200 Miglia di Imola

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200 Miglia di Imola
Sport Motociclismo
Tipoindividuale
PaeseBandiera dell'Italia Italia
LuogoAutodromo Dino Ferrari
Cadenzaannuale
Storia
Fondazione23 aprile 1972
Numero edizioni13
Record vittorieJohnny Cecotto e Kenny Roberts (3)

La 200 Miglia di Imola è stata una competizione motociclistica di velocità. La gara si è disputata all'autodromo Dino Ferrari di Imola per 13 edizioni negli anni tra il 1972 e il 1985; le edizioni del 1977 e del 1978 sono state valide per il motomondiale, nella classe Formula 750.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le tredici edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Paul Smart, vincitore della prima edizione su Ducati 750

L'ideazione della manifestazione si deve a Checco Costa (padre di Claudio Costa), dirigente sportivo imolese, organizzatore di gare motociclistiche mondiali. Alla fine degli anni 60 la cilindrata più alta che partecipava al motomondiale era la 500 cc, ma gli appassionati prediligevano guidare moto di cilindrata superiore, soprattutto da 750 cc, che rendevano ottime prestazioni su strada. Costa aveva notato questa incongruenza. Per questa cilindrata però non esistevano competizioni sportive in nessun Paese europeo. L'unica nazione in cui si gareggiava nelle cilindrate superiori ai 500 cc erano gli Stati Uniti d'America; la gara più celebre era la Daytona 200, dove gareggiavano le motociclette derivate dalla serie da oltre 500 cc a 750 cc.

Costa decise di creare un evento in cui i motociclisti europei e nordamericani potessero competere tra loro con motociclette più potenti delle mezzo litro. All'incirca tra il 1969 e il 1970, a Spa-Francorchamps Costa ebbe un incontro con Bill France, organizzatore della 200 Miglia di Daytona. Per il lancio della formula 750 in Europa, Costa coniò lo slogan «200 Imola: la Daytona d'Europa». Tramite contatti con i piloti britannici, Costa ottenne la partecipazione delle principali case produttrici del motomondiale. Infine si prodigò per avere la partecipazione di Giacomo Agostini, il pilota italiano più titolato, che guidava la MV Agusta. La casa varesina disponeva di moto che primeggiavano nel campionato mondiale ma che non erano adatte alle corse di durata: Costa si recò personalmente nella sede di Samarate, dove riuscì a convincere il presidente Corrado Agusta ad accelerare la realizzazione della MV 750 Sport 4 cilindri, in tempo per vederla allineata alla partenza della competizione.

200 Miglia del 1978: Checco Costa tra Kenny Roberts (sinistra) e Johnny Cecotto (destra)

La summenzionata difficoltà di reperire motociclette della cilindrata richiesta adatte alle corse in circuito, unita alla complessità delle norme tecniche (le competizioni statunitensi adottavano un regolamento sportivo diverso da quello della federazione mondiale), impedirono di organizzare la 200 Miglia già nel biennio 1970-1971. All'edizione inaugurale del 1972 si presentarono 46 piloti in sella a moto derivate dalla serie, di 11 marche diverse (7 Honda, 7 Kawasaki, 6 Ducati, 6 Triumph, 5 Guzzi, 4 Norton, 3 Laverda, 3 BSA, 2 MV Agusta, 2 BMW, 1 Suzuki). Percorsero 64 giri, pari a km 321,088, corrispondenti a 199,515 miglia[1]. Il montepremi della prima edizione fu di 35 milioni di lire, di cui 7 al vincitore[2]. Nel 1973 Costa ebbe un'altra idea innovativa: divise la gara in due manche, ciascuna con uno sponsor esclusivo. Inoltre fece disputare una gara intermedia tra una manche e l'altra. La competizione quindi poté vantare uno sponsor generale, due per ciascuna manche e un quarto per la gara intermedia.

La 200 Miglia introdusse molte innovazioni anche nel marketing degli eventi sportivi. Fino al 1972 il mondo delle corse aveva mantenuto tradizioni che duravano dagli anni 40: le tute dei piloti erano rigorosamente nere, così come erano nere le divise dei commissari di gara, ed era scritto su inchiostro nero il programma della corsa. A Imola tutto passò dal bianco e nero al colore: per la prima volta, almeno in Europa, i piloti indossarono divise sgargianti e i commissari abbandonarono la loro tinta unita. Anche il programma fu stampato a colori, così come gli adesivi logo-gara e i pass per i fotografi. Imola lanciò così una tendenza che fu imitata da tutti i circuiti del motomondiale. L'edizione inaugurale riscosse un grande successo; in pochi anni la corsa di Imola divenne un appuntamento irrinunciabile della stagione mondiale. L'idea di Costa si rivelò vincente, tanto che la federazione mondiale istituì il campionato iridato della Formula 750, che ebbe la sua prima edizione nel 1973.

Nell'edizione 1978 i piloti si sottoposero, dopo la fine della competizione, all'esame antidoping: fu la prima volta in una gara motociclistica di livello mondiale[2].

Nel 1986 e nel 1987 la gara venne inserita quale prima prova del campionato mondiale Formula TT e si corse sul circuito di Misano, a causa di lavori a quello di Imola. Dopo queste due edizioni, però, la 200 miglia non venne più organizzata, anche a causa della morte di Costa, avvenuta nelluglio 1988.

Pat Evans nel 1977, Guido Paci nel 1983 e Lorenzo Ghiselli nel 1985, quest'ultimo in una gara di contorno, trovarono la morte a seguito di incidenti avvenuti durante lo svolgimento della 200 miglia.

Eventi successivi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2002 e nel 2003 la denominazione "200 miglia di Imola" venne data alla prova sammarinese del campionato mondiale Endurance, ma già nel 2004 la corsa venne annullata per motivi finanziari.

Nel 2010 si è tenuta la prima edizione della "200 Miglia Revival", una rievocazione riservata alle moto "storiche", cioè immatricolate entro il 1985. Al programma è stata aggiunta, a cominciare dal 2012, la gara Endurance "4 Hours of Imola Classic", che dal [013 è entrata a fare parte del campionato europeo di durata per moto "storiche" ("European Classic Endurance Championship").

Albo d'oro[modifica | modifica wikitesto]

Il promettente Cecotto, vincitore dell'edizione 1975 ad appena 19 anni

La distanza della gara era la seguente: 64 giri dell'autodromo, pari a 321,088 km (corrispondenti a 199,515 miglia).

Anno Data Pilota Moto Giri Tempo Media kmh Spettatori
1972 23 aprile Bandiera del Regno Unito Paul Smart Ducati 750 Sport 64 2h02'26” 157,35 75.000
1973 15 aprile Bandiera della Finlandia Jarno Saarinen Yamaha TZ 350 64 1h58'18” 162,84 90.000
1974 7 aprile Bandiera dell'Italia Giacomo Agostini Yamaha TZ750 A 62 2h06'38” 149,81 120.000
1975 6 aprile Bandiera del Venezuela Johnny Cecotto Yamaha TZ750 B 64 2h10'28” 148,33 93.000
1976 4 aprile Bandiera degli Stati Uniti Steve Baker Yamaha YZR750 0W31 64 2h05'31” 154,17 140.000
1977 3 aprile Bandiera degli Stati Uniti Kenny Roberts Yamaha YZR750 0W31 64 2h03'59” 156,08 68.000
1978 2 aprile Bandiera del Venezuela Johnny Cecotto Yamaha YZR750 0W31 64 2h07'53” 151,13 78.000
1979 Non disputata[3]
1980 13 aprile Bandiera del Venezuela Johnny Cecotto Yamaha YZR750 0W46 44 1h25'33” 155,53 40.000
1981 5 aprile Bandiera dell'Italia Marco Lucchinelli Suzuki RG Γ 500 64 2h09'33” 149,37 50.000
1982 4 aprile Bandiera della Nuova Zelanda Graeme Crosby Yamaha YZR 500 64 2h07'25” 151,89 60.000
1983 10 aprile Bandiera degli Stati Uniti Kenny Roberts Yamaha YZR 500 64 2h05'55” 153,63 100.000
1984 1º aprile Bandiera degli Stati Uniti Kenny Roberts Yamaha 64 2h07'56” 151,34 38.000
1985 14 aprile Bandiera degli Stati Uniti Eddie Lawson Yamaha YZR 500 64 2h04'57” 154,88 54.000

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gilberto Negrini, 200 miglia di Imola. Passione e lungimiranza. Così Checco Costa creò la Daytona d'Europa, in «Nuovo Diario-Messaggero», 21 aprile 2022, p. 14.
  2. ^ a b Imola 70. Settanta corse che hanno fatto la storia, Vimodrone, Giorgio Nada Editore, 2022, ISBN 978-88-7911-874-3.
  3. ^ Nel 1979 la competizione non ebbe luogo a Imola per decisione della Federazione Motociclistica Italiana, che fissò la tappa italiana del Mondiale 750 all'autodromo del Mugello.

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