Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga: differenze tra le versioni

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Versione delle 05:50, 9 mag 2018

Disambiguazione – "Pietro di Toledo" rimanda qui. Se stai cercando il traduttore del XII secolo, vedi Pietro di Toledo (traduttore).
Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga
Viceré di Napoli
Stemma
Stemma
In carica1532 –
1553
PredecessorePompeo Colonna
SuccessoreLuis Álvarez de Toledo y Osorio
TrattamentoSua eccellenza
Altri titoliMarchese di Villafranca del Bierzo (jure uxoris)
NascitaSalamanca, 13 luglio 1484
MorteFirenze, 22 febbraio 1553
SepolturaCattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze
DinastiaCasa d'Alba
PadreFadrique Álvarez de Toledo y Enríquez
MadreIsabel de Zúñiga
ConsorteMaría Osorio y Pimentel
FigliLuis
García
Eleonora

Don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga (Salamanca, 13 luglio 1484Firenze, 22 febbraio 1553) fu marchese consorte di Villafranca e dal 1532 al 1553 fu viceré di Napoli per conto di Carlo V d'Asburgo.

Don Pedro Álvarez de Toledo con le insegne dell'Ordine di Santiago. Dipinto di Tiziano.

Biografia

Il suo arrivo come viceré nel settembre del 1532 segnò una svolta fondamentale nella storia del Regno e della sua capitale. I 20 anni della sua amministrazione sono caratterizzati da un riassetto politico-sociale e da importanti mutamenti economici e urbanistici. Don Pedro trasformò la città di Napoli rendendola una delle roccaforti dell'Impero spagnolo: simbolo della ricostruzione e del nuovo ruolo assunto dalla città fu il Castel Sant'Elmo, i cui cannoni dominavano la città.

Napoli era appena guarita dalla peste del 1529, che aveva provocato più di 60.000 morti. La prima preoccupazione di Don Pedro fu di rimediare alle strutture fatiscenti della città. Nel 1534 avviò la pavimentazione delle strade e diede il via all'espansione della stessa oltre i confini della vecchia città, tramite la costruzione di nuove ed eleganti zone residenziali come Santa Chiara.

Sotto la sua amministrazione, su progetto degli architetti Giovanni Benincasa e Ferdinando Manlio, fu costruita via Toledo, collegamento stradale verso quelli che allora erano gli alloggi delle truppe spagnole in Napoli e che oggi sono i cosiddetti "Quartieri Spagnoli". Fu centralizzata l'amministrazione della giustizia con lo spostamento delle Corti nell'edificio di Castel Capuano, detto la "Vicaria".

L'operato del viceré fu determinante anche per l'antica Pozzuoli. Il primo atto del viceré atto a favorire l'area flegrea fu quello di difenderne il golfo dalle incursioni dei corsari barbareschi costruendo la "Torre di Gaveta" e la "Torre di Patria". In seguito promosse l'edificazione di circa 300 torri osservative per la difesa delle coste del vicereame.

Giovanni da Nola, sepolcro di don Pedro di Toledo. Napoli, San Giacomo degli spagnoli

Don Pedro restaurò e lastricò la Crypta Neapolitana per consentire i traffici tra la capitale e Pozzuoli, nel 1552 emanò un editto per il ripristino e la sistemazione dei regi formali e canali alimentati dall'acquedotto della bolla, incoraggiò altresì il ripopolamento di Pozzuoli (spopolatasi dopo l'eruzione del Monte Nuovo nel 1538): con un bando, datato 1539, esonerò dai tributi i puteolani che ritornavano ad abitare nella loro città. Inoltre fece restaurare a sue spese molti edifici di culto, tra cui la chiesa di Sant'Antonio, nel 1540.

In viaggio verso la Repubblica di Siena, dove, nonostante le già precarie condizioni di salute, era stato inviato dall'Imperatore a sedare i rivoltosi repubblicani, si aggravò e venne trasportato a Firenze, dove morì il 22 febbraio 1552. Il sepolcro che si era fatto costruire nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli restò così vuoto. Fu invece sepolto nel Duomo di Firenze[1]. La sua tomba si trovava nella Tribuna e venne spostata per far posto ai rilievi di Baccio Bandinelli, a sua volta smantellati nell'Ottocento. Venne spostato in un'urna di legno vicino alla porta che si apre su via Ricasoli[2], pure rimossa negli interventi del XIX secolo.

È significativo il giudizio pronunciato da Benedetto Croce nella Storia del Regno di Napoli sulla politica culturale del viceré: «Il viceré Toledo, forte del consenso di Carlo V, tenne ad essere non già amato, ma temuto, sciolse le accademie per sospetti di novità religiose e politiche, cercò di reintrodurre l'Inquisizione, e, non pago di domare i baroni, fece sentire il suo pugno pesante sui patrizi, la città e il popolo».

Discendenza

Da María Osorio y Pimentel, seconda marchesa di Villafranca del Bierzo e nipote del Conte di Benavente (nella provincia di Zamora in Spagna) ebbe sette figli:

Note

  1. ^ Informazioni su Via Toledo a Napoli [collegamento interrotto], su scoprinapoli.it. URL consultato il 16 dicembre 2015.
  2. ^ Agostino Ademollo e Luigi Passerini, Marietta de' Ricci, ovvero Firenze al tempo dell'assedio. Racconto storico, vol. 3, 2ª ed., Chiarì, 1845, pp. 961-962. URL consultato il 16 dicembre 2015.

Voci correlate

Altri progetti

Predecessore Viceré di Napoli Successore
Pompeo Colonna 15321553 Luis Álvarez de Toledo y Osorio

Template:Viceré spagnoli di Napoli

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