L'altra domenica

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L'altra domenica
Titolo originaleL'altra domenica – Spettacoli nazionali ed esteri
PaeseItalia
Anno1976-1979
Generevarietà
Edizioni4
Durata260 min (1976), poi 70 min, 90 min, 120 min
Lingua originaleitaliana
Realizzazione
Conduttore
IdeatoreUgo Porcelli, Renzo Arbore
RegiaSalvatore Baldazzi, Enzo Dell'Aquila, Enzo Tarquini
AutoriRenzo Arbore e Maurizio Barendson (solo 1976)
ScenografiaGian Francesco Ramacci
ProduttoreUgo Porcelli
Casa di produzioneRai
Rete televisivaRete 2

L'altra domenica è stato un programma televisivo italiano trasmesso dalla Rete 2 (l'odierna Rai 2) dal 28 marzo 1976 fino al 27 maggio 1979 la domenica pomeriggio e ideato da Maurizio Barendson che affidò la conduzione degli spazi dedicati allo spettacolo a Renzo Arbore.[1] È stata inoltre una delle prime trasmissioni Rai ad essere realizzate e trasmesse a colori già dal settembre 1976, con l'inizio della seconda edizione, in vista dell'avvio ufficiale delle trasmissioni a colori da parte della TV di Stato.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La trasmissione nacque con l'intento di rendere più dinamica la programmazione sportiva che caratterizzava negli anni settanta la seconda rete Rai, inserendo come cuscinetto, all'interno delle dirette sportive curate da Maurizio Barendson, dei momenti musicali e interviste a personaggi del mondo dello spettacolo realizzate da Gianni Minà selezionate dall'archivio Rai. Per realizzare questa nuova trasmissione furono chiamati Ugo Porcelli e Renzo Arbore, alla prima esperienza televisiva dopo il notevole successo di Alto gradimento che, durante la settimana, visionavano il materiale da trasmettere nei momenti meno salienti della domenica;[2] la scelta di proporre musica fu dello stesso Barendson perché ritenuta più facilmente "sfumabile" in caso di azioni sportive salienti che avrebbero dovuto richiedere la linea; allo stesso modo, quando le azioni di gare automobilistiche, ciclistiche o calcistiche perdevano di interesse, il giornalista lasciava la linea ad Arbore. In questa prima versione, la diretta aveva una durata di oltre quattro ore.[2]

Dopo pochi mesi, tuttavia, ci si rese conto che la parte dedicata allo spettacolo soffriva dell'invadenza del tema sportivo e, dall'edizione successiva, si decise di separare i due segmenti dedicando ad Arbore e Porcelli, a quel punto unici protagonisti dello spettacolo, un programma di settanta minuti, poi aumentati a novanta fino a raggiungere le due ore.[2] Il programma cambiò anche formula, dando maggior spazio alla comicità e a personaggi esordienti, molti dei quali provenienti dalle realtà televisive locali come Andy Luotto - "cugino americano" di Arbore che sapeva dire solo "buono" o "nobbuono"[3] - Roberto Benigni - che si proponeva come uno strampalato critico cinematografico con manie di persecuzione - Mario Marenco - che realizzò una parodia del giornalista Rai Vittorio Orefice facendosi chiamare "Mister Ramengo" - e Maurizio Nichetti insieme a Guido Manuli - che realizzarono cartoni animati sotto la firma di GASAD (Gruppi A Sinistra dell'Altra Domenica)[1], Michael Pergolani inviato da Londra insieme al pittore Galeazzo Nardini autore di servizi sulla musica che ospitarono per primi in Italia band punk rock come Sex Pistols e Ramones[4]. Altri personaggi furono Fabrizio Zampa da Londra, Françoise Rivière da Parigi, Giorgio Bracardi, Patrizia Schisa, Fiorella Gentile, Milly Carlucci, Mimma Nocelli, Silvia Annicchiarico, Le Sorelle Bandiera, Otto e Barnelli, Isabella Rossellini da New York.[1]

Considerato come un programma innovativo per il panorama televisivo italiano degli anni settanta, fu la prima trasmissione a proporre dei giochi telefonici in diretta televisiva, promuovendo così l'interazione diretta con il pubblico da casa facendo tesoro dell'esperienza già maturata nella radiofonia: nacquero così dei semplici giochi, come Indovina indovinello dove sta la Caramello?, attraverso i quali si potevano anche vincere delle modeste somme.[1]

Il programma, grazie anche alle politiche di austerity che portarono la maggior parte degli italiani a rinunciare a uscire di casa nella giornata domenicale, ottenne un notevole successo di pubblico e critica, per merito anche delle innovazioni proposte nella confezione del varietà,[5] considerato dallo stesso conduttore un esempio di eredità dell'avanspettacolo degli anni trenta.[2]

Anche l'utilizzo delle telefonate in diretta e di diversi tormentoni, tecniche già utilizzate da Arbore durante l'esperienza radiofonica, contribuì ad accrescere la popolarità della trasmissione e a renderla di culto.[1][6]

Un'altra motivazione del successo del programma fu, sempre secondo Renzo Arbore, la diretta contrapposizione con il contenitore domenicale trasmesso dalla Rete 1, Domenica in, di Corrado, nato nell'ottobre 1976 e realizzato con un'impronta tradizionalista proprio per fare concorrenza alla trasmissione della seconda rete,[7] andando a sostituire il meno appetibile Pomeriggio domenicale.

La coesistenza dei due programmi, contribuiva a diversificare l'offerta televisiva[2] e aumentava la platea televisiva, attirando anche il pubblico che dalla televisione richiedeva spregiudicatezza comica e satira, fino a quel momento poco presente sul piccolo schermo.[8] Nella primavera del 1979, quando la trasmissione terminò il suo ciclo, l'ascolto medio era di quattro milioni di telespettatori.[9]

Sigle[modifica | modifica wikitesto]

La sigla iniziale era All Nite Long eseguita dai Ruben & The Jets[10], mentre quella finale era Fatti più in là, interpretata dalle Sorelle Bandiera.[1] Altra sigla della trasmissione era L'altra domenica, sempre interpretata dalle Sorelle Bandiera.

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Il pap'occhio.

Nel 1980, a un anno dalla conclusione della trasmissione, il cast fu protagonista del film Il pap'occhio, censurato per molti anni a causa della satira diretta contro papa Giovanni Paolo II, girato quasi interamente nella reggia di Caserta[11], fatta eccezione per la scena dell'arrivo in Vaticano, girata effettivamente in loco in un solo take a causa della totale assenza di permessi[12].

L'altro sabato... Di domenica (2018)[modifica | modifica wikitesto]

Il format viene ripreso nel 2018 con la realizzazione di L'altro sabato... Di domenica, speciale puntata omaggio condotta da Silvia Salemi con la partecipazione di Renzo Arbore, in onda il 17 agosto su Rai Premium[13].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Aldo Grasso, 2008, p. 20.
  2. ^ a b c d e f Paolo Martini, 1985, pp. 95-98.
  3. ^ Chi è il personaggio n.2 dell'"Altra domenica" di Arbore?, in La Stampa, 6 novembre 1978, p. 4. URL consultato l'11 maggio 2017.
  4. ^ Luca Frazzi, Le guide pratiche di RUMORE - Punk italiano parte prima. Mamma dammi la benza, Pavia, Apache edizioni, 2003.
  5. ^ Simonetta Robiony, "L'altra domenica", mamma di novità, in La Stampa, 6 novembre 1978, p. 7. URL consultato l'11 maggio 2017.
  6. ^ Emio Donaggio, È finita "L'altra domenica", il più pazzo programma televisivo, in La Stampa, 28 maggio 1979, p. 22. URL consultato l'11 maggio 2017.
  7. ^ Nevio Boni, Arbore: com'era altra la mia domenica, in La Stampa, 28 marzo 1996, p. 23. URL consultato l'11 maggio 2017.
  8. ^ Ugo Buzzolan, L'altra domenica con lode, in La Stampa, 29 maggio 1979, p. 9. URL consultato l'11 maggio 2017.
  9. ^ Addio di Arbore & co., in La Stampa, 28 maggio 1979, p. 7. URL consultato l'11 maggio 2017.
  10. ^ Sigle Tv, su SitoMemoria.
  11. ^ Fulvia Caprara, Arbore ci riprova col "Pap'occhio", in La Stampa, 23 settembre 1998, p. 23. URL consultato l'11 maggio 2017.
  12. ^ (IT) Silvia Annicchiarico e Gabriella Mancini, Ma la notte... sì!, collana Dietro le quinte, Vimercate, Sagoma Editore, 2021, pp. 93-97, ISBN 9788865061220.
  13. ^ Rai Premium: L'altro sabato... Di domenica, su Ufficiostampa.Rai.it, 17 agosto 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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