Arbitro (calcio): differenze tra le versioni

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L<nowiki>'</nowiki>'''arbitro''', noto anche con i termini comuni ma non ufficiali quali '''direttore di gara''' o '''ufficiale di gara'''<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/arbitro/ "Arbitro" - Treccani.it]</ref>, è colui che dirige e assicura il rispetto delle [[Regole del gioco del calcio|regole]], stabilite dall'[[IFAB]], dalla [[FIFA]] e dalle federazioni calcistiche continentali e nazionali, durante una partita di [[Calcio (sport)|calcio]].
L<nowiki>'</nowiki>'''arbitro''', noto anche con i termini comuni ma non ufficiali quali '''direttore di gara''' o '''ufficiale di gara'''<ref>[http://www.treccani.it/vocabolario/arbitro/ "Arbitro" - Treccani.it]</ref>, è colui che dirige e assicura il rispetto delle [[Regole del gioco del calcio|regole]], stabilite dall'[[IFAB]], dalla [[FIFA]] e dalle federazioni calcistiche continentali e nazionali, durante una partita di [[Calcio (sport)|calcio]].

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Voce principale: Regole del gioco del calcio.
Gianluca Rocchi, arbitro di calcio italiano, internazionale dal 2010-2011
John Langenus, l'arbitro che diresse la prima finale del Mondiale.

L'arbitro, noto anche con i termini comuni ma non ufficiali quali direttore di gara o ufficiale di gara[1], è colui che dirige e assicura il rispetto delle regole, stabilite dall'IFAB, dalla FIFA e dalle federazioni calcistiche continentali e nazionali, durante una partita di calcio.

All'arbitro è conferita tutta l'autorità necessaria per far osservare le regole del gioco nell'ambito della gara che è chiamato a dirigere e controllare.[2]

Il Regolamento del gioco del calcio dedica all'arbitro la Regola 5 e agli altri ufficiali di gara la Regola 6.[3]

Doveri e poteri dell'arbitro

Il compito principale e ufficiale dell'arbitro è quello di controllare che una gara di calcio si svolga sotto l'osservanza delle regole del gioco, coadiuvato, se presenti, dagli assistenti arbitrali, che classicamente sono solo due, formando la cosiddetta terna arbitrale.

Deve altresì assicurarsi che i palloni utilizzati nella gara e l'equipaggiamento dei calciatori rispettino i requisiti previsti dalle regole del gioco.

L'arbitro è inoltre l'unico cronometrista ufficiale della gara e deve prendere nota degli episodi accaduti nel corso della stessa, per poi a fine gara riportarli sul referto.

Può interrompere temporaneamente la gara, sospenderla o interromperla definitivamente a sua discrezione, al verificarsi di ogni infrazione alle regole o a seguito di interferenze esterne, di qualunque genere esse siano.

L'arbitro deve intervenire su segnalazione dei suoi assistenti per quanto concerne incidenti non direttamente controllati.

Deve inoltre far in modo che nessuna persona non autorizzata entri sul terreno di gioco; deve indicare la ripresa della gara dopo un'interruzione del gioco; deve inviare alle autorità competenti un rapporto con le informazioni relative a tutti i provvedimenti disciplinari adottati nei confronti dei calciatori e dirigenti, inclusi allenatori, medici, massaggiatori, operatori sanitari e collaboratori in genere, e a tutti gli altri incidenti eventualmente accaduti prima, durante e dopo la gara.[4]

In base alla regola 5 del Regolamento, l'arbitro assume "potere" e tutta l'autorità necessaria, dal momento in cui questi giunge presso l'impianto sportivo, e cessa quando a fine gara lascia definitivamente lo stadio.

Al termine della gara, l'arbitro e se presenti i suoi assistenti, devono compilare un referto ufficiale della gara, annotando con precisione tutti i fatti accaduti durante la stessa (reti segnate, calciatori ammoniti, sostituzioni, periodo di recupero ecc.), ivi comprese eventuali problematiche intercorse prima, durante o dopo la gara, e comportamenti non consoni anche da parte di persone non tesserate.

Il referto una volta compilato deve essere spedito al Giudice Sportivo competente per la categoria; questi, tramite la pubblicazione di un comunicato ufficiale (di norma il giovedì), omologa il risultato della gara e decide eventuali sanzioni per violazioni delle regole segnalate dall'arbitro.

Inappellabilità delle decisioni dell'arbitro

Le decisioni dell'arbitro che si riferiscono ai fatti di gioco sono inappellabili e l'arbitro può modificarle a suo insindacabile giudizio solo in caso si renda conto di aver sbagliato o, a sua discrezione, a seguito della segnalazione di un assistente o del quarto ufficiale che lo porti a ritenere errata una sua decisione prima che il gioco sia stato ripreso o la gara non sia terminata.[5]

Arbitraggio delle gare e altri ufficiali di gara

La bandierina dell'assistente arbitrale può essere a quadri gialli e rossi, oppure interamente gialla
Lo stesso argomento in dettaglio: Assistente arbitrale (calcio).

Il controllo della partita da parte dell'arbitro avviene classicamente con la collaborazione di due suoi assistenti, che formano con l'arbitro la terna arbitrale.

Se ritenuto necessario, viene designato anche un quarto ufficiale, detto comunemente "quarto uomo", e in caso straordinario può essere designato anche un assistente di riserva, detto anche "quinto uomo".

Le gare dei campionati di vertice italiani (Serie A/Serie B, Coppa Italia) e internazionali, svolte sotto egida FIFA e UEFA, normalmente vedono la presenza di almeno quattro ufficiali di gara (arbitro, assistenti, e quarto ufficiale).

A partire dalla stagione 2009/2010 in aiuto della classica quaterna, nella competizione UEFA Europa League vengono introdotti e designati in via sperimentale anche due assistenti supplementari, detti arbitri addizionali d'area: durante la gara, essi prendono posto nei pressi della linea di porta e hanno il compito di vigilare su quanto accade all'interno dell'area di rigore, specialmente in caso di assegnazione o meno di una rete in casi dubbi. Dalla stagione successiva essi vengono introdotti anche nella UEFA Champions League e in alcuni campionati nazionali; dalla stagione 2012/2013 gli addizionali d'area vengono introdotti anche in Serie A, dove rimangono fino alla fine della stagione 2016/2017.

Dalla stagione 2017/2018 viene introdotto in Serie A il sistema VAR, con due nuovi ufficiali di gara denominati VAR e AVAR.

Nelle gare dei campionati semiprofessionistici nazionali (dalla Serie C in giù, fino alla Promozione) e dilettantistiche regionali, le gare vengono di norma dirette da soli tre ufficiali (arbitro e i suoi classici due assistenti).

Normalmente anche le gare di Eccellenza e Promozione sono dirette da una terna arbitrale.

In tutti gli altri campionati (Prima categoria in giù) provinciali, amatoriali e giovanili, e in ogni caso in cui non sia prevista la designazione dei due assistenti ufficiali, è solo l'arbitro a occuparsi dello svolgimento della gara, coadiuvato da due assistenti di parte, ovvero due persone tesserate, uno per squadra, che svolgeranno la funzione di assistente, con l'unico compito di indicare all'arbitro quando il pallone abbia interamente superato o meno le linee perimetrali[6]; in mancanza degli assistenti ufficiali, la loro presenza è obbligatoria.[7]

La terna arbitrale può essere presente negli spareggi (play-off-play-out) di Prima Categoria e Seconda Categoria, e nelle gare del settore giovanile più importanti.

Le segnalazioni degli altri ufficiali di gara, a cui il regolamento dedica la Regola 6[8], sono esclusivamente a fini di supporto, e quindi spetta solo all'arbitro la scelta di prendere in considerazione o no la segnalazione dell'assistente, e quindi di decidere se interrompere o meno il gioco.

Oggetti dell'arbitro

Gli oggetti dell'arbitro per assicurare il corretto svolgimento della partita sono:

Il cartellino giallo, che serve per ammonire un giocatore colpevole di una scorrettezza passibile di questo provvedimento.
Il cartellino rosso, che serve per espellere un giocatore colpevole di una scorrettezza grave o ammonito per la seconda volta.
Il taccuino, che serve per annotare eventuali gol, provvedimenti arbitrali e sostituzioni.
Il fischietto, che serve per interrompere e far riprendere il gioco.
Il cronometro, per controllare la durata dei tempi di gioco (in base al regolamento se ne utilizzano due).
La monetina per eseguire il sorteggio iniziale, il vincitore del quale sceglierà, in base al Regolamento, verso quale porta attaccare (anche se per semplificare si indica quasi sempre la metà campo in cui si andrà a difendere), lasciando la battuta del calcio d'inizio alla squadra perdente.

Divise degli arbitri

Quando il calcio era ancora ai suoi esordi, gli arbitri dirigevano le gare indossando una giacca nera e una camicia bianca.

Da questo abbigliamento è nata l'espressione, in uso ancora oggi, di "giacchetta nera", e da tale usanza, nei campionati di vertice nazionali e internazionali, la terna arbitrale si presenza nell'impianto sportivo indossando un abbigliamento composto da una giacca nera camicia bianca e cravatta nera.

Introdotte le divise, l'arbitro indossava tradizionalmente una divisa nera o molto scura, spesso con colletto e polsini bianchi.

Solo a partire dagli anni novanta cominciano ad essere prodotte e utilizzate divise colorate che furono inventate per rendere la sua sagoma inconfondibile rispetto ai colori delle maglie dei giocatori.

Il colore più diffuso tra gli arbitri, oltre al classico nero, è il giallo.

In base al Regolamento i giocatori di entrambe le squadre (portieri compresi) devono indossare divise di colore differente da quella dell'arbitro.[9]

Divisa arbitrale italiana della stagione sportiva 2006-2007

Divise degli arbitri italiani

In Italia, le divise che gli arbitri utilizzano in tutte le gare ufficiali svolte sotto l'egida della FIGC sono prodotte dalla Diadora, sponsor tecnico dell'AIA.

Per le stagioni 2013/2014, 2014/2015 e 2015/2016 i direttori di gara hanno a disposizione divise di tre colori.

A partire dalla Stagione Sportiva 2015/2016, gli arbitri appartenenti agli Organi Tecnici Nazionali indossano divise con la sponsorizzazione di Eurovita Assicurazioni. Dalla Stagione Sportiva 2016/2017, anche gli Arbitri appartenenti agli Organi Tecnici periferici godranno della medesima sponsorizzazione.

  •      Nero
  •      Giallo
  •      Azzurro

Le divise hanno i pantaloncini sempre neri, mentre i calzettoni sono dello stesso colore della maglia.

A differenza della passata stagione è stato rimosso il colletto bianco.

Per la stagione 2011/2012 e 2012/2013 gli arbitri hanno a disposizione divise di quattro colori.

  • Nero con fasce frontali bianche, rosse e verdi.
  • Giallo fluorescente con fasce frontali bianche, rosse e verdi.
  • Viola fluorescente con fasce frontali bianche, rosse e verdi (solo per la stagione 2012/2013).
  • Azzurro fluorescente con fasce frontali bianche, rosse e verdi (solo per la stagione 2011/2012).

Tutte le divise hanno il pantaloncino sempre nero, mentre i calzettoni sono dello stesso colore della maglia.

Le fasce bianche, rosse e verdi, che simboleggiano il Tricolore italiano, sono per festeggiare il centenario dell'Associazione italiana Arbitri.

Inoltre le nuove uniformi possiedono particolari tratti dalle storiche livree della terna arbitrale: il colletto e il risvolto dei calzettoni di colore bianco, sono stati fedelmente riprodotti.

Sul petto è ben visibile lo scudetto tricolore simbolo dell'AIA, mentre i pantaloncini sono rigorosamente neri, ma con lo stesso richiamo stilistico che caratterizza la maglia.

Sui calzoncini inoltre campeggia il logo del Centenario dell'AIA.

Con l'inizio della nuova stagione la divisa azzurra è stata sostituita da una viola che mantiene però le stesse caratteristiche, fatta eccezione per il logo del centenario, rimosso, rispetto alle divise della passata stagione.

Anche per le stagioni 2009/2010 e 2010/2011 gli arbitri hanno avuto a disposizione tre colori:

Tutte le divise avevano il pantaloncino sempre nero, mentre i calzettoni erano dello stesso colore della maglia.

L'unica modifica rispetto alle divise del biennio precedente (esclusi i pantaloncini sempre neri) era il particolare delle taschine nere.

Invece per la stagione 2008/2009 e 2007/2008 i colori delle divise erano:

Tutte le divise avevano sia i pantaloncini sia i calzettoni dello stesso colore della maglia.

Nelle stagioni precedenti, gli arbitri hanno indossato anche il celeste, il bianco, il verde (in varie tonalità) e l'arancio.

L'obbligo per l'arbitro di indossare la divisa parte dalla categoria degli Esordienti.

Nelle categorie inferiori (Pulcini e Piccoli Amici) l'arbitro può non indossare la divisa (anche perché le partite di queste categorie di solito vengono arbitrate dagli stessi allenatori).

Nelle gare svolte sotto l'egida del CSI o della UISP, le divise sono prodotte dalla Garman.

Divise degli arbitri internazionali

Per le gare svolte sotto l'egida della UEFA e FIFA, le divise sono prodotte dall'Adidas, in vari colori.

Per le gare della Uefa Champions League 2009/2010 sono state create divise ad hoc. I colori sono:

  •      Arancione
  •      Nero
  •      Bianco

Per le altre gare di UEFA e FIFA per il biennio 2010/2012, i colori sono:

  •      Arancione
  •      Nero
  •      Grigio
  •      Blu
  •      Rosso

Cambio divise

In genere le divise degli arbitri, vengono mantenute per due stagioni, e al termine della seconda stagione, l'azienda produttrice cambia le divise, anche cambiando solo i vari colori (come nel caso delle divise italiane)[senza fonte] Tuttavia l'Associazione Italiana Arbitri, nel presentare le divise in uso per la stagione 2011/2012, ha affermato che le stesse sarebbero rimaste in dotazione per altre tre stagioni;[10] cosa poi non avveratasi, dato che nella stagione 2013/2014 sono state cambiate; nella stagione 2014/2015 vengono utilizzate le divise della stagione precedente.[11]

Organizzazione arbitrale in Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Italiana Arbitri.

In Italia tutte le gare considerate ufficiali o comunque organizzate o autorizzate dalla FIGC, dalle leghe o dai comitati locali dipendenti, devono essere obbligatoriamente dirette da arbitri federali designati dal competente organo tecnico dell'Associazione Italiana Arbitri.

Gli organi tecnici riconosciuti dall'Associazione si distinguono in diversi livelli:

si parte dall'O.T.S. (Organo Tecnico Sezionale) un tempo chiamato O.T.P. (Organo Tecnico Provinciale), che designa le gare di competenza delle singole sezioni; O.T.R. (Regionale) che designa gare di competenza regionale (come la Promozione); per poi passare agli O.T.N. Nazionali che designano dalla C.A.I.(Commissione Arbitri Interregionale), C.A.N. D, CAN PRO, CAN B e così via fino alla massima serie nazionale C.A.N. A.[12]

In caso della mancanza dell'arbitro designato, le società hanno l'obbligo di cercare un altro arbitro federale che può sostituire il collega, secondo le modalità previste dal Regolamento, e in genere si fa ricorso al "Pronto AIA" che è un servizio messo a disposizione dal competente O.T. per poter reperire alla svelta un arbitro, che possa sostituire il collega.

In Italia l'età minima per accedere al corso di formazione per diventare arbitro federale è 15 anni e la massima 35 (anche se si può arbitrare fino a 45 anni).[13]

Per divenire arbitri di calcio, l'aspirante deve seguire un corso formativo presso una delle sezioni AIA dislocate in tutto il territorio italiano.

Il corso non ha una durata precisa, ma solitamente si aggira intorno ai 2-3 mesi.

Nel corso di preparazione sono impartite lezioni sia teoriche sia pratiche riguardanti principalmente il regolamento del gioco del calcio da arbitri più esperti.

Al termine del corso, i candidati sostengono un esame di abilitazione, che consiste in una prova scritta e un esame orale sul regolamento; poi, una volta superati gli esami, gli arbitri devono superare dei test atletici riguardanti in genere lo scatto (40 m) e la resistenza ( Yo-Yo Test) per poter poi essere successivamente designati;

Una volta divenuti arbitri si riceve una tessera federale che permette di entrare gratis negli stadi d'Italia, richiedendo un accredito alla società calcistica di competenza qualche giorno prima della gara per assistere a partite organizzate dalla FIGC nel territorio nazionale.[14] L'arbitro di calcio per continuare a far parte dell'Associazione deve rispettare delle regole ben precise, ad esempio quella di arbitrare un numero minimo di partite durante una stagione calcistica (in genere 15), non assentarsi ingiustificatamente più di quattro volte alle riunioni tecniche della sezione di appartenenza, che si tengono in media ogni quindici giorni: se si violano queste regole si può avere delle sanzioni disciplinari fino al ritiro della tessera che significa l'esclusione a vita dall'associazione.[15]

Preparazione atletica

Un arbitro è tenuto a mantenere per tutto l'arco della stagione agonistica, una preparazione fisica adeguata.

Come abbiamo detto precedentemente, l'arbitro è tenuto a sostenere dei test fisici di resistenza, ma non solo quando diventa arbitro effettivo.

Questi test vengono svolti, di solito due volte a stagione, uno all'inizio dei vari campionati, e un altro a metà stagione (verso gennaio-febbraio), questo per garantire agli arbitri un continuo mantenimento della forma fisica per affrontare al meglio gli impegni stagionali.

In caso di non superamento del test, l'arbitro (o l'assistente) può ricevere una sospensione dalle designazioni fino ad un mese, potrà poi riprovare il test nelle date che la sezione di appartenenza metterà a disposizione e se risulterà idoneo potrà continuare ad arbitrare.

Premi e riconoscimenti

Lo stesso argomento in dettaglio: Premio Giovanni Mauro e Premio Sportilia.

Tra i premi più importanti per gli arbitri italiani abbiamo il premio Giovanni Mauro, per il miglior arbitro della stagione, il Premio Giorgio Bernardi (prima chiamato "Premio Florindo Longagnani") per il miglior arbitro esordiente in Serie A, il Premio Sportilia che premia i migliori arbitri e assistenti di linea per categoria di appartenenza.

Inoltre ogni sezione può assegnare premi e/o riconoscimenti speciali ai propri tesserati.

La carriera arbitrale

In Italia le categorie della carriera di un arbitro sono le seguenti:

Una volta seguito e superato il corso arbitrale presso le sezioni il neo direttore di gara esordisce nella più bassa categoria, molto probabilmente nei Giovanissimi o negli Esordienti (Se il comitato provinciale prevede l'Arbitro Federale)

La figura del dirigente arbitro

Lo stesso argomento in dettaglio: Dirigente arbitro.

In Italia, a causa del numero insufficiente di arbitri federali, nei campionati giovanili di base la F.I.G.C. può autorizzare un dirigente della società ospitante (o in rari casi della ospitata) a ricoprire il ruolo del direttore di gara.

Questo dirigente è comunemente chiamato "Dirigente arbitro" o in rari casi "arbitro di base".

Questa figura è presente, in alcune regioni in cui non ci sono abbastanza arbitri federali, fino alla categoria degli esordienti.[16]

Per la categoria pulcini e piccoli amici, tutto ciò non avviene; infatti, sarà un semplice istruttore a dirigere la gara, senza per altro indossare la divisa e utilizzare i cartellini gialli e rossi.

Note

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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