Trattato di Fontainebleau (1814)

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Trattato di Fontainebleau
Napoleone firma la sua abdicazione a Fontainebleau il 4 aprile 1814 di François Bouchot (da Ferri Gaetano), 1843, Museo della storia di Francia a Versailles
Tipotrattato di pace
ContestoSesta Coalizione
Firma6 aprile 1814
LuogoFontainebleau, Francia
CondizioniAbdicazione di Napoleone Bonaparte ed accettazione da parte del medesimo di ritirarsi sull'isola d'Elba, rinunciando ad ogni pretesa sul governo della Francia
PartiBandiera dell'Impero austriaco Impero austriaco
Regno di Prussia
Bandiera della Russia Russia
Impero Francese
FirmatariBandiera dell'Impero austriaco Klemens von Metternich
Bandiera della Russia Karl Nessel'rode
Karl von Hardenberg
Michel Ney
Étienne Macdonald
Armand Caulaincourt
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Facciata del castello di Fontainebleau

Il trattato di Fontainebleau del 1814 sancì la sconfitta di Napoleone Bonaparte quale imperatore dei francesi, dopo le pesanti sconfitte subite nella guerra della sesta coalizione e l'invasione della Francia da parte delle truppe delle potenze alleate d'Austria, di Russia e di Prussia con la campagna dei sei giorni e con le successive vicende belliche, le quali videro la schiacciante supremazia delle forze della coalizione e l'occupazione della capitale francese.

L'oggetto delle trattative era la modalità di uscita di scena di Napoleone Bonaparte come imperatore di Francia e la sua collocazione futura. Nonostante la denominazione, le trattative si svolsero a Parigi fra gli esponenti delle forze coalizzate ed i rappresentanti di Napoleone. Fontainebleau diede storicamente il nome al trattato poiché il primo interessato rimase nell'omonimo castello per tutto il tempo delle trattative e fu in quel luogo che egli vi pose fine sottoscrivendo il testo che gli era stato sottoposto, così come era stato approvato dalle potenze vincitrici e dai rappresentanti dell'imperatore di Francia.

Fine della guerra e resa: il trattato[modifica | modifica wikitesto]

Dopo che seppe della sua destituzione, proclamata dal senato parigino, della formazione di un governo provvisorio presieduto da Talleyrand, del tradimento del generale Marmont ed infine della capitolazione di Parigi autorizzata dal luogotenente generale dell'impero, il fratello Giuseppe,[1] Napoleone si decise, il 4 aprile 1814, per la resa.

Egli incaricò per la trattativa i marescialli di Francia Michel Ney ed Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald ed il generale Caulaincourt, inviati a Parigi con la disposizione di trattare la sua abdicazione in favore del giovane figlio Napoleone Francesco Giuseppe Carlo, re di Roma, che Napoleone aveva avuto dalla seconda moglie, Maria Luisa,[2] al momento ancora Imperatrice, con questo messaggio affidato ai suoi ministri plenipotenziari:

«Poiché le potenze alleate hanno proclamato che l'imperatore Napoleone è l'unico ostacolo al ristabilimento della pace in Europa, l'imperatore Napoleone, fedele al suo giuramento, dichiara di essere pronto a lasciare il trono, ad allontanarsi dalla Francia ed anche a dare la sua vita per il benessere del suo Paese che è inseparabile dai diritti di suo figlio, da quelli di reggenza dell'imperatrice e dal mantenimento delle leggi dell'impero. Dettato dal nostro palazzo di Fontainebleau, il 4 aprile 1814. Napoleone»

Paul Delaroche, Napoleone a Fontainebleau il 31 marzo 1814, Museo delle Belle Arti di Lipsia

Gli alleati furono tuttavia irremovibili: l'abdicazione doveva essere incondizionata. Così, dopo trattative durate ancora un paio di giorni, si giunse ad una conclusione: in cambio della sua abdicazione, Napoleone sarebbe diventato sovrano dell'isola d'Elba, trasformata in principato, con una rendita annua, versatagli dal nuovo governo francese, di due milioni di lire francesi (delle quali un milione reversibile alla consorte Maria Luisa) mentre la consorte Maria Luisa sarebbe diventata duchessa di Parma con diritto di successione per il figlio[4]. Il testo concordato venne sottoposto a Napoleone a Fontainebleau, che lo firmò il 6 aprile con quest'altre parole:

«Poiché le potenze alleate hanno proclamato che l'imperatore Napoleone è l'unico ostacolo al ristabilimento della pace in Europa, l'imperatore Napoleone, fedele al suo giuramento, dichiara di rinunciare al trono di Francia e d'Italia per sé e per i suoi eredi e che non c'è alcun sacrificio personale, neppure della vita stessa, che egli non farebbe volentieri nell'interesse della Francia.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^
    (FR)

    «Si M. le Maréchal Duc de Raguse et M. le Maréchal duc de Trévise ne peuvent plus tenir, ils sont autorisés à entrer en pourparlers avec le Prince de Schwarzenberg et l'Empereur de Russie qui sont devant eux. Signé Joseph»

    (IT)

    «Se il Signor Maresciallo Duca di Ragusa ed il Signor Maresciallo Duca di Treviso non possono più tenere [la città di Parigi, n.d.r.], essi sono autorizzati ad entrare in trattative con il principe di Schwarzenberg e l'Imperatore di Russia che si trovano loro di fronte. Firmato Giuseppe»

    Il Duca di Ragusa era il Maresciallo Auguste Marmont ed il Duca di Treviso era il Maresciallo Mortier
  2. ^ Chandler, p. 1189.
  3. ^ Citato in Chandler, p. 1189.
  4. ^ Napoléon, edizione allegata al quotidiano il Giornale, vol. II, p. 852.
  5. ^ Citato in Chandler, p. 1190.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Napoleone I, La correspondence de Napoléon Ier, 32 voll., Parigi, 1858-1870
  • David G. Chandler, Le campagne di Napoleone, vol. II, Milano, RCS Libri, 1998, ISBN 88-17-11577-0.
  • Max Gallo, Napoléon, Paris, Edition Robert Laffont, 1997, ISBN 2-221-09796-3. Traduzione italiana èdita da Arnoldo Mondadori per la Biblioteca Storica del quotidiano il Giornale, vol. II.

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