Partito Comunista dell'Ucraina: differenze tra le versioni

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo partito di epoca sovietica, vedi Partito Comunista dell'Ucraina (1918).
Partito Comunista dell'Ucraina
Komunistychna Partiya Ukrayiny
SegretarioPetro Symonenko
VicesegretarioIgor Alekseyev
StatoBandiera dell'Ucraina Ucraina
SedeKiev
Fondazione19 giugno 1993
IdeologiaComunismo,
Marxismo-leninismo,
Antieuropeismo
CollocazioneEstrema sinistra
Affiliazione internazionaleUnione dei Partiti Comunisti - Partito Comunista dell'Unione Sovietica
Iscritti115 000 (2012)
Sito webwww.kpu.life/

Il Partito Comunista dell'Ucraina (Комуністична партія Україниè, PCU) è un partito politico ucraino.

Il PCU è un partito marxista, erede della sezione ucraina del Partito Comunista dell'Unione Sovietica che ha governato il paese fino al 1991. Il PCU è stato fondato nel 1993 e guidato da Petro Symonenko.

Alle elezioni politiche del 1998, il PCU ottenne il 24,7% dei voti ed elesse 123 deputati su 450. Il PCU fu di gran lunga il primo partito del paese; infatti, il secondo partito fu il Movimento Popolare d'Ukraina (attualmente in Nostra Ucraina), che raccolse il 9,4% dei voti ed elesse 46 seggi. Il sistema elettorale allora in vigore prevedeva l'elezione della metà dei seggi con il sistema maggioritario uninominale a un turno e l'altra metà con il proporzionale con sbarramento al 4%.

Alle politiche del 2002, il PCU segnò un deciso calo scendendo al 19,9% dei voti ed eleggendo 66 deputati. I comunisti vennero superati da Nostra Ucraina, moderato e filo-occidentale, che ottenne il 23,65 dei voti ed elesse 112 seggi. Il leader di NU Viktor Juščenko venne nominato primo ministro di un governo sostenuto anche dal Blocco Julija Tymošenko e dal Partito Socialista d'Ucraina.

Nel 2004, le proteste della popolazione costrinsero la Corte Suprema ad annullare il risultato delle elezioni presidenziali e, dopo il nuovo voto, Juščenko, sconfitto da Viktor Janukovyč del PR nel voto annullato, venne eletto presidente. Le proteste di piazza non fecero altro che evidenziare la divisione del paese tra filo-occidentali (NU, BYT) e filo-russi (PR, PCU). In particolare Viktor Janukovyč ed il Partito delle Regioni si fecero portatori delle istanze dei filo-russi.

Alle elezioni politiche del 2006, Janukovyč incentrò la campagna elettorale sul fatto che le presidenziali erano state annullate dopo le critiche dei rappresentanti dell'OSCE e ciò dimostrava il tentativo di controllo dell'Ucraina da parte dei paesi occidentali. Il PR risultò, così, ampiamente il primo partito delle elezioni con il 32% dei voti. L'ottimo risultato del PR, però, fu tutto a scapito del PCU che passò dal 19,9% del 2002 al 3,6%. In realtà le posizioni dei due blocchi filo-occidentale e filo-russo rimasero sostanzialmente inalterate, si assistette solo ad una polarizzazione verso il PR nel campo filo-russo e verso il BYT nel campo filo-occidentale. I filo-occidentali poterono contare su 143 seggi su 450. Il governo guidato da Julija Tymošenko durò, però, appena 3 mesi a causa della fuoriuscita del PSU.

Il presidente Juščenko è stato costretto a nominare Primo ministro il rivale Janukovyč, che ha dato vita ad un governo sostenuto anche dal PCU. Il governo, però, durò pochissimo e si ritornò al voto nel 2007. Nelle nuove consultazioni i comunisti ottennero il 5,4%, con un incremento dell'1,7, ed elessero 27 deputati, 6 in più. Ciononostante tornarono all'opposizione.

Alle elezioni politiche del 2012 il PCU ottenne un forte aumento di voti giungendo al 13,2% (+7,8%) dei consensi e 32 seggi, risultato parzialmente penalizzato nell'assegnazione dei seggi dal passaggio da un sistema proporzionale ad uno misto proporzionale-maggioritario.

Alle elezioni del 2014 il PCU ha ottenuto il 3,88%, risultando quindi escluso dal parlamento. Il partito è stato ufficialmente messo al bando il 16 dicembre 2015.[1]

Note

  1. ^ Ucraina, bandito partito comunista - Europa, in ANSA.it, 24 luglio 2015. URL consultato il 22 giugno 2017.

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