Averardo de' Medici, morto nel 1286
  8. Averardo de' Medici, morto nel 1318, gonfaloniere di Giustizia (1314)
  9. Salvestro de' Medici, detto "Chiarissimo", morto nel 1319, legato a Venezia
  10. Averardo de' Medici, detto "Bicci", morto nel 1363
  11. Giovanni di Bicci de' Medici, 1360-1429
  12. Lorenzo di Giovanni de' Medici, 1395-1440
  13. Pierfrancesco di Lorenzo de' Medici, 1430-1476
  14. Giovanni di Pierfrancesco de' Medici, 1467-1498
  15. Giovanni delle Bande Nere, 1498-1526
  16. Cosimo I de' Medici, granduca di Toscana, 1519-1574
  17. Ferdinando I de' Medici, granduca di Toscana, 1549-1609

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Gran Maestro dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d FERDINANDO I de' Medici, granduca di Toscana, in Treccani. URL consultato il 29 novembre 2017.
  2. ^ R. Ridolfi, Pensieri medicei di colonizzare il Brasile, in «Il Veltro», Roma, luglio-agosto 1962, pp. 1-18.
  3. ^ a b Gli italiani in Brasile (di Matteo Sanfilippo), su asei.eu. URL consultato il 28 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2011).
  4. ^ Mirabilia et naturalia (PDF), su unipi.it.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Granduca di Toscana Successore
Francesco I 10 maggio 1587 – 7 febbraio 1609 Cosimo II
Predecessore Cardinale diacono di Santa Maria in Domnica Successore
Giovanni di Cosimo I de' Medici 15 maggio 1565 – 10 maggio 1585 Charles II de Lorraine de Vaudémont
Predecessore Cardinale diacono di Sant'Eustachio Successore
Niccolò Caetani di Sermoneta 10 maggio 1585 – 7 gennaio 1587 Filippo Guastavillani
Predecessore Prevosto di Santo Stefano di Prato Successore
Onofrio Camaiani 28 aprile 1574 – 10 maggio 1587 Alessandro de' Medici
Controllo di autoritàVIAF (EN292820183 · ISNI (EN0000 0001 2284 7059 · SBN RMLV229016 · BAV 495/20437 · CERL cnp00541056 · ULAN (EN500260482 · LCCN (ENn88019319 · GND (DE118876368 · BNE (ESXX899191 (data) · BNF (FRcb135730745 (data) · J9U (ENHE987007261018705171 · WorldCat Identities (ENlccn-n88019319