Tempio della Concordia (Agrigento)

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Voce principale: Valle dei Templi.
Tempio della Concordia
CiviltàSicelioti, iniziale colonia greca
Utilizzoluogo sacro
StileDorico
Epoca440-430 a.C.
Localizzazione
StatoItalia
ComuneAgrigento
Dimensioni
Superficie843,38 
Altezza13,481 m
Amministrazione
PatrimonioValle dei Templi
Visitabile
Sito webwww.parcovalledeitempli.it/?p=5
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 37°17′22.92″N 13°35′31.92″E / 37.2897°N 13.5922°E37.2897; 13.5922

Il tempio della Concordia è un tempio greco dell'antica città di Akragas sito nella Valle dei Templi di Agrigento.[1] Ancora oggi non si sa a chi fosse dedicato questo tempio poiché il suo attuale nome fu coniato nel XVI secolo in riferimento ad un'antica iscrizione latina ritrovata nelle sue vicinanze.[2]

Questo tempio è di tipo periptero con cella doppia in antis.

Insieme al Partenone, è considerato il tempio dorico meglio conservato al mondo.[3]

Nome[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del tempio si deve ad un'errata interpretazione di uno dei primi storici siciliani, il frate domenicano Tommaso Fazello (vissuto nel XVI secolo), che lo mise in rapporto con il ritrovamento nei paraggi di un'epigrafe latina con dedica alla concordia degli agrigentini che feceva supporre l'intitolazione del santuario alla dea Concordia[2][4]. In realtà, come dimostrato da successivi studi, l'iscrizione, risalente alla metà del I secolo d.C.[5], non presenta alcun legame con il tempio ed è oggi esposta presso il museo archeologico regionale "Pietro Griffo"[6].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

San Gregorio d'Agrigento, che trasformò il tempio in chiesa cristiana nel 597.

Fu costruito intorno al 430 a.C. sulla collina dei Templi dell'antica Akragas[7].

Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 597 d.C. il vescovo Gregorio II trasformò l'edificio nella nuova cattedrale della città di Girgenti intitolandola ai Santi Pietro e Paolo e distruggendo gli idoli pagani di Eber e Raps.[5] La struttura subì diverse modifiche per adattarla a basilica e l'aspetto risultò assai modificato: fu divisa in tre navate delimitate dalle pareti del naos, forate con dodici archi (tuttora visibili); gli intercolunni furono murati, mentre l'opistodomo fu abbattuto per consentire l'ingresso dalla parte posteriore, dato che le chiese erano orientate ad ovest e il tempio a est.[8][9] In epoca normanna, la chiesa fu intitolata al suo fondatore, il vescovo Gregorio (ormai canonizzato) e prese la nuova denominazione di San Gregorio delle Rape, forse in ricordo del demone pagano scacciato dal tempio da Gregorio stesso, come testimoniato dal frate domenicano Tommaso Fazello nella sua grande opera storica De rebus Siculis.[2][7][10][11]

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1748 la chiesa fu sconsacrata[9] e nel 1787 iniziarono i lavori di restauro voluti da Gabriele Castello, principe di Torremuzza, Regio Custode delle antichità per la Val di Mazara, e condotti dall'architetto neoclassico Carlo Chenchi, che ripristinò l'antica pianta dell'edificio, abbattendo i muri degli intercolunni, ricostruendo l'opistodomo e riportando l'ingresso ad est[10][11].

Il 25 aprile 1787 Goethe visitando Agrigento si soffermò sulla Valle dei Templi dove spese grandi parole per il tempio della Concordia ma pose anche delle critiche alla scarsa qualità del restauro praticato dal Chenchi:

«Il tempio della Concordia ha resistito ai secoli; la sua linea snella lo approssima al nostro concetto del bello e del gradevole, e a paragone dei templi di Paestum lo si direbbe la figura d'un dio di fronte all'apparizione d'un gigante. Non è il caso di deplorare la mancanza di gusto con cui furono eseguiti i recenti, lodevoli tentativi intesi a conservare questi monumenti, colmando i guasti con un gesso di bianchezza abbagliante, tanto che il tempio ci si presenta, in notevole misura, come una rovina; eppure sarebbe stato così semplice dare al gesso il colore della pietra corrosa! Certo che a vedere come si sbriciola facilmente il tufo calcareo delle colonne e delle mura, c'è da meravigliarsi che abbia potuto resistere tanto a lungo. Ma appunto per questo gli architetti, sperando in continuatori altrettanto capaci, avevano preso certe precauzioni: sulle colonne si vedono ancor oggi i, resti d'un fine intonaco che doveva blandire l'occhio e insieme garantire la durata.»

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È un quadrilatero di 19,758 metri per 42,230, poco più di un doppio quadrato che occupa una superficie di 843,38 m² e sviluppa un'altezza di 13,481 metri.

Questo tempio ha una pianta di tipo periptero, visto che oltre alla cella centrale doppia in antis (con la presenza di naos e pronao) c'è anche un colonnato perimetrale.

Questo tempio, costruito su un massiccio basamento destinato a superare i dislivelli del terreno roccioso, per lo stato di conservazione è considerato uno degli edifici sacri d'epoca classica più notevoli del mondo greco (430 a.C.).

Pianta del tempio

Su un crepidoma di quattro gradini (39,44x16,91 m) si erge la conservatissima peristasi di 6x13 colonne (porticato che circonda il naos), alte 6,67 m e caratterizzate da venti scanalature e armoniosa entasi verso i 2/3 (curvatura della sezione verticale), sormontata da epistilio, fregio di triglifi e metope e cornice a mutuli; conservati sono anche in maniera integrale i timpani. Alla cella, preceduta da pronao in antis (come l'opistodomo) si accede attraverso un gradino; ben conservati sono i piloni con le scale d'accesso al tetto e, sulla sommità delle pareti della cella e nei blocchi della trabeazione della peristasi, gli incassi per la travatura lignea di copertura. L'esterno e l'interno del tempio erano rivestiti di stucco con la necessaria policromia.

La sima mostrava gronde con protomi leonine e la copertura prevedeva tegole marmoree. La sua struttura fu rafforzata per la trasformazione in chiesa cristiana (VI sec.) che comportò anzitutto un rovesciamento dell'orientamento antico, per cui si abbatté il muro di fondo della cella, si chiusero gli intercolunni e si praticarono dodici aperture arcuate nelle pareti della cella, così da costituire le tre navate canoniche, le due laterali nella peristasi e quella centrale coincidente con la cella. Distrutto poi l'altare d'epoca classica e sistemate negli angoli a est le sacrestie, l'edificio divenne organismo basilicale virtualmente perfetto. Le fosse scavate all'interno e all'esterno della chiesa si riferiscono a sepolture alto-medievali, secondo la consuetudine collocate in stretto rapporto con la basilica.

Allineamento archeoastronomico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Archeoastronomia.

Come quasi tutti i templi greci, esso risulta allineato secondo la direzione est-ovest. In particolare sono stati eseguiti in passato degli studi sul suo allineamento con il sorgere del sole durante l'equinozio di primavera.[12]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tempio della Concordia, su parcodeitempli.net. URL consultato il 28 aprile 2011 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2012).
  2. ^ a b c Pagine 341, 342, 343 Tommaso Fazello, "Della storia di Sicilia, Deche due del r.p.m. Tommaso Fazello siciliano...", Volume 6 Le due deche dell'historia di Sicilia - Tommaso Fazello - Google Libri
  3. ^ Barone et al. 2007, p. 49.
  4. ^ #SmartEducationUnescoSicilia Il Tempio della Concordia |, su smarteducationunescosicilia.it. URL consultato il 18 novembre 2023.
  5. ^ a b 2 – Tempio della concordia – Parco Archeologico Valle Dei Templi, su parcovalledeitempli.it. URL consultato il 17 novembre 2023.
  6. ^ 1 – Museo Archeologico Regionale “Pietro Griffo” – Parco Archeologico Valle Dei Templi, su parcovalledeitempli.it. URL consultato il 18 novembre 2023.
  7. ^ a b Tempio della Concordia, su La Valle dei Templi. URL consultato il 17 novembre 2023.
  8. ^ Periodo Paleocristiano, su Arcidiocesi di Agrigento. URL consultato il 17 novembre 2023.
  9. ^ a b #SmartEducationUnescoSicilia Dai culti pagani ai culti cristiani: la Chiesa di San Gregorio e il cimitero cristiano, la via dei sepolcri |, su smarteducationunescosicilia.it. URL consultato il 17 novembre 2023.
  10. ^ a b Giuseppe Lo Presti, Dissertazione apologetica su materie architettoniche, e di storia del giureconsulto Giuseppe Lopresti girgentino indiritta al Tribunale de' Letterati, dalla tipografia di Vincenzo Lipomi, 1827. URL consultato il 17 novembre 2023.
  11. ^ a b Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Siciliana, Valle dei Templi di Agrigento (PDF), su www2.regione.sicilia.it, 17 giugno 2022. URL consultato il 20 novembre 2023.
  12. ^ Progetto "il Cielo di Akragas: studio dell'orientamento dei templi greci di Agrigento".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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