Chan Chan

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Coordinate: 8°06′40″S 79°04′32″W / 8.111111°S 79.075556°W-8.111111; -79.075556
 Bene protetto dall'UNESCO
Zona archeologica di Chan Chan
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(i) (iii)
PericoloDal 1986
Riconosciuto dal1986
Scheda UNESCO(EN) Chan Chan Archaeological Zone
(FR) Zone archéologique de Chan Chan

Chan Chan è un sito archeologico situato nella regione peruviana di La Libertad, cinque chilometri ad ovest di Trujillo. Il sito è la più grande città precolombiana dell'America meridionale e copre un'area di circa 20 km², quindi un'area maggiore rispetto a quelle abituali dei siti andini, ed è stato costruito dai Chimor (il regno dei Chimú), una civiltà che si sviluppò sui resti dei Mochica. La grande città paludosa di Chan Chan venne fondata tra l'850 ed il 1470, e fu la capitale dell'impero fino alla conquista dell'impero Inca nel quindicesimo secolo. È stato stimato che 30 000 persone vivessero al suo interno.

La descrizione della città è presente nelle più prestigiose cronache del Seicento, come quelle di Cieza de Leòn, ed in quelle settecentesche di G. de la Vega. Nel Novecento sono state organizzate importanti spedizioni di studio e di ricerca francesi, tedesche, statunitensi e peruviane, tra le quali si ricorda il "progetto Virù" dell'Istituto di Ricerche Andine di New York.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Rovine raffiguranti pesci nel complesso di Tschudi, a Chan Chan
Sculture dei pellicani riportate alla luce nel 2004
Zona archeologica di Chan Chan

La città è composta da dieci cittadelle murate che ospitavano stanze cerimoniali, camere mortuarie, templi, bacini idrici ed alcune residenze e da strutture più piccole destinate ad ospitare le famiglie importanti. Le cittadelle si distinguono tra quelle comprese nel centro urbano e quelle periferiche. Ognuna di queste cittadelle ha una pianta rettangolare con un'entrata dal lato nord, mura alte ed un dedalo di passaggi. Se quelle centrali comprendono le costruzioni più imponenti, in quelle periferiche sono presenti i cimiteri ed i magazzini. Tutte le costruzioni si caratterizzarono per una pianta rettangolare e tutte le cittadelle appaiono come entità autosufficienti, in quanto comprensive di luoghi pubblici e privati, strutture di servizio e luoghi di culto. Nella parte settentrionale del sito è posizionata la cittadella più grande, chiamata il Gran Chimù.

Le costruzione furono realizzate in argilla essiccata, sia come mattone cotto al sole (adobe) sia come tapia, mentre il materiale litico venne utilizzato per i basamenti. Le stesse mura vennero costruite in mattoni (adobe), e coperte con superfici lisce su cui venivano scolpite delle decorazioni. Esistono due stili di progetti per le sculture: il primo presuppone una rappresentazione "realistica" dei soggetti come uccelli, pesci e piccoli mammiferi; l'altro stile usa una rappresentazione più grafica, stilizzata, degli stessi soggetti. Mentre le prime civiltà si concentrarono su forme feline o antropomorfiche, la tecnica Chimú mostra una preferenza per soggetti marittimi. Le sculture di Chan Chan riproducono pesci, pellicani e reti per la pesca. Chan Chan, a differenza di altri siti archeologici costieri del Perù, si trova particolarmente vicino all'Oceano Pacifico.

Nella cittadella Velarde si pongono in evidenza le decorazioni murali, ottenute con una tecnica a metà strada tra il bassorilievo e l'altorilievo, comprensive di tematiche antropomorfiche, geometriche e naturalistiche. Se la cittadella Squier si caratterizza per le sepolture, la Bandelier mostra la piazza più estesa di tutto il sito, mentre il Laberintos è formata da numerosi edifici amministrativi.

I reperti archeologici attestarono la presenza di una vasta attività di oreficeria.

Chan Chan divenne un patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 1986. La città è seriamente minacciata dall'erosione provocata da El Niño, che comporta piogge violente ed alluvioni su tutta la costa peruviana. I visitatori possono accedere al complesso di Tschudi, che si crede essere uno degli ultimi costruiti in città. L'area che circonda Trujillo vanta numerosi altri siti Mochica.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rebecca Stone Miller, Art of the Andes, from Chavin to Inca, Thames and Hudson, 1995

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN316430284 · GND (DE4090318-7 · BNE (ESXX457875 (data) · BNF (FRcb11973362d (data) · J9U (ENHE987007284944605171 · WorldCat Identities (ENviaf-316430284