Gromo: differenze tra le versioni

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Con atto ufficiale del 12 febbraio [[1267]]<ref>{{cita testo |autore=Gabriele Nobili|titolo=Statuerent Quod Comune ed Gromo et Omnes Hatantes Sint Burgum Et Burgienses|ISBN=88-89393-03-3}}</ref> Gromo conquistò la sua autonomia diventando borgo, mantenendo i diritti sulla vendita dei metalli, nonché l'esenzione di ogni [[tributo]] trasformando il suo stato di ''comunia vicinorum e universitates vicinorum'' in ''burgus''.<br/>
Con atto ufficiale del 12 febbraio [[1267]]<ref>{{cita testo |autore=Gabriele Nobili|titolo=Statuerent Quod Comune ed Gromo et Omnes Hatantes Sint Burgum Et Burgienses|ISBN=88-89393-03-3}}</ref> Gromo conquistò la sua autonomia diventando borgo, mantenendo i diritti sulla vendita dei metalli, nonché l'esenzione di ogni [[tributo]] trasformando il suo stato di ''comunia vicinorum e universitates vicinorum'' in ''burgus''.<br/>
[[Napoleone Della Torre]], [[Podestà (medioevo)|podestà]] di Bergamo, per ricompensare l'apporto di 200 uomini a sostegno della espugnazio del castello di [[Covo]] di proprietà di [[Buoso da Duera]]<ref>Gli abitanti di Gromo con quelli di Gandellino e Valgoglio non ebbero incarichi militari, ma furono occupati nel vuolo di devastatori, dovevano aprire un varco nel castello per permettere l'accesso ai soldati, essi scavarono fossi e gallerie e il 4 giugno 1266 crollò una torre e un lato del fabbricato permettendone l'espugnazione{{cita libro|autori=AA.VV.|titolo=Bprgp do Covo-Storia di un Comune di confine|editore=canca di Credito Cooperativo|anno=1995|p=81}}</ref> , concesse ufficialmente a Gromo il privilegio di essere nominato [[borghi|borgo]] di Bergamo, previo il pagamento di un riscatto, contabilizzato in 433 lire. Il documento, detto [[Museo delle armi bianche e delle pergamene#Instrumento del Privilegio|Instrumento del privilegio]]<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA0005EF/|titolo=Privilegi|editore=Lombardia beni culturali|accesso=1º dicembre 2016}}</ref>, è ora conservato e consultabile presso il [[Museo delle armi bianche e delle pergamene|museo]] sito nel [[Palazzo Milesi (Gromo)|palazzo Milesi]], sede del municipio. Furono due le famiglie che si affermarono con il loro potere e i loro castelli: i Buccelleni, con il loro ''Castrum de Bucellenis'', ed i Priacini, con il ''Castrum de Priacinis'', dal [[XV secolo]] dal ramo dei Ginami della famiglia Zuchinali. Intorno a loro si sviluppò il paese con la costruzione delle fucine e il commercio delle armi<ref>{{cita libro|titolo= Gromo nel V secolo|autore= Bortolo Pasinelli|anno= 2011|Pag=15}}</ref>.
[[Napoleone Della Torre]], [[Podestà (medioevo)|podestà]] di Bergamo, per ricompensare l'apporto di 200 uomini a sostegno della espugnazio del castello di [[Covo]] di proprietà di [[Buoso da Duera]]<ref>Gli abitanti di Gromo con quelli di Gandellino e Valgoglio non ebbero incarichi militari, ma furono occupati nel vuolo di devastatori, dovevano aprire un varco nel castello per permettere l'accesso ai soldati, essi scavarono fossi e gallerie e il 4 giugno 1266 crollò una torre e un lato del fabbricato permettendone l'espugnazione{{cita libro|autore=AA.VV.|titolo=Bprgp do Covo-Storia di un Comune di confine|editore=canca di Credito Cooperativo|anno=1995|p=81}}</ref> , concesse ufficialmente a Gromo il privilegio di essere nominato [[borghi|borgo]] di Bergamo, previo il pagamento di un riscatto, contabilizzato in 433 lire. Il documento, detto [[Museo delle armi bianche e delle pergamene#Instrumento del Privilegio|Instrumento del privilegio]]<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA0005EF/|titolo=Privilegi|editore=Lombardia beni culturali|accesso=1º dicembre 2016}}</ref>, è ora conservato e consultabile presso il [[Museo delle armi bianche e delle pergamene|museo]] sito nel [[Palazzo Milesi (Gromo)|palazzo Milesi]], sede del municipio. Furono due le famiglie che si affermarono con il loro potere e i loro castelli: i Buccelleni, con il loro ''Castrum de Bucellenis'', ed i Priacini, con il ''Castrum de Priacinis'', dal [[XV secolo]] dal ramo dei Ginami della famiglia Zuchinali. Intorno a loro si sviluppò il paese con la costruzione delle fucine e il commercio delle armi<ref>{{cita libro|titolo= Gromo nel V secolo|autore= Bortolo Pasinelli|anno= 2011|Pag=15}}</ref>.
{{Vedi anche|Museo delle armi bianche e delle pergamene#Instrumento del Privilegio}}
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Versione delle 08:58, 15 lug 2018

Gromo
comune
Gromo – Stemma
Gromo – Bandiera
Gromo – Veduta
Gromo – Veduta
Borgo con Torre Ginami Buccelleni
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Bergamo
Amministrazione
SindacoSara Riva (lista civica) dal 5-6-2016
Territorio
Coordinate45°57′52″N 9°55′39″E / 45.964444°N 9.9275°E45.964444; 9.9275 (Gromo)
Altitudine676 m s.l.m.
Superficie20,07 km²
Abitanti1 204[2] (30-4-2017)
Densità59,99 ab./km²
FrazioniBoario, Ripa[1]
Comuni confinantiArdesio, Gandellino, Oltressenda Alta, Valbondione, Valgoglio, Vilminore di Scalve
Altre informazioni
Cod. postale24020
Prefisso0346
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT016118
Cod. catastaleE189
TargaBG
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[3]
Nome abitantiGromesi
Patronopatrono del comune Gregorio Magno la parrocchia dedicata ai santi Giacomo e Vincenzo levita
Giorno festivo25 luglio e 3 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Gromo
Gromo
Gromo – Mappa
Gromo – Mappa
Posizione del comune di Gromo nella provincia di Bergamo
Sito istituzionale

Gromo (Gróm in dialetto bergamasco[4]) è un comune italiano di 1.202 abitanti della provincia di Bergamo, in Lombardia. Territorialmente posizionato nelle Alpi meridionali indicate con il termine Prealpi Bergamasche[5]. Situato sulla destra orografica del fiume Serio, in Val Seriana, dista circa 40 chilometri a nord-est dal capoluogo orobico, dai caratteristici i tetti neri in ardesia (pióde in dialetto bergamasco). Il comune fa parte della Comunità Montana della Val Seriana Superiore. Durante il Medioevo era soprannominato "la piccola Toledo"[6] essendo dotata di numerose fucine, che ne facevano un centro molto importante per la lavorazione del ferro e la conseguente realizzazione di armi bianche, alabarde, scudi e corazze.

Geografia fisica

Territorio

Il borgo di Gromo, con i nuclei di Ripa (a sinistra) e Boario con Spiazzi (a destra)

Il comune è composto dal capoluogo sul fondovalle, posto su una rocca che domina il fiume Serio, a 676 m s.l.m. e da alcune frazioni che occupano entrambe le pendici montuose dei due lati della valle. Il territorio è compreso tra i 604 e i 2.534[7] m s.l.m.

A Nord si trova la frazione di Ripa, mentre a Est si trova la frazione di Boario, a sua volta formata da vari agglomerati posti tutti tra i 900 e i 1.200 m.

La strada che collega Gromo e il fondovalle con Spiazzi è lunga circa 7,5 km, tortuosa e panoramica, corre per i primi chilometri immersa in splendidi boschi sino alla frazione di Valzella, primo minuscolo nucleo abitato composto originariamente da una dozzina di cascine e abitazioni in pietra con tetti in ardesia,oggi ben conservate e abitate, arricchitosi oggi di alcune decine di palazzine di villeggiatura.

Dalla Valzella in poi la strada esce dai boschi, raggiunge il piccolo abitato di Boario e prosegue su ripidi pendii erbosi, fino a raggiungere le pinete della località Spiazzi.[8]

Grotta Carsica

Lo stesso argomento in dettaglio: Bus di Tacoi.

Una grotta di origine carsica posta sul monte Redondo è il Bus di Tacoi. Custodisce i migliori esempi di forme carsiche conosciute. La si raggiunge con un'ora di cammino dagli Spiazzi di Gromo, con la quota di ingresso posta a 1550m. Si divide in quattro settori formati da cunicoli, corridoi e salti sviluppandosi per 1217 m con un dislivello di 189 m fino a raggiungere il lago verde.[9] L'origine del nome in italiano Buco dei Gracchi è riconducibile all'uccello montano omonimo, che nidificava nell'ingresso della grotta.

Le miniere d'argento

Le antiche miniere d'argento sul territorio di Gromo e di Ardesio, sono una parte importante nell'origine del paese, vengono documentate dagli atti notarili successivi al 1026 anno in cui il vescovo Ambrogio II, riprenderà i diritti sui territori della Val Seriana dopo la transazione con il Monastero di San Martino di Tours che li aveva ricevuti da Carlo Magno nel 774, ma che alcune famiglie nobili di Bergamo avevano occupato. Enrico III aveva conferito all'episcopato il dominio temporale sul territorio[10], ma stavano crescendo nuove realtà politiche che avrebbero portato alla nascita dei comuni ed a questo serviva, per la chiesa che ne voleva, ne godeva dei diritti, porre un impedimento. Bergamo elesse nel 1077 vescovo Arnolfo, poi deposto, ma dalla sua nomina sono documentate le prime notizie delle miniere d'argento, con atti di acquisto dei territori e dei diritti minerari, atti a volte interposti da terze persone.

Difficile localizzare l'esatta posizione delle miniere d'argento sul Monte Secco ad Ardesio, mentre quelle di Gromo si trovavano in località Coren del cucì che pur essendo una miniera chiusa è ancora visibile. Non è neppure possibile stabilire quanto fossero ricche di minerale, ma gli atti notarili del XII secolo con la dicitura:vena d'argento, ne indicherebbero una abbondante quantità e ottima qualità[11].

Nel 1179 il vescovo Guala di Bergamo, causa un grave dissesto finanziario della diocesi, concesse diritti sulle estrazioni, previa il pagamento di un obolo. Nel 1229 furono redatti i Capitularia de metallis istituiti dal podestà di Bergamo Rubaconte da Mondello, dove si proibiva di esportare il metallo nei comuni rivali che ne erano privi[12]. Ma solo pochi anni dopo con la nomina a vescovo di Giovanni Tornielli, le cose tornarono a complicarsi, tanto che l'atto che indica la vendita dei diritti per la miniera di Gromo dalla famiglia Rivola al vescovo [|Giovanni Tornielli]] risale al 1213, e il vescovo minacciò di scomunica tutte le altre famiglie che non avessero adempiuto a questo obbligo, nominando nel 1229 giudice delle dispute minerarie con gli abitanti di Ardesio, il vescovo Guala di Brescia, che si dichiarerà nel 1235 a favore dell'episcopato, pur non riuscendo materialmente ad ottenere i privilegi, risulta infatti che fossero diverse società private a gestire la miniera, tra queste la società Ardizzone.

La galena estratta nelle miniere dell'alta val Seriana sarà la principale forniture della zecca di Bergamo per il conio del pergamino di cui rimane documentazione fino al 1302. Dall'anno seguente Bergamo venne governata da Alberto Scotti di Piacenza e con lui entrarono le nuove monete come il fiorino e lo zecchino[13].

Clima

Gromo è situato in una vallata e possiede un fondovalle stretto e ripido. Il suo clima è continentale, con inverni freddi e moderatamente secchi ed estati relativamente calde e umide. In condizioni di cielo sereno, in inverno si ha la tipica inversione con minime tra -4 e -6; in estate invece da minime di 16-17° si può arrivare a massime intorno ai 25-26°. Spesso l'inverno dà luogo a precipitazioni nevose. Anche nel caso di temperature superiori ai 30-33°, il vento è quasi sempre presente e soffia moderato e secco.

Origini del nome

Il toponimo del paese deriva da una parola latina: Grumus difatti significa collina, altura. A suffragio di questa teoria ci sono altri esempi nella bergamasca, riferiti a luoghi posti in prossimità di colli o montagne: Grumello del Monte Gromlongo, frazione di Palazzago, e il colle Gromo di Bergamo, che ha dato nome alla via Gromo diventata poi via Gaetano Donizetti

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Lombardia.
Castello Ginami e chiesa di San Gregorio.

L'antichità e il medioevo

Damnatio ad metalla, così chiamò Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nel suo Naturalis historia[14] i cristiani condannati dai romani a cavar metalli nelle miniere dell'alta Val Seriana[nota 1]. Questo e alcune tracce in armi, cocci, testimoniano la presenza di abitanti sul territorio fin dall'epoca romana, nonché rifugio per i primi italici dalle invasioni barbariche.

Nel 774 il re dei Franchi, Carlo Magno, donò i territori dell'Alta Val Seriana al Monastero di San Martino di Tours a Tours ed a quello di Saint Denis De Paris[15]. Successivamente nel 1026 l'Episcopato di Bergamo con il vescovo Ambrogio II se ne riappropriò in cambio di altri poderi, riservandosi il diritto sui ricavi della estrazione e lavorazione di argento e di ferro sicuramente presenti in valle, dando inizio a un periodo di gravi controversie tra il potere laico, rappresentato dal feudatario, e il potere ecclesiastico, rappresentato dal Vescovo. Anche i primi documenti scritti in cui si attesta l'esistenza del borgo risalgono a quel periodo: compaiono per la prima volta le espressioni "vallis Ardexie seu Grumi" oppure "curia Ardesii er Grummi"[16], proprio ad indicare Ardesio e Gromo, quelli che diventeranno i comuni rurali.

Nel 1179 il vescovo Guala di Bergamo, concesse l'uso dei beni dell'alta valle alle famiglie montane, previa l'oneroso pagamento di 200 lire, la comunità venne rappresentata da consoli, tra questi compare Cremonese de Cromo, anche se il territorio di Gromo è da considerarsi ancora parte della valle di Ardesio. Inizia però la formazione della vicinia di Gromo che nel XIII secolo risulta essere autonoma[17].

L'alta valle divenne area di possedimenti delle famiglie della civitas, Valbondione dai Colleoni, Valgoglio dai dalla Crotta, mentre Gromo dai Rivola, ma le concessioni vennero contestate dai vescovi che si susseguirono, fino al 1219 quando il vescovo Giovanni Tornielli minacciò di scomunica chi non avesse rimesso le proprietà alla chiesa di Bergamo[18], causando non poche controversie tra il comune urbano di Bergamo e l'episcopato che avrà a rappresentanza come delegato pontificio negli anni successivi, il vescovo Guala di Brescia[19]. La famiglia dei Rivola che aveva estratto argento dalle miniere per coniare monete nella prima zecca di Bergamo, cedette i territori al vescovo, è del 13 marzo 1214 un atto stilato nel palazzo vescovile dove Mazzocco di Rivola e Olcinio suo figlio vendono al vescovo Giovanni Tornielli anche il diritto sulla miniera d'argento[20][21].

Gromo divenne un comune autonomo come vicinia rurale nella prima parte del XIII secolo, venne infatti redatto il primo statuto il 30 marzo 1238[nota 2], nel giardino della chiesa dei santi Giacomo e Vincenzo di Betuno di Gromo, da 12 contabili e 4 notai che lo affideranno al podestà Nantelmo da Crema[22].

Con atto ufficiale del 12 febbraio 1267[23] Gromo conquistò la sua autonomia diventando borgo, mantenendo i diritti sulla vendita dei metalli, nonché l'esenzione di ogni tributo trasformando il suo stato di comunia vicinorum e universitates vicinorum in burgus.
Napoleone Della Torre, podestà di Bergamo, per ricompensare l'apporto di 200 uomini a sostegno della espugnazio del castello di Covo di proprietà di Buoso da Duera[24] , concesse ufficialmente a Gromo il privilegio di essere nominato borgo di Bergamo, previo il pagamento di un riscatto, contabilizzato in 433 lire. Il documento, detto Instrumento del privilegio[25], è ora conservato e consultabile presso il museo sito nel palazzo Milesi, sede del municipio. Furono due le famiglie che si affermarono con il loro potere e i loro castelli: i Buccelleni, con il loro Castrum de Bucellenis, ed i Priacini, con il Castrum de Priacinis, dal XV secolo dal ramo dei Ginami della famiglia Zuchinali. Intorno a loro si sviluppò il paese con la costruzione delle fucine e il commercio delle armi[26].

La Serenissima Repubblica di Venezia e il declino

Seguì un periodo di prosperità economica, con conseguente significativo sviluppo architettonico: al Castello del XIII secolo, si aggiunse il Palazzo quattrocentesco, ora proprietà del Comune, la Chiesa di san Gregorio e la piazza così come la si può vedere ancora oggi.

Nel 1428[27] la Repubblica di Venezia espanse il suo dominio anche alla Città di Bergamo ed ai suoi contadi, e non sfuggì certo a quest'ultima il potenziale economico che offriva l'alta Val Seriana, e nemmeno la qualità delle armi bianche prodotte dagli armaioli di Gromo[28]. Questo favorì nuovi rapporti commerciali anche oltre il territorio lombardo, diventando così il paese noto come "la piccola Toledo". Ma durante il XVII secolo la situazione socio economica del paese cambiò profondamente. Celestino Colleoni nel suo documento "Historia quadripartita di Bergamo et suo territorio" ne fa una descrizione particolareggiata[29].

L'alta valle era governata dal Consiglio della valle, ma per migliorare la propria gestione, nel 1610 i comuni dell'alta valle uscirono dal consiglio unendosi in quella che venne chiamata Unione formata da Gromo, Valgoglio ed Ardesio, quando nell'anno successivo entrò anche Gandellino si chiamò La Quadra di Ardesio. La frazione Boario sembrò non gradire l'unione tanto che divenne autonoma nel 1612 per poi tornare ad unirsi al capoluogo nel 1621[30].

Il 1º novembre 1666[31] una sciagura si abbatté sul paese: una rovinosa frana staccatasi dal monte sovrastante, cadde nel torrente Goglio, distruggendo le 27 fucine per la lavorazione del ferro, causando la morte di 67 abitanti, le loro abitazioni e ponendo così drammaticamente e sistematicamente fine ad un periodo di ricchezza e prosperità. Ne seguì un periodo di grande carestia e miseria. Il verbale dell'evento redatto dall'incaricato della Serenissima ne riporta dettagliata cronaca.

Lo stesso argomento in dettaglio: Rovina del Goglio del 1º novembre 1666.

L'età moderna e contemporanea

Vista di Gromo verso la fine del XIX secolo

Con l'arrivo di Napoleone Bonaparte, Gromo perse i suoi poteri statutari e il 7 marzo 1798[32], venne nominato dal compartimento di Bergamo capoluogo del XIX distretto delle "Sorgenti del Serio". Nel 1809 una revisione dei confini mediante un'imponente opera di accorpamento dei piccoli centri ai più grandi portò Gromo ad inglobare nei propri confini amministrativi anche i vicini comuni di Valgoglio e Gandellino. L'unione tra i tre borghi durò poco, dal momento che nel 1816, in occasione del nuovo cambio di governo che vide subentrare l'austriaco Regno Lombardo-Veneto alle istituzioni francesi, questi vennero nuovamente scissi.

La storia del paese negli anni seguenti seguì le vicende della penisola italiana con il passaggio dal dominio Austro-Ungarico all'unità d'Italia.

Nel 1927 il regime fascista, nell'ambito di una riorganizzazione amministrativa volta a favorire i grossi centri a scapito dei più piccoli, unì nuovamente Gromo con Valgoglio e Gandellino. L'unione durò fino al termine della seconda guerra mondiale, quando il 6 maggio 1947 i tre centri riacquisirono l'autonomia, divenuta però esecutiva soltanto nel 1954.

La costruzione delle centrali idroelettriche dalla fine del XIX secolo al XX diede breve risveglio all'economia del territorio.

Nel 1968, dopo una formale richiesta inoltrata nel 1955 ed approvata nel 1965, le frazioni di Ripa e Bettuno, già parte del comune di Gandellino, furono aggregate a Gromo[33].

In tempi più recenti il paese visse periodi di relativa tranquillità, trovando un deciso rilancio, nel XX secolo, grazie all'industria del turismo.

Il 17 luglio 2014, con seduta straordinaria, il Consiglio Comunale approva lo Statuto Costitutivo dell'Unione di Comuni[34] dell'Alto Serio con Gandellino, Valgoglio e Valbondione.

Monumenti e luoghi d'interesse

Castello Ginami

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello Ginami.
Castello Ginami-Buccelleni e stemma

Costruito sopra uno sperone di roccia sulla parte più elevata del territorio, nella prima metà del XIII secolo della famiglia Bucelleni, il castello domina il paese. L'imponenza della torre armigera, rimasta quasi intatta nei secoli, ne è la sua caratteristica. Nel XVI secolo divenne di proprietà della famiglia Ginami, da cui ora ne prende il nome, continuando a subire modifiche architettoniche di ampliamento, fino al XVII secolo. Solo della prima metà del '900, è invece l'affresco di San Cristoforo che si trova sulla parete che si affaccia alla piazza. Ora il castello ospita un rinomato ristorante.

Palazzo Milesi

Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzo Milesi (Gromo).
Palazzo Milesi (Gromo)-Municipio di Gromo

Costruito del XV secolo, il palazzo Milesi è rivestito di marmo grigio venato delle vicine cave di Ardesio. Mantiene intatta la sua facciata, con le cornici e le profilature delle finestre, così come i travetti che formano il soffitto nei salone centrale al primo piano. Due loggiati, soprapposti al portico di pianoterra, con i capitelli dalle colonne a foglie angolari tipiche dell'edilizia bergamasca lo datano nella metà del quattrocento. Il palazzo Ginami, cambiò proprietari in Franzini prima e Scacchi poi, mentre verso la fine del ‘700 passò alla famiglia Milesi. Una fontana circolare, presente nei documenti già dal 1399, di marmo bianco adorna la piazza di fronte al palazzo, che rimane uno dei pochi monumenti a non aver subito negli anni alterazione dell'arte barocca. Con atto del 1924, la famiglia Milesi cedette il palazzo all'amministrazione comunale, compresi i tanti documenti della fondazione Valerio Milesi, databili ad un periodo che va dal XIV al XIX secolo, testimonianza del patrimonio culturale del territorio. Attualmente il Palazzo è sede dell'amministrazione Comunale e dell'Ufficio Turistico, mentre ai piani superiori ospita il Museo delle armi bianche e delle pergamene ed il Museo EcoNaturalistico. Durante il periodo estivo vi si svolgono numerose mostre d'arte, che hanno visto tra gli espositori Cesare Paolantonio.

Chiesa di San Gregorio Magno

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Gregorio Magno (Gromo).

La piazza è completata dalla quattrocentesca chiesa di San Gregorio, ora proprietà del comune con portale in pietra di Sarnico e soffitto a botte leggermente decorato. Vi è conservata la pala Sacra conversazione chiamataLa Vergine col bambino del 1625 di Enea Salmeggia detto il Talpino, dove ai piedi dei Santi Gregorio Magno e Carlo Borromeo c'è il paesaggio di Gromo antica e turrita, così come si presentava nel XVII secolo.

Chiesa di San Giacomo e San Vincenzo

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Giacomo e San Vincenzo.
Chiesa di San Giacomo

Nel 1184 il vescovo di Bergamo nominò un certo Alberto di Parre come parroco di questa chiesa, che ora è la chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Giacomo Apostolo e San Vincenzo Levita. La sua struttura architettonica è romanica a tre navate, ed ha subito nei secoli tanti cambiamenti. All'interno numerosi sono le opere degne di nota: le navate poste a nord e sud presentano un forte intervento barocco; il presbiterio offre un pregevole scenario dato da un altare ligneo dorato (1645); un coro con 34 cariatidi; sei tele del Cifrondi raffiguranti il martirio e la morte dei santi patroni, e due portelle in rame dorato contenenti le reliquie di notevole pregio. Nella navata a sud, una pala di Ognissanti di Antonio Marinoni, autore dell'opera simile in San Martino di Nembro mentre la pala di Ognissanti presente nella Santa Maria Maggiore a Bergamo del XVI secolo, è opera di Antonio Boselli. Un polittico, con cornice in legno dorato, sul lato a nord. Il Battistero è datato 1511, in stile rinascimentale. All'esterno al termine del portico XVII secolo, si può ammirare la cappella di S. Benedetto, a fianco è allestito il museo che custodisce opere della storia cristiana di Gromo ed è dedicata al vescovo Luigi Morstabilini nato nella piccola frazione della Ripa.

Chiesa di San Giacomo (Gromo) affreschi

Cappella di San Benedetto

La piccola cappella dedicata al santo norcese, è stata edificata sull'antico cimitero che circondava la chiesa parrocchiale nel 1454 per volontà del vescovo Giovanni Buccelleni oriundo di Gromo. È collocata in fondo al porticato sul lato ad ovest della chiesa ed è rivolta a nord. Vi si accede da due grandi gradini in pietra nella piccola navata a pianta rettangolare che presenta ancora affreschi giotteschi che narrano la storia di san Benedetto e della sorella santa Scolastica. Sulla pavimentazione vi è la pietra tombale del vescovo Francesco Buccelleni morto nel 1582.

Chiesa di San Bartolomeo Frazione Boario

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Bartolomeo (Gromo).

La chiesa della frazione Boario dedicata a San Bartolomeo viene citata in un primo documento nel 1401 e nominata Parrocchia dal Vescovo Daniele Giustiniani nel 1677. In essa si trovano opere di pregio, tra cui il polittico dei Marinoni dipinto a più mani nel corso degli anni. Iniziato da Antonio Marinoni, proseguito poi dal figlio Ambrogio, e consegnato nel 1531, quanto anche questo era morto nel frattempo, tanto che nel 1563 dato il mancato pagamento del saldo dell'opera, la vedova di quest'ultimo, Giulia Pedruzzi, incaricò due pittori per la sua ultimazione Nicola Boneri, sostituito da Giovan Antonio Agnelli, e Giovanni Battista Moroni[35], il polittico verrà però terminato da Lucano da Imola[36]. La pala della Natività e Santi, datata 1777, posta sull'altare di destra è opera di Saverio Dalla Rosa.

Chiesa della Santissima Trinità

La piccola chiesa della frazione della Ripa Alta è intitolata alla Santissima Trinità e risale alla prima metà del XVI secolo per volere di Andriolo de Burlandis che mise a disposizione un ducato d'oro per l’edificazione di un luogo di culto nelle contrade Burlandis e Mascheri. l’antica mulattiera conduce alla chiesa che si presenta con una semplice facciata rivolta ad est dove c’è l’unico ingresso lateralmente accompagnato da due piccole finestre. L'interno, a cui si accede da quattro gradini in pietra arenaria, è a pianta rettangolare a una sola navata, affreschi risalenti al XVI secolo adornano lateralmente le pareti. L’altare maggiore è in legno la cui pala settecentesca raffigura la Santissima Trinità. Lateralmente vi sono le raffigurazioni a fresco di sant’Antonio da Padova e san Giovanni Apostolo. Una tela raffigurante san Francesco è posta a fianco l’ingresso alla sagrestia.

Chiesa della Visitazione di Maria Santissima

La chiesa della Ripa Bassa è dedicata alla visita di Maria alla cugina Elisabetta, fu originariamente edificata nel 1565 venendo poi distrutta e ricostruita nel 1945.
La chiesa, rivolta a sud è visibile anche dal fondovalle. Il tetto a capanna ha grandi gronde in legno spiovente. Il portale centinato con conci di serizzo rosso sagomati e svasati verso l’esterno, è sormontato da una lunetta affrescata con l’immagine del Cuore Immacolato di Maria, mentre le due finestre laterali presentano negli archi superiori la raffigurazione di San Francesco e santa Teresa d'Ávila. L’interno è ad una unica navata rettangolare divisa in due campate da due grosse colonne a tutto tondo che portano l’arcata. La chiesa è illuminata da finestre a tutto sesto. Un ingresso secondario è presente nella seconda campata. Il presbiterio con soffitto a botte, è leggermente ristretto rispetto la navata e preceduto da un arco trionfale in pietra poggiante su pilastri quadrati, e prende luce dalla finestra posta a destra. L’altare maggiore in legno ha un’ancona del XVI secolo in barocco alpino raffigurante la Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta con quattro santi.

Chiesa di san Bernardino da Siena

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Bernardino (Gromo).

Piccolo oratorio, posto nella contrada di san Bernardino, della frazione Spiazzi e intitolato al santo senese. Fu edificato nel XV secolo, un documento lo indicato terminato nel 1479, sull'onda della santificazione del predicatore (1450). La volta presenta un affresco con l'immagine del santo che regge il trigamma. Un ottimo polittico copre la parte del presbiterio.

Castello e Torre Priacini o Torre del Lavanderio

Il castello ha una storia antica, la famiglia Priacini che da il nome al castello, risulta spostarsi nel XIV secolo a Bergamo, abiterà la torre Migliavacca dei Rivola, sarà Antoniolo Priacini nel 1399 a donare la torre alla Fondazione MIA con l'impegno di trasformarla in un ospedale[37][38].

Un documento del 1428[39] nomina il Castello Priacini sopra un dosso del borgo di Gromo verso il torrente Goglio di proprietà della famiglia Bucelleni. Resta visibile, nella sua parte originale, solo la prima porzione della torre, detta del Lavanderio, mentre il resto del castello ha subito nel corso degli anni varie trasformazioni, attualmente di stile castellato con torre, cortile interno e merlature. La proprietà passò dalla famiglia Milesi, a quella Avogadro, ai Ciuffrida che ne compirono una grande ristrutturazione per passare poi alla famiglia Lubrini.

Per una errata interpretazione della calligrafia nell'estimo del 1428 il castello venne erroneamente indicato come del Ganaderio.

Ville stile Liberty

Lungo la mulattiera che porta dal borgo alla frazione Ripa troviamo alcune ville dall'architettura in stile Liberty dei primi novecento, realizzazione di Berardo Cittadini ed ora residenze private.

Dal 2008 Gromo è stato insignito della qualifica di Borgo Medievale e della Bandiera arancione del Touring Club Italiano[40].

Cultura

Penna d'Oro - Concorso dialettale

Il concorso Penna d'Oro, fondato nel 1958 dalle sorelle De Marchi, l'avvocato Licinio Filisetti e l'ing. Adolfo Ferrari, con il poeta Giacinto Gambirasio[41], avente lo scopo di stimolare l'elaborazione letteraria in lingua dialettale è, ed è stato, l'appuntamento culturale più importante del paese. Nel 1988 la Pro loco, rimasta per anni l'organizzatrice, estese l'ambito del concorso a livello regionale[42]. Numerosi furono i poeti lombardi che si presentarono con le loro opere a questo concorso, mettendo così a confronto le diverse caratteristiche delle lingue dialettali. Tra i vincitori ricordiamo il primo Franco Ferrari e Abele Ruggeri che nel 1960 dedicò la sua ode proprio al paese fondatore, nonché i pluripremiati Umberto Zanetti, Carmelo Francia e Memo Bortolazzi.

Dal 2013 il concorso viene organizzato dal consiglio della biblioteca comunale, ampliandone la partecipazione non solo alle poesie ma anche a brevi poemi, sempre in dialetto lombardo.

Sport

Sul territorio è presente l'associazione sportiva Sci Club Gromo, fondata il 13 dicembre 1952 su iniziativa di quattro soci fondatoriː Luigi Bonetti, Bruno Gambarelli, Ismaele Filisetti e Egidio Zamboni, con lo scopo di avviare e educare i giovani dell'alta valle, allo sport alpino e successivamente allo sci di fondo.
Molti furono i ragazzi iniziati agli sport invernali, e non mancarono le soddisfazioni. Nello sci club si formarono atleti che raggiunsero importanti traguardi mondiali come Fabio Santus, Renato Pasini e Fabio Pasini[43].

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[44]

Tradizioni e folclore

Coinvolgente e suggestiva è la processione che si svolge la sere del Venerdì santo[45][46] lungo le antiche vie del paese. Una processione notturna composta di centinaia di credenti con i lumi accesi che, partendo dalla Chiesa Parrocchiale,[47] al suono mesto di una marcia funebre, accompagnano la Statua del Cristo Morto, opera fantoniana, fino alla piazza mentre nei prati e sui pendii dei monti piccoli fuochi fatti di stracci imbevuti di olio e grasso rappresentano le vicende del Vangelo sul monte Calvario[48] In quel giorno si usa mangiare la maiassa, una torta particolare, fatta di farina gialla, cipolle, mele e fichi, condita con olio e poi cotta in forno[49][50].
Era d'uso raccontare nelle sere d'inverno una leggenda:

La leggenda del Rusì

Mura esterne del castello Ginami Buccelleni di Gromo

Si racconta che a Gromo, vivesse un omaccio tarchiato e dai cappelli fulvi, un brigante che viveva di espedienti; si dice anche che nessuna pallottola di piombo sparata dagli archibugi degli sbirri che gli davano la caccia potesse ferirlo, e che entrava nelle case la notte a rubare formaggi, burro e uova. Abitava una antica casa con archi di pietra e neri sotterranei che portavano alle galleria che passavano sotto la piazza del paese fino al Serio, e nei boschi e prati della valle abitati anche da orsi e lupi.
In autunno, quando ormai la transumanza riportava a valle i greggi, il Rosì si metteva lungo il percorso obbligato del paese di Gromo e riusciva a ghermire una sfortunata pecorella, che sarebbe diventata un buon arrosto, e il suo vello un caldo giaciglio.
Ma un autunno, al Rosì non bastò rapire una pecorella, rapì la bionda figlia del pastore, di soli 200 mesi. La portò nel suo rifugio e sprangò la porta. La povera, spaventata e atterrita rivolte le sue preghiere alla Madonna dell'Apparizione del paese di Ardesio. La sua preghiera non rimase senza ascolto, la povera iniziò a tastare i muri fino a sentire il rumore delle acque del Serio, e a trovare le gallerie e passaggi che vi conducevano, e da lì ripercorrere la valle felice della grazie che le era stata accordata. Questa volta il brigante l'aveva fatta troppo grossa, armati i tromboni di pallettoni d'oro, i gendarmi, lo cercarono e lo uccisero. Il Rosì venne sepolto colla sua corazza crivellata di pallottole d'oro, sul molte Cornalta, oltre Corna Bianca, dove le aquile fanno il nido, e dove mai arriva il sole ne il suono di alcuna sacra campana.[51][52].

Geografia antropica

Il capoluogo si divide in tre località: Gromo centro, dove è posizionata la parte amministrativa e antica del paese, con il castello Ginami, il Comune nel Palazzo Milesi, la chiesa di San Gregorio, rimasto quasi intatto nella sua conformazione di borgo medioevale. Nella parte a sud del paese la località Pranzera. Nella parte a nord del paese la località Bettuno, sicuramente la più antica dove è presente la chiesa parrocchiale già nominata nel 1184. Il capoluogo comprende le frazioni:

Frazione Boario

Lo stesso argomento in dettaglio: Boario (Gromo).
Frazione di Boario

La frazione Boario è situata sulla sinistra orografica del fiume Serio, è ormai quasi fusa completamente con Valzella, grazie alla recente costruzione di un nuovo complesso di palazzine. Boario è il nucleo originariamente più grande composto da una chiesa barocca con annessa casa del Curato e da altre costruzioni sempre in pietra con copertura in ardesia L'etimologia deriva dall'essere sempre stato un luogo destinato all'allevamento del bestiame. Una pergamena del 1179 riporta Paulus de Boero.

Località Spiazzi

Lo stesso argomento in dettaglio: Spiazzi (Gromo).

Da Boario con alcuni ripidi tornanti la strada continua la salita e dopo poche centinaia di metri si iniziano ad incontrare le prime ville e palazzine di villeggiatura che compongono gli Spiazzi. Rinomata stazione sciistica, ha conosciuto un notevole incremento del turismo invernale nei primi anni 2000, grazie all'ampliamento degli impianti di risalita fino alla località piani di Vodala.

Frazione Ripa

Lo stesso argomento in dettaglio: Ripa (Gromo).

Posta sul versante a nord ovest del paese, si divide in due contrade la Ripa Bassa e la Ripa Alta, dove sono presenti le due chiese quella di Santa Maria Elisabetta, e l'oratorio della Ss. Trinità. La frazione è scarsamente abitata avendo subito la migrazione dei suoi abitanti verso le località industriali negli anni '50 e '60[53].

Amministrazione

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1955 1956 Santus Luigi Commissario prefettizio
1956 1960 Filisetti Lodovico Democrazia Cristiana Sindaco
1960 1970 Filisetti avv. Licinio Democrazia Cristiana Sindaco
1970 1974 Andreoletti Cav. Benito Democrazia Cristiana Sindaco
1974 1978 Cittadini Geom Andrea Democrazia Cristiana Sindaco
1978 1978 Cugini dott. Ettore Commissario prefettizio
1978 1988 Oprandi Umberto Democrazia Cristiana Sindaco
1988 1993 Andreoletti cav. Benito Lista civica (area centro-sinistra) Sindaco
6 giugno 1993 26 aprile 1997 Beatrice Santina Olivari Lista civica (area centro-sinistra) Sindaca
27 aprile 1997 13 maggio 2001 Beatrice Santina Olivari Lista civica (area centro-sinistra) Sindaca
14 maggio 2001 29 maggio 2006 Luigi Santus Lista civica Sindaco
30 maggio 2006 15 maggio 2011 Luigi Santus Lista civica Sindaco
16 maggio 2011 5 giugno 2016 Ornella Pasini Lista civica Gromo e futuro Sindaca
5 giugno 2016 in carica Sara Avv. Riva Lista civica Gromo.Presente per il futuro Sindaca

Galleria d'immagini

Note

Annotazioni
  1. ^ Il libro L'Antica cattedrale di San Vincenzo Martire in Bergamo di Bruno Caccia, identifica in questi primi cristiani la nascita del cristianesimo nella bergamasca
  2. ^ Nel 1512 venne stilato un ulteriore staturo ora conservato presso la Biblioteca Angelo Mai Comune di Gromo, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 20 settembre 2017.
    «stilato dal notaio Bernardino de Maffeis di Bergamo nel 1512. Nell'intestazione è specificato che tali norme sono "...noviter compillata, facta et reformata...", ma anche "...partim etiam effectualiter exstracta ex quodam suo statuto antiquissimo seu volumine statutorum in dicto comuni compillatorum Anno domini curente Millesimo ducentessimo sexto nona Indictione". Esso si presenta articolato in sei "collationes", per un totale di 140 capitoli»
Fonti
  1. ^ Comune di Gromo - Statuto
  2. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 30 aprile 2017.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario di Carmelo Francia, Emanuele Gambarini (a cura di), Dizionario italiano-bergamasco, Torre Boldone, Grafital, 2001, ISBN 88-87353-12-3.
  5. ^ Renata Carissoni Cossali, in Loco de Par, Novecento Grafico Bergamo.
    «Relazione del Geologo Ravagnani il territorio appartiene alla grande unità strutturale delle Alpi Meridionali,...che normalmente si indica con termine di Prealpi»
  6. ^ Gromo-Piaza Dante Alighieri, su perantichecontrade.it, Per antiche contrade.
  7. ^ ISTAT, Atlante Statistico dei Comuni.
  8. ^ da Gromo a Boario e Spiazzi, su gromo.eu, Gromo Ufficio turistico.
  9. ^ SCOPRI DI PIÙ - IL “BÜS DI TACOI”, su valseriana.eu, Val Seriana (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2014).
  10. ^ Barachetti, p VII
  11. ^ Barachetti, p X
  12. ^ Miro Gamberini, Robaconte da Mondello, su historiafaentina.it. URL consultato il 10 novembre 2017.
  13. ^ Barachetti, p L
  14. ^ Giovanni Targioni Tozzetti, Relazione di alcuni viaggi, in In FirenzeMDCCLII.
  15. ^ Carlo Magno storia e leggenda, in LICEO CAMMILLO GOLGI DI BRENO.
  16. ^ Paolo Gabriele Nobili, Statuerent Quod Comune ed Gromo et Omnes Hatantes Sint Burgum Et Burgienses (PDF).
  17. ^ Nobili, p 15
  18. ^ Nobili, p 17
  19. ^ Nobili, p 18
  20. ^ Gio Finazzi, sulle antiche miniere di Bergamo 1860, su it.wikisource.org, SOCIETÀ PER LA PUBBLICAZIONE DEGLI ANNALI UNIVERSALI DELLE SCIENZE E DELL’INDUSTRIA. URL consultato il 22 dicembre 2016.
    «1214 abbiamo un istrumento stipulato nel Palazzo Vescovile, pel quale Mazzocco di Rivola e Oldicino suo figlio vendono al vescovo Giovanni i suoi diritti»
  21. ^ Gianni Barachetti, Possedimenti del vescovo di Bergamo nella valle di Ardesio-Documenti dei secc.XII-XV, Bergamo, editrice Secomandi, p. 29-29.
  22. ^ Paolo Gabriele Nobili, COMUNI MONTANI E ISTITUZIONI URBANE A BERGAMO NEL DUECENTO (PDF), BERGOMUM Bollettino annuale della Civica Biblioteca Angelo Mai di Bergamo, 2009-2010, p. 6. URL consultato il 27 novembre 2016.
    «“ibi ubi solita fieri contio in publica contione”»
  23. ^ Gabriele Nobili, Statuerent Quod Comune ed Gromo et Omnes Hatantes Sint Burgum Et Burgienses, ISBN 88-89393-03-3.
  24. ^ Gli abitanti di Gromo con quelli di Gandellino e Valgoglio non ebbero incarichi militari, ma furono occupati nel vuolo di devastatori, dovevano aprire un varco nel castello per permettere l'accesso ai soldati, essi scavarono fossi e gallerie e il 4 giugno 1266 crollò una torre e un lato del fabbricato permettendone l'espugnazione AA.VV., Bprgp do Covo-Storia di un Comune di confine, canca di Credito Cooperativo, 1995, p. 81.
  25. ^ Privilegi, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia beni culturali. URL consultato il 1º dicembre 2016.
  26. ^ Bortolo Pasinelli, Gromo nel V secolo, 2011.
  27. ^ autonomia delle valli bergamasche, su Il dominio della terraferma veneta, lombardiabeniculturali.it, Lombardia beni culturali.
  28. ^ Spada da lato.Produzione bottega degli Scacchi di Gromo, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 21 ottobre 2017.
  29. ^ La rovina del Goglio, su bergamopost.it, Bergamo post. URL consultato il 20 settembre 2017.
    «Scriveva in merito Celestino Colleoni: «Ha Gromo diverse fucine ove si fabbricano in eccellenza a migliaia armi offensive d’ogni sorte, come da fodero, mezze spade, stocchi, ronconi, coltelli, pugnali e daghe et simili. Vi si raffinano quantità infinite di acciaio e Colarete e Valgoglio, che sono sopra Gromo, hanno il medesimo esercizio di siffatte armi»»
  30. ^ Comune di Gromo, su lombardiabeniculturali.it, Lombardiabeni culturali. URL consultato l'11 luglio 2017.
  31. ^ p.17 18 19 Gabriele Medolago, La Rovina del Goglio, CPZ Group.
  32. ^ Sorgenti del Serio, in Leggi della Repubblica Cisalpina.
  33. ^ Decreto del presidente della Repubblica 28 maggio 1968, n. 767, in materia di "Distacco delle frazioni Ripa e Bettuno dal comune di Gandellino con aggregazione al comune di Gromo"
  34. ^ "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali", in Gazzetta Ufficiale.
  35. ^ Marinoni Giovanni, su cassiciaco.it, Associazione socio culturale S.Agostino.
  36. ^ titolɒLa pala di Ognissanti aGromo San Giacomo Simone Facchinetti, Videocomp.it, 2009.
  37. ^ Bergamo scomparsa: la sanità prima dell’Hospital Grande, su bergamosera.com, Bergamo sera. URL consultato il 19 maggio 2017.
  38. ^ Abitazioni private - Civici 16/18/20 (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, comune di Bergamo. URL consultato il 19 maggio 2017.
  39. ^ p. 80 Bortolo Pasinelli, Gromo nel XV secolo, Corponove, 2011.
    «citato come castrum de Priacinis in documento del 1428,è ubicato sopra un dosso ad Occidente del borgo di Gromo...»
  40. ^ Bandiere Arancioni TCI
  41. ^ Concorso di poesia in lingua lombarda, in ALP Associazione Linguistica Lombarda.
  42. ^ News dai Borghi, in Ecce Italia (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2015).
  43. ^ Sci Club Gromo, su sciclubgromo.it. URL consultato il 25 febbraio 2018.
  44. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  45. ^ LA PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO È UNA DELLE CELEBRAZIONI PIÙ PITTORESCHE DELLA ZONA, su ilmadeinbergamo.it, IlmadeinBergamo, 2016.
  46. ^ eventiesagre.it, Benvenuti sul Portale degli Eventi in Italia, 2016, http://www.eventiesagre.it/Pasqua_Venerdi+Santo/21092968_La+Tradizione+Del+Venerdi+Santo.html.
  47. ^ gromo.eu, Ufficio turistico, http://www.gromo.eu/index.php/eventi-e-sagre/item/19-tradizioni-venerdi-santo#.VuWBavnhBdg.
  48. ^ lo splendore che avvolge questa processione è il frutto di una illuminazione curata nei minimi particolari tutti facenti perno sui simboli della passione di Cristo Don Virgilio Fenaroli, Gromo sfogliando l'album del novecento, Ferrari edizioni, p. 112..
  49. ^ attorno a questa manifestazione di fede si è sviluppata anche la tradizione di una specie di torta chiamata in dialetto maiasa, con ingredienti che vanno dalla cipolla ai fichi al grasso di maiale Don Virgilio Fenaroli, Gromo sfogliando l'album del novecento, Ferrari edizioni, p. 111.
  50. ^ araberara.it, Araberara, 2012, http://www.araberara.it/vecchiosito/archivio/archivio.pdf.2012/araberara.12.ottobre.2012_pdf/27.pdf.
  51. ^ Comune di Gromo, Gromo, da un brano di Palmiro Gelmini, Comune di Gromo, 1972.
  52. ^ Leggende e folklore del borgo di Gromo: tra streghe, briganti ed anime vaganti, su italiaparallela.blogspot.it, Italia parallela. URL consultato il 23 agosto 2016.
  53. ^ Bruno Santinelli, pieroweb.com, http://www.pieroweb.com/latuafoto/fotopronte/brunosantinelli/Cardeto-3lu10/.

Bibliografia

  • Bortolo Pasinelli, Gromo nel XV secolo, Bergamo, Corponove, 2011.
  • Don Virgilio Fenaroli, Gromo sfogliando l'album del novecento, Ferrari edizioni.
  • Gabriele Nobili, Statuerent Quod Comune ed Gromo et Omnes Hatantes Sint Burgum Et Burgienses, ISBN 88-89393-03-3.
  • Penna d'Oro concorso di poesia in lingua lombarda, EQUA Edizioni.
  • Ketto Cattaneo Renato Morgandi, Il sentiero da "Tutte Belle" a Ripa Alta, Maggioni Lino srl, 2006.
  • Virgilio Fenaroli, La chiesa di Gromo Fede,Storia,Arte, Listostampa Istituro Grafica Bergamo.
  • Umberto Zanetti, Paesi e luoghi di Bergamo. Note di etimologia di oltre 1.000 toponimi, Bergamo, 1985.ISBN non esistente
  • Paolo Oscar e Oreste Belotti, Atlante storico del territorio bergamasco, Clusone, Ferrari, 2000, ISBN 88-86536-17-8.
  • Giovanni Silini Antonio Previtali, Statuta de Gromo, Litoripografia presservice 80-Rovetta, 1998.
  • Gabriele Medolago, La Rovina del Goglio, Comune di Gromo e Valgoglio, 2015.
  • Comune di Gromo, Gromo, Comune di Gromo, 1972.
  • Simone Facchinetti, La pala di Ognissanti a Gromo, Bergamo, 2009.
  • Bortolo Pasinelli, L'arte della spaderia a Gromo nei contratti del XV secolo, Bergamo, cura edizionale Renato Morganti, 2016.
  • Gianni Barachetti, Possedimenti del vescovo di Bergamo nella valle di Ardesio documenti del se.XI-XV, Secomandi.

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