Incursione di Żejtun: differenze tra le versioni

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[[Categoria:Guerra nel 1614]]
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Raid di Żejtun
parte delle guerre ottomano-asburgiche
La chiesa di San Gregorio (all'epoca chiesa parrocchiale di Santa Caterina) che venne saccheggiata dagli ottomani
Data6 - 12 luglio 1614
Luogoparte meridionale di Malta, in particolare Żejtun
EsitoVittoria maltese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
5000-6000 uomini6000-8000 uomini
Perdite
Alcuni morti
50 prigionieri
20 feriti
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Il raid di Żejtun detto anche "L'ultimo attacco" (in maltese: L-aħħar ħbit) fu l'ultimo degli attacchi di peso mossi dall'Impero ottomano all'isola di Malta, all'epoca governata dai Cavalieri di Malta. L'attacco ebbe luogo nel luglio del 1614 quando una serie di razziatori saccheggiarono il villaggio di Żejtun e l'area circostante prima di essere respinti dalle navi dell'Ordine con il supporto degli abitanti dei villaggi locali.

Antefatto

Gli ottomani dapprima tentarono di prendere Malta quando nel 1551 saccheggiarono Gozo, ma non furono in grado di conquistare direttamente Malta. Nel 1565 fecero un secondo tentativo noto col nome di Grande assedio di Malta, ma vennero respinti dopo quattro mesi di combattimenti. Gli ottomani rimasero lontani da malta dopo la successiva Battaglia di Lepanto, ma ripresero le loro incursioni nel Mediterraneo centrale alla fine del secolo. Nel 1598, 40 vascelli ottomani vennero avvistati a Capo Passero, in Sicilia, attivando l'allarme generale a Malta. Simili emergenze si verificarono nuovamente nel 1603 e nel 1610. Per questo l'ordine si preparò adeguatamente per contrastare eventuali attacchi: la cittadella di Gozo venne ricostruita, i rifornimenti d'acqua a La Valletta vennero assicurati tramite la costruzione dell'Acquedotto Wignacourt ed iniziò la costruzione di torri di guardia costiere.[1]

L'attacco

Due ore prima dell'alba del 6 luglio 1614, una considerevole forza di sessanta navi (tra cui 52 galee) al comando di Khalil Pasha[2] tentarono di sbarcare nella baia di Marsaxlokk, ma vennero respinte dal fuoco d'artiglieria proveniente della nuova Torre di San Luciano. Gli ottomani ancorarono quindi alla baia di San Tommaso sempre presso Marsaskala, dove riuscirono a sbarcare circa 5000-6000 uomini senza opposizioni.[1]

Gruppi di ottomani iniziarono ad attaccare la Torre di San Luciano, mentre il resto delle forze si diede a saccheggiare il villaggio di Żejtun, che era stato abbandonato dai suoi abitanti dopo la notizia dell'attacco. Gli ottomani bruciarono le fattorie ed i campi dell'area, danneggiarono l'antica chiesa di Santa Caterina (attuale chiesa di San Gregorio). L'attacco è indicato con una targa commemorativa ancora oggi proprio sull'altare della chiesa medesima che riporta le parole:[3]

«Nelle prime ore di sabato 6 luglio 1614, un esercito turco sbarcò da 60 galee, sbarcando seicento uomini nel luogo chiamato Ghizira presso la baia di San Tommaso. I turchi razziarono i casali vicini, giungendo sino alle fattorie del deufo di Bulebel. Saccheggiarono questi villaggi, bruciarono le fattorie e fecero non pochi danni alla chiesa di Santa Caterina e ad altre. Molti vennero catturati e uccisi e dovettero ritirarsi. Nessun cristiano venne catturato, ma venti di loro rimasero feriti nell'attacco. Da quel giorno sino all'11 settembre 1614, tutti i nati in questa parrocchia dovettero essere battezzati altrove. Estratto dal secondo libro dei battesimi di questa parrocchia.»

Saputo dell'attacco, l'Ordine inviò un reggimento di cavalleria per attaccare gli invasori, ma questi vennero respinti dagli ottomani. Nel frattempo una forza di milizia di 6000-8000 uomini iniziò ad assemblarsi e combatté contro gli ottomani per diversi giorni. Gli ottomani decisero di far ritorno alle loro imbarcazioni il 12 luglio e quindi salparono alla volta della baia di Mellieħa per poi ripiegare verso Tripoli per una spedizione punitiva contro gli insorgenti locali. La flotta quindi si dedicò a sopprimere una rivolta greca nel Peloponneso meridionale e tornò a Costantinopoli nel novembre del 1614.[1]

Conseguenze

L'attacco confermò la necessità di una serie di torri di guardia costiere e la costruzione di una torre difensiva presso la baia di San Tommaso, provvedimenti che vennero approvati l'11 luglio 1614.[4] La nuova torre, ad ogni modo, non poteva essere messa in comunicazione diretta con la Torre di San Luciano. In caso di attacco o sbarco delle forze nemiche in ciascuna delle due baie, dovevano essere create delle stazioni di segnalazione intermedie.

Dopo l'attacco, l'Ordine aggiunse una cupola e due transetti alla quattrocentesca chiesa parrocchiale di Santa Caterina nel villaggio colpito.[5] Il ritrovamento nei secoli di un gran numero di ossa umane in passaggi segreti interni a questa chiesa, ha collegato la collegiata agli eventi descritti nell'attacco.[6]

Nel 1658, il comandante del contingente di Żejtun, Clemente Tabone, costruì una cappella dedicata a San Clemente per commemorare la liberazione dall'attacco.[7] La cappella si ha ragione di credere che sia stata eretta sui luoghi dell'attacco.[8]

Galleria

Note

  1. ^ a b c In Defence of the Coast (I) – The Bastioned Towers, in Arx – International Journal of Military Architecture and Fortification, n. 3, 2013, pp. 42–43. URL consultato il 21 dicembre 2015.
  2. ^ E.J. Brill First Encyclopaedia of Islam, 1913–1936, Volume 4 page 889
  3. ^ http://www.bdlbooks.com/maltese-history/5024-the-turkish-raid-of-1614.html
  4. ^ Ciantar, 1772, pp. 316–317
  5. ^ Hughes, 1975, p.122
  6. ^ Fiona Vella, Find at St Gregory church still shrouded in mystery, su timesofmalta.com, Times of Malta, 2012.
  7. ^ Vv Aa., 1955, p.155
  8. ^ St. Clement's Chapel, su zejtunlocalcouncil.com, Żejtun Local Council, 2012.

Bibliografia

  • (ES) Cesáreo Fernández Duro, El gran duque de Osuna y su marina: jornadas contra turcos y venecianos (1602–1624), Spain, Editorial Renacimiento, 2006, ISBN 978-84-8472-126-0.
  • (ES) Luís M. Linde, Don Pedro Girón, duque de Osuna: la hegemonía española en Europa a comienzos del siglo XVII, Madrid, Spain, Encuentro, 2005, ISBN 978-84-7490-762-9.
  • (ES) Agustín Ramón Rodríguez González, Victorias por Mar de los Españoles, Spain, Grafite Ediciones, 2006, ISBN 978-84-96281-38-7.
  • G.A. Ciantar, Malta illustrata... accresciuta dal Cte G.A. Ciantar, Malta, Mallia, 1772, pp. 316–317.
  • Quentin Hughes, Excursions into architecture, United Kingdom, St. Martin's Press, 1975, p. 122.
  • Aa. Vv., Communicaciones Y Conclusiones Del Iii Congreso Internacional de Genealogia Y Heraldica. 1955, Spain, Ediciones Hidalguia, 1955, p. 155.