Simone Mago

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Morte di Simon Mago, illustrazione di un anonimo presente nelle Cronache di Norimberga del 1493

Simone Mago (Gitton?, villaggio della Samaria, I secolo; ... – ...; fl. I secolo) è stato un teologo e occultista egizio di epoca romana. È un personaggio degli Atti degli Apostoli[1] ed è considerato dagli eresiologi cristiani il primo degli eretici e proto-gnostico samaritano[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

« V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magìa, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio. A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande". »   ( Atti 8,9-10, su laparola.net.)

Dopo aver ascoltato le prediche del diacono Filippo, Simone decise di farsi battezzare. Successivamente, però, cercò di comperare da Pietro apostolo il potere di amministrare anch'egli con la semplice imposizione delle mani lo Spirito Santo, incorrendo nelle ire dell'apostolo; da questo antico tentativo di commercio di cose sacre deriva il termine simonia. Da quel momento in poi, decise di usare le sue facoltà per opporsi al progresso della fede, e alle conversioni operate dagli apostoli[3].

Ulteriori testimonianze sulla sua vita non hanno il crisma dell'ufficialità in quanto derivano da testi apocrifi come gli Atti di Pietro o le Pseudo-clementine. In base a tali documenti Simon Mago risiedette a Roma durante i regni degli imperatori Claudio e Nerone. Qui ottenne fama e gloria, ma fu sfidato ad un confronto pubblico da Pietro e Paolo di Tarso. In questo confronto morì in due modi diversi, secondo due leggende diverse:

  1. Si fece seppellire in modo da dimostrare di poter risorgere dopo tre giorni, ma morì nella tomba;[4]
  2. Durante una dimostrazione di levitazione al Foro Romano dinnanzi all'imperatore Nerone, per le preghiere dei suoi avversari rivolte a Dio, precipitò, rompendosi le gambe e venendo poi lapidato dalla piazza, spaventata dall'evento. Come si vede in alcune illustrazioni raffiguranti la fine del "profeta".[5]

Il pensiero[modifica | modifica wikitesto]

Le fonti successive (Ireneo di Lione) presentano Simone come il fondatore di una vera e propria setta gnostica. Le sue dottrine forse furono influenzate dal dualismo del mazdeismo iraniano. Simone era il sommo Dio in grado di manifestarsi come Padre in Samaria, come Figlio in Giudea o come Spirito Santo nelle altre regioni, ed Elena, una prostituta riscattata da un bordello di Tiro, era il primo concetto della sua mente, l'Ennoia, generatrice degli angeli e degli eoni. Questi, a loro volta avevano creato il mondo e, in seguito, presi da invidia, avevano chiuso Ennoia in un corpo umano, condannando la sua anima a trasmigrare da un corpo all'altro per l'eternità. Il sommo Dio, però, per liberare Ennoia e tutti gli esseri umani, si incarnò in Simone.

Questi, pertanto, insegnando al popolo a riconoscerlo come Dio, fondò una setta, detta dei Simoniani. Scopo della setta era affermare la divinità del suo fondatore ed aiutarlo a compiere la sua missione: salvare il mondo dal cattivo governo degli angeli, primo fra tutti il Dio dell'Antico Testamento, Jahvè. Per spiegare la crocifissione di Gesù, Simone affermò che tale avvenimento era solo apparente, in quanto Gesù non fu mai crocifisso, così come sosteneva di se stesso che era un uomo solo in apparenza, ma Dio nella realtà. Ireneo ed Epifanio lo accusarono anche di oscenità a causa di presunti riti sessuali praticati da lui e dai suoi seguaci.

La scuola[modifica | modifica wikitesto]

Filippino Lippi, Disputa di san Pietro con Simon Mago davanti all'imperatore, particolare dagli affreschi della cappella Brancacci

Menandro[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Ireneo «successore di Simone fu Menandro, samaritano di razza, che anch'egli riuscì a giungere al culmine della magia [...] Prendendo spunto da costoro (Simone e Menandro), Saturnino e Basilide esposero dottrine diverse, uno in Siria l'altro ad Alessandria».

Rispetto alla dottrina proto-gnostica di Simone, Menandro non si identificava più con il Sommo Bene ma come una manifestazione del Dio primordiale. Egli sosteneva di essere stato mandato dal cielo per insegnare la magia, attraverso la quale gli uomini avrebbero sconfitto gli angeli cattivi e raggiunto l'immortalità:

«Egli afferma che la prima Potenza è sconosciuta a tutti; egli poi è il Salvatore mandato dagli invisibili per la salvezza degli uomini. Il mondo è stato fatto dagli angeli, che egli, come Simone, dice emessi dal Pensiero. Grazie alla magia da lui insegnata è data la conoscenza per poter vincere gli stessi angeli che hanno creato il mondo.»

Saturnino[modifica | modifica wikitesto]

Saturnino (Satornil) può essere considerato uno dei primi pensatori propriamente gnostici. Egli fu indicato da Ireneo di Lione quale discepolo di Simon Mago prima e di Menandro poi, ma la sua dottrina si differenziava da quella dei suoi due predecessori per il marcato aspetto anti-giudaico. Visse e predicò ad Antiochia nella prima metà del II secolo.

«Saturnino come Menandro dichiara che c'è un solo Padre a tutti sconosciuto, che ha fatto angeli, arcangeli, potenze, dominazioni. Il mondo e tutto quanto vi è contenuto è stato creato da sette angeli. Anche l'uomo è creazione degli angeli: poiché infatti apparve una luminosa immagine dal sommo potere, quelli non avendola potuta trattenere perché era tornata subito in alto, si esortarono a vicenda dicendo: «Facciamo un uomo a immagine e somiglianza». Essi lo fecero, ma la loro creatura non poteva stare in piedi, a causa dell'incapacità degli angeli, e si agitava come un verme. Allora la potenza dall'alto ebbe compassione di lui [...], ed emise una scintilla di vita, che eresse l'uomo, lo articolò e lo fece vivere.»

Saturnino arrivò ad identificare il Dio dell'Antico Testamento con uno degli arconti creatori del mondo, il più potente, ed a sostenere che il Padre aveva mandato sulla terra il Cristo per distruggerlo. Il Cristo, però, venne in terra solo apparentemente. Il suo scopo era quello di farci capire che la salvezza consisteva nel liberare lo spirito dal corpo che lo imprigionava e gli impediva di tornare al Padre. Per questo motivo Saturnino rifiutava tutto ciò che era materiale, conduceva una vita dedicata all'ascesi e praticava la castità.

Riferimenti letterari[modifica | modifica wikitesto]

Simone Mago viene citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia, nel XIX canto dell'Inferno, dove si trova tra i simoniaci:

O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci

per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state.

(Dante, Inferno XIX, 1-6)

Il poeta e compositore Arrigo Boito inserisce Simon Mago tra i personaggi principali della propria tragedia lirica Nerone.

Anche nel romanzo Il calice d'argento di Thomas B. Constain, così come nel film omonimo tratto dal romanzo, Simon Mago è uno dei personaggi principali.

Lo scrittore serbo Danilo Kiš ha dedicato alla vicenda di Simon Mago, liberamente rielaborata, il primo dei racconti della sua raccolta Enciclopedia dei morti.

Viene citato in Favola di Venezia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atti 8,9-24, su laparola.net.
  2. ^ «con Simone siamo sulla via che porta allo gnosticismo vero e proprio, senza esserci ancora giunti» (Manlio Simonetti, Testi gnostici in lingua greca e latina, p. 7).
  3. ^ G. Bosco, Storia ecclesiastica ad uso della gioventù utile ad ogni grado di persone, Torino, Libreria Salesiana Editore, 1904, p. 40. URL consultato il 4 novembre 2018 (archiviato il 4 novembre 2018)..
  4. ^ Pseudo-Ippolito, Confutazione di tutte le eresie, 6, 15.
  5. ^ Epifanio, Panarion, XXI, 5, 1

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti
  • Atti degli Apostoli, 8, 9-24.
  • Giustino, Apologia, I, 26.
  • Ireneo di Lione, Contro le eresie, I, 23-4.
  • Ippolito di Roma, Confutazione di tutte le eresie, VI, 9-18.
  • Epifanio di Salamina, Panarion, XXI, 5.
  • Testi gnostici in lingua greca e latina, a cura di Manlio Simonetti, Milano, Fondazione Lorenzo Valla-Mondadori, 1993, pp. 5-35.
Studi
  • Adolf Hilgenfeld, Die Ketzergeschichte des urchristentums, urkundlich dargestellt, Lipsia, 1884, p. 163 sgg.
  • E. Haenchen, Gab es eine christlichr Gnosis?, in «Zeitschrift fur Theologie und Kirke», XLIX 1952, p 316 sgg.
  • L. Cerfaux, «La gnose simonienne», in Recueil Cerfaux, Gembloux 1954, p. 191 sgg.
  • R.M. Grant, Gnosticismo e cristianesimo primitivo, Bologna 1959, p. 83 sgg.
  • W. Foerster, «Die ersten Gnostiker Simon und Menander», in Le origini dello gnosticismo a cura di U. Bianchi, Leiden 1967, p 190 sgg.
  • J. Frickel, Die 'Apophasis megale' in Hippolyt's Refutatio (VI 9-18): eine Paraphrase zur Apophasis Simons, Roma 1968.
  • J.M.A. Salles-Dabadie, Recherches sur Simon le Mage, Paris 1969.
  • E. Haenchen, «Simon Magus in der Apostelgeschichte», in Gnosis und Neues Testament, Gütersloh 1973, p. 267 sgg.
  • K. Beyschlang, Simon Magus und die christiliche Gnosis, Tübingen, 1974.
  • G. Lüdemann, Untersuchungen zur simonianischen Gnosis, Göttingen 1975.
  • B. Aland, «Gnosis und Philosophie», in Proceeding of the international Colloquium on Gnosticism, Stockholm-Leiden 1977, p. 34 sgg.
  • Simone Pétrement, Le Dieu séparé. Les origines du gnosticisme, Paris 1984, pp. 325-42; 431-58.
  • Silvano Cola (a cura di), Pseudo-Clemente, I Ritrovamenti (Recognitiones), Città Nuova, 1993. ISBN 88-311-3104-4
  • Stephen Haar, Simon Magus: The First Gnostic?, Berlino, Walter de Gruyter, 2003.
  • Romolo Perrotta, Hairéseis. Gruppi, movimenti e fazioni del giudaismo antico e del cristianesimo (da Filone Alessandrino a Egesippo), Bologna, Edizioni Dehoniane, 2008, ("Simone Mago e i Simoniani", pp. 498-527).

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